Venus' eyes
Arrivammo alla stazione e James mi svegliò.
Mi allacciò il braccio attorno alla vita e prese il baule, accompagnandomi alla piattaforma, mentre io osservavo il caos generale ancora stordita.
"Tesoro! Jessica! Venite qua!" Ci chiamò Ginny Potter entusiasta.
"Salve signora Potter, come sta?" Le chiesi cortese.
"Benissimo Jessica, tu invece?" Mi domandò di rimando, mentre metteva un braccio attorno a James, che si era staccato da me.
"Un po' assonnata, ma ora ho qualche galeone da ritirare e un pullman da prendere: ci vorranno due giorni per raggiungere casa..." le risposi.
Lei mi sorrise comprensiva e raggiungemmo il famoso trio d'oro.
Salutai con un grande abbraccio Rose, Hugo e Lily, riservando un semplice sorriso per Potter, che mi 'rispose' positivamente con un cenno del capo.
Una volta preso il mio baule, mi diressi all'uscita della stazione, per poi aspettare Adriano e Viviana.
Già, il Serpeverde e la Tassorosso con cui ero in scompartimento.
"Marianna, Viviana sta arrivando, ha detto di aspettarla nel vicolo." Disse il mio compagno, mentre la sua partner ci raggiungeva.
"Eccomi, scusate il ritardo." Annunciò.
"Fa niente amore." La scusò baciandola.
"Non vedo l'ora di arrivare a casa: ho bisogno di un caffè! Questi inglesi non li capisco e viviamo qui da sei anni!" Mi lamentai io.
"Sta tranquilla, occhi di venere, ci metteremo pochissimo." Ribattè Viviana.
Dopodiché diedi ai due degli amuleti riflettenti e ci smaterealizzammo.
Arrivammo nel bel mezzo dello Yorkshire, nel nulla più totale, nel luogo che avevamo scelto come casa.
Era una villetta a due piani, piuttosto larga, che ci ospitava tranquillamente.
Aveva un color grigio scuro, con un prato attorno e un cancello che chiudeva un esteso rettangolo di mura attorno alla casa.
Non era la Malfoy Manor, ma nemmeno un appartamentino.
Entrammo e vedemmo gli altri correre senza calcolarci: Giorgia, Marco, Claudia, Rachele, Cesare, Greta, Ludovico, Antonio, Ottavio e la piccola Beatrice, l'ultima arrivata.
"Bea!" Corsi ad abbracciarla.
"Mari!" Esplose in un sorriso.
"Marianna? Viviana? Adriano? Siete arrivati finalmente! E dire che la russia è più lontana." Ci prese in giro Antonio.
"Se è per questo, anche la Francia." Obbiettò Rachele.
"È colpa di Mari che si è addormentata su James!" Disse Adriano.
"Almeno io ho cambiato nome! Voi due avete solo adottato la versione inglese dei vostri." Risposi seccata.
"Poco importa, basta cambiare i cognomi." Disse Viv.
"Ragazzi! Venite a mangiare! Dobbiamo scegliere il dolce!" Urlò Giorgia dalla cucina, una bimba di appena 10 anni, la penultima.
Corremmo tutti in cucina e trovammo Marco incollato Claudia, mentre lei preparava la cena.
Loro sono i primi, i più grandi, sono loro ad aver iniziato ed averci salvati.
"Mamma, papà, quali sono le alternative per il dolce?" Chiese Ludovico, un anno più grande di me.
Anche se non sono i nostri genitori c'è chi di noi li chiama così.
"Io come opzioni pensavo i strudel o torta di mele, devo farle fuori." Disse lei, mentre io, Viv e Adri ci avvicinammo per abbracciarli e salutarli.
"Ciao Claudia, ciao Marco, mi siete mancati." Dissi stringendoli forte.
"Ragazzi! Che bello rivedervi!" Ci soffocò lui.
"Siete così cresciuti! Come vanno gli studi per i GUFO? Avete già fatto l'incanto patronus?" Ci interrogò Claudia a raffica.
"Claudia, tranquilla, a scuola tutto bene e il patronus non lo abbiamo ancora fatto, voi come va?" Rispose Adriano.
"C'è tensione al ministero..." iniziò Marco, che lavorava come Auror.
"A proposito del ministero! Marianna mi servi: devo andare a far preparare la nuova identità dei ragazzi, compresa la tua." Esclamò la donna.
"Che bello! Posso scegliere io il nuovo nome di Bea?" Chiese Giorgia.
"No! Devo farlo io!" Obbiettò Greta ed iniziarono a litigare, mente Ottavio cercava di metterle d'accordo.
"Va bene, Claudia, nessun problema." Le sorrisi.
D'improvviso si sentì un tonfo dal salotto.
"Che è stato?"
"Cesare?"
"Stai bene?"
Iniziammo a chiederci, precipitandoci in salotto e trovando il ragazzo di due anni in più di me steso sul pavimento.
"Scusate, sono caduto... ciao Mari, Viv e Adri." Disse imbarazzato.
"Fratello, tu si che sarai un grande Auror." Lo prese in giro Ludovico, aiutandolo ad alzarsi.
"Lo sarò davvero! Diventerò il capo del mio reparto! Come Marco!" Ribattè lui.
"Allora impegnati." Gli fece l'occhiolino il nostro 'capofamiglia'.
"Mamma! Bea sta usando la magia!" Urlò Giorgia dalla cucina.
Claudia sussurrò un imprecazione e la raggiunse.
"Bea! Fermati!"la sentii implorare prima di sparire dietro la parete.
"Allora Rachele -richiamai la sua attenzione- hai già chiesto ad olivander per quel tirocinio? Se vuoi posso chiedere a Rose di mettere una buona parola." Le domandai.
"Mari, sono solo al terzo anno." Disse ridendo.
"Lo so...ma meglio portarsi avanti." Risposi.
"Mamma non vuole che mangio il biscotto!" Si smaterealizzò Bea davanti a noi con un'aria scocciata.
"Bea, già ti smaterealizzi? Sei proprio incredibile. Sta attenta a non spaccarti...e comunque Claudia ha ragione, tra poco ceniamo." La rimproverai leggermente, facendole notare che fuori fosse buio.
"Forza: andiamo in cucina, voglio prepararla io la torta di mele." Disse Rachele.
Una volta raggiunta la stanza, ella estrasse la bacchetta, mentre io usai la mia per apparecchiare la tavola.
"Brave la mie ragazze!" Ci sorrise Claudia.
"Grazie"rispondemmo in coro.
Quella sera cenammo tutti in serenità, facendoci compagnia tra sopravvissuti.
La mattina fare colazione con una tazza grande di caffè latte, due cucchiai di zucchero e qualche biscotto con gocce di cioccolato è la cosa più bella del mondo!
"Marianna Capaldi! Muoviti che sono le undici! Dobbiamo andare al ministero e stai ancora in pigiama! Non dovresti essere una delle più mature in questa casa?" Mi urlò Claudia arrabbiata.
"Scusa Claudia...ora mi sistemo." Dissi alzandomi e puntandomi la bacchetta per trasfigurare gli abiti.
"Bel trucco." Sorrise.
"Lo so, me lo ha insegnato Victory Weasly" le sorrisi di rimando.
"Macchina, metropolvere o smaterealizzazione?" Mi domandò.
"Metropolvere, ma dammi solo il tempo di andare a prendere la borsa in camera" dissi salendo le scale e dirigendomi in camera mia, di Rachele e Viviana.
La parte di Rachele è piena di attrezzi per l'artigianato, legname e oggetti dalle caratteristiche magiche; mentre quella di Viviana è piena di sue foto con la famiglia o noi o Adriano.
Le piace molto far le foto, anche se il suo talento è chiamato "il bacio fatato", che permette a chi viene baciato di rigenerarsi le ferite, infatti da quando stanno insieme Adri non si è più ammalato.
Presi la borsa e misi le solite cose: amuleti, erbe, portafoglio, cellulare babbano, il MirrOwl e delle caramelle alla menta.
Scesi per raggiungere Claudia davanti al camino e le diedi un ciondolo con un cristallo, che ci permetteva di non essere riconosciute, anche se le persone ci conoscevano.
"Ministero della magia" dissi scandendo, una volta entrata nel camino, lanciando la polvere a terra.
Una volta arrivata uscii dalla nicchia, aspettando Claudia.
Quando mi raggiunse andammo al banco delle registrazioni anagrafiche.
Al banco c'era una donna, che guardava tutti i presenti con distacco e freddezza.
Ci avvicinammo e Claudia mi fece un cenno per iniziare.
Lei si girò e con un gesto della mano fece addormentare tutti.
Inizialmente la donna ci guardò stupita, ma poi richiamai la sua attenzione e i nostri occhi si scontrarono.
La guardai profondamente, facendola perdere nel limbo, così chiamavo la trans che inducevano gli occhi di Venere, un talento che permette di controllare chiunque io voglia con un solo sguardo, perché poi se ne dimentichi.
Molto meglio il dono di Claudia: non doversi servire della bacchetta.
"Ora tu farai tutto quello che ti dirò..." le ordinai.
La mia voce era calma, seducente, avvolgente; i miei occhi brillavano di una luce azzurrina, malgrado rappresentassero un buco nero.
Io sono un buco nero.
"Mi serve un appuntamento con chi può modificare qualunque cosa voglia, senza essere disturbato, il capo, me lo procurerai subito?" Le chiesi.
Lei fece un cenno di consenso e iniziò a scrivere su un foglio.
Poco dopo ne fece un aeroplanino e, nel giro di mezz'ora, arrivò la risposta.
"Ha un appuntamento con il capoufficio dell'anagrafe, lui dirige ogni cosa, ha linee dirette ed è pari a un ministro." Rispose con voce impassibile.
"Ottimo" sussurrai, per poi aspettare che Claudia svegliasse tutti, e soffiai sul suo volto, facendole abbandonare il ricordo di me.
"L'ufficio è da questa parte" disse la mia accompagnatrice, tenendo in mano un foglietto.
Ci mettemmo venti minuti ad arrivare, poi ci fece entrare.
Era un ufficio classico, sicuramente di qualcuno di importante.
"Salve, come mai avete richiesto questo incontro con tanta urgenza?" Chiese lui.
"Adesso lo scoprirà..." sorrise Claudia, mentre io mi concentravo, per poi chiamarlo e inghiottirlo.
"Salve, ora ubbidirai a ogni mio ordine...mi procurerai certificati di nascita e documenti per dieci persone, compreso passaporto e tutto il necessario." Scandii lentamente, col solito tono suadente.
"Si, signora" pronunciò soltanto.
Prese un libro e iniziò a scrivere con la penna, dopo aver fatto un incantesimo.
Poi si alzò e fece scattare un meccanismo misterioso nella libreria, estraendone il registro delle vite, un mastrolibro in cui vengono annotate tutte le nascite e le persone del paese.
Claudia gli diede i dati miei e dei miei fratelli e sorelle, facendoci avere delle nuove identità.
L'uomo mandò dei moduli alla segretaria, che tornò con dieci plichi di documenti.
Lui li compilò tutti e si fece consegnare da Claudia le nostre foto tessere.
"Ottimo lavoro, firma tutti, documenta accuratamente ogni cosa..." aggiunsi per sicurezza.
Lui finì ogni pratica e mi fece un cenno.
Mi alzai dalla sedia e mi avvicinai a lui.
"Sei stato magnifico, ora ti lascio andare, ma se qualcuno dovesse infastidirti su questa faccenda,soffia..." sussurrai, spostandogli leggermente i capelli col respiro.
Lo baciai in fronte e ce ne andammo.
Appena raccolte tutte le carte, tornammo tra i corridoi del ministero, dirette a casa.
"Sei stata bravissima, Mari." Mi sorrise Claudia.
"Grazie, anche tu sei andata forte." Dissi, per poi battere il cinque con lei.
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