25 - Nulla di sbagliato
Prima di iniziare volevo ringraziarvi per il sostegno che mi avete dato nel capitolo scorso :3 mi avete restituito la motivazione e le energie di cui avevo bisogno♥. Ora sono carica e cercherò di rendere la storia più godibile possibile ^^.
Buona lettura
*****
Arrivai in casa nemmeno dieci minuti dopo essermi svegliato, volando via in fretta non appena mi resi conto che avevo dormito oltre la fine delle lezioni. Azalee era stata gentile a restare lì con me, ma non riuscii ad apprezzarlo. Non avrei mai voluto lasciare la mia protetta da sola soltanto per recuperare qualche ora di sonno.
Trovai Sarah nella mia stanza, seduta a non fare nulla; probabilmente si era messa ad aspettarmi dopo aver passato troppo tempo da sola, magari per noia. Mi sentivo in colpa da morire...
«Scusami, è più di un'ora che manco» le chiesi non appena la vidi.
La sentii sussultare. Era distratta e non mi aveva visto attraversare la parete per entrare.
«Che spavento, non ti avevo sentito. Come stai adesso?».
Dovevo immaginarlo, si stava ancora preoccupando per me nonostante l'avessi lasciata sola per un motivo stupido come il sonno. «Sto bene. Non avevi motivo di preoccuparti, avresti potuto svegliarmi».
«Ma no, sono contenta se sei riuscito a riposare. E poi fino a pochi minuti fa stavo facendo i compiti».
Aveva un sorriso così dolce... Il suo altruismo mi fece sentire subito meglio. Finalmente mi calmai e riuscii a sorriderle sinceramente anch'io.
«Ti ringrazio. Hai finito di studiare?».
«Sì. Non avevo molte cose da fare». Fantastico.
«Allora ti andrebbe di uscire?».
L'istante dopo averlo detto, mi resi conto di quanto fosse stata pessima la mia idea. Fuori c'era ancora luce e avevo davvero voglia di passare un po' di tempo all'aperto con lei, ma... non era prudente. Per niente. Sarah, però, accettò con entusiasmo prima che iniziassi a immaginare scenari apocalittici, perciò accantonai la preoccupazione e attesi semplicemente che si preparasse per uscire.
Naturalmente, per tutto il tempo in cui camminammo l'uno accanto all'altra sentii l'irrefrenabile voglia di fermarmi ad abbracciarla e di baciare quelle sue morbide labbra. Ormai non me ne stupivo nemmeno più. Non mi restava che accettarlo, il sentimento che provavo per lei diventava ogni giorno più intenso e proibito.
Sospirai, tentando di dissimulare ai suoi occhi qualunque preoccupazione. Ciò che provavo era proibito senza ombra di dubbio, ma... era davvero così sbagliato? Guardai la bellissima ragazza accanto a me, che mi parlava con il suo tipico sorriso allegro e lo sguardo dolce. Vicino a Sarah mi sentivo felice come non mi era mai accaduto prima, che differenza faceva se non aveva le ali o se aveva bisogno di cibo e di calore? La sua natura non era poi così diversa dalla mia. Ai miei occhi Sarah era perfetta ed io ero sicuro che non avrei mai più potuto desiderare nessun'altra, all'infuori di lei.
Mentre questi pensieri prendevano forma nella mia mente, provai una certezza che cambiò indelebilmente la mia vita.
Per me, Sarah era quella che nel nostro mondo chiamavamo l'anima gemella.
Così tutto aveva senso: avevo sempre amato Azalee, pur sapendo che non era destinata a me, perché era la versione angelica di Sarah e di conseguenza le somigliava moltissimo. Ma ora che finalmente l'avevo trovata, la mia vera anima gemella, sarei appartenuto a Sarah per tutta la vita. Anche dopo averla persa.
Mi morsi il labbro, costringendomi a non mostrare nulla che potesse tradire con lei la miriade di emozioni contrastanti che mi fecero improvvisamente girare la testa.
Cosa avrebbe comportato tutto ciò?
Mi ritrovai a pensare che era una fortuna che gli umani non avessero una concezione dell'anima gemella forte come la nostra; non avrei mai voluto che Sarah si trovasse a pensare quelle stesse cose di me. Soprattutto perché, se lei era la mia metà, questo significava che io ero la sua e che quindi c'era il rischio concreto e pericolosissimo che un giorno arrivasse a ricambiare i miei sentimenti.
Poteva accadere davvero.
Fu ironico trovarmi a terminare quello spaventoso - seppur dolcissimo - pensiero proprio nella piazza dei fuochi d'artificio, nella quale poco tempo prima aveva lasciato David da solo per tornare da me. Grazie al cielo la testa di Sarah era impegnata con lui. Mai quanto in quel momento fui contento della sua cotta per David e del modo in cui, ultimamente, lui stava monopolizzando i suoi pensieri. Era inconsapevolmente diventato il mio più prezioso alleato.
Sarah mi propose di sederci su dei gradini in pietra, mettendosi proprio accanto a me. Mentre i nostri corpi quasi si sfioravano, creandomi una certa agitazione, decisi che era meglio non lasciare silenzi imbarazzanti e che poteva essere un ottimo momento per parlarle, come avevo già deciso, della strana eccezione che noi quattro rappresentavamo. Se non altro ci avrebbe distratti dall'intimità di quella situazione, sempre ammesso che non fosse tutto nella mia testa.
«Sai, Sarah? Con Azalee oggi parlavamo di una cosa che credo di non averti mai detto» iniziai, fingendo noncuranza come meglio potevo.
La sua espressione stupita riuscì a farmi sorridere. «Cioè?».
Mi schiarii la voce. «Noi quattro - tu, io, Azalee e Chris - siamo un'eccezione tra le coppie di angeli e protetti, perché tu sei una ragazza mentre il tuo angelo è un ragazzo, e viceversa per Chris. E' una cosa rara, solitamente gli angeli hanno un protetto del loro stesso sesso».
«Davvero? Quindi avrei dovuto avere come angelo una ragazza?».
Annuii, ripetendomi di stare tranquillo. Sarah non sapeva nulla dei nostri legami empatici e non avrebbe potuto insospettirsi delle reali cause.
«Se ci pensi, per te sarebbe tutto più facile. Senza contare che non esisterebbe il rischio di cui si preoccupano tanto Azalee e Chris». E Uriel. E io.
Sarah arrossì al solo pensiero. Era di una tenerezza incredibile... «Hai ragione. E questo è un problema?».
«No, non è certo la prima volta che succede. La cosa curiosa è che sia accaduto ad entrambi» preferii sminuire.
Ci pensò su, cercando probabilmente una spiegazione logica.
Chissà se si rendeva conto di quanto tendeva ad avvicinarsi a me quando parlavamo... così era difficile restare concentrato.
«Magari, avendo perso mio padre, avevo bisogno di una figura maschile» ipotizzò lei, intanto. «E lo stesso potrebbe essere per Chris, che avendo già un padre aveva bisogno di una figura femminile».
«Già, ho pensato la stessa cosa» concordai per concludere la questione, un po' per paura delle sue deduzioni e un po' per mancanza di concentrazione. I nostri visi erano troppo vicini, finora non era mai stato un problema, ma adesso...
«Sarah!».
Sussultammo entrambi. Eravamo stati bruscamente interrotti da un tono familiare che sembrava quasi gridare.
Mi allontanai per istinto, trovando a pochi gradini di distanza nientemeno che David, che guardava Sarah dall'alto al basso. Che ci faceva lui qui? E poi perché aveva quell'aria tesa? Accidenti, sicuramente l'aveva sentita parlare da sola! Perché non ero stato attento a chi c'era attorno a noi come sempre?
Sarah sembrava più sorpresa, che preoccupata. «David! Ciao, anche tu qui?».
Lui le stava sorridendo serenamente, eppure... doveva averla sentita. Perché era tornato così sereno in un istante?
«Ciao. Sei sola? Mi era sembrato di sentirti parlare con qualcuno».
«Ehm, certo che sono sola. Devi aver sentito male» scherzò lei con una risata per nulla credibile. Sarebbe stato meglio inventare una scusa, come poteva crederle se l'aveva appena sentita così da vicino?
«Hai ragione, mi sarò sbagliato».
...Come?
Era tranquillo, la pace fatta umano.
Restai ad osservarli, sempre più confuso. Senza nemmeno chiederle il permesso, David andò a sedersi accanto a lei, più vicino di quanto non si fosse mai concesso prima.
In un istante Sarah era già diventata rossa come un peperone. Odiavo vederla così presa da lui, ma quel sentimento, purtroppo, era la più grande protezione di cui disponesse da me.
Mi costrinsi ad allontanarmi ancora un po' per lasciarli parlare da soli, mentre io riflettevo su quello che era appena accaduto. David doveva necessariamente averla sentita conversare da sola... possibile che non si fosse nemmeno incuriosito? Quell'espressione tesa non me l'ero immaginata, ed era sparita troppo in fretta per essere un cambiamento genuino.
Qualcosa non andava. A pensarci bene David le aveva sempre lasciato passare qualunque strano comportamento legato a me senza mai fare domande, ed era davvero strano. Possibile che il pacato e perfetto David nascondesse un qualche segreto che aveva a che fare con me in quanto angelo?
Osservai il suo gesticolare così naturale e la sua schiena priva di ali: era umano, su questo non avevo dubbi. Abitando vicini mi capitava spesso di scorgerlo occupato in attività umane di ogni genere, in giardino o attraverso le finestre aperte. Che avesse avuto un suo angelo, che però aveva rifiutato? In questo caso avrebbe potuto vedere anche me, e la tensione di poco prima si sarebbe spiegata con un fraintendimento per la nostra vicinanza. Sembrava una persona molto sola, in effetti, ma in quel caso avrei visto quel povero angelo aggirarsi per il quartiere, e poi lo sguardo di David mi aveva sempre trapassato. Non riuscivo proprio a capire.
Mentre lui e Sarah tornavano a casa insieme, ovviamente per sua proposta, feci qualche tentativo per coglierlo di sorpresa, ma David proprio non mi vedeva. Era impossibile che fingesse senza mai sbagliarsi.
Infine, come ciliegina sulla torta, prima di lasciar andare Sarah a casa le fece una proposta piuttosto ambigua.
«La prossima volta che hai voglia di uscire puoi chiamarmi. E' pericoloso girare da soli in questa zona, soprattutto col buio».
Poi si girò ed andò via, lasciando la mia protetta attonita come l'ultima volta.
Ok, c'era decisamente qualcosa che non andava. Più riflettevo sui suoi comportamenti, più ne ero certo.
Ovviamente, metterla in guardia non appena rientrati non servì a nulla; ottenni solo di farmi dare del paranoico. Dovevo crearmi delle teorie, altrimenti non l'avrei mai convinta a diffidare del suo adorato vicino, e se dietro al comportamento di lui ci fosse stato qualche doppio fine non sarei riuscito a tenerla al sicuro da solo. Ero davvero preoccupato, potevano andarci di mezzo i suoi sentimenti e perfino la sua sicurezza.
«Uscirai con lui?» andai al sodo quando capii che non mi avrebbe creduto.
Era questo che le aveva proposto con parole perfettamente misurate: uscire con lui invece che "da sola". Ovvero, con lui invece che con me.
Sarah si era rintanata sul divano e io le andai subito accanto per continuare a parlarle, ma lei si tenne a distanza come se le stessi facendo un torto. Adesso il cattivo ero diventato io...
Mi rispose dandomi le spalle. «Meglio di no. Se non voglio innamorarmene ho bisogno di vederlo il meno possibile».
La sua frase mi lasciò spiazzato. Cosa significava? Che non voleva innamorarsi di lui? Per non lasciarmi andare via, magari.
Proprio ciò che mi aveva promesso di non fare.
Soltanto un'ora prima mi sarei arrabbiato moltissimo per la sua bugia, ma ora... «Dovrei dirti di non evitarlo solo per questo, ma in realtà preferisco che tu gli stia lontano» dovetti ammettere.
Sarah capì di essersi tradita, e in qualche modo riuscì a sbiancare ed arrossire nello stesso momento. Non riuscì a rispondermi, ma tanto avevo già tratto le mie conclusioni: aveva stabilito a mia insaputa che per lei la mia presenza era più importante di una storia con David, e aveva agito di conseguenza. Non potevo più stupirmene, dato che qualcuno con un secondo fine non poteva di certo essere la persona giusta per lei. Per ora andava bene così, ma dovevo scoprire al più presto cosa nascondeva quel ragazzo.
Nei giorni che seguirono, le cose continuarono a cambiare così in fretta che a malapena avevo il tempo di metabolizzarle.
I miei sentimenti per Azalee, fino ad allora in continua lotta con quelli per Sarah, iniziarono a precipitare. Abbracciarla e starle vicino mi sembravano ancora le cose più naturali del mondo e le uniche che mi permettevano di non farla soffrire, tuttavia non ci furono più baci, né dimostrazioni d'amore. Era come se in realtà stessimo insieme solo nominalmente, e questa fu forse l'unica cosa che mi permise di andare avanti con lei ancora per un po'.
Un altro mutamento riguardò i sentimenti di Chris. La sua attrazione per Sarah stava scemando, e con essa la gelosia di lui nei miei confronti. Qualche giorno prima Sarah mi aveva raccontato che la loro amica Melanie si era presa una cotta per Chris, e dato che quella ragazza aveva molti tratti in comune con Sarah iniziavo a pensare che il loro fosse un affetto reciproco; non vedevo altro modo di perdere interesse per una ragazza tanto velocemente. Una ragazza come Sarah, poi.
I miei sentimenti per lei, nel frattempo, continuarono a crescere. A volte il desiderio di imprigionarla tra le mie braccia e incontrare le sue labbra diventava ossessivo, e per non combinare guai fuggivo in giardino, dove potevo starle lontano senza che si insospettisse. Almeno fino a che non arrivava a sfidare il freddo per raggiungermi.
Fu proprio in una di quelle occasioni che commisi il mio più grande passo falso.
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