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18 - Piacevole routine

Il giorno seguente alla riappacificazione - nonché ultimo giorno di vacanza - mi confrontai con Abel su tutte le novità. La giornata era soleggiata, così decisi di ignorare il freddo pungente per uscire con il mio angelo e portarlo nel bellissimo viale alberato in cui una volta avevo incontrato David.

Uscimmo di casa di buon'ora. Non appena arrivammo all'entrata del viale, il mio angelo rimase incantato dalla sua bellezza, proprio come immaginavo. Gli alberi in questa stagione erano tutti spogli tranne alcune piante sempreverdi, ma il panorama era ancora affascinante, e poi vedere Abel così contento mi riempiva di gioia.

Seguimmo il percorso insieme fino a una panchina un po' appartata, dalla quale si godeva una bellissima vista. Lì, al riparo da occhi indiscreti, iniziai a raccontare al mio angelo com'era andato il pomeriggio con Chris. Mi sentivo ancora entusiasta per come si era risolta la situazione.

Abel mi ascoltò fino alla fine, silenzioso e attento, e mentre gli raccontavo tutto potei finalmente togliermi una curiosità.

«E' stata Azaly a dirti di lasciarci soli, vero?» immaginai, riferendomi al viaggio di ritorno.

Abel rispose fissando le chiome degli alberi. «Sì, mi ha detto di aver parlato con Chris e che lui aveva bisogno di parlare da solo con te. Conosci le abilità discorsive di Azaly, davanti alla possibilità di farvi chiarire ho preferito ascoltarla».

Capivo perfettamente, e infatti si era rivelata la scelta migliore. Riferii ad Abel tutto ciò che Chris mi aveva detto mentre lui era distante e alla fine il mio angelo aveva un'unica domanda.

«E quell'abbraccio, invece? L'hai abbracciato, dopo che vi siete chiariti». Guardava ancora le chiome degli alberi.

«Ero solo felice di aver ritrovato il mio amico» chiarii, capendo solo allora l'ambiguità del mio gesto ai suoi occhi. In ogni caso, Abel sapeva già che per Chris non provavo nulla.

Piuttosto, volli sapere anch'io com'era andata tra lui e Azaly, ma su questo argomento Abel non fu di molte parole: mi raccontò solo che lei sembrava serena e che non aveva più preso l'argomento, di conseguenza non era nata alcuna discussione. Beh, meglio così. Non sarei riuscita a perdonarmelo se Abel avesse litigato di nuovo con Azaly a causa mia, soprattutto perché avevo l'impressione che stavolta non sarebbe stato solo un semplice litigio.

Guardai il mio angelo perso nei suoi pensieri e mi chiesi quanto doveva tenere a lei, se davvero le aveva dedicato tutta la vita come mi aveva detto qualche giorno prima. Avrei tanto voluto conoscere la loro storia, ma Abel non parlava mai volentieri del suo passato, nemmeno di lei. Quel che era certo era che Azaly avrebbe potuto godere della presenza di Abel per tutta la vita, a differenza di me, e la invidiavo per questo. Beh, sempre ammesso che non distruggesse il loro rapporto con la sua immotivata mancanza di fiducia.

«Posso chiederti una cosa, Abel?».

«Vuoi sapere cosa sarebbe successo se mi avesse accusato di nuovo?» indovinò. Perciò il mio dubbio era lecito...

«Mh».

Sospirò con un'aria triste che mi fece male.

«Non lo so. Penso che un rapporto senza fiducia non abbia ragione di essere portato avanti, ma non credo che sarei riuscito a lasciarla, le voglio troppo bene».

Non risposi. Non aveva detto "la amo troppo", ma "le voglio troppo bene"... Significava forse che non l'amava più? La parte più egoista di me gioì all'idea di tornare ad essere la persona più importante ai suoi occhi, ma per il suo bene non era una buona notizia.

Non ebbi il coraggio di chiedere di più. Tornammo a casa poco dopo e l'ultima giornata di vacanza, naturalmente, terminò in un baleno. Nonostante tutto, avevo trascorso delle bellissime vacanze natalizie.

Il giorno seguente Abel non sembrò entusiasta di tornare alla routine scolastica, nonostante questo gli avrebbe permesso di stare accanto ad Azaly per l'intera mattinata. Per me il ritorno a scuola fu traumatico già dalla sveglia del mattino, però aveva un paio di lati positivi: la dolce Azaly - che al nostro arrivo era già sulla panchina in pietra - era felicissima, inoltre avrei potuto rivedere i miei amici, che trovai già in classe pronti a ridere e scherzare come sempre. Tutti, compreso Chris. Mi resi conto di quanto tutto questo mi era mancato solo dopo essermi immersa di nuovo in quella routine.

Dopo scuola finii i compiti in meno di un'ora, poi raggiunsi Abel in giardino, dove era sdraiato a non fare nulla con lo sguardo verso il cielo. Andai a sedermi vicino a lui per scambiare qualche parola, ma non sembrava averne molta voglia. E non sembrava nemmeno sentirsi tanto bene.

Dopo qualche minuto di dialoghi superficiali tornò a fissare il cielo in silenzio, quasi assente, e io restai lì, un po' confusa, ad osservare i bei lineamenti del suo viso. Con quell'aria assorta sembrava un semplice ragazzo umano con i suoi pensieri di vita quotidiana... Mi era difficile, ormai, considerarlo diverso da me. Perfino quelle grandi ali appoggiate sull'erba mi apparivano come qualcosa di assolutamente naturale.

Passarono delle giornate un po' piatte. Abel ogni tanto si incupiva, eppure diceva di stare bene, si preoccupava per me come sempre ed era gentile, perciò iniziai a pensare che si trattasse solo di una mia impressione. Ormai era inverno pieno e il buio arrivava così presto che era difficile anche solo passare un po' di tempo con lui all'aperto, senza contare che il nuovo trimestre era iniziato a pieno regime. Per fortuna con Chris stava andando tutto per il meglio, in più i miei amici rendevano piacevoli le mattinate di scuola con i loro racconti e con la complicità crescente tra di noi.

Beh, a dire il vero io non parlavo mai molto della mia vita per evitare di inventare bugie. Nel gruppo non si notava troppo perché anche Melanie era molto riservata, ma a differenza di me, lei parlava poco per carattere. Riusciva a sentirsi a suo agio solo quando eravamo in pochi, rigorosamente appartenenti al nostro gruppetto di sei, anche se in questo periodo mi sembrava che parlasse di più soprattutto in presenza di Chris, come se con lui si sentisse più attiva. Iniziai a sospettare che avesse un interesse per il nostro amico, ma se era così preferivo non venire a saperlo, o mi sarei trovata al centro di uno scomodo triangolo amoroso. Per fortuna lui non aveva raccontato a nessuno della sua dichiarazione, così come non sembrava accorgersi del comportamento della nostra timida amica. Beh, io di certo non mi sarei messa in mezzo, tanto meno ora che il nostro tragitto fino a casa in quattro era di nuovo sereno. Anche quella routine, ormai, era tornata piacevole.

Dopo pranzo ero così presa da questi pensieri che non avevo alcuna voglia di mettermi sui libri.

«E' una mia impressione o non ti va affatto di studiare?» indovinò il mio angelo quando mi vide procrastinare nella mia stanza.

«No, non mi va» mi lagnai.

Mi lasciai cadere sulle coperte del mio letto e Abel mi raggiunse, divertito dal mio carente entusiasmo. Sbuffai e mi rannicchiai sul letto di traverso, trovandomi con il viso a pochi centimetri da lui che si era seduto con la schiena al muro. Senza aggiungere nulla, prese una ciocca dei miei capelli ed iniziò a giocarci con gesti lenti e regolari. Il suo tocco era estremamente rilassante, e io mi sentivo così stanca...

«Ti lascio dormire» mi sussurrò.

Realizzai solo allora che stavo crollando addormentata. Lo sentii prendermi in braccio per stendermi correttamente sul letto; le sue braccia erano forti e avvolgenti, mi facevano sentire al sicuro.

«Non te ne andare» mi lamentai quando lo sentii allontanarsi.

«Va bene, allora rimango».

Non scherzava. Nonostante avessi gli occhi chiusi, capii che Abel si stava sdraiando accanto a me, in disparte come per non infastidirmi. Sentivo il suo respiro regolare che mi trasmetteva sicurezza e molte altre emozioni, che si confusero sempre di più con i sogni fino a che non riuscii più a distinguerli.

*

Mi svegliai un paio di ore dopo, al tramonto. Quando aprii gli occhi trovai il mio angelo ancora lì, sveglio, che mi guardava con un lieve sorriso.

«Ben svegliata». Era comodamente sdraiato accanto a me.

«Abel? Sei rimasto qui tutto il tempo?» mi preoccupai.

«Sì. Hai detto tu che non avevo bisogno di andarmene, no?».

«Ma non ce n'era bisogno, ti sarai annoiato».

Cosa avevo fatto? Eppure sapevo bene che Abel mi assecondava sempre. A causa del sonno avevo parlato con troppa leggerezza.

«Non mi sono annoiato, ho riposato anch'io».

Sperai sinceramente che fosse vero. Quanto avevo dormito, due ore? Invece che uscire all'aperto o a leggere, lui mi era rimasto accanto per tutto il tempo.

Mi alzai e mi trovai addosso la coperta che solitamente lasciavo in soggiorno. Mi aveva perfino coperta per tenermi al caldo, e ora mi sorrideva come se non avesse appena sprecato due preziose ore di luce a non fare nulla. Angelo o no, una cosa era certa: Abel era il ragazzo più dolce e più buono che avessi mai incontrato in tutta la mia vita. Ero davvero fortunata ad averlo accanto a me... e Azaly era molto fortunata a poter condividere tutta la sua vita con un ragazzo come lui.

*****Angolo autrice*****
Questo capitolo è un po' corto, ma mi piaceva che finisse con questi pensieri di Sarah :3 i sentimenti di entrambi mutano poco per volta, ma lei è troppo razionale per accettarlo, ed è tutto più complicato ora che ha saputo delle leggi contro le storie d'amore miste. Anche i comportamenti di Abel hanno una chiara spiegazione; per quello bisogna aspettare ancora qualche capitolo, ma sto tagliando i paragrafi inutili in modo da non tenervi troppo in sospeso :). Mi auguro davvero che la mia storia continui a piacervi, so che voi capite quanto è bello sapere che qualcuno apprezza il proprio lavoro e i propri personaggi. Se qualche capitolo non vi piace, magari lasciate qualche commento su come secondo voi potrei migliorarlo, per me sarebbero consigli preziosi, oltre che una traccia del vostro passaggio. A presto <3 siete fantastici

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