Verso l'ignoto
-Non abbiamo mai avuto un vero primo appuntamento- ha esordito Quattro ormai una settimana fa' alla fine del pranzo.
Dopo quest'affermazione se ne andato via ribadendo:
-Tieniti libera sabato prossimo, organizzo tutto io-
Poi per una settimana è stato parecchio misterioso, ammiccando ogni tanto frasi del tipo "preparati al meglio" o "sei pronta alla nostra giornata".
Ora sono ferma a fissare l'armadio da circa mezz'ora, indecisa su cosa mettermi.
Se mi avesse almeno accennato qualcosa ora andrei su sicuro, ma non so nulla assolutamente nulla.
Se mettessi dei pantaloni, sarei perfetta nella maggior parte dei luoghi per appuntamenti, ma nel caso andassimo in un ristorante di lusso dubito che un paio di jeans sarebbero particolarmente adatti.
Allo stesso tempo se mettessi un abito elegante sarei perfetta per un bel ristorante, ma al cinema sarei vista in maniera alquanto discutibile.
Alla fine opto per un vestito a ruota blu, ne troppo elegante ne troppo casual. Sopra abbino un leggero giubbotto di jeans e il solito leggero strato di trucco e delle ballerine dello stesso colore del vestito.
È la prima volta da quest' estate che finalmente posso indossare un vestito!
Per tutto l'inverno sembrava di convivere con i pinguini, ma adesso nel meraviglioso mese di aprile, posso finalmente smettere di vestirmi con 80 strati di roba addosso.
Quando scendo al piano di sotto, mio fratello fischia e poi dice:
-Ma guarda un po' quanto è diventata gnocca mia sorella!-
-Piantala di sfottermi Caleb!-
-Non ti sto sfottendo...stai davvero benissimo-
Esco di casa e salgo sull'auto di Quattro esclamando:
-Allora...dove si va?!-
-Prova a indovinare...per ora sai soltanto che sono le 11 del mattino-
-Boh non so...a mangiare pranzo in centro o a fare un pic nic-
-Sei così prevedibile...pensavo veramente che come primo appuntamento ti avei portato semplicemente in centro?-
-Effettivamente sì e ora sto diventando ancora più curiosa di prima...-
-Aspetta e vedrai-
Ci fermiamo alla stazione dove Quattro ritira dei biglietti che tiene accuratamente nascosti e quando giunge l'ora mi fa salire su un treno d'alta velocità.
Se fosse un treno normale avrei dei posti in mente, ma con l'alta velocità si può arrivare ovunque nel paese in un massimo di 8 ore quindi non ne ho proprio idea.
Parliamo per circa tre ore, durante le quali cerco in tutti i modi possibili di estorcergli con la forza la città o il luogo dove mi sta portando, ma è impassibile.
Non ci fermiamo da nessuna parte, il che mi rende totalmente impossibile capire dove stiamo andando.
Ma tutto cambia quando intravedo dei grattacieli spiccare dietro a delle colline.
Per ora vedo solo delle punte, ma so esattamente cosa sto per vedere.
Poi d'improvviso tutto scompare e riesco finalmente a vedere questa meraviglia per tutta la sua interezza.
L'Empaire State Building spicca tra tutti e la Freedom Tower spicca con lui.
Vedo una miriade di colori accompagnare quegli enormi grattacieli che desidero vedere da quando sono bambina.
Non è il sogno che vedo quando penso alla mia voglia di venire in questo luogo, perché adesso posso rendermi conto che ciò che vedo è reale.
Non posso credere di essere qui.
Ogni secondo sento la città avvicinarsi un po' di più a me, fino a quando non ne faccio io stessa completamente parte.
Sono qui.
Sono a New York.
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