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9 - Cosa conta davvero

Sarah mi propose di passare la domenica in un parco naturale che aveva scoperto di recente, con un tempismo fin troppo perfetto per essere una coincidenza. Al mattino, di buonora, prendemmo ben due autobus fino ad arrivare in un enorme parco che non avevo mai visto prima. Era così grande che per un attimo mi sembrò di essere tornato nel mio mondo... persino Sarah ne era entusiasta.

Ci addentrammo lungo la stradina principale, ritrovandoci immediatamente immersi in una natura incontaminata - cartelli e recinzioni a parte - con distese erbose, boschetti, tantissimi fiori e perfino un piccolo ruscello. E poi gli animali, che spettacolo! Non ne avevo mai visti di liberi in mezzo alla natura. Sarah aveva trovato il modo perfetto di distrarmi dal pensiero di Azalee, e anche lei sembrò divertirsi molto. Fu attratta soprattutto, alla fine di quella bellissima giornata insieme, dall'immagine del sole che tramontava tra gli alberi: una scena che per me era molto familiare ma che in questo mondo, in effetti, non avevo mai visto.

Mentre lo guardavamo sparire lentamente tra le chiome mi lasciai andare ad un sospiro nostalgico. Nel mio mondo Azalee ed io guardavamo sempre il tramonto insieme, volando a volte anche fino all'oceano, perché lì era ancora più bello. La mia ex mi era tornata in mente più di una volta, quel giorno. Se Sarah non avesse trovato il modo di distrarmi, per me quella domenica sarebbe stata un incubo.

Passai tutta la notte a tentare di scacciare i ricordi, primo tra tutti quello che aveva dato inizio a tutto: il giorno in cui Azalee ed io ci eravamo messi insieme. Era un ricordo così vivido e intenso che mi sembrava accaduto solo pochi giorni prima, quando invece era già passato un anno e mezzo.

Era stato durante uno dei nostri viaggi in giro per l'Ovest. Azalee mi piaceva da sempre, ma si era innamorata di Uriel già da molto tempo e i due anni che erano seguiti alla sua partenza erano stati orribili per entrambi, specialmente per lei, perciò fino ad allora non avevo mai nemmeno pensato di dichiararle i miei sentimenti, seppur palesi. In quel periodo, però, Azalee sembrava stare meglio: aveva ripreso a sorridere, a godere delle chiacchierate con il nostro vecchio gruppo e a divertirsi nel fare insieme dei piccoli viaggi come quello.

Quel pomeriggio ci stavamo riposando ai piedi di un albero, sdraiati l'uno accanto all'altra dopo un lungo volo. Eravamo così vicini che, quando ci girammo per chiacchierare, il mio cuore prese a battere all'impazzata. Starle accanto ogni giorno senza dirle cosa provavo era diventata una sofferenza e così, colto di sorpresa dalla nostra prossimità, quel giorno mi arresi e mi lasciai andare all'impulso di avvicinare le mie labbra alle sue, pur sapendo di andare incontro a un rifiuto. Anche se allora non potevo saperlo, stavo già sviluppando il carattere istintivo che presto avrebbe rovinato ogni cosa.

Lei esitò. Si scostò un pochino, e senza mai distogliere lo sguardo pronunciò le parole che più temevo.

«Mi dispiace, Abel, io... non riesco a dimenticarlo». I suoi occhi sembravano implorare il mio perdono, come se fosse una colpa.

Sapevo già che lei gli apparteneva. Lo sapevo da prima che l'Azalee preadolescente mi chiedesse, rossa di imbarazzo, cosa sarebbe accaduto se un giorno si fosse innamorata del nostro arcangelo; di colui che per tutta la vita avrebbe dovuto proteggere e gestire un quarto del nostro mondo con tutti gli angeli e gli umani ad esso collegati. Non ne dubitai nemmeno quando lui partì: il cuore di Azalee apparteneva ad Uriel, e io l'avevo persa il giorno in cui, a soli undici anni, l'avevo convinta a tornare da lui in quel boschetto.

«Lo so» fu l'unica risposta che potei darle. Con quella triste consapevolezza, decisi che andava bene, che avrei tentato di renderla felice anche se lei non poteva ricambiarmi.

Posai le mie labbra sulle sue e lei non mi rifiutò, anzi, ricambiò il mio bacio con tutto l'affetto che riuscì a dimostrarmi. Fu bellissimo. Ancora non immaginavo che, di lì a pochi mesi, i nostri caratteri avrebbero iniziato a differenziarsi tanto, né che il pensiero di Uriel mi avrebbe tormentato continuamente, prima per paura di perdere lei, poi di deludere lui. Alla fine erano accadute entrambe le cose... eppure ora mi si presentava un'occasione per risolvere tutto; proprio ora che, per la prima volta, avevo la testa da tutt'altra parte.

Mentre la notte trascorreva lenta e silenziosa, pensai anche a Chris e a quanto trasparente mi fosse il suo stato d'animo rispetto a quello della mia protetta. Era come se il mio legame fosse con lui - che tra l'altro era un ragazzo - invece che con Sarah, ma non potevo trarre delle conclusioni tanto anomale solo perché non riuscivo a stabilire un legame emotivo con lei. Chris era un ragazzo ed era legato al mondo degli angeli, la spiegazione doveva essere quella. Mi stavo solo giustificando per la mia incapacità e non dovevo: Sarah era la mia protetta, nessun altro. Quanto alla doppia coincidenza, potevano esserci delle ragioni ben più valide, ad esempio Sarah aveva perso il padre e per questo poteva aver bisogno di una figura maschile, mentre Chris stava vivendo la situazione opposta. Ma era davvero possibile che bastasse così poco, se non era mai accaduto a nessuno di cui avessi avuto notizia?

Continuai a tormentarmi con questi pensieri per tutta la notte, ma la mattina ero più che sveglio. E decisamente nervoso.

Anche Sarah era in ansia, e non avendo compiti o interrogazioni, la causa dovevo essere per forza io.

«Perché sembri essere più in ansia di me?» cercai di scherzare subito prima di salutarla, per smorzare la tensione. «Tu stai solo andando a lezione».

Lei, però, non era in vena di scherzi. Prima di parlare mi diede le spalle, lasciandomi intuire che la sua risposta non mi sarebbe piaciuta.

«Ricorda che hai promesso, Abel. Non deve cambiare nulla».

Si allontanò senza nemmeno darmi il tempo di rispondere. Dunque era preoccupata fino a questo punto? E ora che era in mezzo a decine di umani non potevo più fare nulla per rassicurarla...

Fu davvero difficile restare fermo mentre lei andava via.

*

«Abel». Una voce inconfondibile alle mie spalle.

«Ciao, Azalee».

Mi voltai, tentando di abbandonare il pensiero di Sarah almeno per qualche minuto. Azalee sembrava molto tesa, e io non ero da meno. Mi incamminai senza una parola e andai a sedermi sul prato adiacente alla scuola, sapendo che lei mi avrebbe seguito. Quando mi fu accanto, tentai un sorriso per tranquillizzarla.

«Non credevo che sarebbe mai potuta accadere una cosa simile» provai a rompere il ghiaccio, dato che lei sembrava troppo spaventata per farlo.

«Già, nemmeno io».

«Col tuo protetto come ti trovi?».

«Bene. Chris è fantastico».

Aveva un sorriso bellissimo. Nel nostro mondo ero così abituato alla sua presenza che tendevo a dimenticare quanto fosse diventata bella. Perfino le sue movenze mi piacevano, e amavo le sfumature azzurre delle sue ali, così chiare da rivelarsi solo all'ombra. Ma ora le sue ali tremavano, mentre lei faceva attenzione che non sfiorassero le mie nemmeno per sbaglio, nonostante sedessimo vicini.

«Mi dispiace tanto per quello che hai passato a causa mia» mi trovai a dirle di getto. «Avrei voluto poterlo evitare».

I suoi occhi si posarono sui miei senza alcuna ombra di risentimento. Proprio come quel giorno. «Va bene così, Abel. Non hai motivo di sentirti in colpa, sei solo stato sincero. Piuttosto, abbiamo molte cose da raccontarci».

Il sorriso con cui mi rispose riuscì a sciogliere ogni mia tensione. Mi sembrava un buon punto di partenza.

«Hai ragione» concordai. E in effetti non vedevo l'ora.

Azalee era stupita quanto me della rara eccezione che rappresentavano i nostri protetti; la prendemmo come un dato di fatto senza porci pericolose domande, e subito dopo le raccontai dei miei primi giorni in quel mondo, accorgendomi che potevo essere fiero di come si erano messe le cose tra Sarah e me. Poi fu il suo turno di raccontare: scoprii che anche lei dormiva nella stanza rimasta purtroppo vuota e che almeno lì poteva muoversi tranquillamente, perché era chiusa a chiave per un patto tacito tra Chris e suo padre. Il problema, per lei, era che riusciva a passare troppo poco tempo col suo protetto, ma diligente com'era non avrebbe mai permesso che il bisogno di lui ostacolasse il suo riavvicinamento col padre, che Chris stava iniziando a conoscere davvero solo ora. Su una cosa, tuttavia, sentiva di essere molto fortunata: non aveva motivo di ingerire cibo, visto che padre e figlio, lavorando e studiando nella stessa scuola, avevano gli stessi orari. Lei era letteralmente schifata dall'alimentazione umana e quando le raccontai di aver imparato a mangiare e a cucinare assunse un'espressione scioccata che mi fece scoppiare a ridere, dissolvendo completamente ogni residuo di imbarazzo tra noi.

Si rivelarono ore piacevoli, dopotutto. Quando lo stress calò, mi accorsi che Azalee era esausta; si era appoggiata con la schiena al grande tronco dietro di noi, parlando con voce sempre più bassa e con le ali abbandonate a terra. Adesso non tremavano più.

«Sei stanca, vero?». Era inutile nascondercelo, non potevamo essere riposati dopo un week end del genere.

«Molto».

Appoggiò la fronte sulle ginocchia, come faceva sempre quando era esausta. O quando stava male. I lunghi boccoli biondi le coprivano il viso e scendevano fino a toccare l'erba.

«Posso appoggiarmi a te?» mi chiese a bruciapelo.

Esitai, insicuro su cosa fosse giusto fare. In fondo mi sembrava uno dei gesti più normali del mondo, e se lei me lo chiedeva non poteva esserci nulla di sbagliato.

«Va bene» accettai.

Mentre appoggiava la testa sulle mie gambe, mi sentii come se fossimo tornati indietro nel tempo di almeno un anno. Il suo sguardo, adesso, era fisso sul mio.

«Mi sei mancato molto, Abel. Dopotutto eravamo felici».

Sembrava incredibilmente calma. Io invece iniziavo a sentirmi spaventato. Non per quello che aveva appena detto, ma per ciò che chiaramente stava per dire.

«Non credi che a questo punto... dovremmo tornare insieme?».

Esattamente quello che temevo.

Non posso fu il mio primo pensiero. Non riuscivo a pensare ad altro che all'ultima frase di Sarah e alla sua paura di perdermi.

«Mi dispiace, Azalee, non credo di saper gestire questa cosa tra gli umani» dovetti ammettere. Era estremamente frustrante.

Azalee tornò a sedersi, calma e risoluta. «Perché parli come se dovessi gestirla da solo? Credi che io non abbia un protetto, che guarda caso frequenta le stesse lezioni di Sarah?».

«Sarah ha paura che accada, e per me lei viene prima di ogni altra cosa» risposi di getto.

«Anche Chris, per me, viene prima di ogni altra cosa. Ma noi staremmo insieme solo durante le loro lezioni, a malapena se ne accorgerebbero».

«Questo lo so, ma è dello stato d'animo di Sarah che mi preoccupo. Non posso credere che tu non pensi lo stesso di Chris».

Fece un lungo sospiro, lasciandomi capire che aveva qualcosa in mente. «Lo penso. Infatti non gli dirò nulla di noi due, a meno che lui non me lo chieda esplicitamente». Ecco, appunto.

«Vorresti davvero mentirgli in questo modo?» mi stupii, nonostante ormai conoscessi bene il suo modo di ragionare.

«Te l'ho detto, se me lo chiedesse gli direi tutto. Ma se non lo farà lascerò cadere l'argomento, così, quando troverà il coraggio di chiedermelo, il tempo avrà già dimostrato che tra me e lui non cambierà nulla». Un tipico ragionamento di Azalee: razionale, incontestabile e... agghiacciante.

Non sapevo più cosa pensare. Non ero solo a gestire un fidanzamento in questo mondo, non ero solo a mettere la mia protetta davanti a tutto ed esisteva perfino un modo per non farla preoccupare. Sarah temeva il mio fidanzamento, e ormai la conoscevo abbastanza da sapere che non avrebbe voluto indagare, mentre per me mentire proprio a lei sarebbe stato doloroso, sì, ma per la sua tranquillità l'avrei fatto volentieri. Poi tutto si sarebbe sistemato, e non solo io stesso desideravo stare con Azalee ma, cosa forse più importante, non sarei andato contro i desideri delle tre persone a cui volevo più bene.

«Sei incredibile». Mi arresi con un sorriso che le fece capire subito.

Il suo volto si illuminò. «E' un sì?».

«Ma finché saremo qui Sarah verrà prima, e se soffrisse a causa della nostra storia non potrei più portarla avanti, mi dispiace».

«E' giusto così, farei lo stesso per Chris. Ma non sarà necessario, vedrai. Fidati di me». Questo non aveva bisogno di chiedermelo.

Prese la mia mano con una tensione che non le vedevo addosso da anni, si avvicinò a me e lentamente raggiunse le mie labbra con le sue, cercandole con affetto e desiderio. Io, al contrario, in quel bacio non sentii lo stesso trasporto di una volta. Ormai non ero più innamorato di lei, o almeno non come prima, e sapevo che nonostante questo riavvicinamento sarebbe dovuto trascorrere del tempo, prima di riuscire a provare di nuovo i sentimenti di una volta. Però confidavo nella nostra affinità; dopotutto, l'avevo desiderata per tutta la vita. Inoltre adesso avevo un buon motivo per seguire i suoi consigli senza discutere: agire nel modo giusto in presenza di Sarah era diventata l'unica cosa che per me contava davvero. 

*****Angolo autrice***** 
Ebbene sì, dovremo sopportare Abel e Azalee insieme almeno per un po'. Non preoccupatevi, le vostre idee sulla coppia Abel - Sarah non sono errate, solo che il percorso non è così immediato (qualcuno di voi avrà già notato tra le righe che le premesse del ri-fidanzamento non sono un granché, e questo ancora non è niente xD). Volevo ringraziarvi per tutte le cose bellissime che mi avete scritto nei commenti, davvero, siete unici e mi date tantissime soddisfazioni♥. Sto cercando di modificare il mio stile in base ai vostri consigli, rallentando il ritmo e descrivendo di più. Spero che sia più gradevole da leggere. :* A presto!

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