Rachele
Quella mattina ero in casa con la piccola Ev, che mi era stata affidata mentre mia sorella procurava i soldi per un Natale in grande.
La mia nipotina, per fortuna, era quieta come sempre e giocava distratta con una farfalla di plastica, mentre io la imboccavano.
D'un tratto ci girammo entrambe verso la porta che si era spalancata troppo velocemente, mostrandoci quel idiota di Sean.
"Ciao straniera." Mi sorrise.
"E ciao bellissima." Aggiunse avvicinandosi a noi e baciando la testolina di Ev, che lo osservò con gli occhioni verdi, per poi scoppiare a ridere.
"Qual buon vento ti porta qui, babbano?" Chiesi io.
"Non chiamarmi così, è fastidioso." Sbuffò.
"Difatti è ciò che sei..." commentai.
"Comunque sono qui per il mio contributo natalizio! È da un po' che ho trovato un posto part-time e il capo ci ha dato un bonus per Natale!" Annunciò mostrandomi una busta.
"Festeggi con noi o con i tuoi?" Chiesi io.
"Pranzo con voi e cena con i miei." Spiegò.
"Vigilia?" Aggiunsi.
"Miei, a quella ci tengono molto." Rispose.
"Ottimo, per noi è meno importante.
A pranzo vengono anche Ces, Otta e Gre. Poi credo che dobbiamo andare a prendere in banca un pacco da parte di Molly Weasly, secondo Mary sono i regali per la piccola." Gli raccontai.
"Ottimo, tu hai fatto i regali per tutti?" Mi chiese.
"Tutto pronto." Sorrisi.
"Sono solo cose tue magiche?" Domandò sospettoso.
"No...in realtà sono andata al mercato con una pozione polisucco...e ho venduto in nero qualcuno dei miei prototipi. Li ho piazzati molto bene e così ho fatto qualche regalo, per poi versare il resto in banca." Risposi.
"A chi lo hai fatto?" Chiese.
"Beh, il babbo natale segreto, Ev e Ludo." Elencai velocemente.
"A me niente?" Sbuffò con un finto broncio.
"No, non credo." Liquidai ignorandolo.
Non ero stata così crudele, in realtà lo avevo preso, ma non gli avrei mai detto prima del venticinque.
La storia del pagarmi la scuola mi aveva fatta sentire in colpa nei suoi confronti e odiavo l'idea che non mi avessero detto niente, ma anche se avrei voluto aiutarlo non potevo tradire il mio solito atteggiamento.
"Quindi...sei una strega..." sussurrò poi.
"So che tecnicamente è un termine giusto, ma preferisco maga." Replicai.
In effetti da quando aveva scoperto tutto, io e lui non ne avevamo mai parlato.
"Io, per caso, già lo sapevo?" Chiese titubante, non lasciandomi il tempo di rispondere. "So che può sembrare strano, ma ho come la sensazione che già lo sapessi, me lo sentivo...non ho dato di matto ne altro, sinceramente sono svenuto per il fattore parto." Parlò a macchinetta.
"Già lo sapevi...l'hai scoperto praticamente subito. Eravamo in macchina, stavamo per fare un incidente, così ho usato la magia per proteggerci. Te ne ho lasciato il ricordo per quasi tutto il viaggio...ma alla fine ho dovuto cancellartelo. Non possiamo permettere che un babbano cammini indisturbato per strada conoscendo un segreto così." Raccontai.
"Me ne potresti restituire il ricordo?" Chiese lui.
"Non conosco il contro incantesimo, a essere sincera..." ammisi.
"Perché?" Domandò irritato.
"Beh, che senso ha cancellare la memoria per mantenere un segreto, se poi insegni a farla tornare? non ci si è mai posti il problema." Risposi.
"Quindi non avrò mai più quei ricordi?" Chiese.
"Non lo so, al momento sei come se avessi un amnesia. Il tuo corpo e il tuo cervello reagiscono, ma non sai a cosa." Spiegai.
"Prova a farmi reagire." Mi incitò dopo qualche attimo di silenzio.
"A cosa?" Domandai.
"Fammi solo reagire." Affermò sicuro.
"Due parole." Mormorai, vedendolo sbiancare, pronto a scattare come una molla.
"Che significa?! Perché sono preoccupato?" Urlò.
"Servono due parole per dire la formula della maledizione che uccide...te lo avevo detto il giorno del viaggio." Risposi cercando di avvicinarmi, lentamente, ma vedendolo indietreggiare al mio stesso ritmo.
"Invece...partis temporus?" Proposi, vedendolo sussultare e poi stamparsi un sorriso emozionato.
"Ora..mi sento come se avessi fatto qualcosa di assurdo, come se avessi fatto un viaggio, vissuto un avventura." Esclamò felice.
Io scoppiai a ridere per quel atteggiamento, poi gli spiegai:"è un incantesimo che crea una tempesta di fuoco, molto sconvolgente la prima volta." Gli sorrisi.
"Holland che mi sorride, dovrei segnarlo sul calendario." Mi schernì.
Io lo guardai torva, avvicinandomi decisa, fino a confinarlo al muro e fissarlo con gli occhi a pochi centimetri.
"Rachele, non mi chiamo in altri modi e sono stufa di qualsiasi tipo di nomignolo tu voglia affibbiarmi."sbottai rabbiosa, per poi tornare a sedermi davanti Ev, che intanto si era sporcata tutto il viso e il vestito con il cibo, ridendo di gusto quando io feci una faccia incredula.
"Vado a pulire questa pasticciona di mia nipote." Sbuffai, facendola levitare fino al fasciatoio.
"Non la prendi in braccio?" Chiese.
"Sporcherebbe anche me e non voglio fare la doccia con gente in giro per casa." Risposi.
"Che intendi?" Domandò.
"Se io facessi la doccia tu ti offriresti automaticamente di curarla e visto che deve dormire dovreste stare qui. Il punto è che mi innervosisce fare la doccia con te in casa dato cosa accadde la prima volta che tu venisti qui, oltre al fatto che ci eravamo quasi persi l'inizio della partita di quiddich." Esplicitai la situazione.
"Capisco, nemmeno io ci tengo..." mormorò arrossendo.
Dopo aver pulito la bambina la vidi assonnata, così la portai nel suo lettino, mettendole tra le braccia la sua scimmietta preferita.
Tornai in salotto e vidi il castano assopito è steso sul mio divano.
"Spostati." Ordinai.
"Ma sto comodo, perché dovrei?" Chiese.
"Anche io voglio stare comoda!" Mi lamentai.
"Beh...c'è la sedia.." mi indicò il tavolo.
"Ho un idea migliore." Sorrisi furba, prendendo la bacchetta e puntandogliela contro, anche se non la vide, dato che era con gli occhi chiusi.
Mi avvicinai cautamente e misi la punta sotto il suo collo.
Lui aprì velocemente gli occhi, meglio dire che li spalancò come una molla.
Più veloce di lui, dissi "petrificus totalus!"
Il suo sguardo spaventato e confuso era impagabile.
"Levicorpus" continuai, facendolo levitare è solo dopo mi accorsi che si era ancorato le mani alla copertura, alzandola con se.
"Idiota..." sbuffai prendendogliela e risistemandola con un altro incantesimo, mentre lui era ancora vicino al soffitto.
Mi coricai tranquilla sul divano e lo posai a terra, per poi liberarlo dalla prigionia.
"Non puoi fare così!" Sbraitò.
"Perché? Non ti ho mica ferito." Minimizzai.
"È pericoloso far levitare così la gente...almeno credo...e poi sono morto di paura!" Replicò.
"Eppure respiri..." commentai, con tono angelico.
"Fai sedere anche me, acida di una strega!" Sbuffò spostandomi le gambe e sedendosi.
"Uffa...accio sedia." Dissi attirandone verso di noi una, per poter appoggiare i piedi.
"Non puoi far così...non si può.." brontolò bofonchiando e facendomi trattenere una risatina.
"Ah, ti diverti pure, ottimo!" Continuò guardandomi male.
"Esattamente, è esilarante." Scoppiai in un secondo.
"No, non è esilarante, è frustante...e pianta di ridere." Replicò, cercando di trattenere anche le sue risa, ma senza successo.
"E-e tu? -Chiesi ansimando per il fiato corto - perché ridi?"
"Perché è assurdo e poi mi hai contagiato." Rispose calmo, con un sorriso sulle labbra.
Solo in quel momento mi accorsi che eravamo molto vicini.
I nostri visi erano vicini.
I miei occhi scrutavano ogni punto del suo viso.
Il mio cuore batteva stranamente irregolare.
Ci stavamo avvicinando, come se cercassimo a vicenda un punto o altro sul viso altrui.
Poi una figura si materializzò improvvisamente.
Marianna ci guardò con un velo di imbarazzo e disse:"ho interrotto qualcosa?"
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