42 - Il Consiglio degli Arcangeli
«Vuoi che incontri gli altri arcangeli?! Tutti insieme?!».
Mi vennero i brividi solo a pensarci. In pratica nessun angelo aveva mai avuto questo "onore", se così si poteva chiamare.
Uriel comprese perfettamente la mia inquietudine. «Te lo chiedo perché penso che la tua presenza possa cambiare le sorti dell'incontro, ma se non vuo-».
«No, va bene!» lo interruppi. «Se aumenta anche solo di poco le mie possibilità, allora verrò».
Per un attimo scorsi in lui l'accenno di un sorriso.
«D'accordo» accettò. «Oggi stesso. Prima lo facciamo, meno a lungo Sarah dovrà sopportare quello strazio». Dunque si era affezionato a lei in quegli anni, proprio come pensavo.
Aveva ragione, non potevamo perdere tempo mentre Sarah era in quelle condizioni. La mia mente tornò inevitabilmente da lei, completamente ignara della svolta che avrebbero potuto subire le nostre vite. Immaginai di tornare indietro in forma umana per darle quella bellissima notizia e mi persi per qualche secondo in quell'incredibile scenario che tanto avrei desiderato. Pensai anche ad Azalee... lei cosa avrebbe provato nel vedermi tornare in forma umana per poi essere costretta a dirmi addio? Sempre che non fosse tornata indietro prima.
«Quando tornerà Azalee?» mi preoccupai.
«Molto presto. Purtroppo non so dirti di più».
Uhm, "presto" non era una buona notizia, e non solo perché così Azalee avrebbe perso entrambi i suoi protetti dopo solo pochi mesi dal suo arrivo, lasciando Sarah da sola mentre aveva ancora bisogno di lei.
«Credi... che quando lo saprà cercherà di impedircelo?».
Uriel sospirò; sembrava aspettarsi la mia domanda.
«Questo dovresti dirlo tu a me. A dire il vero la mia speranza è che lei ci aiuti. Azalee è vissuta in una famiglia, con un ragazzo umano come te sempre davanti agli occhi; sarebbe estremamente preziosa per la tua preparazione».
Su quello ero d'accordo, ma come avrebbe potuto accettare tutto questo? Diventare umano sarebbe stato un incubo per qualunque angelo, come avrebbe potuto accettare che accadesse proprio a me?
«Ho paura che questo sia troppo per lei» gli confessai.
«Non so, Abel. E' arrivata a mettersi contro di me pur di farti restare con Sarah, credo che ormai sia riuscita ad accettare il tuo punto di vista».
Quella sua scelta... come avevo fatto a non pensarci? Solo ora che avevo di nuovo la speranza di tornare da Sarah riuscivo a preoccuparmi del resto: nessuno poteva mettersi contro un arcangelo, a meno che non fosse fermamente convinto di essere nel giusto, e anche in quel caso poteva solo fare appello agli altri arcangeli. Azalee, invece, si era opposta a lui mentre era perfettamente consapevole di sbagliare. Iniziai a preoccuparmi seriamente per lei; gli arcangeli erano davvero severi con chi trasgrediva alle regole, per questo tutti li temevano.
«Ci saranno delle conseguenze per ciò che ha fatto?».
Uriel guardava un punto indefinito davanti a sé. «No. Mi inventerò qualcosa, non potrei mai infierire dopo tutto quello che ha passato».
Sospirai di sollievo. «Ti ringrazio». Mai quanto ora mi rendevo conto di quanto mi erano mancati il suo appoggio e la nostra vecchia complicità.
In effetti Uriel aveva ragione, Azalee era arrivata ad opporsi a lui per aiutare Sarah e me, perciò forse sarebbe stata davvero disposta ad aiutarci. Inoltre, in questo modo avrei ottenuto del prezioso tempo in presenza di entrambi per cercare di migliorare il loro rapporto. Dovevo assolutamente ottenere l'aiuto di Azalee, ma prima mi serviva quello degli arcangeli più anziani.
*
Il "Consiglio degli Arcangeli" si tenne non appena tutti e quattro furono liberi dai loro compiti, in un luogo silenzioso e deserto ai piedi delle montagne più a est del nostro territorio. Si trattava un'ampia radura circondata da fitti alberi sempreverdi, che avevano sullo sfondo le montagne innevate confinanti con i territori dell'Est. Uno spettacolo incredibile per un angelo qualunque come me, che era cresciuto dalla parte opposta dell'immenso Ovest.
Nonostante fosse a migliaia di chilometri di distanza, arrivammo a destinazione in un baleno, grazie alla capacità di Uriel di materializzarsi da un luogo all'altro.
Più si avvicinava il momento, più mi sentivo in soggezione. Non avevo nemmeno mai incontrato i due arcangeli maggiori. Raphael sì, perché anni prima veniva a prendere Uriel nel nostro bosco per aiutarlo o per farsi accompagnare nei suoi compiti più formativi, ma gli altri erano un mistero anche per me. Dovevano essere incredibilmente potenti...
Arrivarono tutti e tre insieme, tre generazioni di incredibili angeli dagli occhi dorati.
Raphael era proprio come lo ricordavo: alto e possente, con capelli biondo cenere poco più corti di quelli di Uriel. Dimostrava l'età del padre di Sarah nelle sue ultime foto in vita; quarantacinque anni, forse? Era l'aspetto che raggiungevamo noi angeli dopo un secolo, e se tutto andava bene Sarah ed io saremmo diventati così in nemmeno trent'anni...
Poi c'era Michael. Come umano avrebbe dimostrato cinquantacinque o sessant'anni, invece era in vita da poco meno di due secoli. Il suo sguardo era più stanco, chissà quante orribili esperienze doveva aver vissuto in tutto quel tempo... I capelli ingrigiti scendevano in una coda morbida fino all'attaccatura delle ali, ma la corporatura era uguale a quella di Raphael. E ovviamente anche quegli incredibili occhi.
Infine c'era Gabriel. L'attuale Arcangelo Supremo, più saggio e potente di qualunque altra creatura dei due mondi. Sfiorava i duecentocinquanta anni, anche se in forma umana me ne sarebbero bastati altri sessanta per arrivare a quello stato. Era pallido, vestito interamente di bianco come Uriel, con capelli bianchissimi; solo i suoi occhi sembravano non aver perso colore. Eppure bastava uno sguardo per intuire la sua incredibile potenza e saggezza. Un giorno ancora lontano la vecchiaia lo avrebbe portato via, e Uriel sarebbe diventato il mentore di un nuovo, piccolo Gabriel, proseguendo un ciclo senza inizio né fine. Al momento, però, lui era la nostra massima autorità, e dal modo in cui Uriel lo guardava capii che convincere lui era la nostra priorità.
Quell'uomo aveva in mano il destino mio e della ragazza che amavo.
«Cerca di stare tranquillo, andrà bene». Uriel strinse la mano sulla mia spalla per farmi coraggio. Ero così teso che stavo tremando.
Quando Uriel mi presentò, i tre arcangeli mi rivolsero a malapena la parola con la stessa freddezza che mostrava normalmente il mio amico, cosa che non mi stupì di certo ma che mi intimorì ulteriormente, dopodiché ci spostammo insieme verso un grande cerchio di terra nuda che sembrava aver risentito della tensione di chissà quante difficili decisioni. Ai suoi lati, nelle quattro direzioni, c'erano delle rocce scure su cui ognuno di loro si sedette in base al punto cardinale del proprio territorio.
Uriel mi fece sedere accanto a sé, sulla roccia che puntava ad ovest. Molto tempo prima mi aveva raccontato che ogni territorio aveva un luogo d'incontro per gli arcangeli, ed io avevo immaginato il suo in migliaia di modi diversi. Ora che finalmente lo vedevo per com'era veramente, riuscii anche ad immaginarvi un bambino dagli occhi chiari che vedeva quella stessa angosciante scena seduto su quella roccia da solo, con tre esseri infinitamente superiori a lui che si aspettavano che Uriel tenesse il loro passo. Fin da bambino. Non riuscivo nemmeno ad immaginare quanto dura dovesse essere stata la sua vita.
Quando Uriel aprì la discussione, scoprii che tutti gli arcangeli erano a conoscenza del nostro legame e della mia situazione nel mondo umano. Conoscevano perfino il nome di Sarah, e sentirlo nominare dalle massime autorità del mio mondo mi diede i brividi.
«Ieri mattina ho portato via Abel e ho svelato loro la mia identità» gli spiegò alla fine. «Per via della mia scarsa esperienza sono stato costretto a creare un'identità umana che ora non è facile far sparire dalla circolazione, inoltre ho lasciato nella disperazione entrambi i miei protetti».
«Da come parli sembra che tu abbia qualcosa in mente per rimediare» lo interruppe Michael senza tradire alcuna emozione.
«E' così».
Anche Uriel si mostrava calmo, ma avendolo proprio accanto sentivo che in realtà aveva tutti i muscoli in tensione.
«Conosco molto bene il mio protetto e posso assicurarvi che sono in grado di portare a termine ciò che sto per proporvi».
L'arcangelo Michael ebbe un impercettibile sussulto, mentre gli altri due restarono impassibili.
«Ricordate che, non essendosi slegati naturalmente, Abel e Sarah sono ancora entrambi miei protetti e che il loro trasgredire le regole non solleva me dall'obbligo di aver cura di loro. C'è un solo modo per risolvere questa situazione: vorrei riportare Abel indietro e trasformarlo definitivamente in essere umano. In questo modo prenderebbe l'identità fittizia che ho creato e potrebbe tornare da Sarah senza infrangere alcuna regola. Naturalmente, prima lo preparerei in maniera adeguata alla vita umana».
«Non sono d'accordo». Michael non lo lasciò quasi finire di parlare. «Sei ancora troppo giovane per un'impresa di questo calibro. Potrebbero esserci degli imprevisti, tu o il suo protetto potreste rimanerne danneggiati».
Uriel divenne gelido. Adesso ne ero certo, quella sua apatia era solo una maschera in cui nascondeva le sue vere emozioni.
«Non ve lo avrei nemmeno proposto se temessi per la nostra incolumità».
E anche se me ne fossi andato nel tentativo di rivederla, per me sarebbe comunque valsa la pena di tentare. Ma lui? Correva davvero qualche pericolo?
Provai a parlare, ma Uriel mi fermò stringendo il mio braccio con forza.
«Raphael, tu sapevi già tutto, non è vero?». Gabriel intervenne ora per la prima volta.
«Sì, Uriel me ne ha parlato ieri. Abbiamo passato ore a discuterne e all'inizio anche a me è sembrata una pazzia, ma conosco il vostro legame» a tratti guardava l'Arcangelo Supremo e a tratti noi. «...e sono certo che con il nostro supporto energetico Uriel può farlo senza danneggiare nessuno dei due, altrimenti sarei stato il primo ad oppormi. Per il resto, trattandosi della vita di Abel, ritengo giusto lasciare che sia lui a decidere».
Posò lo sguardo su di me, mostrandomi un accenno di emozioni per la prima volta in assoluto. Chissà perché, realizzai solo in quel momento che l'arcangelo Raphael mi aveva visto crescere.
«Abel, sei sicuro di aver pensato bene alle conseguenze?».
«Certo». Non osavo dire di più.
Raphael si sentì in dovere di spiegarmi tutte le implicazioni della mia scelta, toccando anche argomenti a cui in effetti non avevo pensato, ma che non mi smossero minimamente dal mio intento. Tutti guardavano me, perfino Uriel; sembrava che stessero valutando la mia forza d'animo e la mia motivazione, perciò feci del mio meglio per apparire sicuro di me nonostante la tensione.
«...Questa ragazza umana vale davvero così tanto?» si arrese Raphael, alla fine della sua spiegazione.
Mi venne da sorridere per l'ovvietà della risposta.
«Molto di più». Per lei avrei dato anche la mia vita senza esitazione.
Raphael annuì con un leggero sorriso. «Io non ho nulla in contrario».
«D'accordo». Michael mi guardava, ancora gelido. «Raphael conosce sia voi che questa situazione molto meglio di me, quindi mi fiderò della sua decisione, ma solo se l'arcangelo Gabriel la pensa allo stesso modo».
Se Gabriel si fosse opposto, Michael lo avrebbe seguito, e sapevo che in caso di assenza di una maggioranza il voto dell'arcangelo più anziano sarebbe stato decisivo. Era come pensavo all'inizio, tutto dipendeva dall'arcangelo Gabriel.
Tutti guardammo lui, ero tremendamente in ansia.
«Nemmeno io ho alcun dubbio sul fatto che tu possa riuscire in questa impresa, Uriel. Accetteremo la tua decisione, a patto che prepari il tuo protetto in maniera adeguata e che ti occupi di tutto ciò che potrebbe tradire le differenze tra la tua falsa identità e la sua. Inoltre dovrai assicurarti che, quando si spargerà la notizia, la gente sappia che tutto ciò è stato possibile solo perché conosci Abel molto bene, altrimenti nessuno accetterebbe più la proibizione delle relazioni miste. Dopodiché, Abel...». Mi fissò, facendomi quasi mancare il respiro. «La tua felicità sarà solo e soltanto nelle tue mani. Ti auguro buona fortuna».
Sentii Uriel tirare un sospiro di sollievo al mio fianco, poi gli arcangeli iniziarono ad alzarsi l'uno dopo l'altro, lasciandomi capire che la discussione era terminata.
Avevano accettato.
«Abel? Stai bene?». Il mio amico mi fissava con aria preoccupata. Tremavo così tanto che non riuscivo nemmeno ad alzarmi.
«Questo vuol dire... che potrò davvero tornare da lei?».
Uriel mi rivolse un sorriso gentile di cui ormai non lo credevo nemmeno più capace. «Tornerai da lei molto presto. Te lo prometto».
Mi aiutò ad alzarmi, mentre io ero ancora troppo agitato per tenermi saldamente sulle mie gambe. Chinai la testa e premetti la fronte sul suo sterno, sopraffatto dal sollievo, dall'incredulità e dalla gratitudine.
«Grazie, Uriel. Grazie».
Non avrei mai potuto ringraziarlo abbastanza.
*
Quando alzai il viso, sussultai nel vedere che l'Arcangelo Gabriel ci osservava a braccia conserte. Sembrava meno apatico rispetto a prima.
«Non credevo che avrei mai potuto vedere un legame così forte tra uno di noi e un angelo comune» iniziò, pensoso. «E' un peccato sapere che te ne andrai».
Perfino Uriel sembrò stupirsi di quelle parole.
Gli altri due arcangeli ci raggiunsero, togliendomi l'incombenza di rispondere a un'osservazione che, oltre ad onorarmi, mi aveva terribilmente imbarazzato. Michael venne ad augurarmi buona fortuna, dopodiché lui e Gabriel se ne andarono in una luce dorata e restammo solo Uriel, il suo mentore ed io.
Raphael riempì il suo protetto di raccomandazioni a proposito della trasformazione, mentre lui annuiva in silenzio, quasi senza più energie. La tensione di quella discussione doveva aver sfiancato anche lui.
Infine, Raphael si rivolse direttamente a me.
«Abel, spero che tu possa essere felice. Anche se ti sarà difficile da credere, sono stato contento di conoscerti e di saperti amico di Uriel».
«Ci credo, invece. Grazie». In fondo, se l'apatia di Uriel era una maschera, allora doveva esserlo anche quella degli altri arcangeli.
Raphael mi tese la mano per salutarmi per l'ultimavolta, ed io la strinsi in un gesto tipicamente umano, pieno di orgoglio per lasua considerazione. Adesso riuscivo a immaginare il suo sollievo quando, anniprima, veniva a prendere il suo piccolo protetto e vedeva che grazie ad Azaleee me non stava crescendo in solitudine come tutti loro. Ma lui e gli altri nondovevano preoccuparsi per Uriel: me ne sarei andato, certo, ma non avreipermesso che si chiudesse di nuovo nel suo guscio. Dovevo assolutamenteconvincerlo a riavvicinarsi ad Azalee. Lo dovevo a entrambi.
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