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With her, again

Il rumore assordante delle sirene è insopportabile; un po' come il dolore che sento in tutto il corpo.
È come se avessi milioni di aghi trafitti dappertutto; è come se mi stessi spezzando, letteralmente.

Spero che i medici nell'ambulanza arrivino presto; non ce la faccio più.

Sento l'involucro che mi circonda muoversi.

Qualcuno lo sta muovendo, o è l'involucro stesso, a muoversi?

Prima di dare una risposta sensata a quella domanda, mi guardo attorno: una patina trasparente, come una pellicola, mi separa da uno sfondo completamente rosso.

Perché mi sento così.. stanca?!

Gli occhi faticano a restare aperti, ma, d'un tratto, un grido agghiacciante mi permette di riscuotermi.

«NOOO! Il sangue! Sta uscendo..
IL MIO BAMBINOOO!!!»

Sono terrorizzata: cosa starà succedendo?
Intanto sento un'altra voce femminile: è un medico.

«Signorina, la prego si calmi»
«La barella, veloci!»

E poi una voce maschile, profonda e grave «Chiamate un'altra ambulanza! C'è un uomo ferito, qui! Deve essere trasportato in ospedale. Dev'essere il compagno della donna che ha perso il bambino»

Nel mentre sento in modo amplificato il pianto di una giovane donna che, come una litania, ripete, fra le lacrime «Mio figlio... il mio bambino.. no, no, no. Mio figlio... il mio bambino»

Cosa sta succedendo?

Solo allora mi guardo, e resto agghiacciata dalla scena: non sono... umana.
La forma del mio corpo è indefinita, ho un colore rosato e posso ben vedere, attraverso le mie braccia, le vene che ci sono al loro interno.
Sgrano gli occhi, terrorizzata, o almeno, quei due pallini neri che mi permettono di vedere.

Cosa cazzo sono? Cosa mi sta succedendo?

Poi realizzo: sono un feto. Il feto di Sierra, durante l'incidente.
Subito dopo sento un dolore atroce percorrermi le membra.
Urlo, ma non esce niente dalla mia bocca; nessuno può sentirmi.
Ci provo ancora, e ancora, finché sento le forze abbandonarmi e mi sento risucchiare verso il basso, nel buio più totale.

Mi sveglio di botto, respirando forte; sono sudata e non sono nel mio letto, bensì a terra.
Chiudo gli occhi, cercando di mandare giù il groppo che ho in gola.

È stato solo un incubo. Solo un incubo...

Eppure ho avuto davvero paura, come non mi capitava da tempo; sembrava così reale...

L'ultimo incubo che ho avuto riguardava la morte di mio padre; e si ripeteva quasi ogni notte. Così mia madre mi portò da uno specialista e per sei mesi ho eseguito con lui una cura sul controllo delle proprie sensazioni.

Dopo quei sei mesi, se riavevo quell'incubo, riuscivo in parte a controllarlo; decidevo io cosa fare, cosa far accadere.
E ogni volta che mi risuccedeva, quindi, sognavo che quel giorno mio padre non moriva, anzi.
Facevo in modo che, al posto del colpo di pistola, era un mazzo di fiori, a colpirlo al petto. E lui rideva, assieme a me.

Guardo l'ora: 10:48

Che COOOOSA? Ho seriamente dormito così a lungo?

Accendo il cellulare e mi decido a leggere quei messaggi; nonostante io non sia ancora felice del comportamento della rossa.

Jessie: Lara, non ti azzardare ad andare a quella fottuta cena, intesi? Giuro che se ci vai, non siamo più amiche.
Jessie: Ti stai preparando per quel dannato assassino bugiardo, non è vero? Ottimo! Vedrai come ti divertirai stasera; a raccogliere i frammenti delle tue ossa, dopo l'incidente stradale che ti farà avere.
Jessie: okay, forse non è vero che se ci vai non saremo più amiche, semplicemente non ti parlerò più per il resto dei miei giorni.
Jessie: Lara, se dico queste cose è perché lui non è una brava persona affidabile. Non ti puoi fidare di lui; non dopo quello che ti hanno detto Nash e Cam!
Jessie: Ti prego, se hai del buonsenso non andare, certa gente non merita seconde possibilità.
Jessie: Lara, su, dai retta a me: non andare. E leggi questi fottuti messaggi, dannazione!
Jessie: okay, dai. Non è vero che non ti parlerò più: facciamo che non ti aiuto più a cacciare via Clayton.
Jessie: Suuu, Larucciaa. Filami! Ti chiedo scusa per prima. Sai che non le pensavo davvero quelle cose...
Jessie: Se non sei troppo arrabbiata per favore richiama questa ranocchia. Ti voglio beneXx

Sorrido, intenerita: non riesco davvero ad essere arrabbiata con lei per tanto tempo.

Siamo passati dal primo messaggio in cui, infuriata, diceva le peggio parolacce; agli ultimi messaggi in cui mi chiedeva implorante e dispiaciuta, di richiamarla.

Mi do una ripulita, e mi vesto.
Prima di richiamare la rossa mando un messaggio alla mamma.

Me: 'giorno, scusa se ieri ho fatto un po' tardi, non ti salutata. Come sta Charlie? Dammi sue notizie, mi raccomando. Baci!!

Poi, finalmente, digito il numero della rossa che, neanche uno squillo, mi ha già risposto e mi sta tempestando di scuse.

«Jessie, Jessie. Calmati.»
La rossa si zittisce subito.

Dovrei chiederle scusa anch'io

«Scusami, Jessie. È vero, sei stata davvero una stronza con me ieri...»
«Ehi!»
«però io non sono stata da meno»

Sento il campanello suonare.

Un attimo...

«Jessie, hanno suonato da me o da te?»
«Da te»
Sbuffo e vado alla porta.
«Quindi beh, mi spiace ecco, Jess. Volevo dirti que...»
Apro e mi ritrovo di fronte la rossa, in lacrime, e mi abbraccia.
«Scusami ancoooraa Larucciaaaa. Sono stata una stupida, stronza, egoista, senza cuore!!! Non potrai mai perdonarmiii»

Oh, che ragazza emotiva

Sorrido e me la stacco di dosso «Ti perdono, tranquilla»
Lei sorride, tirando su col naso e mi fissa con quegli occhioni verdi «D-davvero?»
Annuisco, ridendo «Su, entra a sciacquarti la faccia che poi usciamo a fare colazione»
Jessie saltella in casa «Offri tu?»
Le lancio un'occhiataccia, ma annuisco «Solo se ti dai una mossa: ho fame».

E così, stranamente per un bradipo-jessie, alle 11:12 siamo allo Starbucks dell'altra volta.

Stiamo giusto entrando quando Jessie, che è di fronte a me, viene intruppata da un ragazzo alto «Fa attenzione» le dice.
La rossa lo guarda indignata «Tu guarda dove mettere i piedi!»

Come incominciare bene la giornata

Come niente fosse, prendiamo la nostra colazione-- rigorosamente pagata da me-- e ci appostiamo al solito tavolino appartato.

«Sto aspettando»
E solo allora mi accorgo di Jessie che, mento poggiato sui pugnetti, mi fissa.
«Spiegati, ranocchia»
«Serara, assassino, cena. Utilizza queste tre parole chiave per comprendere» sbuffa.

Alzo gli occhi al cielo per quel "assassino", ma, in fondo, ha ragione.
Così inizio il racconto; ormai ci ho fatto l'abitudine.

Alla fine, Jessie, senza dire una parola afferra il suo smootie e si alza «Andiamo, mi devi accompagnare in libreria» afferma.

Strabuzzo gli occhi «Chee? Non hai niente da dire in proposito? E poi come te ne esci? E, soprattutto, no, non ti accompagno da nessuna parte. Devo andare da Skylynn. E prestami attenzione, cavoli!»

La rossa si gira e, nuovamente, va a sbattere contro qualcuno: lo stesso tale di prima.
«Ma dannazione, vuoi fare attenzione, ragazzina?»
Jessie non ci vede più «Io, dovrei fare attenzione? Sei tu quello grande e grosso quindi vedi di stare più attento quando ti muovi, energumeno!»

Il tale, piuttosto arrabbiato, si gira verso la rossa, che non sembra esserne minimamente intimorita.

Cacchio, qui va a finire male

Afferro Jessie per un braccio, butto giù un paio di scuse, e corro fuori dal locale, portandomela dietro.
«Perchè? Potevo stenderlo quello là!» ribatte offesa.
Scuoto la testa, mentre guardo l'ora: 11:32

Facciamo in tempo per Skylynn

«Certo, certo» continuo a camminare, imperterrita, tanto che la rossa, disorientata, mi si affianca «Dove stiamo andando? Devi accompagnarmi in libreria»
La guardo di sbieco «Uno: stiamo andando al mio lavoro. Due: non devo proprio accompagnarti da nessuna parte, non ora almeno. Tre: tu, vieni con me»

Jessie è confusa «Ma, io non conosco questo posto»afferma e io sospiro.

«Proprio per questo vieni con me. Non posso accompagnarti nella nostra zona e, se ti dessi delle indicazioni a voce, ti perderesti. Quindi... » spiego.
Lei sembra pensarci su «Aaaaah, okay.»

Poi, di colpo, caccia un urletto da fangirl, e saltella «CONOSCERÒ NASH GRIER! E HAYES, E WILL! E SKYYUU! E VEDRÒ LA LORO BELLA CASAA, E LA STANZA DEI FRATELLI! E LE MUTANDE DI HAYES, E IL BAGNO DI NASH!!»

Ma che cosa...??

Dopo un attimo di disorientamento, rido «Eh già.»

Ora siamo di fronte alla scuola della piccola pulce e la rossa non la smette di lanciare gridolini.

Per dinci, placati donna.

Ma so che se glielo dicessi, non mi ascolterebbe.

Ed ecco che, un esemplare di biondina selvatica, mi viene incontro sorridendo «Laraaa!»
La prendo in braccio salutandola, e posandole un bacetto sulla guancia; cosa che la sghignazzare.

«Skylynn, lei è la mia cara amica Jessie» la presento.
La rossa allunga il mignolo «Piacere, principessina Skylynn» dice con una voce buffissima per la sua persona.
La pulce ridacchia e si presenta, allegra.

Ma diamine, solo con me si è presentata in quel modo poco cortese?

Jessie si propone di portarla sulle spalle, e così, mentre torniamo a casa, quelle due si mettono a parlare di cavalli e unicorni, mentre io sono completamente estraniata dalla conversazione.

Sono identiche, Jessie e la pulce, ecco perché vanno tanto d'accordo.

Arriviamo a casa e, ovviamente, preparo il pranzo mentre le due pesti giocano.

La ranocchia è più bambina di Skylynn, forse dovrei addirittura controllarle.

Non so se i fratelli mangeranno a casa, così, per eventualità, ne preparo di più.

Non si sa mai.

Poi Jessie entra in cucina e si siede, esausta ma con un sorrisone sulle labbra.
«Quella peste.. è forte eh, mitica. Non è che posso prendere il tuo posto?» scherza e io rido.

«Certamente, te e il tuo senso della responsabilità...  Skylynn morirebbe dopo un paio d'ore. Chissà, magari ti viene in mente di cucinare flambé.. » e rido ancor di più, ricordando quell'episodio.

Jessie si finge offesa, ma alla fine la contagio con le risa «È stato un incidente!»
«Certo, certo..ammettilo che Rita non ti era simpatica»

Praticamente quel giorno eravamo a casa di Rita, una nostra amica di corso. I genitori non erano in casa e lei ci aveva lasciate da sole per comprare dolciumi e schifezze varie. Era l'ora di cena, così avevo intenzione di cucinare della carne; ma Jessie si era opposta, insistendo a voler provare a cucinare lei.
L'avrò lasciata sola all'incirca dieci minuti che, tornando in cucina, vedo la padella infuocata e il piano del gas completamente bruciato.
La parte esilarante era che, Jessie, non accorgendosi della tragica situazione in cui stava prendendo fuoco la stanza, muoveva allegramente la padella, avanti e indietro-- cosa che faceva propagare le fiamme-- urlando «Lara, guarda qua! Carne flambé, carne al flambé!!!» con un sorrisone felice.

La faccenda finì con me e Jessie cacciate fuori di casa, a calci nel sedere.

Da quel giorno, Rita, non ci ha più rivolto la parola e, ogni volta che può, ci lancia occhiatacce assassine.

Mi asciugo le lacrime per aver riso troppo, mentre la rossa mi da una gomitata «Su, e piantala»

«SIGNOR UNICORNO!! Dove sei??» urla Skylynn, dall'altra stanza.
Jessie sospira, divertita, alzandosi «Beh, il lavoro mi chiama».
Rido, mentre sfreccia via.

Cosa farei, senza di lei...

Spazio autrice:
(((((

IMPORTANTEE

Saaaalve oh popolo!

Dunquee, se mi sono ripresentata qui è per chiedervi un groossissimo quesito.
Mi è sorto un dubbio mentre scrivevo uno dei prossimi capitoli.

Avevo in mente di mettere qualche giro del "gioco della bottiglia".
Il punto è: se Nash dovesse capitare con la nostra Lara, e lui scegliesse Verità: lei cosa potrebbe chiedergli?
Nel senso.. il punto è: commentate per favore e proponete una domanda che Lara potrebbe fare a Nash.

Ps. Durante il gioco partecipa anche la piccola Skylynn, quindi, mi raccomando, niente cose traumatiche.XD

Commentatee eh, per il bene di una pazza autrice senza ispirazione.

Shaaoooo

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