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12 - Forza e debolezze

Quando arrivò l'ora dell'appuntamento, Chris si presentò davanti casa nostra con un entusiasmo che sembrava letteralmente attraversarmi la pelle. Io, al contrario, non riuscii a provare altro che ansia, nonostante avessi di nuovo Azalee accanto a me.

Nemmeno Sarah sembrava tranquilla, a giudicare da come intrecciava nervosamente le dita mentre gli parlava. Per fortuna, almeno, riuscì a portare il suo appuntamento nel luogo meno romantico che conoscessimo: il quartiere commerciale, dove di sicuro avrebbe evitato qualunque azione sconveniente del suo amico.

Eppure non potei fare a meno di preoccuparmi non appena la lasciai sola con lui, e Azalee, ovviamente, se ne accorse subito.

Ci eravamo sdraiai sulla morbida erba del parco vicino al liceo, l'uno accanto all'altra.

«Stai così male senza di lei?» si arrese al mio ennesimo sospiro.

Purtroppo vedeva benissimo che non ero felice di essere lì.

«Non sto male» mi difesi per istinto, «ho solo paura che Sarah possa soffrire, e se Chris le parla dei suoi sentimenti accadrà di sicuro». E sì, ne sentivo anche la mancanza.

Azalee si puntellò sui gomiti per guardarmi, piuttosto sorpresa dalle mie parole. Non le avevo dette a caso, avevo bisogno di capire che intenzioni avesse Chris e l'unica possibilità che avevo era di parlarne con lei.

«E' questo che pensi? Che l'abbia invitata ad uscire per farle una dichiarazione?».

«Non è così?».

«No, non è così».

Davanti al suo sguardo quasi divertito mi rilassai un pochino. Se Azalee me lo diceva così apertamente doveva essere vero, altrimenti le sarebbe bastato fare silenzio; in quel caso sapeva che non le avrei fatto altre domande personali su Chris. Tra noi c'era sempre stato questo patto tacito, scomodo ma necessario per i nostri protetti.

«Staranno bene, vedrai. Sono pur sempre buoni amici» provò a rassicurarmi. Era così vicina a me che i suoi lunghi boccoli mi solleticavano il viso.

«Spero che tu abbia ragione». O non mi sarei perdonato di averli lasciati soli.

Presi la sua mano e posai il viso nell'incavo del suo collo, cercando di calmarmi. Fu un pomeriggio lunghissimo, e la vicinanza di Azalee fu forse l'unica cosa che riuscì a tenere a bada le mie preoccupazioni. Lei fu gentile per tutto il tempo e non pretese mai di vedermi allegro, ma tentai di dimostrarmi tale perché volevo che almeno Azalee passasse un bel pomeriggio. Lo meritava.

Ce ne andammo via con l'arrivo del buio, quando i nostri protetti sarebbero sicuramente tornati a casa per via del freddo. Accompagnai Azalee fino al portone di Chris, poi tornai indietro in fretta, ansioso di avere notizie di Sarah.

Arrivai in casa in pochissimo tempo e prima ancora di mettere piede a terra scoprii - appena in tempo, per fortuna - che il loro appuntamento non si era ancora concluso: trovai Sarah davanti al nostro cancello insieme a Chris, che le era fin troppo vicino. Lui sprigionava emozioni così forti che sembravano prendermi a pugni, nonostante non mi avesse ancora visto. Mi fermai a qualche metro di distanza per non disturbarli e mi resi conto che lui la stava trattenendo con un braccio, sicuramente per dirle... no, per fare qualcosa. Dovevo assolutamente intervenire.

«Sarah!» la chiamai subito.

Chris si scostò con un sussulto, rivolgendomi attraverso la luce dei lampioni uno sguardo truce che percepii fin troppo bene. Era infastidito dalla mia intromissione, e il fastidio non era l'unica emozione che gli sentivo addosso: ora che aveva passato tutte quelle ore insieme a Sarah, stava provando verso di lei un'attrazione mentale e fisica più forte e inconfondibile che mai. Così forte da contagiarmi, da costringermi a percepire un sentimento tanto umano proprio verso la mia protetta, per la quale mai avrei dovuto provare nulla di simile.

Ignorai Chris e la sua empatia con tutte le mie forze, anche mentre mi passava accanto con sguardo truce per andarsene via.

Continuai a fingere naturalezza e rientrai in casa insieme a Sarah, che sembrava cadere dalle nuvole, chiedendole come era andato l'appuntamento sia per ansia, sia per il bisogno di distrarmi da quell'attrazione empatica di cui sentivo ancora l'eco. Lei mi sembrava fin troppo tranquilla, e infatti scoprii con sgomento che non si era accorta di ciò che stava per fare Chris. Eppure ogni cosa, nell'atteggiamento di lui, lo rendeva palese... Non volle credere nemmeno alle mie parole di avvertimento, rifiutandosi nuovamente di affrontare la possibilità di piacere a Chris con tutte le sue conseguenze.

Ma se non lo accettava, come avrei potuto convincerla a stare attenta? Questa storia iniziava a preoccuparmi seriamente.

L'unica notizia positiva al riguardo fu che quel pomeriggio Sarah aveva parlato con Chris della sua cotta per David, anche se sapevo per esperienza personale che una cosa del genere non era sufficiente a far desistere un ragazzo.

Mi rassicurò anche sul fatto che d'ora in poi non sarebbero più usciti da soli, perché quel pomeriggio avevano deciso di organizzare delle uscite di gruppo con i loro amici. Mi sembrò un'ottima idea, così Sarah sarebbe stata al sicuro e io sarei stato più tranquillo.

Probabilmente non avrei retto un'altra giornata come quella.

*

Durante gli altri giorni di vacanza, Sarah dovette passare qualche ora sui libri quasi ogni giorno. Mi aveva spiegato che era decisa a studiare fin da subito per non doverlo fare nei giorni di festa, perché per tradizione dedicava il Natale e la Vigilia solo a suo padre e ai festeggiamenti.

Me lo raccontò con un'aria estremamente malinconica, che odiavo scorgere sul suo volto. Purtroppo, a volte mi capitava ancora di trovarla chiusa in se stessa davanti alle foto o anche solo al ricordo di suo padre. Se queste feste si dedicavano alla famiglia... se non avessi fatto nulla per impedirlo, di sicuro il Natale l'avrebbe depressa. Non potevo permetterlo.

«Quest'anno puoi fare con me tutto quello che prima facevi con lui» provai a consolarla.

Sarah mi rispose con un sorriso radioso, come se avessi davvero risolto il suo problema, ma sapevo bene che non era la stessa cosa. La mia protetta non aveva più una famiglia, eppure... con i suoi sorrisi e la forza con cui affrontava i problemi quotidiani, a volte riusciva a farmi dimenticare in che difficile condizione si trovasse. Era una ragazza insicura, certo, ma mi accorgevo sempre di più che dentro di sé nascondeva un'incredibile forza d'animo.

E infatti, nemmeno un'ora dopo si piazzò davanti al telefono e iniziò a chiamare i suoi amici con un'allegria impensabile, fino a poco prima. Alla fine dell'ultima chiamata fece un sospiro soddisfatto e mi annunciò con quel suo bel sorriso allegro che l'indomani avrei potuto rivedere Azalee, mentre lei sarebbe stata con Chris e altri due loro amici a studiare. Dunque era per questo che si era impegnata a chiamare tutte quelle persone... ormai non mi stupivo nemmeno più di quanto fosse dolce.

Bene, se proprio dovevo passare del tempo senza di Sarah per quegli odiosi compiti, almeno avrei potuto sfruttare quello stesso tempo per vedere Azalee. E insieme ai suoi amici lei si sarebbe sentita sicuramente meno sola.

*

Stavolta riuscii a godermi la compagnia di Azalee con molta più serenità. Mentre i nostri protetti studiavano con gli amici, io la portai sulla riva di un grande fiume che avevo scoperto per caso e che, come immaginavo, le piacque moltissimo. Ricordava le acque del fiumiciattolo davanti al quale eravamo cresciuti, insieme a tutti gli avvenimenti legati ad esso.

Davanti a quella riva ciottolosa, Azalee ricordò con nostalgia alcuni aneddoti della nostra infanzia; arrivò perfino a nominare Uriel un paio di volte, con quella tipica tristezza che aveva sempre accompagnato il suo nome da quando lui era cambiato. Io, però, non riuscivo più a parlare di lui a causa del senso di colpa, e come era già accaduto spesso nel nostro mondo, mi ritrovai a risponderle a monosillabi.

A volte il mio passato tornava ancora a tormentarmi. Come ora, mentre guardavo la mia fidanzata che pensava al suo amore perduto con la stessa aria assente e malinconica di un tempo. Non mi sarebbe bastata tutta la vita per colmare il vuoto che lui aveva lasciato nel suo cuore.

Da quando Azalee ed io eravamo tornati insieme in questo mondo, avevo cercato di convincermi che non dovevo più sentirmi a disagio al pensiero di Uriel e che non stavo più deludendo le sue aspettative, ma era tutto inutile. Non potevo cancellare dalla mia memoria tutti i problemi che c'erano stati tra Azalee e me, né il fatto che, nonostante la nostra ritrovata storia d'amore, non ero riuscito a farle sparire quella perenne aria malinconica. Uriel le mancava moltissimo, e io non avrei mai potuto sostituirlo; anche ora che eravamo di nuovo insieme, nonostante tutto, continuavo a sentirmi inadeguato nei confronti della mia stessa ragazza.

Sorrisi con gentilezza, mentre lei richiamava alla mente un vecchio episodio che non riuscivo nemmeno ad ascoltare. Azalee non sapeva nulla di questi miei pensieri, mi credeva tranquillo sui suoi sentimenti dal giorno in cui, mesi dopo il nostro fidanzamento, mi aveva detto "ti amo" per la prima volta. E lo ero stato, per un po'. Fino a che le nostre differenze non avevano iniziato a crescere e a creare delle crepe tra noi, dimostrandoci che non eravamo fatti l'uno per l'altra. Prima o poi l'avrei persa in ogni caso, ne ero certo. I suoi sentimenti sarebbero tornati quelli di un tempo non appena avesse rivisto il suo adorato arcangelo, ed era giusto così, perché io non ero in grado di renderla davvero felice. In fondo avevo sempre saputo che una parte di lei lo avrebbe amato per sempre, non potevo di certo fargliene una colpa. Loro erano quelle che nel mio mondo chiamavamo comunemente anime gemelle, e l'unico che non era riuscito ad accettarlo, tra i tre, era proprio Uriel.

*

Sarah mi trovò immerso in questo tipo di pensieri, che non mi avevano dato tregua nemmeno dopo che ero tornato a casa dall'appuntamento con Azalee. Eppure, appena la vidi, il mio passato divenne di nuovo un'eco lontana e Sarah tornò ad essere il centro del mio mondo.

Ci mise poco a farmi sentire di nuovo bene; bastarono gesti semplici come accendere il camino e sederci sul tappeto l'uno accanto all'altra, a raccontarci i rispettivi pomeriggi e a godere del calore delle fiamme. Quando ero con lei, sentivo che tutto ciò di cui avevo davvero bisogno era lì, e che tutti i problemi restavano chiusi al di fuori di quella casa.

*****Angolo autrice*****
Finalmente la parte iniziale è passata ed è già trascorso qualche mese dall'arrivo di Abel. Avreste immaginato che dietro a un carattere così pacato ci fosse tanta ansia e soprattutto tanti film mentali? XD A me la parte di storia in cui Abel fa riemergere il suo passato piace moltissimo e spero tanto che piaccia anche a voi!
A presto <3 grazie di essere qui :3 è bellissimo trovare le vostre notifiche ad attendermi ^^

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