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Why you?

Jessie's P.O.V.

Se Lara fosse qui, non sarebbe per nulla fiera di me. Se solo lei fosse qui..

Poggio la testa alla parete dietro di me, e abbraccio maggiormente le gambe al petto.

Perché proprio tu.. cosa hai mai fatto? Sei la persona più buona che io conosca, gentile, generosa, sorridente e ottimista.. ti amano tutti, non ti sei mai fatta odiare da nessuno.
E allora perché? Perché proprio te?

Singhiozzo, ma le lacrime non scendono più per il semplice fatto che non ne ho più: il che è peggio. Piangendo ci si sfoga davvero bene, senza lacrime invece si rimane solo un involucro vuoto e triste, senza emozioni. Non si prova assolutamente nulla quando si sono finite le lacrime, ed è tremendamente peggio, perché ci si ritrova a fissare il vuoto, con occhi vitrei e il respiro pesante.
Se gli occhi non piangono, lo fa il cuore: e fa cento e cento volte più male. Proprio come adesso.

Amica mia, cosa ti hanno fatto? Ti prego, resisti, resisti, resisti... troverò una soluzione, la troverò. Ti prego, non arrenderti.

«Arrenderti di cosa.. forse sei anche morta da quando ti hanno rapita..» sussurro tra me e me, e lì eccola, una piccola lacrima, minuscola, che bagna l'angolo del mio occhio.

Le speranze non tengono in vita le persone, la disperazione lo fa.

Mi perdo a guardare il nulla, forse quel cassettino di fronte a me, o forse quel viola acceso della parete di camera mia, non lo so nemmeno io.

Lara, mi manchi così tanto..
Lara, come faccio se non torni..
Lara, resisti, verrò a prenderti..
Lara, ti prego..
Lara, ti voglio bene..
Lara...
Lara...

«Tesoro..?» la porta si apre lentamente, rivelando la figura stanca di mio padre.
Alzo piano lo sguardo verso di lui: non è messo meglio di me.

Scusami papà, almeno per te volevo mostrarmi forte, proprio come quando la mamma se ne è andata tutte quelle volte. Scusami, davvero vorrei farmi vedere forte da te ma non ce la faccio. Non credo nemmeno che la ce la farò a tornare quella di prima.

«Tesoro, come stai?» mi si avvicina e si inginocchia di fronte a me
«Come se la mia migliore amica fosse stata rapita e io non sapessi se è ancora viva o meno» sussurro, guardandolo negli occhi.
Lui abbassa lo sguardo, e mi prende le mani «Non so cosa si prova, tesoro. È una cosa che non dovrebbe succedere a nessuno, e posso capire che è così ingiusto e terrificante che sia successo ad una persona come Lara, ma non puoi abbatterti così. Non stai vivendo, tesoro; la situazione ti ha profondamente scioccata e posso capire se sei disperata e triste, ma non è così che cambierai le cose. Vuoi che Lara torni? E allora stalle accanto, rialzandoti e dimostrandole che sei ancora quella Jessica determinata che conosceva. Ma non stare qui, seduta su un pavimento a guardare il vuoto, sono passati quattro giorni e..»
«Papà..» mormoro. So che è preoccupato per me, so che dovrei reagire, che dovrei impegnarmi, dovrei davvero fare tante di quelle cose...

Lara non sarebbe fiera di me, eppure ora come ora non riesco a far altro che questo.

«Papá..» dico con voce strozzata «mi sento di morire..» una lacrima solca la mia guancia, inumidendola.
«Tesoro..» cerca di consolarmi lui ma non posso sentire altro.
«Papà non ce la faccio.. non sapere, non poter fare.. non.. » porto una mano all'altezza del cuore, a stringere la maglia «fa così, così, male qui.. papà, fa così male..» singhiozzo, e per la prima volta nella mia vita vedo lo sguardo di mio padre farsi tanto spaventato e addolorato. Mi guarda come se stesse soffrendo lui al posto mio, come se questa lama tagliente che mi squarcia il cuore la sentisse anche lui, come se potesse percepire i lamenti della mia anima, proprio come faccio io. E questa cosa mi distrugge ancora di più.
«Mi dispiace..  per non essere forte. Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace, mi.. » ma lui mi afferra subito fra le sue braccia, stringendomi come a proteggermi.
«Basta, Jess, smettila.» sussurra, con voce tremante.
«Mi dispiace!! Mi spiace! Mi.. m-mi.. s-scusami..» grido, scossa dai singhiozzi, mentre mio padre mi scuote.
«Jessie calmati!» mi carezza la testa, ma ormai mi sembra di non ragionare più.

Sto forse impazzendo? Sto impazzendo..

Dopo un bel po' finalmente riesco a calmarmi, e vengo portata sul mio letto per "riposare"; ma ormai più sto da sola con i miei pensieri, più non riesco a ragionare, e di prendere sonno non se ne parla. Così, di nascosto, mentre mio padre è tornato alla sua scrivania, esco di soppiatto.
Non so nemmeno se ho allacciato le scarpe, se ho preso il cellulare per una qualche emergenza, se il mio aspetto è tanto terrificante: non mi interessa.
Non ho una meta precisa, eppure alla fine mi ritrovo al luna park, quello dove ero andata con Cameron.

Cam.. chissà come stai. Cosa stai facendo, dove sei. Perché non sei qui con me? Ho bisogno di te.

Compro tutti i biglietti che mi posso permettere con quei pochi soldi che avevo nella tasca del cappotto, e salgo sulla ruota panoramica.
È quasi sera, probabilmente vedrò il tramonto da quassù.
Guardo il paesaggio, esattamente come quando c'ero salita con Lui; mi sfugge un sorrisino debole.
All'improvviso sento qualcosa vibrare nella tasca: il cellulare. Non sapevo fosse ancora lì, dopo la scomparsa di Lara non l'ho più toccato; deve essere rimasto lì fino ad allora.

È un miracolo che non si sia scaricato.

Vorrei ignorarlo, ma in fondo non sono l'unica che sta soffrendo adesso, e non mi pare il caso di far preoccupare anche le persone attorno a me. È una chiamata da parte di..

Cameron..

Titubo un po', ma alla fine rispondo.
«Pron..»
«O mio dio.. o mio dio.. grazie. Grazie..» sospira, sollevato.
«C-che succede?»
«Jess, stai bene? Dove sei? Sei da sola?» mi tartassa, con tono preoccupato.

Ecco, appunto. Ne ho combina un'altra: per far arrivare la notizia anche a Cameron chissà quanti si sono spaventati.

«Scusa se ti ho fatto preoccup..» ma non mi fa finire.
«Jess, non mi interessa. Tu stai bene? Rispondimi. Dove sei?»
Mi blocco, mentre sento un groppo in gola.

Cam..

«Jess, ci sei? Jess!!» dice con tono affannoso.
«Si, sto bene. Tu?» ma ignora la mia domanda.
«Dove sei? Vengo a prenderti.»
Sarei tentata di digli di non venire, che sto bene, ma lui non è il tipo di persona che si da per vinto.
«Al luna park» sussurro.
«Dove, di preciso?»
«Sulla ruota. La ruota panoramica»
Sento il rumore di un motore che viene messo in moto.
«Rimani lì, sto arrivando. Non muoverti. Vengo a prenderti»
Annuisco, nonostante sia consapevole che non può vedermi, e attacco.

Sta arrivando. Viene a prendermi...
Cam sta arrivando, aspetterò qui.

Poggio la tempia al vetro e chiudo gli occhi.

Ti prego fai in fretta: la mia mente mi sta divorando.

Come se avesse sentito quella tacita preghiera poco dopo, quando ormai mi trovo a terra, sento lo sportello aprirsi di colpo e qualcuno entrare. Sobbalzo, ma non faccio in tempo a realizzare cosa sta accadendo, che due braccia forti mi avvolgono.

È venuto a prendermi, come aveva promesso.

Involontariamente sorrido, e comincio a piangere, mentre sento Cameron stringermi a sé.
«Pensavo fossi un sogno, quando ho visto che stavi scendendo..eri tu» mormora.
Vorrei dirgli tante si quelle cose, scuse, soprattutto, ma non trovo le parole, o almeno non hanno intenzione di uscire fuori.
Cam mi prende in braccio a mò di sposa per poi uscire velocemente dalla cabina che continuava a muoversi.
Mi porta nella sua auto, facendomi sedere al posto del passeggero, ma lui non va al volante: rimane lì, con lo sportello aperto, di fronte a me.
«Quando mi hanno detto che eri uscita di casa di nascosto e che non riuscivano a trovarti..» mi carezza una guancia, con dolcezza, lentamente, come se non volesse rompermi, o nel mio caso, darmi il colpo di grazia.
«Ho temuto il peggio, ho.. ho avuto paura, per davvero, per la prima volta.»
Gli afferro la mano: è così fredda e ruvida, posso sentire le dita lunghe e flessuose intrecciarsi alle mie.
«Cam, non volevo farti preoccupare»
Mi guarda, e non un semplice scambio di sguardi, sembra davvero che mi stia guardando dentro, come se mi capisse, come se non vedesse quell'involucro vuoto​ e triste che sono diventata; ma la vera Jessica Wilson.
«Come ho potuto non vederlo. Ti chiedo scusa, spero di non essere in ritardo.» dice sommessamente, poggiando la sua fronte sulla mia.
«Jess.. non ho visto quanto stavi soffrendo: c'era da aspettarselo che avresti risentito di un fatto del genere ma.. quanto sono stato cieco, cieco a non accorgermi che la situazione ti stava divorando»
Alzo lo sguardo nel suo, e sgrano gli occhi.
«C-cam..»

Una sola, calda, lacrima sfugge al suo controllo e al suo orgoglio, rigandogli la guancia. Guardo quell'unica piccola goccia che facendo sempre più capolino non fa altro che rimpicciolirsi, solcando la sua pelle dorata.
«Perchè non riesco mai a proteggere le persone che amo? Pensavo.. che almeno con te, ci sarei riuscito. Ma a quanto pare non ne sono capace, Jess. Perdonami, vorrei poterti stare sempre accanto, custodirti come la cosa più preziosa al mondo, amarti più della mia stessa vita.. e ci proverò ma.. Dannazione!» si asciuga la guancia con la manica della felpa e guarda altrove, con espressione rabbiosa ma soprattutto delusa.
«Jess.. scusami per non esserti stato accanto. Pensavo che lasciarti sfogare da sola potesse farti sentire meglio, ma non fa altro che rovinarti, svuotarti. E mi dispiace, tu non sai quanto..» si è inginocchiato di fronte a me e mi fissa con sguardo persone implorante; non mi ero accorta di essermi commossa tanto finché non sento una lacrima cadermi sul dorso della mano.
«Non lasciarmi.. C-cam, ti prego. N-non lasciarmi più..» singhiozzo con voce spezzata e subito dopo mi ritrovo avvolta nel tepore del suo abbraccio.
«No, non più. Mai più. Te lo prometto, Jess: non sarai più sola.»

Vorrei restare così per sempre, anche se è tutto così doloroso: ma in fondo non ho più nemmeno le forze per combattere o sperare in qualcosa di migliore.

A separare il nostro abbraccio è il cellulare di Cam.
«Rispondi» dico, allontanandomi.
«Non cu penso nemmeno, vieni qua» fa per avvicinarsi ma lo fermo.
«Potrebbe essere importante»
Più per il mio sguardo implorante che per le mie parole, alla fine risponde: è Nash.
L'espressione di Cam da inizialmente confusa diventa indescrivibile.
«Ei ei ei Nash! Calmati dannazione e spiegati meglio! »
Comincio ad agitarmi.

Che sta succedendo?

«C-ccome?? Davvero?»
«Cam» lo chiamo. Voglio sapere.
Poco dopo riattacca e mi fissa: la sua espressione è un misto fra il sollevato, il furioso e l'ansioso.
«Che c'è? Che è successo??»
«La polizia. La polizia potrebbe aver trovato qualcosa.»

In fondo non avevo più le forze nemmeno per combattere, figurarsi per sperare: ma forse questa volta, le mie preghiere sono state ascoltate.

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