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Capitolo 2

Iris

La sera del mio licenziamento, sono accasciata sul divano con aria affranta. Sto guardando uno squallido reality sui tradimenti e mi sento malissimo.

Ho combinato un casino. Il lavoro mi serviva, i soldi mi servivano. E adesso non solo ho delle pessime referenze, ma sono anche costretta a cercare qualcosa al più presto. Qualsiasi cosa. Basta che ricominci a lavorare.

Sento le chiavi che girano nella toppa e, dopo un istante, la testolina mossa della mia amica Linette fa capolino.

«Ciao, tesoro» esordisce lei con aria stanca, buttando sul tavolo della cucina le buste della spesa.

«Ciao, amore mio» rispondo controvoglia.

«Che succede?» ribatte immediatamente, cominciando a mettere le cose che ha comprato nel frigo.

Mi conosce meglio di chiunque altro e sa capire che qualcosa non va solo dal mio tono di voce.

Mi alzo dal divano e la raggiungo, aiutandola a mettere la spesa a posto.

Dopo aver deposto le uova in frigo, mi giro di scatto richiudendolo con un tonfo e sibilo:

«Mi hanno licenziata.»

«Che cosa?» fa lei sconvolta.

«Mmm» mugugno triste e mi appoggio alla sua spalla.

«Che è successo?» domanda accarezzandomi.

«Il mio capo è uno stronzo. Ha permesso che dei suoi colleghi mi trattassero come un giocattolo e quando uno di loro mi ha dato della puttana non ci ho visto più» racconto allontanandomi da lei e cominciando a gesticolare, cosa che faccio ogni santa volta.

«E tu hai risposto!» afferma guardandomi dispiaciuta e io stacco un pezzetto di pane che ha appena comprato. Lo addento con foga e annuisco.

«Non solo,» biascico con la bocca piena «ho anche rovesciato il caffè in faccia a uno di quegli stronzi» dico continuando a masticare.

«Iris, te la sei proprio cercata così» mi rimprovera lei finendo di mettere a posto.

«Mi aveva palpeggiato il culo. Che cosa avrei dovuto fare?» mi lamento sicura di avere ragione.

«Oh, allora hai fatto bene. Gli uomini sono tutti dei porci» dice scuotendo la testa.

«Nessuna novità da Gordon?» chiedo riferita al suo ex.

Si sono lasciati dopo quasi sei anni di fidanzamento. Lei lo ha scoperto a chattare con un'altra su Facebook e l'ha lasciato. Lui ha giurato che era solo un gioco e che con questa tipa non c'è mai stato nulla, ma la mia amica ormai non si fida più.

«Oh no, per carità, non voglio vederlo nemmeno in foto. Tu, piuttosto, Hardin mi ha fermato qui sotto dicendo "Dai un bacio per me al mio fiorellino", sta diventando una cosa seria?» chiede ridacchiando e mette la pentola sul fuoco. Io prendo la pasta, e metto su una padella per far cuocere il sugo.

«Macché. È soltanto sesso, e non è nemmeno un granché, ma meglio di niente no?» dico cercando di autoconvincermi e apro una scatola di pelati.

«Se non è un granché perché continui ad andarci a letto? Tesoro, dovresti volere il meglio per te, non un tizio che non ti appaga sotto nessun punto di vista» ribatte sicura.

«Lo so, e infatti voglio il meglio. Ma in questo momento Hardin è il meglio che possa permettermi» dico convinta, cominciando a girare i pomodori.

«Ma ti senti? Stai diventando triste, lo sai?» dice brandendo la cucchiarella a mò di arma.

«Può darsi, ma l'uomo che sogniamo, amica, non esiste. I maschi sono tutti uguali, imperfetti, indecisi, con in testa solo il sesso. Credi che non voglia per me una storia passionale, romantica e unica? Credi che non voglia essere come quelle eroine dei romanzi della Pilcher che trovano il loro amore dopo aver penato tanto? Ma non mi faccio illusioni, un uomo così probabilmente non esiste, e l'unico perfetto l'ha sposato mia madre secoli fa ed è colui grazie al quale sono al mondo» dico e penso a lui. A che uomo, marito e padre irreprensibile sia stato.

«Già, tuo padre è unico. Quanti uomini, dopo la morte della moglie, si rifanno una vita? Mentre lui non ha voluto. Sono sicura che Rose sarebbe molto fiera di lui» fa la mia amica con aria sognante.

Mia madre era un gran donna e Dio solo sa quanto mi manchi ogni singolo giorno.

«Mmm, non lo so, Lin. Sono convinta che mia madre avrebbe voluto che lui si rifacesse una vita, non che si chiudesse nel suo dolore.»

«Può darsi, ma tuo padre preferisce rimanere solo che provare a innamorarsi di un'altra donna. È triste, vero, ma se ci pensi è anche molto romantico.»

«Sarà. Ad ogni modo basta parlare d'amore, concentriamoci sul casino che ho fatto. Come lo risolvo? Il mio capo mi ha giurato che mi darà delle pessime referenze» mi lamento continuando a girare i pomodori.

«Mi dispiace tanto, tesoro, ma vedrai che in qualche modo la risolviamo» dice e mette il sale nell'acqua.

Io spengo la padella che contiene i pomodori e insieme iniziamo a mettere la tavola.

Mentre poggia i bicchieri, le chiedo:

«Come è andata oggi al lavoro?»

«Bene. È stata una giornata lunga e stressante però... oh cavolo!» trilla e io mi spavento.

«Che? Che è successo?» chiedo agitata.

«Ho la soluzione. Cioè non è proprio una soluzione ma possiamo tentare» dice finendo di mettere la tavola.

«Di che parli?» chiedo e lei mi invita a sedere.

«Vedi, oggi è venuta in atelier una cliente. Si chiama Patricia Dark ed è una delle donne più influenti di tutta San Francisco. Ha sposato un uomo molto ricco e adesso l'eredità del suo impero è nelle mani del figlio» dice raccontando con estrema calma, come fa sempre, e io puntualmente, mi spazientisco.

«Vai al sodo» dico sbuffando.

«Aspetta, ora ci arrivo. In pratica, oggi è venuta a misurare un vestito che poi dovrà ritirare, dobbiamo farglielo stringere. Chiacchierando con lei mi ha detto che cerca una segretaria per suo figlio. Lui dirige varie aziende, gli impegni sono tanti e gli serve qualcuno che lo aiuti a gestire il tutto.»

«E io cosa c'entro?» domando alzando lo sguardo.

«Tu sei una segretaria, Iris. Sai fare ottimamente il tuo lavoro e sono sicura che riusciresti a destreggiarti anche nell'alta società. Ascolta, ho il suo numero. Me lo lasciò perché io sono quella che in genere si occupa di lei e quindi, sai, sono sempre io che l'avviso per cambi, prove d'abito ecc. La chiamo e le chiedo se può fissarti un incontro» dice felice.

So che vuole aiutarmi ma a me non sembra un'idea così grandiosa.

«Io non lo so, Linette. E se fosse troppo per me?» dico un po' insicura ma lei mi zittisce.

«Ah, non dire cavolate. Sei la migliore e io mi fido di te. Inoltre se ti fissa un incontro potresti essere avvantaggiata. La decisione di assumere qualcuno, lei e il figlio l'hanno presa solo oggi, quindi non credo che abbia gente sotto mano. Potresti essere la prima e l'ultima» dice sbattendo le mani e sentiamo l'acqua bollire.

Mi alzo per calare la pasta e mi giro ancora poco convinta.

«E se non dovessi andare bene?» chiedo un po' insicura.

«Troveremo un'altra soluzione come facciamo sempre, amica» risponde sorridendomi e corre ad abbracciarmi.

La stringo a me e la ringrazio, non potrei desiderare davvero amica migliore.

Fa la chiamata e io mi sento un po' agitata.

La sento parlare con questa misteriosa signora Dark, le dice che sono una segretaria e che ho esperienza con numeri e conti. La sento dire "domani" e "alle 11". Annuisco per darle il mio assenso e quando attacca tiro un sospiro di sollievo.

Non riesco a crederci. Avrò la mia chance. Devo giocarmela al meglio. In fondo un lavoro del genere mi farebbe comodo. Considerando quanto mi ha detto Linette, quella famiglia è ricca sfondata quindi la paga sarà sicuramente ottima. Inoltre lavorerei da casa e in alcuni frangenti seguirei il signor Dark nei suoi appuntamenti. Direi che sarebbe un ottimo impiego.

Mangiamo felici e sorridenti, quasi come se la signora Dark mi avesse già assunta.

Vado a letto speranzosa. Deve esserci qualcosa di buono, per me, lì fuori.

Il mattino dopo, alle 10.30 sono in taxi, pronta per raggiungere il luogo dell'appuntamento. Ho stampato il mio curriculum vitae e le mie vecchie referenze. Risalgono a tre anni fa ma spero vadano bene.

Non sapevo cosa mettere così mi sono fatta consigliare da Linette che è un'esperta del settore.

Ho indossato un abito beige a tubino che mi arriva fin sotto al ginocchio. È elegante ma anche un po' più sbarazzino. Ha le bretelle che si chiudono con un fiocco e dei piccoli spacchetti laterali sulla gonna.

Ho messo i tacchi, anche se non troppo alti, e mi sono truccata poco.

Arrivo in questa mastodontica villa e busso. Una voce mi risponde e dico di avere appuntamento con la signora Dark.

L'enorme cancello davanti a me si apre e io entro a passo lento.

Il posto è incantevole e mi sento minuscola di fronte a tanta maestosità.

Sono circondata da un giardino curatissimo che si staglia a destra e a sinistra del vialetto che sto percorrendo. I fiori sono splendidi e tutti colorati e la villa è... bellissima.

Ha uno stile un po' antico ma si adatta benissimo al paesaggio meraviglioso che c'è attorno. Ha i colori del rosso mattone e del panna, e mi sembra quasi di essere entrata in un film per quanto mi sembra finta.

Busso alla porta di casa e subito vengo accolta da una cameriera. Mi dice di seguirla e io lo faccio.

Dentro, è tutto arredato con mobili antichi. Mi sembrano dell'Ottocento, credo. Appesi al muro ci sono quadri magnifici e mi chiedo quanto debbano aver speso per dei capolavori così.

Avanzo guardandomi attorno incantata e mi viene incontro questa bellissima donna sulla cinquantina, più o meno.

«Salve. Patricia Dark» dice tendendomi la mano. La stringo nella mia e le sorrido.

«Iris Rhoden. Il piacere è tutto mio.»

«Vieni, seguimi, ci mettiamo nel salottino all'ingresso che si sta più freschi. Ginevra, porta qualcosa da bere per me e per miss Rhoden» dice rivolta alla sua governante che subito annuisce e si dilegua.

La seguo e ci rechiamo all'ingresso della villa. Entriamo in un salone enorme che non avevo notato prima, camminando nel lungo corridoio e distratta dall'arredamento.

«Prego signorina, si segga» mi dice indicandomi un divanetto di fronte a un'enorme poltrona dove si accomoda lei. Ubbidisco e sorrido ancora.

«Grazie per avermi ricevuta, signora Dark» dico gentile e lei mi fa un sorriso forzato.

«Ha portato ciò che le avevo chiesto?» domanda e io annuisco porgendole il mio curriculum e le referenze.

Sfoglia il curriculum e annuisce soddisfatta. Quando però arriva alle referenze e le legge, si accorge della data e dice:

«Credevo che lavorasse in uno studio legale fino a poco tempo fa. Così mi era sembrato di capire da quanto mi ha detto Linette.»

«Fino a ieri, signora» affermo con una sicurezza che, in realtà, dentro di me non ho.

«E come mai mi ha portato queste vecchie referenze? Lo studio in cui lavorava non gliele ha ancora lasciate?» domanda osservandomi e io dico la cosa più stupida che potrebbe uscire dalla mia maledetta boccaccia.

«Sono stata licenziata, signora». Avrei dovuto tacere. Avrei dovuto rifilarle una qualsiasi scusa ma non dirle la verità.

«E posso chiederti come mai?» domanda abbassandosi gli occhiali.

«Perché... perché sono stata molestata sul lavoro e... non mi sono fatta mettere i piedi in testa, diciamo così. Ne ho cantate quattro al mio capo ed eccomi qui» dico con risolutezza, sperando di essermela in qualche modo cavata.

«Questo mi dispiace, signorina Rhoden. Ad ogni modo dal curriculum che mi ha portato e da questa lettera di referenze, sembra molto brava nel suo lavoro. Sarebbe probabilmente il candidato adatto, anche se... a onor del vero è la prima persona a cui faccio un colloquio. Sono convinta che saprebbe adempiere al meglio i suoi compiti, qualora venisse assunta, se non fosse per un piccolo particolare» dice squadrandomi.

«E qual è?» chiedo un po' in tensione.

«Lei è una splendida ragazza, signorina Rhoden. È fin troppo bella e potrebbe essere una distrazione per mio figlio» afferma togliendosi gli occhiali e gesticolando con questi.

«Signora, le assicuro che quando lavoro penso solo a fare al meglio ciò per cui vengo pagata. Non inizierei mai una relazione con il mio datore di lavoro e di sicuro non vorrei mai essere una distrazione per qualcuno. So adempiere al meglio le mie mansioni e spero vivamente che in passato mi abbiano assunta per le mie capacità e non perché sono una bella ragazza» dico con fermezza. Non perderò questa possibilità per il mio aspetto fisico, è una stronzata!

«Oh, non lo metto in dubbio, signorina, ma conosco mio figlio. E le assicuro che una come lei sarebbe una grossa, grossissima distrazione. L' unica cosa che voglio è che lui riesca a rilassarsi un po'. Gli impegni cominciano a diventare troppi, i viaggi d'affari numerosi, le aziende continuano a produrre e a farlo sempre meglio. Molti vogliono entrare in società con lui perché nel suo lavoro è il migliore. Mio figlio dice di cavarsela e di non essere stressato ma io sono sua madre, lo conosco. E so che l'ultima cosa di cui ha bisogno adesso è un'ulteriore problema ai numerosi che ha già» insiste con durezza.

«Sta dicendo che io potrei essere un problema per suo figlio?» domando ribattendo a tono.

Non fa in tempo a rispondermi che sentiamo la porta d'ingresso aprirsi e una voce. È rude, sembra dura, eppure sta dicendo una frase così banale.

«Mamma, sei in casa?»

Mi alzo di scatto insieme a lei che trasalisce. Lui entra dalla porta scorrevole del salotto, che in realtà è aperta.

Lo vedo e mi si mozza il respiro. Quegli occhi scuri mi entrano dentro e si incastrano ai miei.

Mi guarda intensamente e sembra non volermi staccare gli occhi di dosso.

«Tesoro, come mai sei qui?» chiede la madre andandogli incontro e interrompendo quel momento magico che, probabilmente, si è creato solo nella mia testa.

Mi accorgo solo in quell'istante che accanto a lui c'è un uomo grosso, ben piazzato. Sembra una guardia del corpo.

La madre lo abbraccia forte e lui ricambia lasciandomi scappare un lieve sorriso. È bello vedere un figlio così affezionato.

«Ti ho fatto un regalo» dice porgendole un pacchetto. Lei lo prende e le brillano gli occhi.

«Oh, caro, non dovevi» lei sorride e lui torna a fissarmi. Sono un po' imbarazzata e abbasso lo sguardo.

«Lei chi è?» domanda alla madre, senza staccarmi gli occhi di dosso.

«Oh, è solo una delle candidate per il posto di segretaria. Stavo giusto visionando il suo curricu...»

«È assunta» dice senza farla finire. Continua a fissarmi in un modo che... mi sembra di poter svenire da un momento all'altro.

«Tesoro non hai neppure visto il suo curriculum» dice la signora Dark un po' spaesata.

Lui avanza e si avvicina a me. Un profumo di colonia mi invade. Da vicino è ancora più bello e quello sguardo è come un magnete, mi tira a sé e mi travolge. Non riesco a smettere di guardarlo.

«È questo?» chiede prendendo i fogli poggiati sul tavolino.

«Sì» rispondo fulminea.

Li sfoglia velocemente e poi mi guarda ancora.

«Confermo quanto detto: è assunta.»

La madre ci raggiunge subito e cerca di farlo ragionare.

«Amore, mi sembra un po' troppo prematuro. Ci sono ancora un mucchio di persone da visionare. Potrebbe esserci qualche candidata più adatta alla mansione da svolgere.»

In questo momento la sto odiando. Perché fa così? Ok, va bene, non so per quale assurdo motivo lui abbia detto subito che il posto è mio ma... questo lavoro mi serve, maledizione.

«Hai detto che avevo urgente bisogno di una segretaria. Bene, eccola, ce l'hai davanti» fa lui serio, indicandomi.

«Tesoro avevi detto che me ne sarei occupata io» risponde lei un po' indispettita e mi guarda torva.

«E l'hai fatto egregiamente, mamma. Signorina... com'è che si chiama?» domanda e la cosa mi infastidisce. Pensavo che almeno l'avesse sfogliato il curriculum.

«Lo ha appena letto sul curriculum» dico con fierezza. Nessuno mi frega, nemmeno lui, per quanto attraente possa essere.

«Beh, l'ho dimenticato» risponde lui a tono.

«Se ha problemi di memoria bisognerebbe aggiungere una mansione alla busta paga: "ricordare ogni singola cosa al signor Dark"» dico e lui mi sorride divertito.

«Glielo farò scrivere, non si preoccupi. Ora me lo dice il suo nome?»

«Iris Rhoden» dico allungando la mano e quando lui me la stringe sento un brivido che mi attraversa tutta la pelle.

«Logan Dark» replica fissando la mia bocca. È imbarazzante e allo stesso tempo eccitante.

Dio, Iris, calmati. Sei qui per lavorare, l'hai forse dimenticato?

«La aspetto di sopra, signorina Rhoden. Sarò nell'ufficio di mio padre, ultima porta a sinistra. Vado a preparare il contratto da farle firmare» dice e fa per andarsene.

«Mamma, intrattieni tu la signorina. La faccio chiamare da Ginevra appena ho fatto.»

La madre annuisce, piegandosi giocoforza al volere di suo figlio.

Lui si allontana seguito dal suo scagnozzo e io rimango sola con la strega che, probabilmente, adesso vorrebbe solo mangiarmi il cervello.

«Che cosa le avevo detto, signorina Rhoden?»

«Signora Dark...» provo a parlare ma la sua voce mi sovrasta.

«Crede davvero che l'abbia assunta per le sue capacità? Non ha nemmeno guardato il suo curriculum. È questo che vuole? Lavorare solo perché è un bell'involucro?» dice sprezzante e mi sento ferita.

«Signora Dark, qualsiasi sia il motivo per cui suo figlio ha deciso di assumermi, dimostrerò a lui e anche a lei che sono molto di più che un bell'involucro. Ho bisogno di questo lavoro, ho bisogno di questi soldi. Non tutti hanno la fortuna di nascere sotto una buona stella. La gente normale fa spesso fatica ad arrivare a fine mese. E io devo aiutare mio padre come posso» confesso e mi sento meglio per avergliene cantate quattro.

«Beh, cos'altro dirle allora, se non... buona fortuna!» dice voltandomi le spalle e, in estremo ritardo, arriva la sua cameriera con le bevande.

«Sei in ritardo, Ginevra» tuona la signora Dark accigliata.

«Mi scusi, un'emergenza in bagno» dice rossa in volto la cameriera.

Lei la guarda sprezzante e la liquida con un "Non serve più".

La osservo mentre si allontana e spero vivamente che questa donna non mi dia problemi.

***

Logan

Salgo di sopra trafelato e corro a preparare il contratto. La voglio con me, subito.

Credo di essere letteralmente impazzito quando sono entrato dalla porta e l'ho vista.

Cristo Santo se è bella! Solo che non è bella e basta. Quando ha aperto la bocca per rispondermi a tono mi ha fatto eccitare quasi di più di quando i miei occhi hanno incontrato i suoi.

Mi sarei perso per ore in quello sguardo. È così fottutamente attraente, una di quelle che non riesci a non notare se ti passa davanti per strada.

Ho fissato le sue labbra e credo di averne potuto percepire la morbidezza solo da uno sguardo. Avrei voluto baciarle, lì in mezzo a tutti. Fanculo mia madre e fanculo Drew!

Batto al computer più veloce che posso perché voglio assolutamente che inizi a lavorare per me.

So cosa dice mia madre, so come la pensa sul tenere separati affari e piacere, ma non riesco a non pensare a lei sotto quel punto di vista.

Voglio che lavori per me... poi il resto si vedrà. Intanto mi accontenterò anche solo di guardarla e di starle accanto, di ascoltare la sua lingua insolente che mi punzecchia perché non le piace ciò che ho detto.

Parlo della sua lingua e la immagino dentro la mia bocca, sul mio corpo. Cazzo, datti una calmata, Logan.

Mi sto eccitando solo a pensarla e faccio un respiro forte osservando i miei pantaloni già ingrossati.

Continuo a scrivere e aspetto che arrivi.

Per fortuna, ho davanti a me un vecchio contratto che fece un avvocato per Tim, un ex segretario di mio padre, e copio il più da lì.

Quando ho finito chiamo Ginevra dall'interfono e le chiedo di far venire Iris.

Attendo attimi che mi sembrano interminabili e poi la vedo. Bussa alla porta, nonostante sia aperta, e chiede permesso.

Le faccio cenno di entrare e lei richiude la porta alle sue spalle.

«Dovevo lasciarla aperta?» chiede notando che la sto fissando, ma la verità è che non me ne frega niente del gesto che ha fatto, voglio solo continuare a guardarla.

«No, ha fatto bene. Si accomodi pure. Volevo prima di tutto chiederle se posso darle del tu, mi è più comodo» dico e la osservo mentre si siede.

«Certo, signor Dark» risponde spostandosi un ciuffo di capelli dal viso e io non riesco a smettere di fissarla.

«Vorrei che anche tu facessi lo stesso. Chiamami Logan, mi fa sentire meno vecchio» bisbiglio quest'ultima cosa quasi fosse un segreto inconfessabile.

«Come vuole... ehm, vuoi. Ma non mi sembri poi così vecchio» ribatte guardandomi a sua volta. Sembra maliziosa, o solo interessata.

Dio, se mi guarda ancora così la sbatto al muro e la bacio!

«Non lo sono, infatti, ma per la posizione che occupo la gente si ostina a darmi del lei e non mi piace» confesso e Iris annuisce.

«Come desideri, Logan.»

Se sapessi davvero cosa desidero in questo momento non parleresti così! Cazzo, mi sto eccitando di nuovo.

«Ti ho preparato il contratto» dico porgendole due fogli. «Puoi visionarlo e firmarlo. Prenditi tutto il tempo che vuoi» dico e lei lo prende.

«Non dovrebbero esserci degli avvocati per queste cose? Sei certo di esserti assicurato?» domanda sfogliandolo.

«Assicurato?» chiedo.

«Sì, insomma, per essere certo che la persona che lavora per te non possa un giorno rivalersi e chiedere soldi che non le spettano» dice e io sorrido.

«Ne farò preparare uno, se vuoi essere più sicura» dico. Non mi scappi, piccola!

«Non dicevo per me, dicevo per te» fa con fermezza, e io chiamo Yuri, il nostro avvocato.

Il telefono squilla e lui risponde. Gli spiego la situazione e lo prego di portarmi, in giornata e prima che può, un contratto per l'assunzione di una segretaria.

Quando attacco, Iris sorride e poi mi rimbecca.

«Non hai perso tempo, vedo.»

«Non sono uno che ama perdere tempo» ribatto deciso.

«Una volta che ti arriva il contratto, prima di firmarlo vorrei farlo visionare anche da un mio avvocato, se non ti dispiace. Non è mancanza di fiducia, solo che è la prima volta che mi trovo in una situazione del genere» si giustifica, quasi, e io la osservo. Sembra un po' nervosa e agitata e non capisco se è solo per la questione del contratto o c'è dell'altro.

«Tutto quello che vuoi» dico e lei mi guarda.

«Posso farti una domanda?» chiede e io annuisco.

«Certo, Iris.»

«Mi hai assunta per il mio aspetto fisico?» chiede lasciandomi senza parole.

«Come, scusa?» domando un po' allibito. Perché mi ha fatto una domanda del genere?

«Prima che arrivassi, tua madre mi stava giusto dicendo che, per quanto il mio curriculum adatto, io sarei potuta essere una distrazione per te, visto il mio aspetto esteriore. E poi tu vieni e senza neanche visionare il mio curriculum mi assumi. Un po' singolare, non trovi?» dice e quella lingua lunga mi intriga sempre di più. Si vede che non è solo un bel corpo, è una ragazza furba e intelligente che probabilmente non si fa mai passare la mosca sotto al naso.

«Ho visionato il tuo curriculum» ribatto gelido.

«Certo, dopo che tua madre ti ha fatto notare che mi avevi assunta senza nemmeno guardarlo.»

Sorrido e continuo.

«Ma poi l'ho guardato.»

«E non ricordavi il mio nome.»

«Ho guardato i vari lavori che avevi svolto, non il tuo nome.»

Mi sorride e rischia di farmi venire un infarto per quanto è bella quando ride.

«Hai sempre una risposta per tutto, vero, Mr. Dark?» fa divertita.

«Nel mio lavoro o impari a non rimanere senza parole o sei tagliato fuori. Avere una soluzione per tutto è una delle cose fondamentali da imparare.»

«E vedo che tu l'hai fatto bene.»

Mi spazientisco, perché vorrei che la smettesse di parlare e accettasse il lavoro senza fare troppi giri di parole. Mi sta tenendo troppo sulle spine: il contratto, l'avvocato, perché l'ho assunta. Non voglio che rifiuti.

Così decido di fare il gioco duro e metterla alle strette.

«Lo vuoi questo lavoro sì o no?» domando e lei rimane un istante zitta, poi risponde:

«Sì, certo.»

«Ottimo. Allora direi che non abbiamo più nulla da dirci. Se mi lasci una tua mail ti invio il contratto entro stasera così potrai farlo visualizzare quanto prima da un tuo legale e possiamo cominciare al più presto» dico e mi alzo, ma lei non lo fa.

«Hai un foglio di carta?» chiede. Annuisco e le porgo carta e penna.

Lei scarabocchia qualcosa che deve essere il suo indirizzo mail e me lo ridà.

Si alza e fa per andarsene, ma poi ci ripensa.

«Signor Dark, cioè... Logan. Sono andata via dal posto in cui lavoravo perché... in realtà mi hanno licenziata, ma il punto è che non ho accettato di farmi trattare come una bambola buona solo per una cosa. So fare il mio lavoro e prima di essere una donna sono una persona. Sono una gran lavoratrice e le referenze che ho avuto in passato sono per le mie qualità sul campo, non perché ho aperto le gambe a qualcuno. Vorrei essere considerata come una sua dipendente e non come un involucro di carne su cui gli uomini non vedono l'ora di tuffarsi» dice con sicurezza e io rimango sempre più affascinato da questa donna.

Le guardo le spalle e noto che uno dei fiocchi delle bretelle del vestito si è allentano e rischia di sciogliersi definitivamente e cadere.

Mi avvicino a lei deciso e le appoggio una mano sulla spalla.

Trasalisce al contatto, sospirando forte, e io le faccio il nodo, fingendo di non notare quanto sia eccitata.

L'ha sentita anche lei quella scarica, quel fuoco che è divampato da un semplice contatto e in pochi secondi.

«Si era allentata» dico togliendo le mani da lì e lei biascica:

«Grazie.»

«Iris, non è mia intenzione trattarti come un "involucro di carne" e se è passato questo, ti chiedo scusa. Qui sarai sempre trattata col massimo rispetto da me e da chi mi è vicino. Se qualcuno osa infastidirti, vieni a dirlo a me, se qualcuno prova a rovinare il tuo operato con stupide battute o qualunque cosa possa metterti in imbarazzo, vieni a dirlo a me. Metterò io a posto chi devo. Ma non pensare mai che, accanto a me, qualcuno, me compreso, potrebbe osare mancarti di rispetto, perché non accadrà.»

Rimane zitta per un po' e poi sospira:

«Grazie, Logan.»

Va via lasciandomi lì a pensare a lei e a quanto, in qualche modo e non so come.... in una maniera strana, che non capisco e che non voglio capire, questo sia diventato il più bel giorno della mia vita.

SURPRISE SURPRISE!
Contente? Sono riuscita ad aggiornare prima del previsto 😅
Vi aspetto domani con "Cinematic love", l'altra mia storia, e vi anticipo qui (per chi non leggesse l'altra storia) che ci rivediamo intorno al 5/6 di settembre.
Sarò all'estero per alcuni giorni e non mi sarà possibile scrivere e aggiornare.
Fatemi sempre sapere attraverso un commento, che ne pensate finora 😍

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