Wizards
Camminavo tra i tanti corridoi di Hogwarts.
La mia meta era la stanza delle necessità: mi serviva un posto tranquillo dove nascondermi.
Per tutto il giorno ero riuscita a evitare Potter, malgrado il dissenso di Malfoy e Rose.
Quarto piano, ne mancavano ancora tre.
D'un tratto qualcuno mi afferrò e trascinò in uno stanzino sotto le scale.
Mi teneva la bocca tappata con la mano, mentre sussurrava il colloportus.
Misi una mano su quella che mi stringeva al corpo del mio sequestratore, una sulla sua bacchetta e mugugnai il confringo.
Questo si ritrasse, liberandomi, mentre io gli puntavo la sua stessa bacchetta ed estraevo la mia.
"Lumus" scandii.
"McAllister, calma, sono Al!" Esclamò lui allarmato.
"Potter! Potevo ucciderti!" Sbraitai, mantenendo le bacchette nella stessa posizione.
"E grazie a Godric non lo hai fatto...ora potresti abbassare le bacchette?" Chiese a disagio.
"Prima dimostrami che sei tu, di qualcosa che solo Albus Severus Potter potrebbe sapere."gli chiesi, dopotutto non è normale essere rapiti da qualcuno.
"Durante il terzo anno Brianna Parkinson e Lucas Brown mi presero in giro perché non avevo mai baciato una ragazza.
Appena Jessica lo scoprì venne da me e mi diede il suo e mio primo bacio. Disse poi di raccontare che avevo baciato una ragazza di nome Marianna Capaldi.
Ci baciammo nella stanza delle necessità, proprio come mia madre e mio padre." Disse lui.
"Ok...sei tu..." sospirai scocciata, lanciandogli la bacchetta.
"Perché mi hai rapita?" Chiesi rimettendo a posto la mia.
"Perché mi stai evitando e dobbiamo parlare del fatto che sei sparita e del fatto che non c'è prova della tua esistenza negli archivi del ministero.
Che nascondi, Jessica McAllister?"domandò arrabbiato.
"Non nascondo niente! Sono nata in casa, i miei non hanno mai fatto cose particolari e viviamo isolati, nient'altro!" Ribattei.
"Davvero? Allora dove hai imparato gli incantesimi senza mani, la lettura di alcune rune e il latino?" Continuò a interrogarmi.
"Non so di cosa tu stia parlando!" Negai.
"Ah davvero? Ti ho vista nella foresta proibita! Stavi facendo dei riti strani! Per non parlare degli unguenti e amuleti segnati che tieni nel tuo baule! La tua collana con quella runa sconosciuta a tutti! Pensavi davvero che avremmo fatto finta di niente per sempre? Tu nascondi qualcosa!" Sbraitò.
"Confundo...-sussurrai, per poi vederlo indietreggiare, mentre estraevo la bacchetta- scusa, Potter, ma non sono cose che ti riguardano...Oblivion..." sussurrai con voce strozzata.
Poi mi girai, recitai l' Alhomora e ripresi il mio cammino.
Mi dispiacque lasciarlo lì, ma meno sapeva, meglio era, per tutti.
Appena arrivata al terzo piano, andai davanti a un arazzo raffigurante un paesaggio inglese dove si svolgeva un Pic-nic.
Accarezzai il tessuto, per poi mettere la mano nella raffigurazione e prendere la borsa che avevo nascosto nel cestino accanto alla maga che incantava la teiera.
Presa la borsa, mi diressi a un muro in particolare.
Era spoglio, simile a tutti gli altri.
Ci camminai davanti tre volte, e poi entrai.
Vi era un laboratorio, perfetto.
Tolsi la divisa da Grifondoro e misi una camicetta blu, dei pantaloni neri e un gilet nero.
Poi infilai il mantello blu notte e presi la scopa da quiddich.
Versai il contenuto della mia borsa sul tavolo di legno, poi uscii dalla finestra e volai fino all'inoltrare della foresta, dove era proibito varcare.
Cercai le cortecce degli alberi più antichi e le pietre più brillanti e ricche di minerali.
Andai agli scogli del lago nero e presi dei molluschi nei punti più difficili da raggiungere.
Levigai le pietre, per smussarne tutti gli angoli e passai anche le cortecce, per farne la parte interna più liscia.
Presi anche un po' di resina.
Poi andai al platano picchiatore.
Mi avvicinai solo dopo aver brandito la bacchetta e lanciato un "immobilus".
Ne incisi una radice, prendendo resina e legno.
Applicai un erba battuta che cura le piante, insieme a qualche petalo di ibiscus canae, che tiene lontani parassiti e insetti.
Presi la scopa e tornai nella stanza delle necessità.
Possai tutto sul tavolo, aggiungendolo al resto.
Mi avvicinai al camino, mettendo un po' di legna e lanciando l'incendio con la mano.
Era una cosa che adoravo.
Accesi anche le candele aprendo un pugno e soffiando.
Poi presi il pentolone, lo riempii d'acqua e la feci bollire.
Di tanto in tanto aggiungevo polvere di radice di mandragola, bava di lumache, battuta di foglie di mermeis, peli di Acromantula e frammenti di scaglie di sirena.
Girai il tutto una decina di volte, poi aggiunsi il latte di cocco e la resina di mogano.
Con un sectumsempra feci evaporare tutta l'acqua, poi carbonizzai l'intruglio e lo misi in una ampolla sigillata.
Poi presi le pietre raccolte quella notte.
Le levigai perfettamente, misi una punta di diamante nero sulla mia bacchetta e recitai l'incantesimo indigeno che mi aveva insegnato mia madre.
"Iselcte acle al hagaim tatdete, acle al hivta atonde, acle al hseort meltodlae, iv ochide acle al ima onam tecercaziaza e alled ima isoncecaz iv parporitape erphec nu ondo erp aemor im giarpeto."
(Celesti che la magia dettate, che la vita donate, che la sorte modellate, vi chiedo che la mia mano accarezziate e della mia coscienza vi appropriate perché un dono per amore mi porgiate.)
La formula era abbastanza complessa da pronunciare, ma gli antichi non facevano mai cose semplici.
Una volta pronunciata la formula, la punta nera si espanse lungo la bacchetta.
Il culmine di fece ancor più affilato e dal colore pece, divenne trasparente come il cristallo più pregiato.
Lentamente mi sentii più stanca, mentre le luci si affievolivano, restando solo quella della luna piena e delle scintille del diamante contro la superficie delle pietre, per formare solchi che descrivevano simboli e le rendevano magiche.
Nel cuore della notte, il fuoco delle candele e del camino si rifece vivo, mentre mi riprendevo e la punta di diamante si riduceva, per poi staccarsi dalla bacchetta.
Misi tutto in borsa e sistemai frettolosamente la stanza delle necessità.
Rindossai la divisa e infilai i miei averi segreti nella borsa.
Spensi le candele e mi feci luce con la bacchetta.
Riposi la sacca nell'arazzo e tornai nel dormitorio femminile della casa Griffondoro.
La signora grassa aveva smesso di indispettirsi per le mie uscite notturne lo scorso anno.
Appena prima di entrare nella camera feci l'incantesimo muffliato e mi misi nel letto con tutta la lentezza del mondo.
La mattina dopo era domenica, quindi stemmo a letto fino a tardi, soprattutto Miss Weasly: tutta suo padre.
"Rose, svegliati! Dobbiamo andare a pranzo!"Le lanciò un cuscino Emma, la nostra compagna.
"Tra un po'..." mormorò lei.
"Rose Weasly, devo chiamare tua madre?"Continuò la bionda.
"Addirittura?" Sospirò l'altra.
"Magari preferisce che chiamiamo Malfoy..."sorrise maliziosa Loren.
"Vacci piano Lory, potrebbe staccarti la testa, dopo la partita della settimana scorsa."L'avvertii io.
La settimana precedente i Serpeverde si erano scontrati contro i Tassorosso e Scorpius aveva passato la festa fatta dalle serpi a vantarsi e limonare Shelly, la storica rivale di Rose in tutto, dalle materie al coraggio di fare qualche sfida.
"Taci Jess." Sospirò lei.
"Allora, tra poco è Natale, che farete voi?"Iniziò Emma mentre con la bacchetta faceva levitare Rose giù dal letto.
"Mettimi giù! O passerai le vacanze al Sant Mungo vomitando lumache!" La minacciò la rossa.
"Io andrò da degli amici di famiglia e ho già intenzione di approfondire le conoscenze con quel pezzo di drago del vicino!" Sospirò sognante Loren.
"Davvero? Pensavo che saresti andata in una clinica per farti curare quel problemino con l'altro sesso..." dissi io alludendo alla sua fissa per i ragazzi.
Lei ama amare, tutto ciò che fa provare spensieratezza e piacere lei lo ama.
Il suo unico possibile fidanzato sarebbe un robot predisposto a divertirsi ventiquattro ore su ventiquattro.
"Aspetta di ricevere mie lettere e foto con quel bel tipo, poi ne riparliamo!" Ribattè lei.
"Io penso che faremo un viaggio: mio padre vorrebbe andare in Olanda per far visita a un suo amico erbologo, il quale ha scoperto che se ben diluito l'olio di radice di Dionerica Trittania può essere usata come anti-insetticida." Raccontò Emma entusiasta, ma un po' imbarazzata.
"Forza Longbottom, non sarà così male!"Provai a rincuorarla.
"Se, se, almeno vedrò dei bei paesaggi..."ribattè lei.
"Noi invece andiamo come sempre alla Tana per il grande pranzo degli Weasly, ma la vigilia e tutto il resto lo faremo a casa." Commentò Rose poco entusiasta.
"Tu che farai McAllister?" Mi domandò Loren, vedendomi taciturna.
"Poco-niente credo...tornerò a casa e starò con i miei..." risposi vaga, sfoggiando un finto sorriso.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro