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Parte senza titolo 4



Il telefono di Nina vibrò sul bracciolo del divano e lei si svegliò di soprassalto. Non riconobbe il numero così rispose titubante. Dall'altra parte un ragazzo parlò concitato.

"Ciao sono Tommy."

Non sentendo nessuna reazione da Nina si prodigò nello spiegare che era il ragazzo che l'aveva investita.

«Ciao scusami e che non ci siamo presentati e pensavo che mi volessi vendere qualcosa."

"Hai ragione, ti chiamano a tutte le ore, sono una tale rottura."

Tommy le chiese come stava e se poteva portarle la bicicletta, aveva chiesto a un amico di ripararla, ed era il minimo che potesse fare per farsi perdonare.

Nina finita la telefonata gli inviò un messaggio con l'indirizzo e il citofono, lui gli disse che sarebbe passato in serata.

Alessio si costringeva a non pensare, cercava di concentrarsi ma il pensiero andava e tornava a Nina, si domandava cosa le sarebbe piaciuto mangiare? Aveva bisogno di aiuto per fare un bagno? Tutte cose alle quali non aveva mai prestato attenzione fino a quando lei non si era fatta male. Si spostò dalla poltrona alla finestra e aprì per far entrare un venticello che si era alzato portando con sé un po' di fresco. Allentò la cravatta e si focalizzò su un cespuglio di fiori gialli che cresceva a vista d'occhio nel giardino sottostante l'ufficio. Il profumo era inebriante e inspirò profondamente per assorbirne ogni particella. Qualcuno bussò alla porta riportandolo al presente.

Nina cercava di farsi un panino e decise che era meglio usare il pane a fette, il dolore alla mano si era calmato, Alessio gli aveva preparato dei pomodori tagliati a fette sottili e aveva aperto una confezione di affettati misti e quella di un formaggio, aveva pensato a tutto pur di renderle la preparazione facile. Immaginava di averlo lì con lei a farle compagnia e si pentì subito del pensiero, "Alessio è solo il mio editor." Pensò assorta mentre addentava con voracità il tramezzino che non aveva diviso a metà. Doveva tornare al suo lavoro e si apprestò ad ascoltare le ultime registrazioni che aveva fatto. Ripensò a quello che gli aveva detto Alessio pochi giorni prima, come poteva far incontrare i suoi protagonisti? "Bene, bene iniziamo!"

"Jack era alle prese con un cliente che non gli dava pace, era un'ora che borbottava parole incomprensibili, il suo lavoro di capo ufficio in una banca famosa e la sua disponibilità gli davano una situazione economica solida e i rapporti con i colleghi erano a dir poco pacifici. Avrebbe voluto prendere l'uomo davanti a lui e dirgli di tornare un altro giorno, quando lui non c'era, quando lui non pensava continuamente a Simon. Finalmente il cliente capì il meccanismo della polizza assicurativa che aveva preso in considerazione di fare e firmò il contratto. Jack era sempre attento nella spiegazione della polizza non voleva gratta capi. Tutto nero su bianco. Non lavorava da molto tempo e la sua giovane età a volte faceva pensare ai clienti che non fosse del tutto preparato per quell'impego ma lui era laureato e non era stupido anzi, in poco tempo le sue mansioni erano state incrementate e si prospettava per lui una splendida e fruttuosa carriera. Quando Lei entrò si guardò intorno alla ricerca di un consulente che potesse aiutarla, si accorse che Jack stava finendo dalla stretta di mano virile con la quale salutava il signore attempato e schizzinoso.

«Buongiorno, tipo ostico il signore» disse sorridendo a un Jack sfinito.

«Purtroppo non è l'unico, in che cosa posso esserle utile?»

Lei le spiegò che aveva trovato delle incongruenze nel conto corrente e voleva solo informazioni. La bussola si azionò catturando l'attenzione di Jack e un dolce viso un po' accaldato fece il suo ingresso nell'agenzia.

«Mi scusi solo un secondo.»

Jack si era alzato velocissimo per accogliere quello che sembrava un modello.

«Com'è andata, quanto hai preso?»

Voleva accarezzarlo, abbracciarlo ma dovette resistere al richiamo di quegli occhi velati che gli trasmettevano sempre tanta felicità.

«Benissimo, ora posso rilassarmi un po'. Andiamo a cena fuori stasera? Ti prego ho bisogno di svagarmi.»

Simon gli sfiorò la mano e a lei non sfuggì il sorriso di Jack.

«Ok, ci vediamo a casa.»

Simon uscì silenziosamente e Lei si permise di chiedere: «È il suo ragazzo?»

Jack era scioccato, nessuno sapeva in agenzia della sua omosessualità, anche se credeva che tutti facessero finta di non sapere. Abbassò la voce e la guardò imbarazzato.

«Si. Ma preferirei non spifferarlo ai quattro venti,»

«Non si preoccupi, non sono affari miei e mi scusi se mi sono permessa è solo che vi ho trovato belli insieme. Si vede che vi amate.»

Se solo avesse saputo le dispute nel suo cuore, forse non l'avrebbe detto, era follemente innamorato di quell'essere che lo contraddiceva, lo manipolava, lo sfiancava con le sue insicurezze ed era per questo che a volte pensava di non poterne più ma ogni volta che lui lo guardava si perdeva in mille emozioni.

Lei sorrise e si appoggiò allo schienale della poltroncina aspettando che Jack le dicesse cosa c'era che non andava nel conto, quando glielo comunicò accetto la spiegazione e si alzò per tornare al suo lavoro.

«Mi scusi le posso fare una domanda?»

«Certo.»

«Lei abita nel condominio rosa, qui avanti?»

«Si perché?»

«Anche noi abitiamo lì, al quinto piano nel palazzo di fronte.»

«Io al terzo, accanto al medico.» Disse lei sorridendo.

Chissà perché aveva parlato di Lui, si chiese mentre gli porgeva la mano per salutarlo.

«Bene ci vediamo in giro gli rispose Jack sorridendogli e aggiunse: «Quel medico è un nostro amico e anche il mio ragazzo studia medicina.»

Lei si sentì emozionata senza saperne davvero il motivo.

"Ecco li ho fatti conoscere e ora?" Pensò Nina fermando la registrazione. "Adesso devo pensare a come far sì che si frequentino, che dilemma."

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