The day-part 2
"Pronta?"chiese Albus.
Io annuii, poi misi il volto nel calderone, rivivendo il ricordo che mi avrebbe sottratto.
Era il mio arrivo in Inghilterra, nella casa nello Yorkshire.
Camminavo tra Marco e Claudia con il volto basso, timorosa che mi avrebbero fatto del male anche loro.
Davanti a noi c'era una casa, parzialmente nascosta dalle mura attorno e i cancelli.
La casa era di pietra, con un grande giardino che aveva anche dei giochi per bambini.
Aprirono la porta e vidi le scale in fondo al corridoio, a destra il salotto e a sinistra una porta con scritto "bathroom".
Nel salotto c'erano dei bambini un po' più grandi di me, che mi scrutarono curiosi.
"Ciao bambini, guardate chi vi abbiamo portato: una nuova sorellina. Lei è Marianna e...dove diavolo è finito quella peste di vostro fratello Cesare?" Chiese Claudia furiosa, poco prima che un bambino sporco di terra si precipitasse in casa saltando attraverso la finestra per poi guardarci con le sue iridi gialle.
"Mamma! Papà! Come va?" Chiese il ragazzino mostrando un sorrisone sghembo.
"Oh oh, ora gli fa le penne..." sospirò un altro bambino più serio.
"Ludo, sii meno negativo." Ridacchiò un bambino.
"Claudia...stai bene?" Chiese Marco.
"Cesare...questa volta non la passi liscia...ti avevo detto di non sporcare gli abiti buoni che arrivava una nuova sorella! Guardati! Sei pieno di terra! Che figura vuoi farci fare? Sappi che farai il bucato per tutto il mese! Senza magia! Ma che diavolo! Proprio oggi dovevi andare a fare una corsa nella brughiera..." concluse borbottando e salendo al piano di sopra con il bambino.
"Ma mamma! Era solo una corsa..." si sentii lui.
Tutti rimasero in silenzio, fino all'intervento di una bambina.
"Beh, benvenuta a casa nostra. Spero ti ricordi di noi, divideremo la camera. In casa non parliamo molto in italiano, dobbiamo abituarci all'inglese, ma i primi tempi è un po' un miscuglio di lingue." Mi si avvicinò una bambina prendendomi per mano.
"Auguri novellina, qui facciamo un gran casino." Mi avvisò un bambino dall'aria famigliare, facendo scoppiare tutti a ridere, mentre ancora si sentivano in sottofondo i lamenti di Claudia.
Fu un introduzione abbastanza traumatizzante, mi accolsero come se niente fosse, ma quando poi arrivò Rachele capii quanto in realtà ero già integrata nella famiglia, lontana dalle punizioni pesanti e gli uomini spaventosi.
Istantaneamente mi tirai indietro, prendendo un gran respiro.
"Mary! Stai bene?" Chiese Albus, cingendomi con le braccia.
"Si, ha preso il mio primo giorno a casa." Risposi.
"Meno male..."esalò fin troppo sollevato.
"Come prego?" Chiese Rose.
"Niente, lasciate stare..." bofonchiò.
"Mi fido di te e non indagherò." Commentò il signor Potter, indispettito.
"Ora ci manca solo il distillato con le radici di fanged geranium e l'acido di Nemphes." Risposi, mettendo una goccia di questo dentro il calderone, che cominciò a reagire creando una sottile nebbia.
"Sortilegio delle luci spente, estenditi sulle terre e ogni creatura cura in un sonno profondo di un ciclo di sole. Odino, proteggi i dormienti e porta incubi ai cuori macchiati. Dei che regnate sulle terre accogliete la mia preghiera e date buon esito a questo sortilegio. Accogliete il mio dono." Recitai solenne.
Il cerchio di frassino si accese, mentre il calderone si riempiva di fumo.
"Della nebbia avanza dai giardini." Ci avvisò Rose, sporgendosi alla finestra.
"Bene, tempo un oretta che faccia effetto e si diradi, poi usciremo in avanscoperta.
Dobbiamo trovare le reliquie, mia sorella e qualsiasi documento possibile. In ventitré ore.
Poi useremo le perle di Persefone che mi ha dato la ministra." Illustrai un ultima volta.
"Vorrei davvero capire quando cavolo è andata a prenderle...senza di noi oltretutto!" Si lamentò il signor Potter.
I minuti passarono lentamente, in un silenzio riempito da sfruscii di vestiti o battiti di suole contro il pavimento.
"La nebbia si è diradata..." disse Albus.
"Bene, usciamo allora." Sospirai dirigendomi alla porta.
Ci incamminammo nel labirinto di corridoi, trovando gente a terra come morta.
In un modo che neanche io capii, giungemmo alla sala da ballo.
"Da qui potrei sapermi orientare. Rose, con me. Albus e Mr.Potter, voi dovete prendere quella porta, troverete cinque stanze, andate sempre dritto, fino alla sala del trono, ma attenti a quella delle armi...non so quanto le armature siano inefficaci...ci sono due porte che celano gli uffici, cercate documenti o altro, lettere magari. Solo foto, i documenti devono stare qui." aggiunsi, prendendo il polso della bionda e uscendo nel corridoio.
"Dove andiamo?" Mi chiese.
"Prima nella stanza col tavolo di marmo, poi nel corridoio scuro, penso che porti alle segrete." Risposi.
Andammo fino all'ala sud, dove uscimmo nel corridoio esterno, verso la porta col cerchio del veleno.
Feci luce con la bacchetta e scendemmo sperando di trovare qualche ricerca o esperimento.
Gli stregoni erano stesi come il resto delle persone.
Avevano davanti a se tantissime ampolle di sangue e elementi chimici magici.
"Ho trovato lo schedario." Mi avvisò Rose, estraendo il cellulare e iniziando a fare foto a quante più relazioni possibili.
"Li torturerei se sentissero qualcosa..."sputai acida alla fine, lanciando un ultimo sguardo a quei tipi, prima di andarmene.
"Andiamo a chiamare Al e lo zio?" Chiese Rose una volta uscite.
"No, devo fare una cosa per cui mi fido solo della mia migliore amica." Risposi, dirigendomi alla torre nord-ovest, salendo al piano proibito.
"Cosa cerchiamo?" Domandò.
"Una porta diversa da tutte le altre..." risposi.
Arrivammo alla fine del corridoio, dove vi era una porta rossa.
Entrammo in una specie di piccola stanza degli specchi, con dei libri e librerie alle pareti.
"E ora?" Chiese.
"Cerca la porta." Risposi iniziando ad esaminare le pareti e i libri per un ora.
"Ma andiamo!" Sbottai.
"Di preciso cosa stavamo cercando?" Chiese.
"Antichi oggetti magici, capaci di tutto e incantesimi siriani, scritti in una antica lingua su fogli d'oro e d'argento. Incantesimo proibiti e bidimensionali." Spiegai, ricevendo un occhiataccia alla Molly Weasly con un pizzico di Granger e anche un po' di Delacour.
"Quelli da poco rubati al team di ricerca archeologica?" Domandò stizzita.
"Esattamente." Sorrisi.
Lei chiuse gli occhi, prendendo un bel respiro e iniziò a togliere tutti i libri dalle librerie.
"Aiutami a spostarla." Disse, iniziando a spingere via quella opposta alla entrata.
Dietro, lo specchio, era rovinato e sporco.
Rose si ci riflesse, accarezzandolo da quanto più in alto potesse, fino a fermarsi a mezz'aria.
Impugnò qualcosa, poi ruotò la mano e lo specchio divenne d'acqua.
"Il riflesso della porta è una porta, il riflesso di un pomello è un pomello." Sorrise furba.
"Sei fantastica!" Esclamai oltrepassandolo.
Dentro vi era proprio quello che stavamo cercando, non mancava nulla.
"Con queste ci ucciderebbero, è il tesoro di Giove, il più sacro di tutti, con doni portati da tutti i viandanti e dai sovrani." Sospirai, iniziando a prendere i tesori e metterli dentro una borsa espansa.
"Non ci ucciderà nulla?"chiese Rose.
"No, i segugi infernali dormono, i maghi pure, ogni creatura. Dovrebbero comparire dei demoni, ma io ho sangue reale, quindi ho accesso a questa stanza: è un segreto che si tramanda in tutti i nobili più importanti dai tempi della monarchia." Dissi.
"Perché te lo hanno detto?" Chiese.
"Erano obbligati, non avrebbero potuto ignorare questo ordine: si dice che Giove stesso lo impartì." Risposi.
Dopo aver saccheggiato il tesoro di Giove, andammo nella sala del trono, dove ci attendevano i Potter.
"Ragazze, avete fatto?" Chiese Albus quando comparimmo sulla soglia dello studio, mentre lui e il padre esaminavano documenti.
"Questo archivio è infinito!" Si lamentò il signore.
"Noi abbiamo preso tutto...ora c'è solo da trovare Greta..." dico un po' turbata.
"Che hai nella voce? Sei preoccupante..." interviene Al, guardandomi storto.
"Ho una mezza idea di dove l'abbiano messa, ma spero di sbagliarmi." Rivelo con un fil di voce.
"Non sarebbe una novità per noi andare in luoghi in cui non vogliamo del tutto, avessi visto me, Ron ed Herm ai tempi della guerra!" Ride il signor Potter alzando appena la testa dalle scartoffie.
"Che ne dite di andare voi tre? Io sarei più utile con i documenti, specialmente dopo tutti quelli che ho esaminato mentre cercavo Mary." Propose Rose, avvicinandosi alla scrivania.
"No, non mi fido a lasciarti sola qui." Mi lamentai.
"Confermo." Aggiunsero Al e il padre in coro.
"Io però ora devo andare. Albus, tu sta qua, preferisco l'esperienza di chi ha già combattuto." Dissi gelida.
"No, papà resta con Ro, io vado con lei!" Esclamò Albus.
"Non hai mai duellato, andremmo contro l'ignoto!" Replicai.
"Andremo tutti e tre; Rose, sta attenta e punta una sveglia ogni ora, devi essere con i sensi attivi." Esclamò il signor Potter, lanciando occhiate di intesa a tutti e tre, per poi incitarci ad andare verso i corridoi.
Raggiungemmo l'arazzo che nascondeva il gran buio che avevo temuto nella mia infanzia.
Facendomi luce con la bacchetta e affiancata dai due Potter, percorsi la sinistra scalinata, fino a raggiungere un corridoio che portava dritto, verso altri tre.
"Expecto patronum!" Lo invocò il signor Potter, mandando il cervo elegante in uno dei corridoi.
"Expecto patronum!" Lo imita il figlio, riuscendo a creare una scia di luce, che però si estende senza assumere una forma specifica.
"Ci sto ancora lavorando..." ammette il giovane corvino.
"Mary?" Mi interpellò il signor Potter.
"Non so farlo..." sussurro umiliata, ma lui non ci banda, assumendo in aria sospettosa, seguito poco dopo da Albus.
"È un labirinto, portano tutte nello stesso posto e no." Esclamò.
"Ho la sensazione che il numero di accessi non sia a caso..." sospirai.
Molto incerta, iniziai a dirigermi verso la volta a destra.
"Dove vai?" Chiese allarmato Albus.
"Sono tre corridoi apposta per tre persone, se vogliamo superarli dobbiamo dividerci." Risposi, piuttosto sicura del tranello.
"E se ne scegliessimo uno insieme? Non fare la stupida: da soli saremmo svantaggiati!" Replicò contrario.
"Ma potrebbero esserci delle trappole o peggio!" Ribattei.
"Facciamo così, tentiamo prima insieme quello centrale, poi vedremo che ci aspetta." Sentenziò il signor Potter.
Incerta annuii e iniziammo la nostra marcia vacillante.
Però alla fine del corridoio ci ritrovammo nella medesima situazione.
"Quello a destra!" Affermò Al.
Sospirando avversa lo seguii, mentre procedeva determinato nel buio, ma non era cambiato nulla.
"Possiamo fare come dico io ora? Rischiamo di essere in una trappola temporale!" Sbottai, facendo segno a loro di dirigersi negli altri due.
Con l'orgoglio frazionato, il mio ragazzo iniziò a imboccare l'oscura via, così come il coraggioso padre e la incerta sottoscritta.
In fondo al corridoio vidi una luce, infatti questo finiva in uno spazio aperto, un bosco di inverno.
Mentre l'illuminazione azzurra feriva un po' i miei occhi, che si erano adeguati al buio, iniziai a camminare nella soffice neve, in quel sentiero tra gli alberi.
Arrivata alla fine vidi di nuovo l'entrata da cui ero passata, così corsi indietro.
Era la stessa scena, ma ora si poteva scorgere una figura entrare nel sentiero...io.
Scappando da me stessa mi ritrovai in una rete multidimensionale, allora mi bloccai e concentrando le energie riconobbi la maledizione e provai ad incanalare l'energia attorno a me nelle mie stesse mani, come a renderla più piccola, per spezzarla.
La neve cominciò a creare un turbine intorno a me, ma poi questo diminuii sempre di più, mentre recitavo una preghiera a Gea.
Ora, la stanza era tutta in marmo, elegante, un enorme corridoio con porte blindate e l'atmosfera fredda.
Correndo ansimante fece capolino anche il signor Potter, che mostrò un espressione sollevata nel vedermi.
"Cos'è successo?" Chiesi allarmata.
"Tre mollicci potenziati, purtroppo la mia paura sono i dissennatori e visto che il normale incantesimo non funzionava, ho usato il patrono." Spiegò.
"Io avevo una rete multidimensionale, l'ho annullata con una preghiera e molta incanalazione di magia." Raccontai.
"Percepisci, visualizza e spacca...ce lo dicevano sempre al training da Auror." Rise.
"Albus non arriva..." mugugnai pensierosa.
"Se la caverà, per intanto sara meglio iniziare a vedere cosa nascondono quelle porte." Sospirò il signor Potter, guardando con aria di sfida le ultime.
"Lo schifo del potere..." sussurrai disgustata.
Mi avvicinai alla prima porta da destra e provai ad aprirla con il solito incantesimo, ma niente.
"Sei davvero sciocca se pensi che delle porte fatte dal Dio Vulcano si possano aprire tanto facilmente..." sbuffò una ragazza entrando dal corridoio.
"Come fai ad essere sveglia?!" Esclamò con occhi sgranati il signor Potter.
"Vittoria...tu sei...viva...cresciuta..." dissi a scatti, sentendo gli occhi bruciare una stretta allo stomaco dall'emozione.
"Sono mezza vampira, non ci uccidono tanto facilmente...anche tu sei viva, a quanto pare." Rise amara.
"Avevo così tanta paura che non ti avrebbero sfamata..." mi avvicinai.
"Perché mai?" Si stizzì.
"Ero io ad uccidere chi aveva il sangue che bevevi..." ammisi a fil di voce, cercando di dimenticare gli occhi degli uomini quando capivano che sarebbe stata una bambina a portargli via la vita.
"Che scherzo del destino doverti uccidere..." sospirò, piantandomi gli artigli a livello del diaframma, facendomi provare un dolore così forte da immobilizzarmi, da portarmi via l'aria dal corpo in un flebile respiro, da non farmi realizzare completamente l'accaduto.
La guardai sgranando gli occhi, mentre i suoi diventavano cremisi e i miei azzurri.
"Non erano questi i patti..." biascicò iniziando a sbattere le palpebre spaventata e allontanandosi.
Io rimasi lì senza reagire.
"Vittoria." La chiamai poi con un sussurro suadente.
Lei alzò il volto osservandomi.
"Curami." Aggiunsi e lei mi si avvicinò subito, iniziando a mordermi dove mi aveva infilzata, così che avessi parte del suo veleno e mi velocizzasse la guarigione, mentre i miei poteri e il mio corpo reagivano.
"La bo-r-sa!" Mi si ruppe la voce.
Vittoria mi spesse la borsa e ne tirò fuori un impacco di miele, le nove erbe del nord e sangue di unicorno.
Me la spalmò sulla ferita, che si rimarginava a tempo record, provocandomi un dolore e bruciore assurdo.
Rimasi a terra, ansimante, mentre la ragazza ancora incantata mi accarezzava il ventre, sotto lo sguardo sconcertato di Harry Potter.
"Vittoria...- la chiamai nuovamente-dov'è Giulio?" Chiesi.
"Nella sua cella..." rispose.
"Che cella?" Domandai ancora.
Lei si alzò e si diresse ad una porta poggiandoci sopra il palmo nostalgica, mentre io cercavo di fare lo stesso con l'aiuto riluttante del signor Potter.
"Come si aprono le porte del Dio Vulcano?"domandai ancora, severa.
"Si poggia la mano e si lascia defluire la magia, se si è degni e motivati, questa si apre, oppure si morirà." Spiegò.
"Vittoria, ti libero dai tuoi vincoli." Sorrisi soffiando sul suo viso.
Dopo qualche tentennamento a causa della confusione, si parò davanti la porta che aveva precedentemente accarezzato.
"Che succede?" Chiese.
"Queste sono le prigioni?" Domandò il signor Potter.
Il suo respiro si fece più corto e veloce, ritmato, pesante.
"Che mi avete fatto!?" Sbraitò.
"Vittoria! Guardami! Siamo qui per Greta! Greta! Ma ti porteremo via se ci lascerai, vi porteremo via!"urlai.
"Mary...ormai il sortilegio è attivo da venti ore,dobbiamo andarcene in fretta!" Disse il signor Potter.
All'udire quelle parole, misi subito la mano sul pomello della porta che stava dietro alla protettiva mora.
Lasciai confluire l'energia in quel pomello, sentendo la porta aprirsi, mentre pensavo a quanto mi sentissi in colpa e volessi dargli una vita migliore.
La porta era ormai aperta e a noi si mostrò la figura esile, mal nutrita e maltrattata di un giovane.
"Lio..." lo chiamò Vittoria.
Lui alzò leggermente il volto, notando la nostra presenza.
Così magro, pieno di segni e sporco.
Gli occhi erano cupi e spenti.
Mi avvicinai con cautela, liberandolo dalle catene con un semplice alomora.
"Forza, ora vi portiamo in un posto sicuro...scusate, vi abbiamo praticamente abbandonati..." cerco di incitarlo io, sentendo un opprimente senso di colpa.
"Vit..." sussurrò soltanto.
Lei gli si avvicinò con gli occhi lucidi e gli accarezzò il viso scavato dalla mancanza di cibo e consumato dalla stanchezza.
"Forza, potete fare come volete, anche non fidarvi, ma devo salvare mia sorella."li incitai, uscendo dalla cella e affidando il ragazzo al signor Potter e le premure di Vittoria.
"State indietro..." gli consigliai e loro eseguirono osservandomi.
Mi inginocchiai sul pavimento, poggiando le mani sul marmo.
Sentii il mio corpo cambiare, gli occhi, le zanne, gli artigli.
Con tutta la mia energia, desiderai, pregai, di vedere mi sorella, Greta.
La sua dolcezza, la sua pacatezza ed energia contemporaneamente.
Alzai lo sguardo ed una scattò: la terza da sinistra.
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