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Mum

"Congratulazioni...mamma..." sussurrò Rose, cercando di essere positiva.
"Io mi uccido."affermai, fissando la goccia scarlatta sul fondo della boccetta.
"Cosa? No! Non puoi!" Esclamò lei contraria.
"Non voglio essere mamma...ho diciassette anni!" Ansimai agitata.
"Non vuoi vedere come sarà quella creatura?" Chiese indicandomi il ventre.
"Certo che voglio! Ho sempre desiderato una famiglia...ma ora? Con la sede appena colpita? Con un ragazzo che ho frequentato a momenti alterni? Dopo solo la prima volta? Rose! Non puoi parlare sul serio!" Esclamai.
"Stiamo correndo troppo. Ora godiamoci il momento. Godiamoci il fatto, solo per qualche secondo, che c'è una nuova vita tra noi..." mi sorrise dolce, facendomi esalare un gran respiro.

Una nuova vita.
Una vita dentro di me.
Una piccola e innocente creaturina che sto creando.
Un piccolo cucciolo che sarà dentro di me per i prossimi otto mesi...
Un piccolo bambino che avrà il mio stesso sangue e il sangue di Albus.

Come lo dico ad Albus?

Sta per iniziare la sua vita, prenderà il diploma a breve! E se glielo dicessi e non lo volesse? No, lo vorrà di sicuro, è troppo buono per non desiderare suo figlio...
Ma se gli impedisse di fare l'Auror...per quello serve l'accademia: ci vorrebbero tre anni prima che inizi a lavorare...
La sua famiglia cercherebbe di sicuro di aiutarci...ma non posso chiedergli anche questo.
Il bambino non può stare qui! È pericoloso...e se lo scoprisse la sede? Se cercassero di prenderlo...infondo sarebbe un altro erede nobile, che ha a che fare con tre delle famiglie più famose d'Inghilterra!
Non posso chiedere ad Albus di rinunciare a tutta la sua vita...e non posso tenere qui il bambino...ma non voglio neanche abbandonarlo o ucciderlo...anche se sarebbe solo un bene per lui.

"Ti senti meglio?" Interruppe i miei pensieri Rose.
"Devo lasciare tuo cugino e il paese...di nuovo." Affermai sicura.
"Che cosa?!" Esclamò sconvolta.
"Il bambino qui sarebbe troppo scoperto alle grinfie della sede e non permetterò che Albus o altri rinuncino a tutta la loro vita per me o per lui...andrò da mia sorella. Lì troverò un lavoro e me la caverò. Con il bambino. Avere una baby-sitter faciliterà le cose." Spiegai.
"Ma che dici! Ti aiuteremo noi!" Replicò.
"Ti ringrazio Rose, ma state facendo anche fin troppo, inoltre il bambino metterebbe in pericolo anche voi e il vostro paese. La sede potrebbe prenderla male e attaccarvi seriamente sul personale." Dissi.
"Ma che dici? Non puoi portare chissà dove mio nipote!" Ribattè contrariata.
"E se lo uccidessero? O rapissero uno di voi? Che faresti, Rose, se prendessero Scorp? O Hugo? O Lils? Se non James?! O te! Che faresti? E se un giorno anche tu rimanessi incinta e lo uccidessero? Ragiona!" Le posi quelle domande a raffica.
"Lo affronteremmo come una famiglia..." afferma con voce tremante.
"Il mio bambino non porterà via niente a nessuno...la mia famiglia proteggerà me, lui e voi..." conclusi.
"Non te lo permetterò!" Replicò afferrandomi il polso.
"Scusa Ro...ascolta bene la mia voce... tu non ricorderai questa conversazione: io andrò con un pretesto in Canada dai miei fratelli e tu sarai l'unica a sapere il motivo. Non potrai dire a nessuno dove si trova il feto."la istruisco inducendola nel limbo.
Lei annuisce e poi la faccio uscire dalla trance.
"Quindi...che farai con il bambino?" Chiese.
"Vedremo... per ora mi informo su cosa posso e non posso fare..." sospirai sollevata.
Girando i tacchi uscii dalla camera seguita dalla bionda, per poi scendere le scale e andare in cucina a fare i popcorn.
"Ragazze, vi va di vedere un film?" Propose Albus entrando e abbracciandomi.
"Wow, siamo proprio connessi..." ridacchiai versando i popcorn nella ciotola.
"Il che rende tutto più comodo." Commentò Scorp.
"Per me va tutto bene, tranne gli horror, potrebbero dare problemi a Mary." Concordò Ro noncurante.
"Come mai? Che c'è?" Chiese Al, ma gli risposi facendo spallucce.
"...non lo so nemmeno io perché l'ho detto..." sussurrò Ro stranita.
"Va be, comunque niente horror." Sorrise il biondo, cingendole le spalle e incitandola ad andare in salotto.

"Amore -lo richiamai mentre prendeva la ciotola di popcorn - vorrei parlarti di una cosa.." esitai nel continuare.
"Dimmi." Sorrise rassicurante.
"Visto che dovete andare a diplomarvi e io non posso...pensavo di fare qualche mese dai miei fratelli...Rachele e Ludovico..." conclusi.
"Ok, ma quanti?" Domandò un po' restio.
"Beh...partirei dopo capodanno... magari fino al vostro ritorno a casa." Risposi.
"Potrei venire a trovarvi...saranno sei mesi...non sono pochi." Affermò incerto.
"Al...ti amo...ma non puoi sapere dove sono...se ho imparato una cosa dalla tua famiglia è che è meglio non avere troppa gente che sappia il nascondiglio di dei fuggitivi..." cercai di convincerlo.
"Va bene. L'idea non mi fa impazzire, è come se scappassi di nuovo da me...ma tanto sarei comunque chiuso a scuola..." sbuffò lui.

Ridacchiai un po', per poi prenderlo per mano e dirigerci al divano.
Ci mettemmo tutti e cinque comodi e accoccolati sul divano a guardare un film sulle spie che ispirava un sacco i ragazzi.
Nel mezzo il continuavo a criticare le mosse degli attori e le scene, in quanto notavo troppe variabili che non erano considerate.
A tutto ciò Rose si limitò a ridere.

I pochi giorni con i miei amici erano passati, così mi ritrovai la sera prima della loro partenza a mangiucchiare gelato alla menta con il burro d'arachidi.
"Ehi!" Disse Albus entrando in cucina.
"Ciao." Ricambiai con un sorriso.
"Che stai mangiando?" Chiese incuriosito.
"Fidati: non vuoi saperlo." Lo avvertii seria.
"Ok...stasera ti va di un appuntamento?solo io, te e una cena a ristorante." Mi propose.
Scattai subito a guardarlo entusiasta, sentendo gli occhi punzecchiare per le lacrime in arrivo.
"Si si sì! Non vedo l'ora! Vado a prepararmi!" Esultai scappando verso le scale.
"Mary!" Mi richiamò, facendomi voltare.
"Ti vengo a cercare alle otto. Vestiti un po' pesantina...E ti amo." Mi avvertì con un sorriso sghembo.
Corsi a baciarlo con più passione del solito e a fiato corto ricambiai il 'ti amo'.

"Allora piccolo...come ci vestiamo per l'appuntamento con papà?" Chiesi alla mia pancia, dopo aver fatto la doccia e essermi piazzata davanti all'armadio.
Iniziai a osservare tutti i vestiti, lanciandone qualcuno sul letto.
Alla fine avevo fatto una piccola selezione, dalla quale presi il look prediletto.
Indossai delle collant scure, una gonna a quadri piccoli bianchi e neri, una maglietta gialla, i tacchi neri e la giacca nera.
Mi truccai con un po' di mascara, la matita interna, il burro cacao e il rossetto.
Lasciai i capelli al naturale e poi soddisfatta iniziai a preparare la borsa, ma poco prima di uscire fui colta di sorpresa da un conato, che mi obbligò a chiudermi in bagno per dieci minuti e dopo mangiare trenta mentine, lavare i denti sette volte e rifare il trucco.

Mai più gelato alla menta e burro d'arachidi.

Ancora non del tutto sicura del mio alito, uscii dirigendomi verso il piano inferiore, ma fui preceduta da Al che mi venne incontro sulle scale.
"Ciao, tutto ok? Prima non mi sono sentito per niente bene." Mi chiese preoccupato.
"Si...ho solo avuto un piccolo incidente..."sorrisi cercando di minimizzare la cosa.
"Sicura?" Persistette.
"Certo, andiamo? Non voglio rovinare la serata per la mia goffaggine." Sorrisi trascinandolo verso la porta.
"Ehi! Dove andate ragazzi?" Chiese Hermione apparendo nel corridoio.
"Oddio! Mi sono dimenticata di avvertirti! Scusa Hermione! Noi stavamo uscendo per un appuntamento..." dissi imbarazzata.
"Zia, non ti spiacerà se stasera la rapisco per un paio d'ore..." aggiunse Al.
"Ma no, solo domani tornate a scuola e pensavo sareste stati con noi..." ammise con un po' di rammarico.
"Siamo stati con voi due settimane! Ora voglio uscire un po' con la mia ragazza! Dopo tutto quello che è successo siamo usciti sempre in quattro!" Sbuffò il mio corvino.
"Che sbalzo d'umore! Siete in quel periodo?" Chiese la donna ridacchiando.
"Io mi astengo da qualsiasi commento." Mormorai pietrificata.
"Ok, scusa tesoro. Andate pure, ma tornare con dei dolci anche per noi." Sorrise lei.

Noi uscimmo e a sorpresa Al mi portò in...un ristorante giapponese! Ovviamente!

Ci sedemmo al tavolo e io mi guardai intorno nervosa.
"Tutto bene?" Chiese squadrandomi.
Ovvio che no! Mi hai portata in un posto che brulica di pesce crudo e a me fa schifo da quando sono fottutamente incinta!
"Certo..." mormorai cercando di contenere quanto più possibile la rabbia.
"Guarda: qui hanno anche le birre sia locali che straniere!" Aggiunse entusiasta.
E lì sentii pure il bambino chiedere quanto scemo fosse il mio ragazzo.
Che poi, povero, lui non sapeva che fossi incinta...però che sfiga!
"Stasera credo sia meglio una coca cola, non sono in vena di alcol." Sorrisi rammaricata.
"Mi spiace Mary...pensavo ti avrebbe fatto stare un po' meglio una serata in qualche ristorante col sushi, dato che da quando sei tornata non stai molto bene..." fece in espressione corrucciata.
"Oh Al, sei stato un tesoro a organizzare l'appuntamento...vorrei davvero passarlo tranquillamente...ma con le cose tendo ad avere problemi con alcuni cibi, tipo il pesce crudo o la birra..." spiegai.
"A sto punto potremmo cambiare ristorante." Propose.
"Come vorresti fare?" Domandai confusa.
"Siamo maghi: abbiamo sempre qualche asso nella manica." Mi fece in occhiolino, per poi prendere una fialetta e berla tutta in un colpo.
Cinque secondi dopo era diventato di una cera orribile, facendomi spaventare da morire.
"Al!?" Lo chiamai preoccupata.
"Tranquilla amore." Mi fece un sorriso forzato.
Io lo presi e lo portai fuori con un passo da carro armato lanciando occhiate di pura rabbia a chiunque ci intralciasse la strada, poi lo feci sedere su una panchina.
"Al? Al che cavolo hai preso? Che ti succede?" Sparai a raffica in lacrime.
"Mary, tranquilla, è solo un malore liquido. Dura dieci minuti e lo vendono nel negozio degli zii.
Dovrebbe simulare un indigestione per saltare le lezioni." Sorrise.
"Ma...ma...sem-sembri..." balbettai singhiozzante continuando a piangere e controllando che stesse bene per minuti infiniti, finché la pozione non fece più effetto.
"Mary...era solo un innocua pozione..." cercò di consolarmi con un abbraccio protettivo.
"Sem-sembrav-va che ti av-avessero avve-avvelena-to." Continuai non riuscendo a smettere.
"Dai piccola..."mi baciò i capelli.
"Ti va una pizza in macchina?" Chiese poi cercando di salvare l'appuntamento.
Io annuii affamata e tornammo all'auto.
In macchina ero ormai totalmente calma e quando Al mise la musica mi accesi come una lampadina e iniziammo a cantare stonati come campane, ma divertendoci.
Passammo in una pizzeria e lui prese un margherita, mentre io presi una napoletana con doppie acciughe, le patatine fritte e i funghi.
La faccia che fece la cameriera era un misto tra schifato e 'capisco', notai anche che lanciò un occhiatina alla mia pancia.
A quanto pare è una pizza di moda tra le donne incinte...
Una volta rientrati nel veicolo salimmo su una strada in collina che dava sulla città, una visuale pazzesca della magica Gocric's Hollows.
Mangiammo tranquilli le nostre pizze e guardammo il panorama scherzando su ciò che ci aveva riservato la vita.
"Chissà com'è avere dei figli..." mi chiesi all'improvviso.
"Pensi a Vic e Teddy?" Domandò lui.
"Già..."risposi incerta.
"Non lo so, ma secondo me deve essere bello. Io sinceramente aspetto con ansia di essere padre per fare quelle cose che faceva il mio con me: insegnare il quiddich, i biscotti a Natale, leggere la sera insieme le favole, organizzare i giochi con tutti i cugini..." disse divertito dai ricordi.
"Io non vedo l'ora di insegnargli l'italiano e lo battezzerei, gli racconterei tutte le storie della vita con i miei fratelli e lo porterei al mare tutte le estati! Vedere il suo sorriso, sentirmi chiamare mamma, portarlo al parco..." iniziai a fantasticare.
"Il problema sono i primi anni: quelle pesti non fanno altro che piangere. Scommetto che Victory avrà un esaurimento nervoso prima dei trent'anni!" Ridacchiò lui.
"A me preoccupa di più il fatto che il bambino potrebbe essere molto potente, sarebbe difficile gestire la sua magia...significa non potergli dare un infanzia normale! Chiuderlo in casa! Non mandarlo a scuola con gli altri bambini! Iniziare ad essere odiata da lui!" Iniziai ad agitarmi.
"Ma no, dai, non penso che col bambino avranno di sti problemi. Al massimo sara un cambia colore, ma per quello c'è l'istruzione privata e poi siamo una famiglia grande, nel giro di un paio di anni anche le altre grandi si sposeranno e saranno genitori." Ribattè tranquillo.
"Chissà, magari Ro e Scorp daranno prima che le tue cugine si sposino." Risi.
"Ma anche no, verremmo torchiati anche noi se avessero di sti problemi." Sospirò lui.
"Un bambino non mi sembra carino da definire come 'problema'" ribattei.
"Lo so, però certo non sarebbe facile da gestire alla nostra età." Replicò.
Io annuii ed entrambi ci zittimmo.
"Tu come lo chiameresti tuo figlio o tua figlia?" Chiesi poi non riuscendo a trattenermi.
"Non lo so...però vorrei che di secondo nome facesse Remus o Ron, oppure Arthur. Mentre mia figlia vorrei chiamarla come mia madre: Ginevra." Rispose riflettendo.
"Che carino. A me piace Arthur." Sorrisi.
"Arthur Potter." Ridacchiò lui.
"Secondo nome? Nelle nostre famiglie tutti hanno un secondo nome." Chiesi ancora.
"Arthur Scorpius Potter." Propose.
"Come il tuo migliore amico? Mi piace! "Risi.
"Però non ha un bel suono..." sbuffò.
"Arthur Hyperion Potter. Il suo secondo nome!" Esclamai.
"Ecco! Così si che va bene!" Rise beato.
"Poi Ginevra Potter...?" Domandai un po' incerta.
"Mmh ... Charlotte Ginevra Potter." Disse.
"Charlotte?" Chiesi io.
"Si, come la principessa." Rispose ovvio, facendomi scoppiare a ridere.
"Lux Ginevra Potter?" Chiesi io.
"Lux?" Si accigliò.
"Si: è in latino e significa luce. Sarebbe una persona solare..." spiegai.
"Carino." Sorrise.
"Evelyn!" Esclamò dopo un po' di silenzio.
"Evelyn?" Ripetei.
"Si! Evelyn Lux Ginevra Potter! Detta Eve." Sorrise soddisfatto.
"Che nome lungo..." sospirai.
"Vuoi mettere con quello del preside Silente?" Chiese beffardo, facendomi scoppiare a ridere.
"Evelyn Lux Ginevra Potter...e Arthur Hyperion Potter..." chissà quale dei due sarà il suo nome...

Dopo quel discorso troppo insolito per due adolescenti Al mi bacio dolcemente, come se in cuor suo sapesse che ero davvero incinta.
Finto il dolce bacio riprendemmo discorsi più "normali".
Parlammo di quiddich, delle nostre folli famiglie, progettammo anche un viaggio post-diploma.

Dio, stavo così bene, mi sentivo talmente serena...

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