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15 - Regalo di Natale

Sarah si arrese facilmente alla mia decisione di accompagnarla alla festa in forma umana, in fondo sapeva che se mi intestardivo in quel modo era solo per lei.

«Allora voglio un compromesso» si ostinò alla fine, incrociando le braccia. «Io non ho bisogno di te qui, mentre tu e Azalee non vi vedete da due giorni. Vai da lei, almeno per qualche ora».

«No, non ti lascio da sola» mi rifiutai. Accidenti, perché doveva farsi sempre tutti questi problemi per me?

I suoi occhi sembrarono pregarmi... «Per favore, Abel, mi sentirò troppo in colpa se oggi uscirai con me ma non vedrai lei. E poi io devo cucinare, ci metterò tutto il pomeriggio per fare questa roba».

Sottolineò la parola "questa" indicando l'infinità di ingredienti che avrei potuto benissimo preparare insieme a lei, ma ormai la conoscevo, non sarebbe stata in pace con se stessa se non avesse ottenuto di farmi stare con la mia ragazza almeno per qualche ora.

«E va bene, come preferisci» mi arresi. Sarah era la prova che gli esseri umani potevano essere anche più altruisti degli angeli.

Ne fu così contenta che riuscì a rallegrare anche me, e all'improvviso la giornata mi apparve di nuovo gradevole. Volai via poco dopo, attraversando il soffitto per percorrere la strada per casa di Chris in pochi minuti.

Azalee era sdraiata nel giardino della loro palazzina, con le ali dai riflessi azzurri e i lunghi boccoli biondi spiegati tutti intorno a lei. Sembrava addormentata, chissà se era rimasta da sola per tutto il giorno... dovevo ammettere che una parte di me era felice che Sarah mi avesse convinto a vederla.

«Ehi» la chiamai a voce bassa non appena la raggiunsi.

Aprì gli occhi e mi sorrise, mettendosi a sedere con movimenti lenti. «Buongiorno».

«Ti eri addormentata?» immaginai.

«Sì, ma sapevo del tuo arrivo, Chris è venuto ad avvertirmi».

«Bene, immaginavo che ora saresti stata sola».

Mi sedetti al suo fianco e l'attirai verso di me, posando un braccio sulle sue spalle mentre lei avvicinava il viso al mio per salutarmi con un breve bacio. Mi sentivo in colpa, abitavamo a pochissimi minuti di volo l'uno dall'altra, eppure lei passava sempre molto tempo in solitudine.

«Ti sei annoiata stamattina?».

«Affatto, Chris è stato con me per tutto il tempo». Aveva un bel sorriso sereno che mi tranquillizzò. «In ogni caso, ora che sei qui volevo proporti una cosa. Sapevi che nella sera della Vigilia gli umani si scambiano dei regali?».

«No, non ne sapevo nulla» mi stupii. Sarah non aveva mai nemmeno accennato a questa usanza.

«Chris me ne ha parlato per chiedermi cosa avrebbe potuto piacermi, anche se naturalmente gli ho risposto che non voglio nulla. Però, visto che gli umani hanno questa tradizione, mi piacerebbe trovare un regalo per lui».

«Se le cose stanno così, allora anch'io vorrei fare lo stesso per Sarah! ...Anche se non ho idea di cosa potrei regalarle» mi preoccupai. Se lo avessi saputo con più anticipo sarebbe stato molto più facile. «Tu hai già pensato a qualcosa per Chris?».

«In effetti sì. Lui colleziona minerali e volevo proporti di andare in montagna a cercare una pietra che potesse piacergli. Perché non provi anche tu a fare lo stesso per Sarah?».

Ci pensai su. Da quel che ne sapevo Sarah non collezionava nulla, ma in mezzo alla natura sarebbe stato sicuramente più facile trovare qualcosa di bello da regalarle.

Accettai la sua proposta e decidemmo di partire subito, così da non rischiare di tardare troppo. Le montagne erano piuttosto distanti da lì, ma per noi non era un problema: nel nostro mondo ci era sempre piaciuto prendere il volo e visitare luoghi lontani. Da bambini ci eravamo ripromessi che prima o poi avremmo varcato i confini del territorio dell'Ovest, che da solo era più grande di un intero continente di questo mondo.

Nonostante ciò, il volo di andata impiegò molta energia e quasi tre ore, a causa dell'altitudine crescente, ma la bellezza dei paesaggi ci ripagò di tutta la fatica. Lì la natura aveva molto più spazio che in città, e tra i prati e i boschi c'erano dei paesetti con piccole case di mattoncini colorati, comignoli fumanti e grandi recinti pieni di animali. Uno scenario meraviglioso che qualche angelo, in passato, ci aveva già descritto, ma che pochi di noi avevano la fortuna di vedere con i propri occhi.

Decidemmo di fermarci vicino alla vetta più alta, dove l'erba aveva lasciato posto ad un'enorme quantità di rocce stratificate. Azalee trovò alcune pietre che riuscì ad identificare come particolari minerali, che effettivamente erano molto belle per i loro particolari colori e la lucentezza. Alcune erano molto piccole, e fu proprio vedendo quelle pietruzze che ricordai un'immagine di qualche giorno prima: un bracciale che Sarah si era incantata a guardare attraverso una vetrina. Era fatto di tante piccole pietre lucide proprio come quelle.

«Ho un'idea! Le farò un bracciale con delle piccole pietre» decisi.

Azalee stava scrutando alcuni minerali per selezionare i più belli. «Perché no? Un bracciale le piacerà sicuramente. Pensi di riuscire a intrecciarlo?».

«Credo di sì».

I tessuti più rigidi, nel mio mondo, si realizzavano con i filamenti dei rami ormai secchi. L'avevo visto fare un paio di volte dagli angeli più anziani, e ricordavo ancora le loro spiegazioni. Cercai subito un ramo secco, e dalla sua corteccia ricavai una specie di spago, dopodiché tornai alla ricerca delle piccole pietre, selezionando accuratamente le più belle. Trovavo che il colore che le donava di più fosse l'azzurro, perché faceva risaltare il colore caldo dei suoi occhi, così scelsi di concentrarmi su quella tonalità ed iniziai ad intrecciare le piccole pietruzze una dopo l'altra fino a che non fui soddisfatto del risultato.

«Spero che le piaccia» mi augurai alla fine, provando il bracciale sul polso di Azalee per assicurarmi che fosse di una misura adatta.

«Le piacerà di certo, è bellissimo».

Azalee nel frattempo aveva deciso di regalare a Chris entrambe le pietre più belle che avevamo trovato, e sembrava molto soddisfatta anche lei.

Volammo via quando ormai era buio pesto, restando il più in alto possibile per evitare che qualcuno vedesse i nostri regali sospesi a mezz'aria.

Azalee non lo sapeva ancora, ma anche Chris aveva trovato un regalo perfetto per lei: si era accorto della sua propensione per il disegno e le aveva regalato degli acquarelli e moltissime matite colorate, che lei da quel momento avrebbe utilizzato molto spesso, nel tempo libero. Quell'hobby era un'altra caratteristica che la accomunava a Sarah, e Azalee aveva un talento fuori dal comune.

Quando arrivai a casa l'orologio segnava già le otto e mezza, e con una fitta di rimorso realizzai di aver fatto tardi alla cena a cui la mia protetta teneva tanto. Sarah, intanto, si era addormentata sul divano, avvolta nella coperta di lana che la teneva al caldo. Il suo viso era voltato dall'altra parte, mentre i suoi lunghi capelli scuri scendevano fino al pavimento. Mi avvicinai a lei e li sollevai da terra, sentendone la morbidezza tra le dita. Quanto tempo aveva passato da sola? Ero stato fuori troppo a lungo.

«Ehi, Sarah». La scossi appena per svegliarla.

«Che succede?». Si mosse un po', vedendomi solo in quel momento. «Scusami, mi sono addormentata».

«Scusami tu, ho fatto tardi». Normalmente cenavamo alle otto in punto.

«Non è tardi. La cena è in caldo, mangiamo?».

Il tempo di stiracchiarsi e subito iniziò a servire il cibo in tavola, con una vitalità ed un sorriso che cancellarono del tutto i miei sensi di colpa. C'era una grandissima varierà di alimenti, tutti incredibilmente buoni; aveva preparato tutte le cose che mi piacevano di più...

Quando ci alzammo da tavola, almeno un'ora dopo, quasi la metà del cibo era avanzata, ma lei aveva una bellissima espressione soddisfatta sul volto.

«Sai Abel? C'è una cosa che non ti ho ancora detto sul Natale».

«Ah sì? E cosa sarebbe?» finsi di stupirmi.

«Aspettami qui».

Mi lasciò solo per una manciata di secondi, durante i quali arrivai finalmente a mettere insieme i tasselli e collegare la storia dei regali al suo strano comportamento della mattina, quando era sparita tra la folla chiedendomi di aspettarla. Finalmente mi spiegai la sua inusuale riservatezza, proprio mentre lei tornava nella sala da pranzo con un pacchetto colorato in mano. Mi aveva comprato un regalo senza che me ne accorgessi... e io che avevo temuto che mi stesse nascondendo qualcosa o perfino qualcuno. Mi veniva quasi da ridere di me stesso.

«Cos'è?» stetti al gioco, deciso a sorprenderla a mia volta.

«Un regalo. A Natale gli umani si scambiano dei regali, consideralo un ringraziamento per tutto ciò che fai per me».

«Ti ringrazio, Sarah, però avresti dovuto dirmelo. E se anch'io avessi voluto farti un regalo?».

«Non ne avresti motivo, è un'usanza umana» mi rispose prontamente. Era chiaro che non mi aveva detto nulla per non crearmi problemi. Era davvero di una dolcezza incredibile...

Scartai il pacchetto davanti a lei, facendo attenzione a non rovinarne nemmeno la carta, per quanto mi sembrava prezioso. Mi trovai tra le mani ben tre grossi libri di un'unica collana, con tutti gli argomenti scientifici che mi interessavano spiegati nei minimi dettagli. Decisamente una bella idea, anche se non ne avrebbe avuto alcun bisogno... Più tempo stavo con lei, più mi rendevo conto che ero davvero fortunato ad averla accanto a me. E ora, finalmente, potevo darle anch'io il mio regalo.

Sarah si stava già girando per allontanarsi, dovetti trattenerla prendendole un polso.

«Ehi, non così in fretta».

Si girò a guardarmi con l'espressione confusa, nemmeno sospettava che avrei potuto ricambiare il suo gesto. Presi dalla tasca il braccialetto e, non disponendo di alcun incarto, aprii semplicemente il pugno davanti ai suoi occhi curiosi.

«Cos'è?».

«E' il mio regalo per te. Mi hai sottovalutato, sapevo già della tradizione dei regali».

Restò a bocca aperta. Fissò per qualche secondo il bracciale sulla mia mano, poi lo prese e lo rigirò con delicatezza tra le sue. Dall'espressione mi sembrava che le piacesse...

«Wow, è meraviglioso. Dove l'hai trovata una cosa del genere?». Il solo sentirglielo dire mi riempì di soddisfazione.

«Non l'ho trovata, l'ho fatta».

Ora, finalmente, potevo raccontarle tutto ciò che avevo dovuto nasconderle sull'uscita di quel pomeriggio per mantenere l'effetto sorpresa, così da spiegarle anche la ragione del mio ritardo.

«Non dovevi, Abel» mi ripeté alla fine. Il suo sorriso radioso, però, mi dimostrava il contrario.

«Nemmeno tu, se è per questo».

Soprattutto lei, dato che io ero un angelo. Sarah invece faceva parte della società che festeggiava il Natale ed era importante, per me, che ricevesse il suo regalo.

Lo presi dalle sue mani e glielo legai al polso con attenzione, mentre lei restava immobile ad osservarmi. Amavo compiere quelle piccole premure nei suoi confronti, avevo notato che Sarah permetteva di farlo solo a me e questo mi riempiva di orgoglio.

Restò a fissare il bracciale ancora a lungo, allontanandosi solo quando fu il momento di prepararsi per la festa a cui l'avrei accompagnata in forma umana. Indossò un vestito elegante che la rese più bella che mai, della stessa tonalità di azzurro del mio regalo. Probabilmente nemmeno quello era un caso.

Come promesso, prima di uscire mi trasformai, immaginando i vestiti e i movimenti di un ragazzo che avevo appositamente osservato quel pomeriggio. Aveva jeans scuri, un cappotto nero e un maglione verde militare con tanto di sciarpa dello stesso colore. Un abbigliamento caldo, ma soprattutto che sapevo che a Sarah sarebbe piaciuto. Quando riaprii gli occhi, le mie ali non c'erano più e il mio corpo, fasciato da tutti quegli strati, era molto più pesante.

Ero di nuovo umano.

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