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The last farewell

Eravamo tutti a cena nella sala grande.
Nel giro di mezz'ora sarei andata sulla torre e sarei sparita per sempre.
Qualcosa mi mangiava da dentro, non permettendomi di toccare cibo.
"Tutto bene?" Mi chiese James, col solito tono dolce.
"Si, si, tutto bene...sono solo un po' stanca...senti: domani iniziano le vacanze, voglio che mi prometti una cosa." Sviai.
"Certo, dimmi tutto." Mi incitò.
"Qualunque cosa succeda, ama Emma finché il tuo cuore te lo permette." Gli sorrisi, lanciando un occhiata al viso felice e sereno della bionda.
"Non l'ho mai vista così contenta." Aggiunsi.
"Sai...avevo già deciso di farlo...spero solo che zio Neville non mi uccida." Affermò scherzoso.
Scoppiammo a ridere e poi riprendemmo a mangiare.
"Anche tu devi farmi una promessa." Interruppe il sereno silenzio tra noi, coperto dal rumore degli affamati.
"Ovvero?" Chiesi incerta.
"Che qualsiasi cosa tu abbia in mente, non abbandonerai mai la vera te. Qualunque sia."disse serio, ma mantenendo il sorriso.
"Lo prometto, non mi tradirò mai." Gli giurai.
In qualche modo ci dicemmo addio implicitamente.

"Jessica, dopo vieni a provare con noi le pietre scintillole che ci hanno mandato dal negozio?" Mi chiese Roxy.
"Scusa, ma ho un impegno...ci vediamo." Risposi evasiva, per poi abbracciare il Clan Weasly con strana forza.
"Vi voglio bene, un mondo di bene." Sussurrai infine a Rose.
"Anche noi, ricordati che sei una di famiglia." Mi sussurrò a sua volta.
"Ci vediamo domani!" Salutai tutti, uscendo dal quadro, dopo aver lanciato un ultimo sguardo alla sala comune.
"Jessica McAllister..." mi si presentarono davanti il biondo e il corvino dalle divise verdi.
"Già, il mio nome di questi ultimi cinque anni...penso che mi mancherà..." sospirai.
"A noi mancherai sicuramente." Disse Scorp, abbracciandomi e sollevandomi da terra, girando su se stesso.
"Ti voglio bene anche io...ma mettiti giù!" Esclamai seccata.
"Concordo!" Si intromise Al, dopodiché Scorp mi lasciò.
"Prenditi cura di Rose, o giuro che torno e ti uccido...e sai che posso farlo." Lo intimai.
"Promesso." Rispose frettoloso.
"Mi spiace che non vedrò il momento in cui ti guadagnerai la sua mano." Sospirai.
"A me non dispiace, una persona in meno che mi vedrà perdere rovinosamente a scacchi." Rise lui.
Gli diedi un pugnetto scherzoso sul braccio, per poi girarmi verso Albus.
"Tu..." sospirai.
"Tu..." mi imitò lui.
"Ti odio Potter." Dissi, sentendo le lacrime agli occhi e mordendomi il labbro.
"Ti odio anche io, McAllister." Ribattè, cingendomi la vita e baciandomi.
"Capaldi." Lo corressi, in un sussurro, sulle sue labbra.
"Come?" Chiese confuso.
"È il mio cognome, mi chiamo Marianna Capaldi..." gli rivelai, all'orecchio, perché potesse sentirmi solo lui.
"Mi piace..." rise, baciandomi ancora.
"E ho sedici anni." Aggiunsi.
"Ok...altro?" Chiese.
"Mi mancherai?" Proposi.
"Anche tu." Rise, baciandomi e facendomi fare il caschè.
"Oddio!" Mugugnai sorpresa.
"Devo andare a distruggere casa mia." Sussurrai sconfortata, quando ci staccammo.
"Ti verrò a cercare..." ammise.
"Potrei non poter più tornare...devi vivere la tua vita." Sospirai.
"Oppure potrei smascherare quei pazzi, insieme agli altri Auror e permetterti di tornare." Propose.
"A quel punto dovrei tornare in Italia a controllare e ricostruire le fondamenta della gestione della magia e l'istruzione dei giovani maghi." Sbuffai.
"Che ingiustizia." Si lamentò, stringendomi più forte.
"Lo so..." ammisi.
Sciolsi l'abbraccio e lo baciai.
"Addio Albus Severus Potter...e se qualcosa dovesse andare storto qui, devi metterla nel becco dell'Aquila." Dissi, infilando nella sua tasca una pietra, con una runa incisa sul dorso.
Lui annuì e mi sussurrò:"Addio Marianna Capaldi."
Ci staccammo e iniziai a correre verso la torre di astronomia.

"Marianna! Ma quanto ci hai messo?" Esclamò Adriano, appena mi vide.
"Scusate, stavo salutando..." dissi amareggiata.
"Mi spiace tesoro, ma tu per prima sai cosa ci aspetta, dobbiamo anche convincere Claudia e Marco a farti andare da sola." Cercò di invogliarmi Viv.
"Lo so...andiamo." Le sorrisi, estraendo la bacchetta.

Ci smaterealizzammo davanti al cancello di casa, che era illuminata come quando arrivammo a natale.
Entrammo e tutti accorsero da noi preoccupati.
"Stiamo bene, tranquilli, piuttosto, iniziamo a preparare le nostre cose, ci vorrà un po' per fare tutto." Dissi con un sorriso.
Rendemmo più o meno decente il salotto e facemmo la foto di famiglia.
Appena questa uscì dalla fotocamera, facemmo l'incantesimo di conservazione e poi, a turno, il rito del sigillo di sangue.
Consisteva nel versare una goccia di sangue sull'immagine, pronunciando signacolum.
Era un incantesimo semplice, ma dopo aver mandato a fuoco la foto, diventava permanente.
Claudia la mise in un quaderno, dentro la sua borsa.
Andammo tutti nelle nostre camere, per prendere gli averi più cari, poi scendemmo nella serra, saccheggiandola il più possibile.
Io, Rache, Ludo, Anto e Greta dividemmo tutte le erbe equamente e per priorità, per poi consegnarle ai presenti.
Una volta esserci assicurati di aver preso tutto, preparammo le passaporte.
Uscimmo di casa e la guardammo un ultima volta.
Brandii la bacchetta per prima, sussurrando un "confringo" per poi essere seguita dai miei fratelli e le mie sorelle.
Rachele consegnò le future bacchette per le nostre sorelline a Claudia e Marco, per poi andare ad abbracciare Ludovico.
Ci salutammo in lacrime, cercando di consolarci a vicenda.
Le bambine erano quelle che soffrivano di più, pur non rendendosi conto di quel che stesse realmente succedendo, almeno credo.
"Torneremo insieme...te lo prometto." Strinsi forte Rachele.
"A presto, Eliza..." mi sussurrò.
"Ti voglio bene, più che alla Nutella, Holland...vedrai che il Canada ti piacerà..." la rassicurai, ridendo.
"Tu cerca di non fare cavolate, quando sarai in Australia. " cercò di asciugare le lacrime.
"Dubiti di me?" Scherzai.
Lei puntò gli occhi al cielo.
Così la nostra famiglia si divise, illuminata dalla luna e il nostro luogo sicuro in fiamme.

Apparsi in un vicolo.
Era mattino e il sole si scagliava sulla pelle, senza riserve.
Ero ad Adelaide.
Jessica era sparita nella notte, quasi senza tracce del suo passaggio, eppure non ero triste, o arrabbiata. I saluti non erano stati spezza cuore, non l'avevano uccisa del tutto.
Anche a costo di aspettare tutta la vita, non avrebbe ceduto la vittoria a quelli.

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