Capitolo 8
Alessio dopo poco era sotto casa di Nina e aspettava con ansia di vederla scendere, quando arrivò aveva sotto il braccio la borsetta e una cartelletta che conteneva i referti medici e le radiografie. L'auto luccicava sotto i raggi del sole e lui si affrettò ad aprirle lo sportello. Sorrise strizzandole l'occhio e Nina si sentì felice.
«Hai dormito bene?» gli chiese quando si fu seduta.
«Si e tu?»
«Non tanto» e avrebbe voluto aggiungere che gli era mancata.
«A che ora hai l'appuntamento per togliere il gesso?»
«Alle dieci.»
«Allora possiamo fermarci a fare colazione, se ti va.»
«Sai che non mangio mai la mattina, però un altro caffè non mi dispiacerebbe.»
«Dovresti fare colazione, ci penso io a te.»
Nina rimase un attimo in silenzio, cosa voleva dire con quel: "Ci penso io a te". La sua mente partì alla ricerca di qualche altra informazione ma non voleva illudersi, lei non aveva bisogno di qualcuno che pensasse a lei in quel modo, lei aveva bisogno di qualcuno che l'amasse e la rispettasse.
«Pensi che non sono in grado di badare a me stessa?» la voce leggermente arrabbiata oltre che delusa, nel credere che Alessio potesse pensare questo di lei.
«No, scusa forse mi sono espresso male.»
«Allora cosa volevi dire?»
«Mi piacerebbe prendermi cura di te, come fa un uomo innamorato.»
Nina aveva le lacrime agli occhi, aveva intuito qualcosa ma non credeva che lui potesse essere già a un punto così importante. Aveva appena detto che era innamorato, come aveva fatto in poco più di un mese a provare amore? Ma poi si rese conto che non era un mese, era molto di più. L'aveva conosciuto subito dopo natale e la loro collaborazione era nata sotto una stella che sfrecciava nel cielo notturno senza mai cadere, come avrebbe potuto esprimere un desiderio, se non cadeva? È invece questo era avvenuto, si era innamorato ma lei cosa provava per lui? Poteva chiamarlo amore, affetto o semplicemente amicizia? Non lo sapeva ancora, si ritrovò che non sapeva più cosa dire e gli chiese di fermarsi. Aprì il finestrino per prendere aria e si voltò a guardarlo.
«Ho capito bene quello che hai appena detto?»
Alessio la trovava tenerissima, dolce. Avrebbe voluto stringerla fra le braccia e dirle che non le avrebbe mai fatto del male ma si morse un labbro e Nina sorrise.
«Si, mi piaci e penso che da molto tempo ti amo. Solo che è difficile fidarsi, sai l'amore è una brutta bestia.»
«Perché brutta?»
«Ho sempre avuto paura di amare, di essere preso in giro, di soffrire. Credo però che se questa volta ti lascio andare io non riuscirò mai più ad amare di novo.»
Nina era sorpresa, non si aspettava tanta sincerità le sembrava di vivere in una puntata di un Drama che le piacevano tanto. Tutto intorno si fermò, il silenzio faceva rimbombare nell'abitacolo della macchina solo il battito dei loro cuori che si confusero nel bacio che ne seguì, dolce appassionato, tenero, come se fosse stato l'ultimo di una grande serie di baci più vissuti, sentiti e desiderati.
«Ora cosa accadrà.» Gli chiese Alessio allontanandosi di poco dal suo viso.
«Io non so ancora cosa provo esattamente per te, però mi sei mancato ieri. Sono confusa e come te ho paura di soffrire.»
Alessio le teneva la mano stretta nella sua e le accarezzò il palmo morbido, solleticando qualche pensiero audace nella mente di Nina.
«Se hai bisogno di tempo per capire, io posso aspettare.»
"Ti aspetterei in eterno pur di stare con te." Pensò Alessio dietro gli occhi velati di malinconia.
«Grazie, però non sparire. Non ho detto che non provo nulla, ho solo bisogno di capire che cosa è questo sentimento.»
«Va bene.»
Rimise in moto l'auto e si avviò verso l'ospedale, rimase con lei tutto il tempo e quando uscì dalla sala gessi con il polso in mano e dolorante capì subito che c'era qualcosa che non andava.
«Ti fa male? Non dovrebbe.»
«Devo vedere il chirurgo e poi saprò cosa devo fare.»
Alessio entrò con lei e mentre il chirurgo le diceva che aveva tolto il gesso troppo presto e che l'osso non si era ancora rinsaldato bene, pensò a come avrebbe potuto aiutarla, la consegna del lavoro era imminente e lei ancora non poteva scrivere.
«Bene signorina, dovrà portare un tutore rigido per almeno un altro mese.»
A Nina veniva da piangere, perché le avevano fatto togliere il gesso se non era ancora guarita, e quali sarebbero state le conseguenze di questa negligenza?
«Non ti preoccupare. Andrà tutto bene vedrai.»
Era di questo che Nina aveva bisogno, di conforto e si fece abbracciare mentre una lacrima bagnava la camicia di Alessio che le accarezzò la testa amorevolmente.
«Ti riporto a casa, ho una riunione nel pomeriggio.»
«Va bene, come ci organizziamo per il romanzo.»
«Fammici pensare. Ti chiamerò dopo, tesoro.»
Che bella parola, nessuno gliel'aveva mai detto, Nina sentiva esplodere il cuore come un tramonto di mille colori e si sentì un po' meglio.
Quando rientrò decise di risistemare la casa, aveva lasciato indietro molte cose e accese la radio, una canzone datata dei Matia Bazar le fece venire le lacrime e si perse nelle parole lasciando andare le lacrime che sembravano un fiume in piena al ricordo del tocco di Alessio. Era ora di pranzo e poco lontano da casa una pizzeria faceva delle pizze ottime così decise che ne avrebbe presa una e l'avrebbe mangiata sul divano in attesa che le venisse qualche idea su come proseguire il racconto. Il sole scaldava i marciapiedi e la gente che li affollava rideva e chiacchierava, finalmente contenuta dell'ora di pausa. Si soffermò ad assistere ad una scena e Beatrice e Leonardo tornarono a farle compagnia perché non scrivere di questa situazione; allora prese nota mentalmente di tutto quello che le era intorno e tornò a casa con il cuore un po' più leggero. La pizza le provocò una scottatura sotto al palato e si fece aria con la mano per poterla mangiare, dopo che ebbe finito controllò il telefono ma di Alessio nessuna notizia. Non le restava altro da fare che azionare il registratore.
"Simon era alle prese a mettere la carbonella in macchina e Jack era ancora a casa a preparare le ultime cose per il Pic-nic: l'insalata era stata lavata e asciugata, il contenitore con l'olio e il limone era pronto, la carne ben confezionata era stata messa a contatto con i ghiaccioli sul fondo del frigorifero portatile. Il telefono squillò e uno dei loro amici gli chiese se mancava qualcosa in modo da poterle comprare prima che si incontrassero al casello dell'autostrada. «Prendi qualche birra in più abbiamo un ospite.» gli disse Jack assorto. "Il sale ecco cosa ho dimenticato!" Quando fu sicuro di aver preso tutto mise il frigorifero davanti alla porta e ritornò dentro per dare un'ultima occhiata alla casa ed essere sicuro di non aver dimenticato niente.
Leo era alle prese con le salse d'accompagnamento e intanto sorrideva contento al pensiero di rivedere presto Beatrice che a sua volta stava sfornando una torta salata.
Aveva indossato un paio di pantaloni leggeri e comodi, una maglietta di filo di seta blu, un golfino e aveva portato nella sua borsa del mare la crema solare. Non le avevano detto dove sarebbero andati e non sapeva se doveva portare il costume. Mandò un messaggio a Leo chiedendoglielo e lui rispose che sarebbero andati sul lago. Si trovarono insieme davanti all'ascensore e Leo la salutò con affetto. "Che bello" pensò Beatrice osservandolo. "Chissà a quante infermiere e dottoresse farà battere il cuore."
«A cosa pensi?»
«A nulla di importante. È vero che mi avete detto di non portare niente però mi ha fatto piacere fare una torta salata, spero che basti per tutti.»
Era un modo come un altro per sapere in quanti erano.
«Credo di sì è molto grande e basterà un assaggio. A me dai il pezzo più grande, adoro le torte salate e poi emana un profumo, c'è lo speck?»
«Si.»
«Finalmente è un po' che aspettiamo.» sentenziò Simon allegro facendo l'occhiolino a Leo.
«Jack questa è la tua macchina? Bella.»
Beatrice non l'aveva mai vista in garage ma Jack non era solito prendere l'auto per andare a lavoro, anche perché l'agenzia era vicino casa ma gli piaceva sfoggiarla nelle occasioni speciali e questa lo era: Simon aveva bisogno di essere coccolato in tutti i sensi e lui voleva renderlo felice. Avevano scelto la macchina insieme solo qualche mese prima e la stavano pagando a rate. Simon si occupava di fare ripetizioni e piccoli lavori di grafica, ultimamente non aveva guadagnato molto ma si era preoccupato di dare la sua quota della rata a Jack anche se lui gli aveva detto di lasciare stare, non gli importava dei soldi e li stava mettendo via per potersi finalmente concedere una bella vacanza insieme.
«Beatrice, ti siedi con me dietro?»
«Va bene.»
Quando furono tutti in auto Jack partì e i messaggi sul cellullare li informarono che erano tutti in viaggio per la barriera di Milano. Dopo quasi mezz'ora di viaggio si fermarono dietro una fila di auto. Scesero e fu un tripudio di abbracci e baci, Beatrice venne presentata come l'amica del pianerottolo e una ragazza fra tutte si dimostrò alquanto seccata dalla sua presenza. Era molto tempo che non si vedevano ma si erano tenuti sempre in contatto.
«Bene possiamo andare, se volete potete dormire. Ci siamo alzati tutti prestissimo.» disse Jack accarezzando la mano di Simon.
«Puoi poggiarti sulla mia spalla se vuoi.» sussurrò Leo a Beatrice che approfittò immediatamente dell'offerta.
Jack guardò Leo dallo specchietto retrovisore e gli mimò con le labbra: "Marpione"
Dalla radio una musica suffusa conciliò il sonno di Simon e Beatrice che godevano delle parole dette sottovoce di Jack e Leo.
Nina spense il registratore e prese il pc portatile per capire se riusciva a scrivere, si rese conto che con il tutore le risultava difficile premere sui tasti e dopo un po' lo tolse ma il risultato fu quello di avere di nuovo il polso gonfio e dolorante.
«Porca miseria!» Imprecò.
Le era venuto sonno e si sdraiò sul divano abbassando la voce della tv si addormentò. Quando si svegliò era quasi buio. Quante ore aveva dormito? Non se ne preoccupò più di tanto e si spostò lentamente cercando di riattivare la circolazione della mano che era rimasta troppo a lungo sotto il cuscino.
Nota dell'autrice: Siamo arrivati a questo punto, ora sanno di amarsi ma cosa accadrà domani?
seguitemi e lo saprete. Buona domenica e buona lettura
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