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My love is gone with the wind

Le tende chiare lasciavano filtrare la tenue luce del sole che era sorto già da un pezzo, ma il tessuto ne diminuiva la luminosità, creando un'atmosfera quasi surreale, come in un sogno.

Al centro della camera era stato posizionato un grande letto a baldacchino in ferro battuto scuro, in contrasto con le luccicanti tendine e le lenzuola di color crema, impreziosite da alcuni fili dorati all'interno del tessuto, anche se erano impercettibili al tatto.

Le sue pieghe conducevano al corpo che era scompostamente adagiato sul comodo materasso: i capelli biondo cenere, lunghi fino alle spalle con le punte tinte di nero, ricadevano placidamente sul cuscino, e le lenzuola lasciavano scoperta la schiena completamente ricoperta da un tatuaggio raffigurante due ali d'Angelo; anche se quello non era l'unico marchio che era presente su quella candida pelle : uno sul fianco destro e l'altro situato all'interno dell'avambraccio, una frase precisamente.

Non era nulla di particolare, nulla di articolato, era alquanto semplice, ma veniva dal cuore: " I'll go wherever you will go".
Era anche il titolo di una canzone, quella stessa che gli piaceva ascoltare ad alto volume in compagnia di una persona in particolare, mentre guardavano le stelle.

Ad un tratto la porta della camera si aprì e sulla sua soglia apparve un ragazzo dai capelli mossi di un castano scuro e gli occhi di colori diversi: quello destro blu inteso, quasi elettrico, mentre l'altro azzurro cielo.

Aveva una corporatura esile, ma era abbastanza alto, il naso alla francese con una leggera spruzzata di lentiggini chiare sulla sua pelle rosata.
La sua non era una bellezza comune, ma a causa della sua situazione sociale nessuno sembrava notarlo.

Il ragazzo, con passo felpato, si avvicinò ai piedi del letto ed una volta arrivato gattonò verso il biondo che, con un mugolio, si girò dal lato apposto scoprendo la gamba destra completamente nuda.

Il castano iniziò a lasciare piccoli baci sulla sua spalla arrivando pian piano fino al collo dove si soffermò per un po', lasciando segni rossi al suo passaggio. Sapeva che il ragazzo era particolarmente sensibile in quel punto, e si divertiva a vedere come si contorceva al di sotto delle sue labbra.

Il biondo aprì gli occhi di scatto, con un fluido movimento bloccò l'altro sotto di lui sedendosi a cavalcioni sul suo ventre e incatenando le mani al lato del viso nelle sue.

- Buon giorno anche a te Vincent.- augurò l'altro sorridendo alla reazione del compagno. Gli piaceva stuzzicarlo e vedere le mille emozioni che inondavano quegli occhi grigio fumo.

- Va a farti fottere Oliver.- ringhiò il biondo.

Gli era quasi venuto un infarto, ma doveva ammettere che quel risveglio gli era piaciuto e non poco. Ogni attenzione che Oliver gli donava era accolta sempre con grande piacere da lui, e non osava mai rifiutarlo.

Lo lasciò andare e si distese accanto a lui coprendosi col lenzuolo fino alla testa. Gli aveva espressivamente rivelato che quel giorno voleva rimanere solo, non avrebbe retto a quegli occhi magnetici che contenevano tutte le tonalità che il cielo poteva assumere.

Quando si baciavano gli piaceva osservarli, mentre erano leggermente dischiusi, mentre da quelle finestre riusciva ad intravedere tutto quello che gli passava per la testa.

In quei nove mesi di relazione, così come tutti e nei due gli anni di conoscenza, Oliver era sempre stato un libro aperto per lui: era facile leggergli dentro, ma bisognava scavare a fondo per capire come fosse veramente e solamente Vincent c'era riuscito. Solamente lui era riuscito a vedere quei tormenti che gli stringevano l'anima: solo lui era riuscito a capire come soffrisse in silenzio, come si fosse sacrificato per la sua famiglia e per continuare gli studi universitari.

Oliver era fatto così, non rimaneva mai con le mani in mano, ma si faceva in quattro per aiutare la famiglia a rialzarsi da quella rovinosa caduta; seguiva tutti i corsi per laurearsi in medicina grazie ad una borsa di studio ben meritata, era lo studente più brillante, lavorava come barista nella caffetteria sotto casa sua e, se necessario, studiava tutta la notte per ottenere ottimi risultati.

Nonostante questa sua vita fatta di soli sacrifici e rinunce sorrideva sempre, diceva che non gli pesava affatto tutto quello che faceva, anzi si sentiva sollevato se poteva dare una mano alla sua famiglia e arrivare ai suoi obbiettivi.

Vincent invece era tutt'altro, era il classico strafottente figlio di papà che era riuscito ad entrare nella facoltà di medicina grazie alle solite raccomandazioni.
Ma questo non era quello che voleva, a lui piaceva disegnare, dipingere, ogni forma d'arte.

Però grazie a quest'inconveniente era riuscito ad incontrare il ragazzo che ora stava cercando di convincerlo a guardarlo.

-Dai Vince, non dirmi che vuoi rimanere tutto il giorno qui?- chiese Oliver cercando di scostare le coperte dal volto del compagno. Sapere che quello sarebbe stato il loro ultimo giorno insieme lo rendeva irrimediabilmente triste, ma non poteva lasciarsi abbattere, voleva godersi quel poco tempo che gli rimaneva, fino all'ultimo istante, e non avrebbe lasciato che il rancore e la rabbia rovinassero tutto.

-L'idea era quella, Idiota.- rispose finalmente il biondo scoprendosi e alzandosi mostrando il suo fisico tonico, coperto solamente dall'intimo, e le spalle larghe dovute e anni e anni di nuoto.- E non chiamarmi Vince.-

Il castano sorrise e si alzò per fermarsi di fronte al compagno.

Non era basso in confronto a lui, ma qualche centimetro di differenza c'era, anche se a Vincent non dispiaceva affatto, anzi gli piaceva il fatto che l'altro dovesse alzarsi lievemente per raggiungere il suo viso.

-E perderti il divertimento? Non credo proprio.- disse avvicinandosi all'armadio e cercando dei vestiti da fargli indossare.

Lì dentro sembrava che tutti i colori fossero stati banditi, c'erano solamente indumenti neri o bianchi, solamente una maglia si salvava: era comunque una tonalità scura, ma almeno era una macchia di colore.

Gli lanciò la maglia blu notte e iniziò a frugare fra i pantaloni tutti rigorosamente scuri.

Rassegnato gliene lanciò uno e chiuse l'armadio. Essendo estate non c'era bisogno d'altro, anche se erano a Londra e le condizioni climatiche non erano delle migliori.

- Primo, dove dovremmo andare? Secondo, come hai fatto ad entrare?- chiese Vincent mentre poggiava gli indumenti su di una sedia per poi andare nel bagno e concedersi una doccia veloce, suo malgrado.

Odiava quando le persone gli mettevano fretta, le cose andavano fatte lentamente se dovevano avere buoni risultati.

- Che ti importa dove andiamo.- rispose il castano seguendolo in bagno senza il minimo accenno d'imbarazzo.-E per quanto riguarda come sono entrato, la copia delle tue chiavi che mi regalasti è stata molto utile.-.

Si appoggiò al muro in mattonelle chiare del bagno.

Era molto grande per una persona sola, essendo una delle tante residenze estive della famiglia Parkinson eppure era troppo esagerata: due piani, due bagni per piano, tre camere da, un giardino da far invidia ad un campo da baseball dotato di piscina, e tutti i confort possibili ed immaginabili.

Oliver si sentiva sempre fuori luogo quando andava lì, e nell'ultimo anno era successo spesso, anche fin troppo; la prima volta si era sentito terribilmente a disagio e sentiva che quella casa vuota mettesse in un certo senso soggezione, come se i muri avessero occhi ed orecchie.

Vincent trovò tremendamente ingiusto che lui fosse mezzo nudo e il compagno no così sentì il bisogno di rimediare.

Aprì l'acqua nella cabina doccia e prima di togliersi l'ultimo pezzo di stoffa che lo copriva si avvicinò all'altro bloccandolo contro il muro e poggiando la mano sinistra ai lati del suo viso leggermente arrossito.

-Credo che preferirei rimanere a casa.- disse insinuando la mano destra al di sotto della camicia celestina dell'altro, - e poi ho tanto bisogno di compagnia, mi sento solo in questa casa enorme.-

Oliver aveva ben inteso cosa l'altro volesse fare, e Dio sa quanto avrebbe voluto assecondare la sua richiesta, ma ora non poteva, non doveva lasciarsi corrompere da quella voce suadente ed ammaliatrice.

- Non mi incanti. Spiacente, ma per adesso ci divertiremo in un altro modo.- la frase che pronunciò fece sbuffare in biondo che senza insistere si allontanò dal suo ragazzo ed entrò nella cabina-doccia, lasciando dietro di se i boxer che aveva tolto, lasciando che l'acqua accarezzasse il suo corpo.

Riusciva perfettamente a sentire gli occhi del castano puntati su di sé, e il fatto d'esser stato rifiutato non faceva altro che far aumentare la sua voglia di prenderselo, anche sotto la doccia. Però sapeva che quando Oliver gli nascondeva qualcosa, alla fine ne rimaneva sempre sbalordito e contento.

Ciò che riusciva a capire era solamente che il castano provava la sua stessa voglia; dal vetro leggermente opaco a causa del vapore riusciva a vederlo guardare da un'altra parte cercando di reprimere l'istinto di spogliarsi completamente ed accontentare Vincent.

Quando il biondo uscì si avvolse un asciugamano in vita, l'altro si avvicinò e, circondando il collo dell'altro con un braccio, lo baciò passionalmente. Le lingue danzavano freneticamente assaporandosi l'un l'altra nel tentativo di memorizzare il sapore che tanto amavano.

-Da quando sei così focoso Olly amorino?- lo stuzzicò il ragazzo staccandosi solamente quando fu a corto d'aria.

- Non chiamarmi in quel modo, lo sai che non mi piace.-, gli dava terribilmente fastidio quel nomignolo, non sapeva proprio come avesse fatto a sopportarlo per tre lunghi anni.

- Eppure quando quella ti chiamava così sembrava che non ti dess.. Ahi!- Oliver era arrivato alla sua spalla bagnata e l'aveva morsa per farlo tacere.

- Quella storia è acqua passata.- Vincent capì che era meglio chiudere lì il discorso, che non fosse il caso di ricordare al castano la sua ex-fiamma dai capelli rosso fuoco tinti con l'evidente ricrescita nera. Quella ragazza era sempre truccata molto pesantemente e indossava vestiti decisamente troppo succinti, insomma lo stile di ragazza che sicuramente non ci si sarebbe aspettati da Oliver, ma si conoscevano dai tempi del liceo e lui ne era innamorato perso sin da allora.

Solamente tre anni fa la ragazza sembrava essersi accorta di lui, mentre la sua bellezza sbocciava, ma a quei tempi era diversa, molto più semplice e sicuramente meno volgare.

Il castano si chiedeva sempre come avesse fatto a sopportare quell'oca; il loro rapporto, nell'ultimo periodo, sembrava solamente basato sul baciarsi dove le amiche la potevano guardare ed invidiare e sul fare sesso. Ma solo questo ad un sentimentale come lui non bastava, e non voleva nemmeno continuare quel rapporto ambiguo, così la lasciò proprio quando si accorse dell'attrazione che provava per Vincent.

Inizialmente era stato strano, essendo abituato a sfiorare le dolci curve del gentil sesso, infatti all'inizio era molto a disagio, però poi si era accorto che quel corpo fasciato da muscoli ben visibili era molto più desiderabile per lui.

Aspettò che il biondo fosse pronto e uscirono dalla grande villa dirigendosi verso il garage, dove era stata parcheggiata la fiammeggiante auto rossa del ragazzo: una bellissima Ferrari italiana.

Oliver si sedette al posto del guidatore, e questo diede molto fastidio all'altro: adorava guidare come un pazzo spericolato e l'andatura lenta e accorta del compagno gli dava sui nervi, avrebbe volentieri allungato la gamba fino all'acceleratore per poi premerlo. Anche se magari allungare semplicemente le mani in mezzo alle gambe dell'altro non sarebbe stato male. Era un vero pervertito, sia con le ragazze che con i ragazzi, a lui non importava, almeno prima di incontrare il suo compagno, ora si concentrava solamente su di lui.

Aspettò di arrivare a quella misteriosa destinazione cercando di riconoscere un qualsiasi particolare che gli facesse comprendere dove erano, ma intorno a lui c'erano solamente anonimi palazzi grigi o varie tonalità di colori spenti e molto fatiscenti.

Quando l'auto si fermò cercò di capire dove il compagno l'avesse portato ma davvero non riusciva a capirlo.

Oliver scese dall'auto chiudendola per bene e condusse Vincent verso una scalinata in ferro con il corrimano pitturato di rosso lucido e le pedate costituite da grate pesanti e massicce.

Il biondo non aveva la benché minima idea di cosa lo aspettasse al di sopra della pila di scale, l'altro era stato molto accorto a tenergli tutto nascosto; anche se odiava dirgli delle bugie, voleva che questa loro giornata fosse speciale, che dentro portasse un bel ricordo di lui.

Era perfettamente consapevole che non l'avrebbe più visto, troppe complicazioni, troppi fraintendimenti, troppi ostacoli che non potevano superare.
In confronto a questi erano formiche: non potevano raggirarli, nemmeno saltarli, non se questi erano costituiti dalle proprie famiglie.

-Eccoci arrivati.- il castano si fermò davanti ad un muro completamente ricoperto da graffiti raffiguranti un bosco in piena notte con varie creature mitologiche.

-E quindi?- chiese Vincent perplesso mentre guardava tutto quello alzando il sopracciglio fine per poi tornare a guardare l'altro che non gli rispose e gli lanciò una lattina che, prontamente, prese al volo. Capendo che in realtà era uno spray lo guardò interrogativo cercando di capire cosa l'altro intendesse con quel gesto.

-Hai sempre detto che ti sarebbe piaciuto poter imbrattare i muri, e adesso puoi farlo.- rispose Oliver avvicinandosi con un'altra lattina spray al biondo che guardava il graffito titubante. Non sapeva da dove iniziare, ma gli bastò guardare il suo ragazzo per iniziare ad imbrattare il muro mentre la sua arte prendeva forma.

Quando disegnava, quando dipingeva, i suoi occhi non vedevano il telo immacolato che si macchiava di colore o la matita che la graffiava; lui vedeva un mondo a cui solamente al biondo era permesso l'accesso, che tutti quanti ignoravano.

Raffigurò una bellissima fenice che volava su tutte le altre creature, raffigurò quello che avrebbe voluto essere, quello che era il suo amante.

Il castano era proprio come le fenici, rinascevano dalle loro ceneri ed erano capaci di guarire tutte le ferite. Era riuscito ad uscire da un giro di brutte compagnie grazie alla sua amicizia, aveva inseguito il suo sogno grazie ai suoi consigli, aveva acquistato nuova forza grazie al suo amore.

Oliver era quella mano che ti aiutava ogni volta che cadevi, quella spalla su cui piangere, quell'insaziabile amante che aveva sempre bisogno d'attenzioni.

Il castano osservava quel bellissimo uccello che , a differenza del solito, era completamente blu e azzurro, riluceva splendente nell'oscurità. Boccheggiò cercando di esprimere la sua meraviglia, ma non trovava nessun aggettivo che fosse in grado di esprimere la bellezza di quei colori che insieme creavano quel meraviglioso graffito.

Vincent lasciò cadere l'oggetto metallico che aveva in mano e prese il volto del castano tra le mani, perdendosi in quelle pozze blu come la notte e azzurre come la barriera corallina, come il cielo al mattino.

Lentamente i loro visi si avvicinarono, i loro respiri si mischiarono e le loro labbra si unirono.

Una lacrima silenziosa solcò la guancia del ragazzo dagli occhi cielo, quel pezzo d'anima racchiudeva tutta la rabbia, l'impotenza che provava. Odiava il fatto che quella sarebbe stata una delle ultime volte che avrebbe potuto assaggiare quelle labbra amare come il fumo, ma dolci come il miele.

Rimasero stretti l'uno all'altro per un po' di tempo, fin quando la mancanza di ossigeno non li costrinse a separarsi.

Quando lasciarono quel posto partirono silenziosamente verso la loro nuova meta: la piccola casa in riva al mare.

Era lì che per la prima volta avevano fatto l'amore, e purtroppo sarebbe stato il luogo dove si sarebbero detti addio.

Quel luogo aveva visto la loro unione, muta testimone di quell'amore tanto bello quanto ingrato. Quel sentimento li aveva soggiogati e attratti nella sua tana, per poi divorarli lentamente e dolorosamente.

Forse è vero che chi ama commette pazzie, è pronto a sacrificarsi pur di vedere un sorriso solcare le labbra dell'amato.

Per Oliver e Vincent era la stessa cosa, solamente che a causa del destino dovevano scrivere la parola "Fine" a quella bellissima storia fatta di litigi, risate, carezze e baci.

Quando arrivarono in quella piccola casupola che affacciava sul mare, completamente in legno, cercarono di distrarsi in qualche modo, di far trascorrere il resto della giornata il più lentamente possibile.

Entrambi avrebbero voluto che il tempo si fermasse.

**

- E pensare che nove mesi fa stavi morendo dall'imbarazzo.- disse Vincent lanciando un cuscino in faccia ad Oliver che se ne accorse troppo tardi.

Sfortunatamente per loro era arrivata la sera, quando si stava tutto il tempo a baciarsi il tempo volava. E più questo passava, più si avvicinava la fatidica ora.

Ma avevano ancora tutta la notte a loro disposizione.

-Ci credo, non eri stato molto dolce.- lo rimproverò Oliver che intanto si era seduto sul divano bianco accanto alla finestrella accavallando le gambe e incrociando le braccia al petto con fare offeso.

-Ma eri assolutamente adorabile Olly amorino.- disse il biondo avvicinandosi all'altro e alzandogli il viso per poterlo guardare negli occhi.

Il castano con le gote leggermente arrossate si alzò e tornò a baciare quella labbra dannatamente succulente passandovi poi la lingua come a disegnarne il contorno.

- Come siamo intraprendenti.- costatò il biondo staccandosi leggermente mentre l'altro aveva insinuato le mani al di sotto della maglia e aveva iniziato ad accarezzargli la schiena lentamente facendolo impazzire.

-Sta zitto e baciami, Idiota.- disse Oliver prima di avventarsi nuovamente su quelle morbide strisce di carne e lasciando che la sua lingua incontrasse la gemella danzando sulle note prodotte dai battiti dei loro cuori.

Vincent si lasciò condurre fino al letto e vezzeggiare da quelle mani che lo facevano godere più di qualsiasi cosa avesse anche solo sfiorato la sua candida pelle.

Quando arrivarono al bordo del letto si distesero, il castano che sovrastava e imprigionava il corpo del compagno schiacciato tra lui e il materasso. Era del tutto inusuale, solitamente non era lui a guidare il tutto, invece stavolta la voglia di sentire l'altro aveva prevalso su tutto il resto, eclissando la solita sensazione d'imbarazzo che provava.

Oliver ,stanco di sentire la maglia blu dell'altro che gli limitava i movimenti, gliela fece togliere facendo sedere l'altro e rimanendo a cavalcioni su di lui mentre le mani del biondo iniziarono a far uscire dall'asola i bottoni della camicia azzurrina, diventata anch'essa di troppo.

Ad ogni bottone tolto, la loro eccitazione cresceva, palesandosi attraverso la stoffa dei pantaloni. Sentivano entrambi il bisogno di sentire l'altro, la voglia di amarsi un'ultima volta era troppo forte per esser ignorata, non che nessuno dei due avesse opposto molta resistenza; il solo fatto d'aver resistito quella mattina nel bagno era stato faticoso. Ma, come si suol dire, l'attesa del piacere è anch'essa piacere.

Quando finalmente l'indumento fu completamente aperto, Vincent accarezzò il petto del suo amante e, arrivando alle spalle, gliela fece scivolare via con una lentezza che non era assolutamente da lui.

Pian piano, con una scia di baci, scese fino a lambire la linea perfetta del collo del castano che quando sentì la lingua dell'altro leccare lentamente e avidamente un lembo di pelle si dovette mordere violentemente le labbra per non lasciarsi scappare gemiti troppo acuti.

Il biondo strinse a sé il corpo del compagno e lo fece distendere con la schiena sul materasso, prendendo lui il possesso della situazione, come era suo solito. Raramente si lasciava dominare da Oliver, e naturalmente questa era una delle poche volte, voleva lui il comando di quel gioco.

Con la stessa snervante lentezza scese fino ai capezzoli del suo ragazzo che iniziò a suggellare voracemente, mordendoli e pizzicandoli con le labbra.

Nel mentre faceva scivolare la sua mano fino alla cerniera che fece scorrere per poi togliere direttamente i pantaloni, che ormai stavano diventando superflui.

Lasciò il suo ragazzo coi soli boxer addosso, ma presto gli avrebbe tolto anche quelli. Mentre con le dita prendeva l'elastico di quell'indumento, sentì una presa ferrea sul polso che lo bloccò dal suo intento.

-Che c'è adesso?- chiese Vincent seccato mentre alzava un sopracciglio e guardava il viso rosso ed ansimante dell'altro.

- Ti odio quando sei così lento.- sibilò il castano invertendo le parti e portando le braccia dell'altro sulla sua testa bloccandogli ogni possibilità di poterlo sfiorare.

-Vuoi passare subito al sodo dico bene porcellino?- il velo di ironia che utilizzò il biondo lo fece innervosire ancor di più rendendolo molto più impaziente di prima e portandolo a spingersi oltre ogni sua aspettativa.

-Ti ho mai detto che sei un depravato?- lo ammonì slacciando i pantaloni neri e, mentre glieli faceva scivolare lungo tutta la lunghezza delle gambe lunghe e toniche, gli tolse anche l'intimo

-Forse, un paio di volte.- rispose mentre il compagno aveva iniziato a baciargli l'intero addome fino ad arrivare al ventre dove si fermò ad assaporare la pelle per molto più tempo facendo sussultare continuamente il biondo.

Aveva capito cosa voleva fare, e riusciva a capire quanto l'altro fosse titubante ed insicuro.

Non l'aveva mai costretto a fare qualcosa che non voleva, di cui non si sentiva ancora pronto, e nonostante fosse un completo maniaco a cui piaceva giocare anche a letto, ma col suo Oliver ci andava piano, aveva scoperto un lato dolce di sé stesso che credeva di non possedere.

- Oliver.- si mise su a sedere e gli prese il volto tra le mani facendolo arrivare alla sua altezza per poi posargli un tenero bacio sulla punta del naso, per poi arrivare alle goti oramai arrossate, arrivando fino alle labbra dove le sfiorò solamente con le proprie.-Non sei obbligato.-

Il castano fece distendere nuovamente Vincent mentre diede vita ad un altro bacio, molto meno casto del precedente.

- Non faccio mai qualcosa di cui non sono convinto, lo sai.- disse mentre scendeva nuovamente, stavolta senza tentennamenti o indugi. – Se lo faccio è perché voglio farlo.-

Una volta dette quelle parole accolse il sesso dell'altro tra le sue labbra.

Questo lo fece fremere di passione mentre sentiva la lingua che accarezzava quel punto particolarmente sensibile e le labbra che si muovevano su e giù donandogli un tale piacere che nessuno gli aveva mai saputo arrecare.

Inarcò la schiena mentre il ritmo aumentava di velocità e poi rallentava torturandolo a tal punto da ritrovarsi a gemere spudoratamente senza alcun freno a timore che qualcuno li potesse sentire. Chi poteva ? Erano circondati da sabbia e un immensa distesa oceanica, insomma il nulla regnava sovrano.

- Cazzo Oliver più forte!- imprecò alla fine esasperato. Il suo membro era duro e gli procurava parecchio dolore. Non chiedeva molto, voleva solamente venire per poter metter fine alle sue sofferenze, anche se quel trattamento lo portava ad avere la mente accecata dalla lussuria e quindi le diminuiva.

L'altro l'accontentò con molto piacere, ma quando sentì la mano dell'altro intrufolarsi tra i suoi capelli spettinati e tirarli per farlo spostare si sorprese.

Finalmente Vincent venne, ma non voleva che il suo Oliver assaggiasse quel liquido, non sapeva se fosse stato male a causa del suo sapere amaro, e farlo sentire male era l'ultima cosa che voleva in quel momento.

Il castano sentì che comunque qualche residuo gli era rimasto agli angoli della bocca quindi si precipitò a pulirsi con la lingua mentre si abbassava sul viso dell'amante che ancora ansimava sconvolto e appagato.

-Niente male per essere la prima volta.- lo stuzzicò divertito dal fatto che per ancora una volta era riuscito a dominarlo in un certo senso.
Era strano tornare a comandare, anche se per poco, perché Vincent gli prese i polsi sottili e si mise a cavalcioni su di lui immobilizzandolo completamente per poi privarlo dei boxer scuri che ancora indossava.

Adesso era il suo turno di comandare, avrebbe mostrato al suo novellino come sarebbe stata una vera tortura.

Morse e leccò ovunque sul suo busto completamente nudo lasciando segni ben visibili del suo passaggio, tutti dovevano sapere che quel ragazzo, che sarebbe potuto diventare facilmente un modello per riviste, e infatti era il suo di modello.

Ogni disegno realizzato negli ultimi due anni lo ritraeva, in svariati momenti, ma non mostrava mai completamente il suo viso.

La cosa che preferiva disegnare era la sua schiena, il suo profilo e fare degli abbozzi dei suoi occhi grandi e limpidi. Amava ogni cosa di quel ragazzo, ogni singola lentiggine chiara, quasi invisibile, che gli ricopriva naso e zigomi, ogni sfumatura di blu e azzurro che i suoi occhi che potevano assumere.

Anche lui prese a vezzeggiare il sesso del compagno aspettandosi di sentirlo ansimare in maniera indecente; i sospiri infatti non tardarono ad arrivare, accompagnati dal suo nome gridato da quella voce carica di passione e desiderio.

Quando Vincent concluse il suo operato iniziò ad accarezzare i glutei sodi di Oliver che intanto, intuendo le sue intenzioni, prese la sua mano e ne succhiò le dita una ad una, tenendo sempre gli occhi incatenati a quelli color fumo dell'altro.

Il biondo senza preavviso iniziò a penetrarlo con un dito, cercando di distrarlo dal lieve dolore concentrandosi su quelle labbra invitanti violandole con la propria lingua, ancora una volta.

Quando finalmente il ragazzo sotto di lui fu pronto, tolse le dita per sostituirle con qualcosa di più consistente, entrando lentamente per non farlo soffrire troppo.

Invece il ragazzo fece una smorfia di dolore, mordendosi l'interno della guancia e graffiando le spalle del compagno a cui si era aggrappato. Non si sarebbe mai abituato a quella sensazione di sentirsi spaccato in due, anche se non appena l'altro gli fu completamente dentro iniziò ad affievolirsi, ma non a scomparire del tutto.

Lentamente Vincent iniziò a muoversi, affondando ed emergendo continuamente, stretto dalle pareti di quell'apertura che prontamente lo accoglieva ogni volta che lo desiderava.

Prendendo in mano il sesso dell'altro, iniziò a muovere le sue dita su e giù, facendo sì che lui non fosse l'unico a godere.

Continuarono così per tutta la notte, amandosi incondizionatamente, mai stanchi di sentire l'altro diventare parte di sé.

Quando però arrivarono le prime luci dell'alba lasciarono che i loro corpi imperlati di sudore si abbandonassero sul letto dalle lenzuola completamente stropicciate e macchiate.

Vincent non voleva dirgli addio, ma doveva farlo, doveva farlo per il bene di Oliver.

Suo padre era stato chiaro : "Osa rivedere quel ragazzo e sarà la sua famiglia a pagarne le conseguenze. Sei davvero tanto egocentrico da riuscire a sopportare il pensiero d'aver rovinato la vita di una famiglia?".

Lo odiava con tutto se stesso, perché il destino era stato così crudele?

Minacciare di licenziare il padre di Oliver era stato un tiro meschino, anche fin troppo per un uomo di ghiaccio come suo padre. Era il proprietario di una ditta di trasporti alquanto conosciuta, sia in Europa che in America, e il padre del suo ragazzo era un impiegato di quest'azienda.
Lo stava facendo solo per il suo amore, non per far felice il padre; questo mai.

Stava rinunciando alla sua vita per seguire le orme del suo vecchio; tanti saluti ai giubbotti in pelle, ai jeans strappati e ai suoi amati scandali. Presto si sarebbe trasformato in un uomo serio, con cravatta blu e completo grigio, senza dimenticarsi delle scarpe lucide che tanto odiava.

Avrebbe seguito dei corsi d'economia e sarebbe stato costretto ad abbandonare medicina, non che a lui dispiacesse più di tanto.

- Vincent.- la voce del suo amante lo fece risalire dal fiume di pensieri in cui era annegato.- Andrà tutto bene.-

Oliver non era del tutto convinto delle sue parole.

Non poteva sapere cosa sarebbe successo d'allora in poi, non era sicuro di nulla in quel momento. Voleva solo sentire le forti braccia di Vincent che lo stringevano un'ultima volta, sentire che non l'avrebbe mai dimenticato, che sarebbe stato per sempre l'unico.

Ma sapeva che era impossibile, non poteva pretendere che non cercasse di andare avanti, non dopo tutto quello che avevano passato.

Sentiva le lacrime che prepotentemente cercavano di solcare il suo viso, ma glielo impedì, voleva mostrarsi forte.

- No, non andrà tutto bene Oliver, almeno non possiamo esserne sicuri; so solo che non ti dimenticherò e ti amerò sempre. Non posso chiederti di amare solamente me, sarebbe da egoisti. Però non dimenticarmi, non potrei sopportarlo.- gli confessò il biondo lasciandolo senza parole.

Non era mai stato un tipo dolce e romantico, quindi dalle sue labbra non era mai fuoriuscita una dichiarazione d'amore.

Il castano si accoccolò tra le sue braccia, beandosi di quel profumo tanto invitante, che lo cullò facendolo addormentare.

Per Vincent questo fu un bene, non avrebbe retto nel dover pronunciare la parola "addio".

Aspettò qualche minuto, poi si alzò dal letto per recarsi in bagno e darsi una sistemata.

Si preparò velocemente, cercando di far il meno rumore possibile.

Era un codardo, e lo sapeva perfettamente, si stava comportando come quelle persone che tanto disprezzava e tanto aveva deriso in passato. Chi fuggiva davanti ad un addio per lui era il peggiore dei codardi, era solamente una parola, cinque insulse lettere. Solo adesso capiva: non era la parola in sé a spaventare tutti, ma quel che c'era dopo quelle dannate lettere. Una vita fatta di solitudine, dove non potevi sapere se quella famosa parola sarebbe stata davvero per sempre.

Non doveva andarsene così, non poteva, sarebbe stato troppo meschino, almeno un biglietto avrebbe dovuto lasciarlo.

"Mi dispiace" fu l'unica cosa che scrisse sul bigliettino, che aveva strappato dalla rubrica del tutto inutilizzata; lo lasciò accanto alle chiavi della casa e dell'auto, voleva che fosse il suo amore a tenerle.

Camminò fino alla stazione, dove il suo treno era già pronto ad aspettarlo.

I suoi sicuramente sarebbero saliti alla prossima fermata, quindi aveva tutto il tempo prima che si scatenasse la bufera.

Vincent osservava fuori dal finestrino i passanti e le persone che si salutavano, sperando quasi di riconoscere tra di loro Oliver, ma sapeva che non sarebbe accaduto. Era ancora nella loro casa, quel rifugio che ormai non gli apparteneva più, il suo piccolo paradiso personale che aveva abbandonato abbracciando le pene dell'inferno.

Quando sentì il suo cellulare vibrare lo prese sbuffando, sicuro che fosse un messaggio di suo padre o di sua madre. Ma quando sul dispaly lesse il nome del suo ragazzo si rattristì, sicuramente era arrabbiato per il modo in cui l'aveva lasciato.

" Sei un completo imbecille, te ne sei andato senza salutarmi.".

Non ebbe neanche il tempo di rispondere che arrivò una chiamata. Senza esitazione alcuna rispose.

- Ehi imbecille.- la voce di Oliver lo fece spaventare, era fredda e adirata.

- Te l'ho già detto nel bigliettino che...-

-Affacciati Vince.- quando sentì quelle parole immediatamente si voltò di nuovo verso l'esterno e quando vide il castano lì, che gli sorrideva con gli occhi pieni di lacrime, ebbe un tonfo al cuore.

Presto il treno iniziò a muoversi , seppur lentamente, così il biondo aprì i vetri e si sporse verso l'esterno, stando ben attento a non cadere.

-Addio.- disse con voce triste al telefono, che fu accolto dall'altro che lasciò via libera alle lacrime, senza smettere di sorridergli.

Presto il mezzo prese velocità, e Oliver non divenne altro che un puntino lontano.

Vincent chiuse la telefonata ancora in corso e dopo pochi secondi arrivò un altro messaggio:

" Ricorda che un addio non è per sempre. Ti amo."

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