17 - Amici
Abel accettò la mia decisione di ascoltare Azaly con riluttanza. Uscì di casa con aria preoccupata, mentre lei stava già andando a sedersi sul letto, indicandomi di raggiungerla.
Mi avvicinai con un certo disagio. Azaly era forse la ragazza più bella che avessi mai incontrato, con quel suo fisico perfetto e quei lineamenti delicati... come poteva anche solo sospettare che Abel preferisse un'altra a lei? Eppure sentivo che era realmente preoccupata, non si trattava di semplice gelosia.
«Perdonami se ti sto sottoponendo a questo stress, Sarah. Devi credermi, vorrei poterlo evitare, ma ho bisogno di conferme anche da parte tua». Mostrava un finto sorriso che stonava con gli occhi ormai lucidi.
«Non scusarti, è normale preoccuparsi per il ragazzo che si ama» cercai di confortarla, «Però posso assicurarti che ti sbagli, tra Abel e me non c'è nulla».
«So che tra voi non c'è una relazione. Non è questo che mi preoccupa, al momento. Vorrei solo sapere cosa senti per lui».
Mi guardava con risolutezza nonostante fosse più tesa che mai. Per risponderle in maniera esaustiva avrei potuto impiegare più di un'ora... era meglio semplificare per rassicurarla, tanto non sarebbe cambiato nulla. Feci un bel respiro per restare il più lucida possibile: Azaly era così empatica che probabilmente avrebbe sgamato subito una bugia, perciò dovevo scegliere le parole con cura.
«E' la persona più importante che ho, il mio confidente e il mio più caro amico. Ma non provo amore per lui, te lo giuro. E per quanto riguarda Abel, ti assicuro che sta mettendo tutto se stesso nel suo ruolo di angelo. Quello che mi hai visto fare alla Vigilia è dovuto proprio a questo, non potevo lasciarlo da solo dopo tutto ciò che ha fatto per me».
Restò a fissarmi in silenzio. Sembrava che riuscisse a leggermi nell'animo attraverso quegli occhi preoccupati, ma io restai concentrata e mi impegnai a non abbassare lo sguardo fino alla fine. Abel la amava, Azaly non aveva nulla di cui preoccuparsi per la loro storia e dovevo farglielo capire per il bene suo e del mio angelo.
«Va bene, ti credo» si convinse dopo un lungo silenzio.
Il suo lieve sorriso mi fece tirare un sospiro di sollievo. Se Azaly avesse indagato più a fondo, probabilmente, avrebbe trovato in me un attaccamento eccessivo nei confronti del mio angelo, ma questo non significava nulla. In ogni caso, ormai la questione era chiusa e a quel punto tanto valeva approfittare della situazione e chiederle notizie di Chris.
Azaly si aspettava la mia domanda e la sua risposta mi sembrò sincera. Come temevo, Chris non stava affatto bene, ma il suo angelo mi confermò che sapeva già di non essere ricambiato che ora gli importava solo di non perdere la nostra amicizia. Cercai di tranquillizzarla parlandole della giornata di studio che volevo organizzare con gli amici, e così, qualche minuto più tardi, lei se ne andò via con un pacato sorriso sulle labbra sicuramente più sincero di prima.
Non appena si fu allontanata, io uscii in giardino, dove trovai Abel sdraiato sul prato ancora bagnato dalla brina notturna. Sembrava perfino più teso di lei... non mi notò fino a che non gli fui praticamente davanti.
«Azaly è andata via?» mi chiese con voce atona.
«Sì, non l'hai vista uscire?».
«No. Ero assorto nei miei pensieri».
Sembrava provare tanta nostalgia, tristezza e soprattutto rabbia. Si alzò e rientrò in casa senza una parola, iniziando a camminare su e giù per il salone per scaricare il nervosismo. Riuscì a calmarsi un pochino solo quando notò che stavo tremando di freddo, perché ero uscita in giardino senza coprirmi abbastanza. Si fermò con un sospiro e poi, sempre in silenzio, prese la coperta sul divano e me la strinse addosso per scaldarmi.
«Che ti ha detto Azaly?». Faticava a mantenersi calmo.
«Mi ha chiesto come la penso, tutto qui».
Sembrò sorpreso. Annuì e non mi chiese altro, dimostrandomi totale fiducia. «Mi dispiace che stia creando problemi anche a te».
«Non mi dà problemi. La capisco, si preoccupa per il suo ragazzo». Non volevo assolutamente che, oltre che per lei, Abel si preoccupasse anche per me.
«E' iperprotettiva» mi corresse, strappandomi un sorriso.
«Ti ama. E' normale che lo sia».
Alzai le spalle con aria divertita, anche se in realtà l'idea che entrambi stessimo pensando ad una relazione - seppure impossibile - tra di noi mi metteva tremendamente in imbarazzo. Guardai il mio angelo, che ora sembrava quasi mantenere con me una distanza di sicurezza, e sorrisi amaramente: Abel per me sarebbe stato irraggiungibile, molto più di David.
*
Cercai per giorni il coraggio di chiamare Chris per organizzare il pomeriggio di studio, fallendo miseramente ogni volta. Nemmeno Abel aveva più voluto incontrare Azaly, di conseguenza la situazione restò in sospeso per ben tre giorni, quando ricevetti una telefonata Diane che si rivelò risolutiva: aveva deciso di prendere l'iniziativa e invitarci a studiare l'indomani a casa sua.
Naturalmente accettai, sollevata ma anche terribilmente in ansia per il giorno seguente, che arrivò fin troppo in fretta.
Abel tentò di tranquillizzarmi, ma anche lui era preoccupato, ed effettivamente aveva ragioni molto più valide delle mie: io avrei potuto far finta che con Chris non fosse accaduto nulla, grazie alla presenza dei nostri ignari amici, ma Abel e Azaly sarebbero rimasti soli, con il rischio di un nuovo litigio in una situazione già molto precaria. Sperai solo che lei non ricominciasse ad accusarlo ingiustamente, perché Abel sembrava non farcela più. Se Chris avesse sofferto per me ne sarei stata male, certo, ma veder soffrire Abel... sarebbe stato molto, molto peggio.
*
La casa della mia amica non era molto grande, ma era accogliente e ordinata, al terzo piano di una palazzina non molto lontana da scuola. Non appena arrivai, Diane mi assalì con un abbraccio serrato e con decine di domande e racconti sulle vacanze natalizie. Non ero più abituata alla sua esuberanza, fu bello ritrovare lei e il resto del mio gruppetto, che arrivò poco per volta.
Mezz'ora dopo il mio arrivo, ormai mancava solo Chris.
«Stai bene, Sarah? Sembra che qualcosa ti preoccupi» fui distratta mentre l'agitazione iniziava già ad invadermi.
Melanie, accanto a me, aveva notato il mio stato. Mi chiesi cosa mi avrebbe consigliato se le avessi raccontato tutto, ma trattandosi di un amico comune non era proprio il caso di parlarne senza il suo consenso.
«Oh, ecco Chris!».
Sussultai. Diane stava vedendo il nostro amico attraverso la finestra.
Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata, raggiungendo il culmine quando, poco dopo, Chris entrò in casa con una finta aria tranquilla e il suo bellissimo angelo al seguito.
Abel fu subito al mio fianco. «Preferisci che rimanga per un po' con te? Sei troppo agitata, ricorda che non devi fare nulla in particolare».
Accennai un "no" col viso. Non volevo che Abel prolungasse la sua attesa per stare con me.
Così, mentre io ero costretta ad ignorarlo, Abel si diresse verso Azaly per andare via con lei. Azaly e Chris si salutarono con uno sguardo veloce, proprio mentre Diane passava all'attacco con le sue mille domande, stavolta verso il povero Chris che sembrava teso quanto me.
I nostri angeli, nel frattempo, si allontanarono in volo attraverso il soffitto e stettero via per tutto il lunghissimo pomeriggio.
*
Ad un'ora circa dall'arrivo di Chris, il culmine della nostra conversazione era stato un "ciao" detto ad occhi bassi. Per fortuna Diane e Simon non permettevano mai che si creassero dei silenzi imbarazzanti; parlavano in continuazione anche quando in teoria avremmo dovuto concentrarci sullo studio. Fuori divenne buio, e intanto avevamo studiato ancora meno di quanto avevo immaginato. Alle sette di sera decidemmo che per quella giornata sarebbe bastato così, ma scoprii ben presto che lo stress non era ancora finito. Diane aveva ancora molte cose da dire e non vedeva l'ora di concentrarsi sui pettegolezzi.
«Visto che abbiamo ancora un po' di tempo, che ne dite di parlare di cose più interessanti? Io per esempio avrei una cosa da chiedere a Sarah» iniziò.
Mi rivolse uno sguardo malizioso che mi gettò nel panico. Aveva notato il mio comportamento con Chris? O magari gliene aveva parlato lui stesso?
«Ehm, cosa vorresti chiedermi?».
«La sera della Vigilia ti ho vista alla festa in centro... con un ragazzo».
Il suo sguardo si fece indagatore e io strinsi i pugni sulla sedia per nascondere l'ansia che mi strinse improvvisamente lo stomaco. Mi augurai fortemente che stesse parlando di David.
«...E dovevate vedere che ragazzo» continuò. «Alto, occhi verdi e fisico atletico. L'ho visto solo per un secondo, ma l'ho visto benissimo».
Occhi verdi. Questa non ci voleva, parlava di Abel. Fortunatamente realizzai in tempo che, se ci aveva visti per poco, non poteva sapere che ero stata con lui per quasi tutta la serata.
«Wow Sarah, esci con un ragazzo del genere e non ce lo dici?». Anche Melanie si stava interessando all'argomento, il che era tutto dire.
«Non ci sono uscita. E' un mio amico, ci siamo solo incontrati per caso e ci siamo fermati a chiacchierare per qualche minuto».
Diane fece una smorfia di delusione che in altre circostanze mi avrebbe fatto sorridere. «Che peccato, speravo che fosse qualcosa di più». Avevo ragione a pensare che le mie amiche sarebbero state attratte da lui... in fondo la descrizione che ne aveva fatto era veritiera.
Volsi lo sguardo verso Chris, chiedendomi cosa ne pensava, e lo trovai a fissarmi. Il suo sguardo severo mi mise i brividi; lui sapeva che Abel per me era ben più di un amico, ma la cosa peggiore era che la sua idea di "più che amicizia" fosse molto diversa dalla mia. E infatti si alzò di scatto per fuggire in cucina, con la scusa poco credibile di avere sete. Evidentemente avevo convinto Azaly ma non lui...
Nel silenzio che lasciò, sentii il fruscio delle ali dei nostri angeli che stavano rientrando in casa proprio in quel momento. Mentre tornavano a terra sembravano sereni, e questo mi fece tirare un sospiro di sollievo, ma subito realizzai di avere un nuovo problema: se qualcuno mi avesse chiesto cosa pensavo del bel ragazzo atletico dagli occhi verdi, stavolta sarei stata costretta a rispondere in sua presenza. No, non avrei saputo affrontare una situazione del genere.
Guardai fugacemente la coppia e poi presi la mia borsa per riporvi dentro i libri. Volevo andarmene via il prima possibile.
«Ragazzi, è tardissimo, io devo andare» li avvertii, fingendo di guardare l'orologio del cellulare.
Gli altri fortunatamente concordarono con me, proprio mentre Chris stava tornando nella sala.
«Stiamo andando via?» chiese con tono cupo, ma il suo sguardo si illuminò non appena si accorse di Azaly.
«Sì, ormai è tardi» gli confermai prima che qualcuno potesse prendere tempo.
L'arrivo dei due angeli si era rivelato salvifico. Grazie al loro ritorno, riuscii ad uscire da quella casa e da quella pessima situazione in meno di cinque minuti.
Ma non era ancora finita: Simon, Melanie e Matthew prendevano direzioni diverse rispetto a me e Chris, perciò mi trovai per l'ennesima volta sola con lui e i nostri angeli per una parte di strada.
Chris era ancora nervoso. Per qualche minuto non spiccicò parola e quando si decise finalmente a parlare mi fece pentire di averlo desiderato.
«Sai, Abel? Sembra che tu sia molto popolare tra le ragazze umane» disse di punto in bianco.
Mi girai per imbruttirlo, ma lui nemmeno se ne accorse.
«Una nostra amica ti ha visto con Sarah la sera della Vigilia. Diglielo anche tu, Sarah».
«Sì, Diane» ammisi controvoglia.
«Spero non ti abbia fatto troppe domande». Si vedeva che ad Abel la cosa non faceva piacere per nulla, Chris aveva ottenuto solo di farlo preoccupare.
«No, tranquillo».
Fortunatamente il mio angelo sembrò rendersi conto del mio desiderio di chiudere lì il discorso e non chiese altro. Piombò nuovamente il silenzio, fino a che non fu Abel, stavolta, a romperlo con un argomento meno problematico: lo studio. Chris ed io ci lamentammo insieme di aver studiato pochissimo e per un momento riuscii a ridere ancora con il mio amico come una volta, ma durò poco, perché ripensai subito al fatto che tra di noi non c'era più quel tipo di rapporto.
Il mio amico se ne accorse immediatamente. «Sei diventata triste all'improvviso. E' a causa mia, vero?».
«Ti sbagli» negai subito. Non volevo certo che si preoccupasse anche per me.
«Non hai bisogno di nascondermi che ci stai male, non è difficile da capire».
«Smettila, Chris». Mi voltai indietro per indicargli con gli occhi di non fare questi discorsi in presenza dei nostri angeli, ma loro... non erano più con noi.
Mi bloccai.
«Azaly e Abel sono rimasti indietro, non te n'eri accorta? Ci hanno lasciati soli per permetterci di chiarirci».
Doveva essere stata Azaly a prendere l'iniziativa. Guardai il mio amico che ora mi fissava, sentendomi il viso arrossato dall'imbarazzo; per quanto mi riguardava ormai c'era ben poco da poter risolvere, ma se lui aveva qualcosa da dirmi era giusto che lo ascoltassi.
«E su cosa dovremo chiarirci?» decisi di assecondarlo.
«Su come sarà il nostro rapporto futuro. Possiamo ricostruire la nostra amicizia, se anche tu lo vuoi». Come se fosse dipeso da me...
«Certo che lo vorrei, Chris, ma come credi che potremo tornare amici se adesso so cosa provi e che la mia amicizia non ti basta?».
Il mio amico mi sfiorò un braccio per ottenere la mia attenzione. Era più imbarazzato di me, ma aveva uno sguardo attento e deciso.
«E' esattamente questo il punto. Chi ti dice che non mi basta? L'unica differenza rispetto a prima è che ora tu lo sai, ma io ho sempre saputo che tra noi non poteva esserci altro che amicizia e mi è sempre andato bene anche così. Tu non sei solo la ragazza che mi piace, Sarah, sei anche la mia migliore amica dopo di Azaly».
Le sue parole mi diedero una flebile speranza. Rimasi in silenzio ad osservarlo, cercando di capire dalla sua espressione quanto di quel discorso fosse vero. Sembrava sincero... possibile che fosse già riuscito ad andare avanti? In fondo quello che aveva detto aveva senso, e poi Chris aveva sempre dimostrato di meritare la mia fiducia...
«Come ci sei riuscito?» chiesi più a me che a lui, quando capii che gli credevo. «A riprenderti e a guardare tutto in questa prospettiva?».
Sorrise, felice di avermi convinta. «Non ci sarei mai riuscito da solo, è merito di Azaly. Lei mi ha aiutato a ragionare sulla situazione, così ho capito che non è successo nulla di irreparabile e mi sono calmato».
Si voltò a guardarla con gratitudine, mentre lei era ancora molti metri indietro insieme al mio angelo.
«Allora? Proviamo a ricostruire la nostra amicizia?» continuò. Aveva un sorriso speranzoso.
Non sarebbe stato così facile. Solo pochi secondi prima aveva dimostrato di provare gelosia nei miei confronti, ed eravamo entrambi ancora molto imbarazzati in presenza dell'altro, ma il suo era un ottimo punto di partenza. Mi guardava con un sorriso sincero che non vedevo sulle sue labbra da un bel po', e a quell'immagine non riuscii a resistere: lo abbracciai con tutte le mie forze, per dirgli che accettavo e che gli volevo bene.
Forse sbagliavo a pensare che il mio amico Chris non sarebbe più tornato.
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