CAPITOLO 1
Ciao, sono arrivata con una nuova storia, spero vi piaccia e ricordatevi che se volete leggere di nuovo Bad Girl (con il nuovo titolo "Imprevisti d'amore") vi lascio il link per il pre-ordinarlo.
Così un giorno potrete vederlo nelle librerie. Grazie ci cuore
https://www.bookroad.it/prodotto/imprevisti-damore/
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"Aveva slacciato la camicia e vedevo i suoi addominali scolpiti, quando l'aprì completamente mi guardò negli occhi. "Stavo sorridendo ... davvero?" Le sue mani curate e leggermente abbronzate si sfiorarono il torace fino a scendere verso la pancia per slacciare la cintura, mi guardava intensamente, con libidine, ed era la stessa che provavo io."
"Ma porca miseria", pensò Nina mentre guardava il monitor del suo pc portatile appoggiato sul tavolino del bar. Le sue dita avevano seguito i pensieri battendo veloci sui tasti. Rilesse con calma quello che aveva scritto e decise di smetterla, forse non era il giorno giusto per scrivere. Prese il pc e lo inserì nella custodia, salutò la cameriera che ormai si era abituata alla sua presenza; tutti i pomeriggi Nina si sedeva al solito tavolino: quello accanto alla grande vetrata, per osservare il via vai delle persone e le bastava un particolare per dar vita alla sua immaginazione. La cameriera, Sabri, una simpatica ragazza dai capelli rosa le si avvicinava sempre con discrezione e aspettava di vedere le dita fermarsi, prima di chiederle quale fetta di torta volesse ordinare insieme al suo solito caffè marocchino. Quando arrivava l'ordinazione, assaggiava prima la torta e poi il caffè, si divertiva a rendere uniti quei gusti in bocca, si voltava verso Sabri e mimava un ok con le dita quando la combinazione le piaceva in modo particolare. Sabri sorrideva felice, era diventata per lei una costante e quando aveva tempo Nina si fermava a fare due chiacchiere con lei. Se non poteva, scappava salutandola.
Nina era combattuta, da un po' di tempo il suo personaggio aveva preso le sembianze del suo Editor Alessio. Anche se lo trovava arrogante e indisponente non poteva negare che sotto un certo punto di vista, quell'essere invadente, un po' la intrigava. Uscì dal bar e raggiunse la sua bicicletta che era legata a un palo poco più avanti, il vento che si era alzato fece svolazzare la gonna del suo abitino a fiori e i suoi capelli color del fieno, salì e iniziò a pedalare, la pista ciclabile la faceva sentire sicura e durante il tragitto dal bar a casa, si perse nei suoi pensieri ascoltando la sua musica preferita che passava dal cellullare alle cuffie. Non si accorse di un altro ciclista che le tagliò la strada investendola. Il tonfo le risuonò nella testa come una granata che esplode a pochi centimetri dalle orecchie, rovinò a terra preda di un forte dolore. Dal cestino caddero il pc, il cellullare e i suoi appunti, l'ultima a cosa che vide prima di svenire fu il viso spaventato del ragazzo, che con una mossa felina era saltato giù dalla bicicletta per soccorrerla.
Riprese conoscenza dopo pochi minuti, il ragazzo le aveva alzato le gambe per far risalire il sangue alla testa e parlava con dolcezza. Cercava con tutte le sue forze di non svenire di nuovo ma appena il dolore si presentava lancinante perdeva i sensi.
Quando si risvegliò, era sulla barella al pronto soccorso, un giovane medico gli sorrise chiedendole: «Come si sente, ha perso spesso conoscenza.»
«La mia soglia del dolore è inesistente» ribatté cercando di non muoversi.
«Cosa mi è successo.» Chiese Nina con la voce impastata
«Non ricorda l'incidente?»
«Si. Qualcuno mi ha investito con la biciletta e ho perso l'equilibrio, sono caduta.»
«Il ragazzo è fuori che aspetta sue notizie, posso farlo entrare?"
«Le mie cose?»
«Le ha lui.» Rispose il medico.
Nina fece di sì con la testa e il medico si avviò verso la porta che si aprì quando lui si avvicinò.
«Può entrare solo per qualche minuto, mi raccomando» e così dicendo gli indicò con la mano la barella poco distante. Nina sembrava più serena nel sapere che non aveva perso niente ma il dolore alla spalla e al polso era insopportabile. Il ragazzo gli si avvicinò titubante, con il viso ancora pallido e le braccia fasciate dove si intravedeva il sangue coagulato.
«Mi dispiace, ma non ti sei fermata e ho pensato di averti ucciso» disse mentre una lacrima a di frustrazione gli solcò il viso.
«Sto abbastanza bene, non ti preoccupare. Ma davvero non ti visto?»
«No, ho anche urlato perché andavo abbastanza veloce e non sono riuscito a fermarmi.»
«Cosa ti sei fatto.»
«Solo qualche escoriazione niente di cui preoccuparsi.»
«Scusa mi spiace.»
«Molto probabilmente ti sei rotta il polso, è molto gonfio.»
«Sono tutta un dolore» affermò lei.
La guardava davvero dispiaciuto e aggiunse: «A proposito ho risposto al tuo cellullare, lui ha detto che sarebbe arrivato al più presto.»
Nina a quella notizia non poté trattenere le lacrime pensando al suo lavoro, doveva consegnare la bozza del suo manoscritto il mese successivo e con il polso rotto non ce l'avrebbe mai fatta, sperava solo che Alessio fosse stato comprensivo e una voce profonda e decisa le giunse dall'accettazione.
«La signorina Anna Logi è appena stata portata qui, posso vederla?»
«Mi spiace c'è già un'altra persona con lei, quando esce chiedo!»
L'infermiera, una donna bassina e dal viso severo si allontanò dalla postazione e appena la porta automatica si aprì Alessio vi entrò, incapace di aspettare oltre.
«Anna, Anna. Come stai?» Chiese avvicinandosi.
Nina sbuffò vistosamente, come lo odiava quando faceva così. "Se sa che non mi piace essere chiamata con il mio nome, perché continua a farlo, proprio non lo capisco, mi urta solo i nervi e poi quelle bretelle?" Pensò cercando di non fargli capire che le stava dando solo fastidio.
Alessio aveva trattenuto i capelli castani, ricci e soffici sotto una coppola color champagne. Sopra la camicia bianca le bretelle eleganti si allacciavano a un pantalone morbido, gli anelli facevano bella vista su dita curate e l'orologio grande gli conferiva virilità ma erano i suoi occhi a conquistare la maggior parte delle persone.
«Affascinante il tuo amico. Scusa, vado fuori» gli disse il ragazzo che aveva ripreso colore.
«Grazie se vuoi puoi andare a casa.»
«Dammi il tuo numero, ti chiamerò per sapere come stai e davvero mi spiace per quello che è successo.»
Mentre i due si scambiavano i numero di telefono Alessio li osservava e qualcosa di strano cambiò per un attimo il suo stato d'animo, passò dal preoccupato alla gelosia ma durò solo un momento. Aveva deciso di dedicarsi alla carriera e non poteva lamentarsi del suo percorso, l'editor aveva conquistato molti scrittori famosi ed era un periodo che ogni azione che intraprendeva funzionava magnificamente. Da poco aveva deciso di aprire una collana per gli autori emergenti e aveva trovato nel racconto di Nina un perfetto equilibro di stile. L'aveva contattata dopo aver letto la sinossi che Nina le aveva inviato tramite mail ed era rimasto affascinato dalla scorrevolezza e la semplicità con le quali sapeva raccontare i sentimenti.
«Chi era?» gli chiese abbozzando un sorriso.
«Il ragazzo che mi ha investito.»
«E tu? Gli hai lasciato il numero e sembravi remissiva.»
"Io remissiva" pensò Nina "Allora non mi conosci affatto".
«L'errore è stato il mio, non l'ho visto arrivare e lui ha fatto del suo meglio per non ammazzarmi, solo che ho perso l'equilibrio e sono caduta.»
Alessio sembrava un lupo in gabbia, cos'era questa strana sensazione di possesso che sentiva nei suoi confronti? Solo lavoro? O, con le settimana passate a scriversi e a parlare qualcosa in lui stava cambiando? Non lo sapeva ma era tanto tempo che non provava queste emozioni e gli piacevano.
Ci fu in silenzio imbarazzante dove entrambi pensarono a cose diverse, il medico li interruppe dicendo a Nina che dovevano farle le radiografie.
«Allora ti aspetto qui» gli disse Alessio.
«Lei dovrebbe aspettare fuori.»
Alessio la salutò prendendo dal lettino le cose che il ciclista aveva lasciato e si diresse con il pc e il resto nella sala d'attesa.
«Il suo fidanzato è molto preoccupato. Però ha uno stile affascinante direi che è fashion.»
«Non è il mio fidanzato, chi lo vorrebbe mai? È il mio Editor, sono una scrittrice.»
«Che bello che cosa scrive?»
«Romanzi» tagliò corto Nina che voleva solo tornare a casa e dormire.
Quando arrivarono i risultati, l'unica buona notizia fu quella che non aveva bisogno di interventi chirurgici ma solo del gesso per il polso e per quanto riguardava la spalla gliela bloccarono dicendole che avrebbe dovuto tenerla ferma per almeno quindici giorni.
Le tremarono le gambe quando fu dimessa e Alessio la prese sottobraccio, stranamente non aveva pensato al manoscritto per un po' e credeva che Nina non avrebbe mai accettato la proposta che stava per farle.
«Vieni ho la macchina, ti accompagno a casa.»
Nina non rifiutò il passaggio e si fece accompagnare da Alessio, per tutto il tragitto lui pensò a come farle la quella spinosa proposta.
«Non ti arrabbiare ma credo che dovremmo trovare un modo per portare avanti il lavoro.»
Lei lo sapeva che ne avrebbe parlato, sapeva che non le avrebbe dato tregua e sapeva che quel battito perso al contatto con la sua pelle significava guai.
«Possiamo parlarne domani, ti va? Sono davvero stanca e il polso mi fa malissimo.»
«Va bene. Ti va di mangiare qualcosa?»
«Vorrei andare a casa.»
«Si. Ti va di mangiare insieme qualcosa a casa tua? Ordino una pizza e dopo vado via.»
Nina non voleva discutere, nonostante gli antinfiammatori e antidolorifici che le avevano somministrato tramite la flebo il dolore non cessava e così le rispose di sì.
Alessio prese la palla al balzo, sorrise, non era mai stato a casa di Nina ed era curioso.
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