A unwaited boy
Ero a casa da sola, tanto per cambiare, fino a quando qualcuno bussò alla porta.
Come da programma feci finta di nulla, almeno finché non sentii quella voce.
"Marika? Mi apri?" Chiese.
"Parola d'ordine." Lo misi alla prova.
"Sottoscala." Rispose.
Senza esitazione spalancai la porta facendolo entrare, per poi chiuderla e saltargli addosso.
"Che diavolo ci fai qui?" Gli domandai entusiasta.
"Mi hanno espulso." Disse con noncuranza.
"Mi prendi in giro?" Mi gelai.
"Ovviamente, ho preso un permesso dalla preside per andare a comprare un oggetto per il quiddich a Diagon Alley è dato che non è stupida mi ha lasciato a casa fino a domani sera." Spiegò.
"Non farmi prendere colpi del genere! Mai più!" Esclamai.
"Va bene." Ridacchiò baciandomi la fronte.
"I tuoi sono a Godric's Hollow, James ad addestramento. Dovrebbe tornare per le sette." Lo avvertii trascinandolo in cucina per fare il te.
"Va bene, porto la borsa di sopra e poi chiacchieriamo." Sorrise.
"Oh, ci penso io." Dissi facendo un incantesimo di smaterealizzazione con la bacchetta, che tenevo sempre tra i capelli.
"Wow, quello è difficile."esclamò.
"Me lo aveva insegnato Claudia a Natale della quinta..." sospirai.
"Sai dove sono?" Chiese.
"No, non sono la loro custode." Risposi.
"Capisco, per il resto come va?"Domandò.
"Tutto a posto...stimiamo di partire presto, spero di potervi inviare un gufo quanto prima." Sorrisi, anche se mi dispiaceva dirgli mezze verità.
Ormai i giorni della preparazione erano finiti: il sortilegio era solo da lanciare, gli auror erano stati scelti e il diversivo era pronto, ma non avrei mai potuto portarli con me a rischiare.
La partenza era decisa per due giorni dopo, lunedì...
"Ottimo, vedessi come si preparano Rose e Scorp: vanno quasi tutte le sere a leggere e imparare nuovi incantesimi, anche proibiti.
Ci andrei anche io, ma sono terrorizzato da cos'altro potrebbero fare in quelle sessioni serali..." raccontò allusorio, facendomi scoppiare a ridere.
"Mi spiace lasciarti solo là." Sospirai.
"Non ci provare, James me lo ha detto che muori di gelosia." Rise avvicinandosi e abbracciandomi da dietro.
"Quello lo uccido..." mormorai, sentendolo ridacchiare.
"Ti prego, resta sempre un Potter." Mi baciò il collo.
"Ci sono Potter e Potter...questo è tradimento..." sbuffai.
"E poi sarei io la serpe." Rise.
"Fidati, quando facevi l'idiota eri una serpe perfetta, sempre in mezzo alle ragazze, fare scherzi stupidi alla casa, essere il re della festa..." dissi girandomi e guardandolo negli occhi.
"Purtroppo una Griffondoro ha fatto emergere la parte più rossa e oro di me..." sbuffò.
"Ma l'ha dovuto fare sfruttando la sua parte peggiore." Sussurrai con rammarico.
"Che devo dire? A me piacciono quelle coi controboccini." Rise.
"Questo si che è un signor complimento." Puntai gli occhi al cielo.
"Ora come ora mi sta venendo in mente un idea davvero divertente..." mi avvertì con sorriso malizioso.
"Me ne parlerai davanti a una tazza bollente..." lo interruppi, sentendo l'acqua bollire.
Versammo il te e mettemmo in mezzo un piatto di biscotti.
"Sentiamo l'idea geniale." Lo incitai.
"Visto che facciamo scintille solo nei momenti di tensione...perché non ci scambiamo per il weekend: io mi comporterò da Grifone e tu da Serpe, magari potremmo divertirci..." mi spiegò.
"Che idea da serpe...però ci sto! Mi piacciono le sfide." Accettai.
"Voglio proprio vedere come vedi le ragazze della mia casa..." sorrise sghembo.
"E io voglio proprio vederti fare il bravo ragazzo un po' intrepido e malandrino..." ricambiai lo sguardo.
"Sono un Potter, ce l'ho nel sangue e comunque posso fare tutto." Sì pavoneggiò.
"Ma sei in competizione con me, che mi fingo un'altra persona da una vita..." gli ricordai.
"Jessica e Marianna sono uguali, hai solo cambiato nome." Sbuffò.
"Pessimo, pessimo commento." Sospirai.
"Cosa c'è? Voi farmela pagare?" Chiese malandrino.
"Ti farò supplicare il perdono...- sorrisi maliziosa- oggi pomeriggio, alle sei, aperitivo e vedremo chi è il migliore...io prendo un mojito."
"Le cose prendono una piega sempre più eccitante." Sorrise sorseggiando del te.
"Ci puoi scommettere, dolcezza." Ribattei addentando un biscotto.
Quel pomeriggio mi chiusi tra bagno e camera, piastrai i capelli, mi misi un vestito nero e sensuale, rigorosamente troppo corto e scollato, i tacchi e feci una lista di tutti i tratti tipici che avevo notato nelle Serpeverdi: provocanti, aspiranti al meglio, determinate, intransigenti, manipolatrici, irritabili, dominatrici, astute e competitive.
Sinceramente le trovo le migliori spie al mondo, ma avrei problemi a lavorarci, sono lupi solitari, hanno solo l'obbiettivo.
Feci prove di comportamento davanti allo specchio, fino al suono della sveglia che avevo puntato, indice che fosse il momento di scendere.
Diedi un ultimo sguardo all'imagine, sospirai profondamente e mi dissi:"forza Mary, missione copa de las almas".
La missione de las almas era il recupero di un reperto magico, un calice usato da una antica setta spagnola per giustizziare i traditori e i dannati, il quale mandava le anime che bevevano da lì direttamente all'inferno.
Secondo una trattativa sarebbe stato venduto agli italiani, ma il commerciante aveva un figlio, giovane e viziato.
Per poter rubare il calice andai coi miei fratelli ad una festa e proposi un incontro "speciale".
Povero allocco: non ci arrivò proprio che lo avrei ipnotizzato e costretto a rubare il calice.
Tutti, poi, pensarono che qualcuno avesse usato l'imperium...Einstein aveva proprio ragione quando diceva che non c'è limite alla stupidità.
Scesi le scale cercando di non ammazzarmi, dato che era da una vita che non mettevo i vestiti da missione.
"Mrs Smith, ce ne ha-" sussultò Albus girandosi e vedendomi.
"Salve, Mr Smith. Non è da te fare il taciturno, qualcosa che non va?" Chiesi avvicinandomi.
"Solo una donna come te potrebbe riuscire ad sospendere la mia prontezza." Mi elogiò.
"E che donna sono?"domandai, sempre più vicina, parlando a sussurri.
"...unica." Disse piano, con voce roca.
"Quindi solo io." Affermai girandomi improvvisamente per non mostrare il rossore in viso.
"Un po' superba la ragazza." Mi schernì beffardo.
"Se vuoi posso farti vedere tutti e sette i peccati capitali...dal primo...all'ultimo..." mi appoggiai al muro, sorridendo innocente.
"Mi piace rischiare, fai del tuo peggio." Mi incoraggiò.
"Farei più attenzione alle parole, ricordati le mie parole di un tempo: il fuoco brucia." Lo avvisai.
"Non è mai stata una cosa che mi spaventasse." Sorrise sghembo.
Feci un cenno, sospirai e mi avvicinai a lui, prendendolo per la maglietta e facendolo sedere sul divano.
"Sentiamo, cuor di leone, elencameli: la sequenza la scelgo io." Lo sfidai.
"Accidia, ira, invidia, gola, lussuria, superbia, avarizia."recitò.
"Uh, mi ispira molto la gola..." dissi reclamando la bacchetta e facendo delle fragole con il cioccolato, per poi farle levitare fino al salotto.
"Questo mi piace molto..." sorrise Albus.
"Mi spiace tesoro, è roba mia...secondo: avarizia." Gli feci un occhiolino.
"Potevi farne anche per me." Sbuffò.
"Accidia." Ridacchiai mangiando una fragola.
"Vado a prendere qualcosa..." iniziò ad alzarsi.
"No, resta qui, non mi piace mangiare sola..." lo richiamai.
"Perché dovrei?"chiese con disappunto.
"Perché mi ami."sorrisi.
"Ora mi dai una fragola?" Domandò sbuffando.
"Ne è rimasta una...facciamo a metà?" Proposi.
"Va bene." Accettò, avvicinandosi.
Morsi la fragola, sentendo il succo uscirne.
"Sai di dover masticare?" Chiese ridendo.
Io feci una smorfia, poi mi avvicinai a lui, baciandolo mentre la fragola si spezzava.
Masticammo velocemente il frutto, poi ci guardammo qualche secondo.
"Superbia, fatta, ora direi che è il turno della lussuria..." sorrisi maliziosa, vedendo una luce accendersi nei suoi occhi.
"Mi piace questa parola!" Esclamò, cercando di baciarmi, ma non glielo lasciai fare.
Lo spinsi nuovamente a sedere sul divano,poi tolsi le scarpe e mi accoccolai su di lui, baciandogli il collo.
"È la mia nuova parola preferita" disse con un sospiro di piacere.
Io ridacchiai, poi cominciammo a baciarci, come forse non avevamo mai fatto, lasciando scorrere le mani impazzite tra i capelli, sui fianchi, cosce, petto, seno, braccia...
Fu surreale, sembrava che il contatto mancasse sempre di più, ci stavamo lasciando andare completamente.
Tutte le ansie, tutte le preoccupazioni, la lontananza, i problemi, il passato.
Albus lasciò poi le mie labbra per baciarmi il collo, la scollatura, soffermandosi dolce sulle scapole.
In quei frangenti di smarrimento iniziai a mugugnare senza senso, ansimare, torturarmi le labbra.
"Per quanto mi piaccia questo vestito, propongo di andare di sopra a cambiarci..." sussurrò a un certo punto, con voce sensuale.
Incantata lo seguii e raggiungemmo camera sua.
Ridendo, ci buttammo sul letto, continuando a scompigliarci i capelli, baciarci, accarezzarci, ansimare e liberarci del resto del mondo.
Gli accarezzai la pelle sotto la maglietta, fino a sfilarla.
Il vestito che avevo, lentamente, aveva abbandonato il mio corpo, come del resto i jeans di Al avevano abbandonato il suo.
Per quanto sapevo che fosse sbagliato, contro le regole della mia fede, tutto mi diceva di non fermare quella meraviglia.
"È l'ultima possibilità di fermarci." Mi avvisò Albus serio, guardandomi negli occhi, con la mano sui ganci del reggiseno.
Non risposi e lo baciai con ancora più coinvolgimento, così anche gli ultimi vestiti sparirono e il mio corvino iniziò a baciare la poca pelle che fino ad allora era rimasta coperta.
A quel punto mi sentii scoppiare di voglia, così gli accarezzai la guancia per attirare la sua attenzione, gli feci raggiungere il mio viso e gli sussurrai all'orecchio:" adesso",senza traccia di esitazione.
Lui entrò lentamente e non fu piacevole come immaginavo.
Poi il ritmo aumentò, fino a sentire un fremito potentissimo che mi pervase completamente, facendomi rimanere senza il poco fiato con cui avevo ansimato e riempito la stanza di gemiti al limite delle urla, come anche Albus aveva fatto parecchio rumore.
Eravamo venuti insieme, quindi lui uscì e si accasciò accanto a me, prendendomi tra le braccia e ridacchiando.
"Pensavo che avremmo aspettato il matrimonio, Mrs Smith." Sussurrò.
"Beh, è stato un brutto periodo, non mi sentivo così libera dal quinto anno...se non mai." Commentai.
"Dovremmo farlo più spesso." Propose.
"Non mi sembra una cattiva prospettiva...dovremmo andare a prendere la pillola del giorno dopo...ci siamo dimenticati delle precauzioni." Dissi preoccupata.
"Ci andrò domani mattina, ora dobbiamo risistemare noi e la casa: sono dieci alle sette!" Esclamò.
Mi alzai velocemente e mi misi l'intimo, con sopra una maglietta di Al.
Portai i miei vestiti in camera, dove misi dei pantaloncini e una maglietta.
Presi la bacchetta e cominciai a fare vari incantesimi per risistemare tutto, i quali funzionarono.
Distrutti, io e Al, ci accucciammo sul divano.
"Albus...manca ancora un peccato capitale..." gli ricordai.
"Si, l'ira." Confermò.
"Lunedì cercherò di uccidere mio zio, il nuovo Princeps Magus." Ammisi.
Purtroppo, prima che lui potesse replicare, James attraversò la soglia di casa, non permettendo al fratello di esprimere il responso della metabolizzazione degli eventi.
Piccolo commento da me: tra poco arriveremo al momento del giudizio, quindi vi chiedo di avere pazienza e darmi qualche giorno in più del solito per due motivi
1) siamo a fine anno e gli ultimi capitoli li avevo scritti in anticipo
2) non ho mai scritto di uno scontro, quindi faccio parecchia fatica...
Abbiate pazienza.
Grazie mille, sorceresspart-time.;)
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