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Funny afternoon

Due settimane e sarebbe cominciato il nuovo anno a Ilvermorny.
"Non ci credo che stai per ripartire...-sbuffò Sean -con chi litigherò ora?"
"Quante gioie mi dai..." sospirai sarcastica.
"A me basta che il preside Turner non mi chiami per parlare di te, poi mi va tutto bene." Commentò Ludo.
"Fidati un po'...e poi non mi avete ancora detto chi dei due mi porterà alla stazione." Ribattei.
"Pensavamo di portartici insieme." Rispose Sean.
"Grazie papà 2, papà 1 ricordati che devi accompagnarmi anche a prendere il nuovo libro di storia e biologia." Sorrisi innocente.
"Perché ho preso te sotto la mia custodia?" Bofonchiò mio fratello lamentoso.
Io, allora, presi il cuscino del divano e glielo tirai, facendolo quasi cadere dalla sedia.
"Beh, Holly è la tua unica sorella, meglio qui che saperla in qualche orfanotrofio." Rispose Sean.
Ludo rise nervosamente, non sapendo che dire e sperando che qualcuno cambiasse argomento.
"Beh, non so voi, ma io vorrei divertirmi dato che non ho fatto ancora nulla di davvero entusiasmante questa estate, le uniche volte che uscite non mi portate con voi." Misi un finto broncio.
"Io ho una sessione di esami questa settimana. Fate qualcosa voi due." Disse Ludo.
"Sai che litigheremmo." Sospirò Sean.
"Non se puntate il vostro umorismo del cazzo contro altri." Commentò mio fratello.
"Che dovremmo fare?" Chiesi confusa.
"Ho un idea...Holly sai scassinare le serrature come Kilian?" Domandò Sean malandrino.
"Si...non so dove vuoi andare a parare, ma la cosa inizia a piacermi..." sorrisi a mia volta, molto eccitata.

La mattina dopo, Sean, si presentò a casa mia con una busta di palloncini e intenzioni ben poco legali.
Con la macchina andammo fino a un quartiere molto distante dal nostro, in una strada piena di negozi e pub.
Mi indicò una porta in un vicolo e fece da palo mentre io usavo a sua insaputa la bacchetta per aprire la serratura.
Davanti a noi si presentarono delle rampe di scale, così iniziammo a salirle, fino ad arrivare davanti all'appartamento dell'ultimo piano, circa il terzo.
Usai nuovamente l'alhomora e entrammo nella accogliente abitazione, anche se trascurata.
"Era casa di un mio amico, adesso sta passando le vacanze a San Francisco per esporre i suoi lavori: di sopra c'è anche il suo laboratorio, è un ottimo artista, ho un suo quadro anche a casa." Mi spiegò.
"Wow, mi piacerebbe conoscerlo la prossima volta che torno." Dissi curiosa.
"Ogni tuo desiderio è un ordine, ma adesso datti da fare: dobbiamo riempirli tutti." Sorrise, alludendo ai palloncini.
Li riempimmo d'acqua e poi li mettemmo in un catino trovato nel ripostiglio.
Una volta che finimmo, uscimmo sul balcone e iniziammo a tirarli addosso alla gente, per poi nasconderci e scoppiare a ridere accasciati dietro il muretto del terrazzo.

"Penso che qualcuno stia per chiamare la polizia..." sussurrai tra una ristata e l'altra.
"Speriamo di no, quel mio amico sarebbe capace di uccidermi." Sbuffò lui.
"Ow, ti serve qualcuno che ti pari il culetto?" Lo presi in giro.
"Poi non chiederti perché non hai un ragazzo." Ribatté lui.
"Pessima scelta di parole...vedi, nella mia famiglia esiste una tendenza per la quale frasi come questa vengono recepite come sfide. Per una donna orgogliosa come me, una sfida del genere potrebbe generare situazioni... spiacevoli..." dissi dispiaciuta.
"Non ho paura di una ragazzina." Sorrise lui malandrino.
"Beh, vorrà dire che sarò la tua prima eccezione." Ricambiai il sorriso avvicinandomi al suo orecchio e sentendolo deglutire rumorosamente.
"Ricordati che io so perché non ho un ragazzo, è una mia scelta...e poi non puoi mai sapere che succede quando sono ad Ilvermorny." Gli rammentai con aria beffarda, per poi allontanarmi rapidamente e riassumere un modo distaccato.
"Ora, finiamo di inzuppare la gente. Voglio passare a comprare il gelato al supermercato prima di tornare a casa." Conclusi, alzandomi e lanciando un gavettone accanto a una signora anziana che temetti rischiasse un infarto.

Sean si alzò da dietro il muretto solo dopo una decina di minuti e mi aiutò a finire i palloncini, malgrado rimase un po' stordito.
Appena finimmo di rinfrescare i passanti tornammo in strada e ci dirigemmo al parco, dove alcuni bambini giocavano scalmanati, proprio come quell'inverno.
Poi un pallone colpì il povero Sean, che iniziò a osservare ciò che ci circondava, nella speranza che comparisse il responsabile.
Un bambino smilzo, con le guance arrossate e gli occhi vispi ci si presentò, reclamando la palla, almeno fino a quando non mi riconobbe.
"La signora con 9 fratelli!" Esclamò estasiato.
"Per mille rune! Avete beccato in pieno il mio amico, non oso immaginare cosa fareste in un campionato di quiddich armati di pluffe e bolidi. Fareste onore a Merlino in persona!" Dissi enfaticamente, facendoli scoppiare in mille risate per il mio parlato strano.
"Signora strega.-mi chiamò una bambina.- lei ha mai visto un drago?" Chiese.
"Primo: il prossimo che mi chiama signora lo trasformo in un rospo. Secondo: si, mia sorella è amica della nipote di un famosissimo allevatore di draghi e una volta li ho incontrati, ma di solito li si vedono solo sui libri, sono molto pericolosi." Risposi gesticolando.
"E-e signorina strega, ha mai visto un unicorno?" Chiese un altra bambina, presa dall'entusiasmo.
"Ovviamente! Mi serviva una crine di unicorno per creare una bacchetta e non le vendevano al mercato dei maghi, quindi sono andata con due miei fratelli in un allevamento." Raccontai.
"Quindi hai una bacchetta!" Sussultò un ragazzino.
"Si, ma non si fanno le magie davanti ai non credenti...come quel tipo che avete colpito..." ribattei, sussurrando l'ultima frase e indicando Sean.
Allora tutti i bambini si ribellarono e lo fecero girare.
Io mi sfilai un anello e lo poggiai sul palmo della mano.
"Fate ben attenzione, guardate come si muove il mio dito e ascoltate le mie parole: questo è l'incantesimo per far levitare gli oggetti.
Wingardium leviosa." Recitai, facendo alzare il mio anello.
I bambini scoppiarono in un vociare estasiato, incantati da quella semplice magia.
"Bene, starei qui a farvi vedere altri trucchetti, ma chi torna a casa tardi deve lavare i piatti senza magia e non voglio che la mia famiglia mi requisisca la bacchetta, soprattutto se la mia sorvegliante durante la punizione sarà la mia sorellina, è tirannica ogni tanto..." mi congedai, dopo aver terminato l'incantesimo.
Salutai i bambini e rilanciai loro la palla verso dove stavano giocando, tornando da Sean.

"Bel teatrino, prima." Si complimentò mentre sceglievamo il gelato.
"Grazie, quei bambini li avevo incontrati questo inverno e visto che conosco qualche trucco di prestigio gli ho raccontato le storie assurde che la signora Morris raccontava a noi bambini quando eravamo piccoli. Viveva alla fine della strada ed adorava le favole, era una scrittrice, pensava che la magia nella vita dei bambini fosse il bene più prezioso perché guardano tutto con occhi più affascinati." Inventai.
"Che tipa particolare." Commentò.
"Era una brava donna, mi è sempre dispiaciuto che non fosse la nostra baby-sitter." Risi.

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