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You make me insane

Ho la gola secca, non riuscirei a parlare decentemente; così resto in silenzio.

Mi accarezza una ciocca, più che altro ci gioca «E comunque, come ti ho scritto ieri, mi piace il tuo lato da ubriaca, perché è terribilmente e stupendamente provocante» si avvicina al mio viso «Tecnicamente, sono in svantaggio. Ieri, quello a rimetterci sono stato io»

Mi acciglio, non riuscendo a capire il nesso.
«Beh, l'ubriaca eri tu, quindi eri autorizzata a dire quello che volevi. Io ero fin troppo sobrio, dunque è tutto vero quel che ho detto. Ma io non so se, a farti parlare ieri, è stata la tua coscienza, o la tua ubriachezza» sussurra, un passo dalle mie labbra.

«Dovresti rimediare, sai. Non te la lascio scampare questa, no»
Gli sto fissando le labbra, e giuro su chiunque, ma non riesco a distogliere lo sguardo.

Nash sembra notarlo perché a sua volta mi guarda, quasi ammirato, forse solo sorpreso dalla mia sfacciataggine.

«Come..?» cerco di chiedere ma lui mi interrompe.
«Come fai a rimediare? Beh, devi dimostrarmi che ieri non mentivi. O puoi dirmi qualcosa che ancora non so e che mi riguarda» mormora.

O santo cielo.. quelle labbra.

«Io, delle volte vorrei..» dico, ma non riesco a continuare; che sia l'imbarazzo o la mancanza di coraggio, o la paura.
Ingoio il groppo in gola e prendo un respiro.

«Vorresti cosa, Lara?» chiede con voce roca Nash. Alzo lo sguardo e vedo i suoi occhi scuri, esattamente come quella volta nella mia stanza.

Che sia.. eccitato? Probabilmente si. Ma.. a causa di una come me? Probabilmente no.

«Io.. vorrei..»
Nash mi prende il viso fra le mani e mi alza il capo affinché possa guardarmi negli occhi «Dio, Lara. Finisci la frase, potrei impazzire» sussurra con difficoltà.

Ma che gli prende?

Mi passa un dito sulle labbra, seguendone il contorno. «Cosa, Lara? Ti prego, devo sapere»
Lo guardo «Delle volte... vorrei baciarti» dico tutto d'un fiato.

Se questa sarà la mia condanna a morte; sarò ben lieta di accoglierla e andare all'altro mondo.

Nash tira via un sospiro, forse di sollievo, e poggia la fronte alla mia; mantenendo ugualmente pericolosamente vicine le nostre bocche, ma senza toccarsi.

Mi fissa negli occhi; quegli occhi che da ghiaccio, si sono eclissati in quel mare blu, come le più profonde oscurità degli abissi. Occhi fatti di calamita.

«Allora.. perché non lo fai?» mi chiede con tono speranzoso. O forse mi sbaglio.. non riesco più a pensare.
«Io..io...» non so cosa rispondere, cosa dire, come giustificarmi.

Sorride leggermente, quasi imbarazzato, e mi prende nuovamente il volto: con una mano una mia guancia, con l'altra solleva il mento.
Ho gli occhi sgranati: vuole forse.. baciarmi?

«Shh» sussurra «Chiudi gli occhi, Bella Addormentata»
Non vorrei farlo, voglio vedere cosa vuole fare anche se, se davvero volesse baciarmi, la vista non mi servirebbe dato che lo percepirei.
Però, titubante e col cuore a mille, obbedisco.

Sento il suo fiato farsi più vicino, il suo respiro accellerato mi sfiora lo zigomo ripetutamente.

Come.. come siamo arrivati a questo?!

«SONO A CASA!» urla una voce femminile: Elizabeth.

Spalanco gli occhi, e vedo Nash che fa lo stesso.
Mi allontano istintivamente dal corpo del ragazzo e solo allora mi rendo effettivamente conto che eravamo seriamente tanto ma tanto vicini.

Nash sbuffa contrariato e scocciato, anzi: sembra per fino arrabbiato, ma a parte ciò non si scompone affatto e rimane sdraiato a pancia su.

Io, dal mio conto, sono tremendamente rossa in viso; cosa che, solo ad un'occhiata di Elizabeth, la farebbe insospettire sul perché sono sul divano con suo figlio.

«Nash.. Nash.» dico agitata, e solo allora gli spunta un sorrisino divertito sul volto contrariato.
«Ehi, tranquilla. Lei non..» ma non lo faccio finire che lo scaravento a terra.

«Ahia, ma che cosa...?»
Mi scuso velocemente, prendo la coperta e la butto dietro al divano, per poi fiondarmi dall'altra parte della stanza; a distanza di sicurezza.
Nash intanto si è seduto sul sofà e sta ridendo della mia reazione spaventata.

«Ciao tesoro. E ciao, Lara! Come stai? Tutto bene?» mi chiede, dopo aver dato un bacio sulla testa del figlio.

«S-sì, sto benissimo. Sì, e te?» chiedo nervosa.
Elizabeth si avvicina, preoccupata «Sicura di star bene? Sei tutta rossa; non è che hai la febbre?» mi controlla la fronte con le labbra.

Scuoto la testa, mentre sulla poltrona Nash se la ride «Tutto a posto, davvero.» la rassicuro.
Poco convinta Elizabeth sale in camera, dicendo di essere stanca.

Io e Nash ora siamo soli, in salone, e la situazione non potrebbe essere delle più imbarazzanti; almeno per me, dato che lui sembra piuttosto tranquillo.
«Lara..»
«Io.. dovrei andare. Vado a scuola» affermo e prendo la mia borsa dalla sedia.

Nash mi segue «Ti accompagno»
Ma lo fermo, giusto sulla porta «No, davvero. È presto, ed è bel tempo. Io.. vorrei fare una passeggiata»
Lui sta per ribattere; probabilmente vuole proporsi di accompagnarmi anche a piedi ma lo anticipo.
«Da sola. Io.. scusami, è che..»

Che..?

Non so come scusarmi; il punto è che vorrei solo poter pensare in santa pace. Ha cercato di baciarmi, e può sembrare poca cosa; ma è da quando ho quattordici anni che non ho una relazione.
Buffo, vero? Ma non è stata di certo colpa mia.

Per via degli impegni, del lavoro, lo studio... non mi sono mai presa cura dei miei sentimenti. Magari è vero, c'era qualcuno che ci provava: come ad esempio un certo Jason che veniva sempre allo Starbucks di Jo e chiedeva di me. Non che mi dispiacesse averlo intorno, ma dopo mesi che mi stava dietro e io lo trattavo sempre e solo come un cliente-amico, lui ci ha rinunciato.

O come Benjamin, un ragazzo tedesco che un anno fa era in classe con me. Era gentile e dolce, ma alla fine si è dichiarato e.. beh, l'avesse mai fatto...
Per me non era altro che un amico, così l'ho rifiutato; l'anno dopo ha cambiato scuola.

Probabilmente non lo aveva fatto a causa mia, di sicuro erano stati i genitori a decidere; ma la mia friendzone l'avrà incoraggiato ad andarsene.

Nash è visibilmente dispiaciuto; vorrei dirgli che non deve esserlo, che non è colpa sua, che la disagiata di sentimenti sono io. Ma non trovo le parole, o forse ho solo una paura dannata di rovinare ancor di più tutto.
Così, con un ultimo sguardo, mi chiudo la porta alle spalle e cammino a passo veloce verso la scuola.

Nel mentre ho ricevuto un messaggio da Jessie che diceva di non sentirsela di venire stasera, e che sarebbe rimasta a casa in compagnia del padre.

Arrivo seriamente in anticipo: di mezz'ora.

Così mi siedo al mio posto, con le cuffiette nelle orecchie e mi appoggio al banco.

Ho fatto partire one last time di Jaymes Young

I'm fading much too fast, my love
I'm waiting for it to pass, my love

Sono talmente concentrata sulle parole che non mi accorgo della persona che si è seduta vicino a me, finché questa non mi toglie una cuffietta.

Mi giro per fulminare con lo sguardo Clyton.

Faccio per tempestarlo di insulti quando mi ricordo della nostra ultima conversazione: forse è vero, potrei provare a trattarlo meglio.

«Ciao, Clayton» lo saluto e lui sembra sorpreso.
«Ma come siamo docili» commenta divertito, ma torna immediatamente serio quando vede che mi sto innervosendo.

«Okay, okay. Posso chiederti perché sei qui tutta sola? E la tua amica vivace?» chiede sorridente.

Mi riprendo la cuffietta, senza metterla «Uno: no, non puoi chiedermelo, anche se tecnicamente l'hai già fatto. Due: È a casa. Lei.. non si sente bene» mento.

Il biondo si mette a braccia incrociate e guarda fuori la finestra.
Sospiro: mi fa un po' pena.

«Ehi» lo chiamo e lui si gira.
Gli porgo la cuffietta «Stai in silenzio e non disturbare. Non commentare la scelta delle mie canzoni e non muoverti» raccomando, e lui annuisce, mettendo la cuffia e avvicinandosi di più.

Could I feel your skin on mine
Before I have to say goodbye?
Could I breathe, please, one last time
You in my lungs, before I curl up and die?
Oh, my world is losing light

Forse non è così pessimo questo biondino.

Cambio, prima che la canzone finisca del tutto: friends di Ed Sheeran.

Chiudo gli occhi, assaporando ogni singola parola di questo fantastico cantante.

We're not, no we're not friends, nor have we ever been
We just try to keep those secrets in our lives
And if they find out, will it all go wrong?
I never know, no one wants it to

Solo ora mi rendo conto di quanto questa canzone mi rappresenti: CI rappresenti. A me e a... Nash.

So I could take the back road
But your eyes'll lead me straight back home

Istintivamente penso ai suoi occhi; sia quelli di ghiaccio, che quello scuri e profondi.

Dio.. vorrei davvero troppo vederli adesso.

Friends just sleep in another bed
And friends don't treat me like you do

Friends should sleep in other beds
And friends should kiss me like you do

Questa canzone... siamo noi, ne ho la certezza.

E poi ancora, avanti; con Something I need dei One Republic, Little do you know di Akex&Sierra, Fools di Lauren Aquilina, What is love di Jaymes Young, Imagination di Shawn Mendes.

Infine, dopo Heroine degli Sleeping with Sirens, mi tolgo la cuffietta e spengo il cellullare.

Clayton si stende sul banco, come me e sussurra con tono divertito «Dalla scelta delle canzoni posso dedurre due cose: o mi stai facendo una proposta di fidanzamento, o hai problemi di cuore».

Sorrido; questo biondino sa come far tornare il buon umore.
«Sai una cosa, Sherlock?» gli chiedo, ridacchiando.
«Cosa?»
«Penso proprio che sia la seconda» e lui ride.
«Senza ombra di dubbio» osserva.

Mi guarda «Ti va di parlarne? Dicono che si è più aperti con gli sconosciuti»
Sorrido, intenerita «Ma tu non sei uno sconosciuto»

Lui sembra sorpreso «Ma non faccio neanche parte della tua ristrettissima cerchia di amici.» osserva e io annuisco, dandogli ragione.

«Tu ci terresti, ad essere mio amico?» gli chiedo, seria.
Mi sorride, ma non un suo solito sorrisino beffardo o malizioso; un semplice sorrisino timido «Mi farebbe piacere»

Sorrido a mia volta e dopo un attimo di silenzio parlo «Vedi, ora non essendo più uno sconosciuto ed essendo un mio nuovo amico, non posso parlartene» lo prendo in giro.

Clayton è visibilmente molto sorpreso adesso, ma è veloce a riprendersi «Non importa. Se vuoi parlarmi, di questo o in generale, sai dove trovarmi»
«Grazie.»
«Dovere, nuova Amica» sottolinea e ridacchio.

«Sia chiaro, da oggi in poi niente più "bambolina"» ribadisco e lui ne sembra offeso.
«Ma come; è cosi carino. E ti sta a pennello».
Lo guardo storto, perplessa.
«Okay, vedrò di farne a meno. Ma non ti assicuro che non lo userò mai piu».

La professoressa Roux entra in classe, e ci alziamo in segno di saluto.
Clayton indica il posto di Jessie «Posso..?» chiede, titubante.

Da quando Clayton Hall è diventato così timido e insicuro?

«Sei bravo in francese?» chiedo.
Il biondo mi fa un occhiolino «Una bomba»
Annuisco «Ottimo, siediti»

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