Holland
Tra le mani rigiravo le foto fatte con mia sorella Marianna.
Era la mia preferita, siamo sempre state estremamente legate tra noi, nulla ci poteva dividere, neanche la diaspora della nostra famiglia.
Toronto è molto bella, un po' fredda, ma anche a York il tempo non era dei miei preferiti.
Di lì a qualche giorno sarei partita per andare a Ilvermony, mentre mia sorella era andata a sud con Ces e Otta.
Lisciai i capelli neri e mi vestii con un paio di jeans e la t-shirt che avevo comprato a Parigi quando studiavo nella sfarzosa Beauxbatons.
Holland Rodrigez, il mio nuovo nome.
Mentre andavo a scuola nel paese romantico per eccellenza, imparai anche lo spagnolo, grazie a una mia compagna, che sapeva solo quello; così potei vantarmi di parlare quattro lingue: italiano, francese, inglese e spagnolo.
Uscita di casa, mi diressi nel quartiere dei musei, che da sempre mi hanno ispirata nelle mie invenzioni.
Una volta, dopo aver visitato il museo di Londra, inventai un trasformatore di incantesimi che usava la magia per generare elettricità; fu molto utile durante le emergenze.
Nel corso della mia vita ho inventato tante cose, che un giorno spero di poter presentare al mondo magico.
Marianna era la mia più grande sostenitrice, fu lei a possedere la prima bacchetta che costruii.
La feci una notte, non riuscendo a dormire, sentii il bisogno di uscire e tagliai il ramo di un pino.
Lo lavorai, come quegli affascinanti canalizzatori di energia magica che usavano i miei fratelli e le mie sorelle più grandi.
Qualche giorno dopo, Claudia tornò a casa e mi regalò una piuma di fenice.
La misi nella bacchetta, ma sentii che mancasse ancora qualcosa, che trovai camminando vicino al fiume nella brughiera.
Era una specie di minerale, un sassolino smussato, tutto bianco e leggero.
Lo incastonai nella bacchetta e questa fu perfetta!
Per sbaglio, Mari la prese per consegnarmela, ma appena la impugnò questa si accese, provocando dei bagliori e delle scintille.
Da allora fu la sua bacchetta.
Paradossalmente io non ne costruii mai una per me stessa, la mia la dovemmo comprare da Olivander, che però fu piacevolmente colpito dalla bacchetta di pino.
Ludovico ha preso un appartamento nella Little Itlay della città, secondo lui era piacevolmente ironico e poi non ha mai sopportato il cibo degli stranieri.
Non è molto grande, ma c'è un bagno, un salotto con cucina e tavolo, una camera da letto e un ripostiglio che abbiamo ingrandito con degli incantesimi.
Mio fratello è molto intelligente e ha trovato un modo per farsi pagare, dando gli esami universitari altrui.
Non è il migliore dei metodi per fare soldi, ma al momento ci basta per pagare tutto.
Provai in molti modi a convincerlo che fosse meglio farmi stare a Toronto, piuttosto che mandarmi a Ilvermony, ma lui si oppose.
A Beauxbatons, appena scoperto dell'avvento della diaspora, obbligò la preside a fargli dare tutti gli esami in anticipo, per poter prendere il diploma.
Madame Maxime fu titubante, ma non riuscì a fermarlo, quando lui le disse il suo nome vero, quello completo.
Lei sapeva delle sette, sapeva di cosa fossero capaci gli italiani.
A causa della protezione che la scuola forniva a qualche giovane mago italiano, fu spesso e volentieri minacciata da loro.
Ludovico è un Druido, la tipologia di maghi più antica esistente, capace di usare i riti e gli incantesimi più sacri e potenti.
Hanno un intelligenza superiore, ferree virtù, il loro animo si dice operi secondo la giustizia e sono detti "i custodi della magia, dal suo principio" usano la più pura versione di questa.
La famiglia di Ludo era custode della Petra Genetrix da sempre, ma vi fu strappato e allevato in quanto ultimo possessore del sangue di Druido, dopo aver ucciso i suoi avi.
Una peculiarità dei druidi è che usano incantesimi a dogmi, ovvero corte frasi che ispirano lo spirito e il cui obbiettivo è essere applicati nella vita, così vengono spiegati nei libri dei babbani.
Per i maghi i dogmi sono formule corte, recitate in una lingua divina, generate dall'anima e capaci di modificare ogni esistenza.
Erudeiti Custi Ludovicus.
Mio fratello si che è forte, con il suo sangue sacro.
Dapprima, fui titubante, osservando i musei che mi si presentavano davanti, ma poi mi decisi e indossai la collana con il cristallo confondente.
Entrai nel museo e mi avvicinai alla biglietteria.
"Salve, quanti biglietti vuole?" Mi chiede gentilmente la donna dietro il bancone.
"Mi dia un attimo..."dissi prendendo dalla borsa il modulatore di voce.
Anni prima scoprii che la voce di Mari toccava una frequenza capace di stordire e far ubbidire chiunque stesse colloquiando con lei.
Così costruii il modificatore di voce, registrando il canto di mia sorella e poi facendola circolare in un circuito che creava un campo circolare, che una volta attraversato da un onda sonora la contaminava rendendola come quella di una occhi di Venere.
"Un biglietto...spero offra lei." Le sorrisi innocente, mentre lei mi consegnava il biglietto, gratuitamente.
"Molte grazie, ora è libera." Conclusi, soffiandole in viso.
Io sparii nel corridoio, mentre lei si riprese e fece procedere la visita.
"Mi scusi, signorina, ma dovrei controllarle la borsa."mi fermò un signore della sicurezza.
Aveva in aria strana, non sembrava un semplice babbano.
"Mi dia un attimo." Lo fermai, per poi sfilarmi un bracciale dal polso.
Era morbido, in ferro.
Lo scossi e assunse l'aspetto di un cerchio perfetto, per poi prendere da un lato una membrana trasparente e tirarla, come una tenda circoscritta nel cerchio.
Il bracciale divenne una lente, nella quale guardai per scrutare il museo, accorgendomi che fosse insolitamente e massicciamente contaminato di energia magica...e che l'uomo davanti a me fosse un Auror.
"Cavolo..." sussurrai.
"Secondo lo statuto di segretezza è vietato l'uso di oggetti magici in luoghi pubblici, davanti ai babbani. Senza contare che l'ho vista praticare magia su un babbanno, a scopi di truffa è senza obliviarla." Elencò con fortissimo disappunto.
"Mia sorella me lo diceva sempre di mettere le lenti-rileva-magia fisse... comunque non ho fatto incantesimi sulla bigliettaia e poi lei non sa cosa le sia successo.
Per lei io nemmeno esisto e poi, appena la seminerò lei non riuscirà più a riconoscermi, quindi stia tranquillo che faccio tutto con criterio." Gli sorrisi, prendendo un coltellino coperto di veleno di Kanima dalla tasca e graffiando il suo braccio con esso.
Riposi l'arma nella tasca interna giacca e poi spinsi l'auror in un corridoio.
"Non si agiti, l'effetto dura massimo un oretta.
Comunque non le rimarrà la cicatrice e non sono una pazza o una criminale, il mio compito è solo quello di tenere un profilo basso e superare gli anni a venire. Ora però mi tocca obliviarla, anche se non mi potrà riconoscere, abbiamo parlato troppo e poi lei ha visto i miei lavori."blaterai, pulendogli il taglietto, disegnando una barriera riflettente con il gesso intriso di sudore di camuflone e brandendo la bacchetta per fare l'incantesimo per dimenticare.
"Ora, vorrai scusarmi, ma vado a fare la mia visita del museo." Gli sorrisi, congedandomi e andandomene, mentre il mago mi osservava in silenzio.
Mentre camminavo tra i soggetti esposti, segnando le cose più affascinanti sul mio taccuino, pensavo alla sgridata che mi avrebbe fatto Ludovico, se mai avesse scoperto gli avvenimenti.
Certo che, anche io, arrivo da due mesi e mi faccio beccare da un Auror al museo... avrei dovuto fare oggetti più discreti.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro