The day-part 3
Irrequieta, mi avvicinai alla infida cella che conteneva la mia dolce sorella.
Una figura esile, minuta e femminile si trovava su un letto, osservante la luce che proveniva da una finestrella.
"Marianna Selene Capaldi." Una voce maschile, arrogante e fredda precedette una figura altrettanto spiacevole che usciva da un lato della cella di Greta.
"Lu-Lucifero....perché non dormi?" Chiesi leggermente spaventata.
"Perché, come tutti voi, sono potenziato, sono maledetto, non assorbisco ulteriori sortilegi." Sorrise.
"Sei il frutto della morte" ringhiai come un animale.
"L'importante è che sia sopravvissuto io e non un altro, sarebbe stato orribile vivere solo nella coscienza di un mostro, solo come una sostanza, come potere liquido."gioì trionfante.
"Avada kedavra!" Urlai lanciandogli l'incantesimo, che contrastò subito.
"No no, ragazzina, è sempre una maledizione, come lo è una fattura." Sorrise.
"Semper stone" provai ancora, ma l'effetto si limitò ai piedi.
"Carino, peccato che non mi fermerà..." rise di gusto, lanciando uno schiantesimo che mi fece fare una tripla giravolta in aria, per poi finire a terra con un rumoroso tonfo.
"Delicatezza zero con le donne..." sbuffai, rialzandomi in piedi.
"Reducto" recitò il signor Potter, ma il suo incantesimo fu deviato facilmente.
"Eroe, non ti immischiare, sono affari interni."sputò lui acido.
Harry Potter stava per ribattere, ma lo interruppi in tempo, dicendogli di difendere solo Vic e Lio.
"Fulgur delicto!"urlai, infliggendolo con l'incantesimo che faceva rivivere alla vittima tutte le colpe e il dolore provato nella vita, come flash di rimorso letale.
Si prese la testa con le mani, iniziando ad urlare e imprecare, disperato, chiedendo che smettesse quella tortura.
Approfittando della sua situazione, il signor Potter portò via la coppia, tornando da Rose.
Io allontanai Lucifero con un incantesimo, per poi avvicinarmi cautamente a mia sorella.
"Greta...ti prego, veloce, non abbiamo tempo!" La chiamai, ma i suoi occhi erano assenti e mi guardavano come se fossi un fantasma.
Mi avvicinai prendendole le mani e mi lasciai osservare, mentre lentamente uscivamo dalla piccola cella.
"Non puoi stare qui...non devi... sarà pericoloso..." sussurrava, iniziando a singhiozzare, mentre i piedi nudi procedevano riluttanti verso l'atrio di marmo freddo.
"Brutta stronza ragazzina!" Sentimmo Lucifero, con respiro pesante e affaticato, mentre ci guardava con odio profondo.
D'un tratto Albus comparve, stravolto, graffiato e visibilmente spaventato.
"Albus!" Lo chiamai terrorizzata, vendendo che quel maledetto spostava la bacchetta verso il mio ragazzo idiota, per poi schiantarlo al muro con tantissima forza.
"Nooo!" Urlai supplicante.
"...Scappa..." mi sussurrava intanto mia sorella tra le lacrime.
Fu tutto troppo veloce.
Lucifero che si gira verso di me con sguardo assassino.
Io che spingo via Greta, estraendo la bacchetta.
Lui che recita "venenum".
Il raggio viola che mi colpisce, facendomi sbattere al muro con un foro nella pancia.
Il dolore stritolante del ventre che brucia come corroso mentre le vene si colorano di nero.
Albus che mi guarda dal pavimento, con sguardo supplicante.
Io che prendo a fatica la bacchetta magica e la alzo con uno sforzo immane verso quel mostro che ride di gusto.
"Amissa anima"
Un sussurro, poi un lampo rosso e lui viene stecchito a terra, al confine con la morte.
L'incantesimo delle anime perdute.
Greta che mi si avvicina in lacrime, disperata.
Albus che si china su di me, accarezzandomi il viso e mi sussurra "non ti lascio andare."
Al che prende la bacchetta e si taglia l'avambraccio, per poi fare la stessa cosa con me.
Al iniziò a pregare Iside, basandosi su un antica formula cerimoniale usata dai maghi italiani per il matrimonio...per il patto di sangue assoluto.
Il dolore si cancellò, un tepore avvolse tutto, la luce avvolse tutto, poi una scarica di energia si espanse ovunque, un esplosione.
Durò un paio di secondi, poi si ritirò, implodendo su di noi, assorbita dal mio corpo, dal veleno.
"Tu..." sussurrò sorridendo amaramente.
"Tu..." risposi a fatica.
Ancora bianchi come lenzuola e storditi, ci alzammo da quel pavimento freddo e sostenendoci, ci affrettammo a raggiungere Rose, il signor Potter, Lio e Vic.
Albus mi tenne stretto a se, mentre usavamo le perle di Persefone per scappare con il tesoro di Giove, con i loro prigionieri, con una copia dei loro database in foto e lasciandogli un guerriero semimorto e un piccolo incendio in ufficio, senza contare il mio regalino a mio zio: un graffio che gli ho lasciato prima di andarcene , avendolo trovato nel salottino accanto alla sala da pranzo.
Non potevo ucciderlo, ma una cicatrice non sarebbe stata poi così male.
Quando ricomparimmo nell'avamposto era scoccata la ventitreesima ora.
La corte iniziò a risvegliarsi, mentre noi tutti ce ne andammo trionfanti.
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