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8 - Priorità

Fermo in mezzo a quella stradina, davanti a tre paia di occhi che potevano vedermi, mi resi conto che avevamo rischiato di trovarci a vivere tutti insieme, noi quattro. La mia protetta, la mia ex ragazza, il mio probabile sostituto ed io, tutti nella stessa casa a tempo indefinito. Altro che universi, sarei stato io a collassare!

Il protetto di Azalee, almeno, sembrava un bravo ragazzo. Lo osservai veramente solo in quel momento: corporatura media, capelli spettinati dello stesso colore di Sarah, così come gli occhi. Ma i suoi, di occhi... avevano qualcosa di particolare. Mi sembrava di scorgere attraverso di essi tutto il disagio che quel ragazzo stava provando, nonostante lo stesse dissimulando benissimo.

Mi venne fin troppo naturale parlare per la prima volta con un umano che non fosse la mia protetta.

«Tu hai un angelo con te e volevi chiedere a Sarah di venire a vivere nella tua stessa casa?» gli feci notare dopo i necessari convenevoli. «Non sarebbe stato molto conveniente nemmeno per voi».

«È vero. Non ci avevi pensato, Chris?». Sarah, al contrario di lui, non sapeva nascondere per nulla il suo disagio.

«Certo che ci avevo pensato, ma volevo aiutarti» le rispose come se fosse scontato. «E poi a casa mia c'è mio padre, non sarebbe cambiato poi molto». Già... Azalee non era stata fortunata quanto me.

«Sono stata io a proporglielo» lo giustificò lei, mortificata. «Non immaginavo nulla di tutto ciò, altrimenti non l'avrei mai fatto. Mi dispiace di avervi messi in difficoltà».

Non seppi come reagire. Sapevo che, anche se adesso era mortificata, Azalee aveva fatto la cosa più giusta, come sempre: aveva consigliato il suo protetto per il suo bene anche contro i suoi interessi, proponendogli di sua iniziativa qualcosa che io ero riuscito a malapena ad accettare per Sarah e me. Era proprio da lei. Anche in questo nuovo ruolo era la stessa, incredibile, ragazza di sempre.

«Non preoccuparti, tu volevi fare la cosa giusta per Chris e Sarah» la giustificai.

Mi ritrovai al suo fianco senza nemmeno accorgermene. Mi pentii immediatamente di essermi preso quella confidenza, ma lei non ne sembrò risentita. A dire il vero, per come si erano messe la cose tra noi, non avevo proprio idea di come avrei dovuto comportarmi d'ora in poi.

Forse per questo fui sollevato quando Chris, pochi secondi dopo, ci disse di dover tornare subito a casa per via del padre. Eppure non voleva andarsene, lo sentivo. Per me Chris era quello che gli umani definivano "un libro aperto". Ma perché lui? Cosa c'era di sbagliato in me? Non sopportavo l'idea che il suo stato d'animo fosse così trasparente mentre quello della mia protetta mi era celato.

Strinsi i pugni per nascondere la frustrazione che provavo. Azalee, intanto, aveva deciso senza alcuna esitazione di andare con Chris. Naturalmente lui adesso aveva la priorità su tutto, anche se una volta arrivati in casa avrebbero dovuto ignorarsi per chissà quante ore. Anche questo mi faceva rabbia: era ingiusto che una persona stupenda come lei dovesse condividere il suo protetto con altri umani, senza contare che lui andava a scuola tutti i giorni proprio come Sarah. Negli stessi orari... Ma certo, in quelle ore ci saremmo trovati a stare da soli, lei ed io. L'indomani sarebbe stata domenica, ma avrei avuto l'intera mattinata del lunedì per parlarle. Per ora, andava bene così.

Quando restai solo con Sarah, lei fu gentile e discreta come sempre, anche se non ero sicuro che fosse realmente tranquilla. Conoscendola, stava sicuramente trattenendo la curiosità per delicatezza - e in effetti per me era imbarazzante parlare di Azalee con lei - ma arrivati a questo punto non avevo scelta: non mi restava che arrendermi e mostrarle la parte di me che apparteneva solo all'altro mio mondo; quella che un angelo, normalmente, non mostrava mai al suo protetto. O così, o avrei dovuto tenerle dei segreti che avrebbero accresciuto ulteriormente la nostra distanza emotiva.

«Come stai?» si limitò a chiedermi durante il pranzo, mentre nessuno dei due riusciva a trovare un minimo di appetito. Era la sua prima domanda diretta.

«Non lo so» dovetti ammettere. «Ho condiviso con lei quasi tutta la mia vita e un po' mi mancava. Sono felice che ora sia qui, il problema è che la nostra situazione è troppo precaria per restare in questo modo» provai a spiegarmi. La mia preoccupazione più grande, in realtà, era l'effetto che tutto ciò poteva avere su di lei, ma questo preferivo non dirglielo.

Sarah ora mi guardava di sottecchi, incuriosita e sicuramente meno imbarazzata di me. «Ora che non siete più lontani, di sicuro Azalee ti chiederà di tornare insieme» immaginò.

Già, era probabile. Solo che dovevamo fare i conti anche con i soliti litigi. Avremmo litigato già varie volte, qui, se Azalee avesse potuto vedere tutti gli errori che avevo commesso con Sarah. Mi avrebbe ripreso dicendomi cosa avrei dovuto fare e io avrei cercato di spiegarle che non ero in grado di essere perfetto come lei, senza però ottenere alcun risultato. E poi c'era il problema dei miei sentimenti, che non erano più gli stessi di sempre.

«Non è propriamente per la distanza che ci siamo lasciati, quella è stata solo la scintilla» ammisi davanti ai suoi occhi curiosi. Li sentivo fissi su di me, mentre io rigiravo nervosamente gli spaghetti nel mio piatto pur di tenere la mente occupata.

«E allora perché?».

Me l'ero cercata. Parlare con la mia protetta – una ragazza – della mia situazione sentimentale attuale nientemeno che nel mondo umano era forse la cosa più innaturale di cui avessi mai sentito parlare. Ah, se al mio ritorno l'avessi raccontato agli altri angeli... probabilmente li avrei mandati tutti nel panico. Non potevano nemmeno immaginare quanto diverso fosse avere una protetta di sesso opposto, eravamo due persone completamente distinte, a dispetto di ogni racconto e di ogni empatia. Eppure, se c'era qualcuno con cui avrei voluto condividere entrambi i miei mondi, quella era proprio Sarah.

Provai a spiegarle dei miei frequenti litigi con Azalee e descrissi la tendenza di lei a risolvere razionalmente ogni situazione come io, invece, non ero in grado di fare. Era a causa del mio carattere se tra noi non aveva funzionato. A causa mia, che non facevo altro che deluderla.

Sarah, come sempre, mi giustificava e mi accettava per quello che ero, ma stavolta sarebbe stata d'accordo con le mie parole, se avesse conosciuto gli altri angeli. Per dimostrarglielo mi bastò prendere in esempio la mia reazione del giorno prima, quando me n'ero andato dopo aver alzato al voce. La mia protetta arrossì subito per l'imbarazzo di una discussione che non avevamo risolto, ma proprio per questo preferivo parlargliene. Non le avevo ancora chiesto scusa.

«Questo non è un comportamento angelico» ammisi, mio malgrado. «Azalee non l'avrebbe mai fatto. Anzi, è stata lei a proporre a Chris di farti andare da lui, nonostante il sacrificio che questo avrebbe comportato. Ed è normale che tu abbia considerato la sua proposta, perché dal punto di vista razionale era la soluzione migliore per entrambi. Non scherzavo quando dicevo che le somigli, spesso ragionate allo stesso modo».

Arrivati a questo punto, non mi preoccupai nemmeno di averle lasciato capire quanto lei mi ricordasse la mia ex ragazza.

«In ogni caso, se Azalee venisse a sapere quello che ho fatto si arrabbierebbe molto, e farebbe bene» continuai.

«Non è così, era una questione che riguardava anche la tua vita».

«No, Sarah, è questo il punto. Io sono qui per farti stare meglio, non per farti perdere delle opportunità. Ieri notte ho sbagliato, e ti chiedo scusa per questo» riuscii a dirle, finalmente.

Sembrò quasi che stesse male al mio posto. «Non scusarti. Al tuo posto anch'io avrei reagito così».

Lei avrebbe reagito così, forse, ma non era una colpa. Fui costretto a dire una delle cose che meno avrei voluto farle sentire. «Ma tu, Sarah, sei umana. È diverso».

Lessi nei suoi occhi tutta la distanza che all'improvviso percepì tra di noi. Gli altri angeli erano un tutt'uno con il loro protetto, dunque perché non era così anche tra lei e me? Ero davvero preoccupato... questa nostra caratteristica le avrebbe sicuramente creato problemi, senza contare che adesso mi ero ritrovato ad avere una mia vita sentimentale qui, dove il mio unico oggetto di interesse avrebbe dovuto essere lei. Tutto questo non andava affatto bene, al mio primo errore sarebbe stata lei a pagarne le conseguenze, e io non avevo idea di come comportarmi.

Mi alzai, nauseato dalla situazione e dal continuo tentativo di ingerire cibo. Misi le stoviglie nel lavello con l'intenzione di andarmene subito in camera, ma Sarah mi trattenne. Si era alzata con la preoccupazione dipinta sul volto, ancora una volta a causa mia.

«Io credo che dovreste riprovarci».

Parlò tormentandosi le mani, con un tono che sentiva appena. Dire quelle cose doveva costarle molto.

«Da come ne parli si vede che sei ancora innamorato di lei» insistette.

Finii col distogliere lo sguardo per l'imbarazzo, proprio come faceva lei solitamente. Come eravamo arrivati a parlare di questo?

«La stima e l'amore sono due cose diverse» le feci notare.

«Non mi sembra che la tua sia solo stima, a giudicare da come ti fa sospirare».

Era così che sembrava dall'esterno? Purtroppo non ero d'accordo. Ricordavo perfettamente i giorni in cui avevo amato Azalee e i miei sentimenti attuali erano molto diversi da allora. Un tempo vivevo unicamente per lei, per quella bambina che si allontanava dagli adulti pur di giocare al fiume con me, per la ragazzina che mi chiedeva di mantenere i suoi segreti più profondi, per la ragazza più bella che quel mondo avesse mai conosciuto che mi stringeva la mano con i nervi a fior di pelle, mentre con finta sicurezza dichiarava al nostro gruppo che il nostro misterioso amico era il "terribile" Arcangelo dell'Ovest; la ragazza per la quale abbandonai tutti loro senza esitazione e senza mai pentirmene, nemmeno quando alla fine restai da solo accanto a lei, incapace di ricambiarmi e letteralmente annullata dalla freddezza e poi dalla scomparsa del ragazzo che amava. Ogni parola, ogni respiro, ogni mio pensiero era per lei, pur sapendo che il suo cuore apparteneva al mio più caro amico. Cos'era rimasto, ora, di tutto ciò? Ben poco. Al momento desideravo solo stare con Sarah.

Certo, dovevo considerare che gli altri angeli non avevano bisogno di confrontare la propria amata con la propria protetta, e che quindi questi miei sentimenti potevano essere normali, ma non dovevo dimenticare che avevo lasciato Azalee prima di conoscere Sarah, e solo dopo averci riflettuto a lungo.

D'altra parte, non solo Sarah stessa, ma anche Uriel avrebbe voluto vedere Azalee e me insieme, inoltre avrei potuto rimediare alle differenze caratteriali, se avessi imparato ad essere più dedito al dovere ora che al centro delle mie priorità c'era la mia protetta. Ma tornare con lei era davvero la cosa giusta da fare? Beh, sapevo come scoprirlo: se Azalee lo voleva, di sicuro era la cosa giusta.

«Forse hai ragione» decisi, mentre lei mi dava le spalle per armeggiare in cucina. «Ma io non ho intenzione di fare nulla, aspetterò di sapere cosa vuole lei».

«Sì, forse è la cosa migliore».

Le sorrisi appena, anche se lei non si era ancora voltata. Mi chiedevo perché la mia protetta mi stava consigliando qualcosa che andava contro se stessa. Lei era umana, e gli umani di norma erano egoisti, eppure Sarah era diversa. Era chiaro che fidanzandomi avrei dedicato del tempo ad Azalee, e vedevo benissimo che non stava prendendo quella storia alla leggera; nonostante ciò, continuava a incoraggiarmi e a pensare al mio bene. Sapevo che avrei amato il mio protetto in qualunque modo fosse, ma Sarah... Sarah era più di quanto avrei mai potuto desiderare.

Restai in silenzio a guardare la sua schiena esile e priva di ali, mentre lei si occupava frettolosamente delle stoviglie, e solo a quel punto mi accorsi che da un po' non mi permetteva di vedere il suo viso.

«Tutto bene? Sembri preoccupata» mi insospettii.

Non sembrava intenzionata a voltarsi, così le tirai appena un braccio fino a che non si girò verso di me.

«Ti sbagli, non sono preoccupata». Non era brava a mentire, in questo somigliava più me.

«No, non mi sbaglio». E purtroppo non era difficile immaginare cosa la preoccupasse. «Ehi, non avrai paura che questo cambi le cose tra di noi, vero?».

Lei restò in silenzio, confermando senza volerlo la mia ipotesi.

«Non cambierà nulla» insistei.

Ribatté con un sussurro appena udibile. «Come no».

Non mi credeva. Beh, in fondo io stesso avevo temuto di non riuscire a gestire la situazione, ma ora che avevo Sarah di fronte a me, con tutte le sue fragilità, mi accorsi di essere estremamente determinato. Qualunque cosa fosse accaduta con Azalee, non avrei mai cambiato atteggiamento con lei: Sarah veniva prima di tutto e di tutti, a qualunque costo.

Le spiegai il mio punto di vista, ma anche se accettò le mie parole non fui sicuro che mi credesse davvero. Purtroppo sapevo già che non avrei potuto fare altro che attendere di dimostrarglielo con i fatti, e lo avrei fatto ad ogni costo. Su questo non avevo alcun dubbio.

Sarah si allontanò da me per andare a sedersi sul divano, e lì cambiò deliberatamente argomento, chiedendomi di come e quando avevo lasciato Azalee. Così andai a sedermi al suo fianco e rivissi per lei l'orribile conclusione della mia storia d'amore, tentando di non mostrarle quanto mi facesse ancora star male. Avrei avuto voglia di raccontarle tutto: del senso di colpa provato negli ultimi anni, della delusione che ero diventato per le due persone più importanti che avevo e della speranza che almeno, per questo, Uriel si arrendesse e permettesse ad Azalee di dimostrargli che era abbastanza forte per stare con lui, un arcangelo; lui che l'amava sopra ogni cosa, lui che l'aveva affidata a me credendo che l'avrei saputa rendere felice. Ma io non mi ero dimostrato all'altezza della preziosa fiducia del mio arcangelo e migliore amico, e questo pensiero era diventato il mio tormento continuo.

Cosa avrebbe pensato di me, Sarah, se avesse saputo del mio fallimento e di quanto tutta questa storia mi ossessionasse? No, non ero ancora pronto a mostrarle la parte peggiore di me.

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