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Something that we are not

Charlie sta piuttosto bene, meglio della scorsa volta; e, inoltre, mia madre mi ha detto che fra un paio di giorni potrà tornare a scuola, avendo ormai finito i controlli.

Il bambino era felicissimo di vederci; a parte la madre non ha altre persone che gli fanno compagnia, se non i suoi compagni di stanza.

Gli porgo il vaso di Agrifoglio, riassumendo la spiegazione del Sensei con un semplice ed efficace:"Ti porterà fortuna".

«Allora, ho saputo che fra poco torni a scuola. Contento?» sorrido.
Il bambino annuisce, tutto felice, battendo i pugnetti sulle bianche lenzuola della sua brandina «Certamente!»

Rido, la sua vivacità è contagiosa «Certamente!» lo scimmiotto, facendolo ridere.

Quanto c'è da imparare dai bambini...

Skylynn si siede vicino a Charlie «Sai... sono felice che fra poco torni, Lie» dice, imbarazzata.

Sorrido, e mi giro da un'altra parte; lasciandogli un po' di privacy, ma riesco comunque a sentire la risposta del bambino.
«Anch'io. Possiamo tornare a giocare insieme!»

Ma quanto sono patatiii! Li shippo quei due. Creiamo la ship... allora: #Charlynn o #Skylie?

Ridacchio al solo pensiero.

«Lara, sei in visita?»
Mi giro, incrociando gli occhi con quelli di mia madre «Ah, mamma, ciao. Sì, siamo qui per Charlie. A proposito...» la prendo per un braccio, portandola in disparte «come sta?»

Lei mi lancia un'occhiata di rimprovero «Non obbligarmi a scegliere fra te e il mio lavoro, Lara.»
Scuoto la testa «No, no, no, davvero. Voglio solo sapere se sta bene, se sta meglio, se sta peggio. Solo questo.» la supplico.

La mamma alza gli occhi al cielo «Sta.. bene. Meglio di quando è entrato qui la scorsa settimana, peggio di qualche anno fa» risponde atona.

So che sotto sotto mia madre sta soffrendo per qualsiasi cosa Charlie abbia, ma il suo lavoro non le permette a pieno di far sfociare i suoi sentimenti e pareri soggettivi.

Annuisco soddisfatta e la ringrazio; so che le costa molto, ci tiene davvero tanto a quel lavoro.

Sento Skylynn tirarmi la manica della maglietta, mi inchino «Dimmi»
«Devo andare in bagno»
Mi guardo intorno «Mm..okay vediamo...»
Ma sento la voce di mia madre che mi interrompe «Oh, tranquilla. L'accompagno io» si propone.

Le lascio andare e, nel frattempo, mi siedo sul lettino al fianco di Charlie, che sta guardando fuori dalla finestra.
Essendo orario di visite i genitori degli altri compagni di stanza devono averseli portati in giro per l'ospedale o nel giardinetto; così Charlie è l'unico qui dentro.

Gli carezzo la fronte, spostandogli alcuni ciuffi ribelli «Sai una cosa?»

Scuote la testolina castana.
Sorrido, guardandolo «In giro, la tua mancanza si sente» commento, e lo vedo arrossire, abbassando lo sguardo.

«E sai un'altra cosa? Se tua madre vorrà, ti porterò in un bel posto. Ma non lo dire a nessuno, okay?»
Annuisce, felice, ma poi torna subito serio.
Si guarda un attimo attorno, per accertarsi che Skylynn non sia tornata e mi prende una mano, stringendola fra le sue «Lara...»

Mi incuriosisco, lui abbassa lo sguardo «Posso... fidarmi di te, giusto?»

Mi sta preoccupando: cosa vorrà chiedermi?

«Ma certo! Perché.. perché me lo chiedi?»
Deglutisce, ma continua a non guardarmi.

«Lie..» lo chiamo.
«Devi aiutarmi» dice tutto d'un fiato.
Sgrano gli occhi, sorpresa «Lie, cosa vuol dire?»

Finalmente mi guarda «Non dirai niente a Skylynn, promettilo. Promettimi che non ne farai parola con nessuno, posso fidarmi no? No?» gli occhi fremono.

Gli prendo il volto fra le mani «Charlie, calma. Ti puoi fidare di me; se vuoi che faccia qualcosa non devi far altro che chiedermelo, okay? Ora dimmi: cosa dovrei promettere? Spiegati meglio»

Arrossisce «A me,ecco.. Skylynn mi piace tanto, lo sai.»
Sorrido e annuisco.
«Ecco, io non sto bene; forse non lo starò mai. Mamma ha detto che la cosa che ho è brutta, ma vorrei che Skylynn non lo sapesse. Dille sempre che sto bene, anche se sto giu, o mi portano di colpo all'ospedale. D'accordo?»

Mi si stringe il cuore, ma annuisco e, con la mano destra sul cuore, glielo giuro.
«Grazie»

Lo guardo; possibile che un bambino di otto anni sia tanto coraggioso e altruista?
«Skylynn ti vuole un bene immenso, è fortunata ad avere una persona come te. Sappi che, qualunque cosa, lei non ti lascerebbe mai» lo informo, Charlie arrossisce.

«Forse è meglio che riposi un po'; io e la pulce dobbiamo proprio andare» e nello stesso momento tornano mia madre e la biondina.
«Grazie per la visita, allora»

La pulce si avvicina all'amico «Torneremo» e gli scocca un bacio sulla guancia, facendo sgranare gli occhi del bambino.

Tornate a casa, proprio di fronte all'abitazione, mi si torce lo stomaco al solo pensiero di poter incontrare Nash e doverci parlare.

So che prima o poi accadrà, eppure.. ora no, tutto ma non adesso.

Quasi fosse un miracolo, Cameron esce di casa, venendomi incontro.
Mi sorride, e notandomi preoccupata scuote la testa «Tranquilla, sta dormendo in camera sua. Ha un mal di testa bestiale, sai.. colpa dell'alcool.. »

«Ti.. si, insomma.. ha detto nulla su ieri?»
Il moro scuote la testa «Spiacente, non abbiamo avuto modo di parlare molto. Era uno straccio, appena sveglio. Ma da come parlava devo dedurre che non si ricorda nulla di ieri sera; o almeno, non ricorda della scenata in pista da ballo. Sa che ti ha vista lì, ma poi.. niente di niente, spiacente» fa un sorrisino di scuse.

Lo ringrazio «Figurati, hai già fatto molto per me, Cameron. Te ne sono grata»
«Allora..» indica Skylynn «la riporto io, va bene?»
Gli sorrido, debitrice «Grazie»

Decido di farmi un giro nei dintorni, ma essendo decisamente troppo presto per la scuola, opto per far visita ad una persona.

Non ho letto né i messaggi di Clayton, né di Jessie. Saranno preoccupati? Dopotutto ieri non mi hanno vista a scuola, e non ho risposto.

Come sospettavo, il locale è quasi vuoto; di solito a quest'ora non veniva nessuno.

L'atmosfera è la stessa, il posto non è cambiato di una virgola; dalla disposizione dei tavoli, ai turni di lavoro.

E infatti... come ricordavo...

Paula è intenta a pulire il bancone e mi saluta caldamente.
«Ci manchi qui, sai. Ti serve Jo? Posso andartelo a chiamare»

«No, no. Salutamelo tu da parte mia. Io volevo.. lui è in pausa, giusto?»
La ragazza bruna sorride «Ricordi bene, vedo»

La saluto, sorridendole e mi dirigo alla porta sul retro, aprendola col suo solito cigolio sinistro.
Ed ecco chi ero venuta a trovare.

«Come ai vecchi tempi, eh»
Kyle si riscuote, seduto sul muretto, la sigaretta in mano e il berretto della Starbucks poggiato al suo fianco.

«Che ci fai qui? Non dovresti stare alla scuola serale?» dal tono sorpreso, passa a quello freddo e distaccato .

Non si è affatto dimenticato della telefonata con Nash, vedo.. beh, sperare non mi è costato nulla

«Avrei voluto parlarti» lui si acciglia.
Sbuffo «Si, voglio parlarti nonostante quello che ti ho detto dopo la cena, okay? È che.. dopo quella telefonata..» il suo viso si fa imperscrutabile «sentivo il bisogno di sistemare le cose.»

Con un gesto di stizza, getta a terra il mozzicone della sigaretta e scende dal muretto «Cosa vuoi sapere?»
«Della telefonata» dico senza giri di parole.

Kyle incrocia le braccia «Ha risposto Grier al posto tuo, perché?»

«Non ero io a fare le domande?»
«Voglio sapere solo questo»
Alzo gli occhi al cielo «In quel momento mi ero addormentata»

Lo sguardo del barman è omicida «Dormivi.. da lui?»
«Da lui in che senso?» domando innocentemente.
«Con lui, insieme a Grier. Ci dormivi insieme?» chiede scocciato.
Sgrano gli occhi «Cheeee? No, no, no,no, no. Ma, che ti salta in mente?»

Beh, tecnicamente già lo hai fatto; già ci hai dormito assieme.

Il pensiero mi fa arrossire, cosa che Kyle fortunatamente non sembra notare.
Il barman annuisce «Mm.. d'accordo, che c'è adesso?»

«Cosa è successo di preciso? Ti prego, sii sincero. Su tutto, anche sulla tua versione» lo prego.
Si appoggia contro il muretto, guardandomi fisso negli occhi «Dopo pochi squilli Grier ha risposto. Gli ho detto che non volevo parlare con lui, di passarmi te; ma ha cominciato a inventarsi che tu stavi dormendo, che eri esausta e non ti avrebbe svegliata per una mia telefonata. Mi ha chiesto più volte cosa volevo da te, e ovviamente non gliel'ho detto. Poi, non ricordo come, è spuntato di nuovo fuori l'argomento "assassino", cose all'ordine del giorno con Grier insomma. Gli ho ripetuto di non intromettersi e ho accennato alla cena; per ripicca, probabilmente. E il resto non è importante» conclude, vago.

C'è qualcosa che mi sfugge, non mi ha detto tutto.

Eppure faccio finta di niente, per ora.
«Perchè mi hai chiamata? Cosa volevi dirmi?»

Kyle si fa serio «Nulla, niente di importante ormai»
Mi incuriosisco «Hai tralasciato qualcosa, Kyle. Cosa?»

«Niente, ti ho detto» ribadisce, piccato.
Sbuffo, facendo avanti e indietro sul marciapiede «Sai che non mollerò, ti seguirei anche fuor da questo locale, fino a casa tua se necessario. Kyle...» lo guardo «cosa mi tieni nascosto?»

La serietà e severità sul volto del ragazzo sono scomparse, facendo rimanere solo un'espressione esasperata, di suppliche «Mi credi, se ti dico che non è importante?»
«No»

Sbuffa, ma non mollo «Cosa volevi chiedermi? Perché mi hai chiamata al cellulare ieri?»

Kyle serra la mandibola, continuo imperterrita «Perchè Kyle? Voglio saperlo, so che non è vero. È importante, invece.»
«Smettila» mi ammonisce, duro.

«No, potrò romperti in eterno. Ma sono stufa di questo mistero con te, di questo "so non so". Poi non puoi pretendere che non mi allontani!»
«Hai ragione»

Mi blocco, stupita «Come?»
«Hai ragione, non avrei dovuto fermarti quando volevi andartene da me. Non avrei neanche dovuto chiamarti ieri. Dovrei solo fare una cosa; una sola cosa giusta: lasciare che ti allontani da me»

Mi avvicino, di poco «Che stai dicendo? Questo ora, che significa?»

Kyle scoppia, fra il rabbioso e l'esausto «Significa che provo qualcosa per te, cazzo! Perché non lo vuoi capire??»

Mi paralizzo, gli occhi piantati nei suoi. Kyle gesticola, animatamente, mentre io sto semplicemente immobile.
«Potrei anche credere di amarti, forse è addirittura cosi. Ma non lo capisci, vero? Non te ne sei mai accorta.»

Ho il respiro irregolare: la situazione è... degenerata. Sì, è la parola giusta.

«Kyle...»
«Se mi era difficile lasciarti andare; se ogni volta ti rincorrevo, ti supplicavo, ti scrivevo.. era perché non mi sei affatto indifferente. Anche la cena.. era più che altro per te, la scusa di darti delle risposte era una messinscena per questo motivo. Solo... per questo motivo»

«Ecco perché Nash si è arrabbiato tanto. Lui... tu gli hai detto che, che mi ami?»

Kyle annuisce, triste. Poi, d'un tratto, sfocia in una risata amara «Non farti strane idee, se oggi te l'ho detto non significa che speravo ricambiassi. Lo so, che per te non è così. Come so perché Grier si è incazzato tanto su questo argomento. Come so che il tuo cuore non potrebbe essere mai mio, dato che già appartiene a qualcun'altro»

«Che vorresti dire?»

Sorride, amaro «Quel Grier; lo ami, non è così?»
«Io non.. no, cioè. Non lo so» rispondo confusa.

Ridacchia, guardandomi «Non sto ridendo perché sono felice che non lo ami, solo che.. dai su, è inevitabile che non mi senta in qualche modo sollevato. Però posso dirti una cosa» mi prende una mano «Grier non mi sta affatto a genio, potrei dire che lo odio e gli augurerei tutte le sfortune. Ma Lara, a te non posso che augurarti di essere felice con Grier, se è questo che vuoi.»

«Kyle...»
Ridacchia «Che dire, mi hai appena friendzonato. Se posso ancora considerarmi tuo amico: o sono ancora un "conoscente"?»

Sorrido «Amico»
«Ne sono ...felice»

Spazio autrice:

Hi people!
Questo è solo un piccolo momento che mi concedo per due cose:

1) probabilmente non c'entra granché, soprattutto di ritmo, ma il titolo l'ho ispirato proprio dal nome di questa canzone.

2) presto ci sarà un capitolo "speciale " diciamo, un punto di vista differente più che altro. L'ho scritto per le ragioni che:
A; tanto per farvi capire di più i fatti
B;mi andava
C;mi sembrava un personaggio troppo trascurato ultimamente

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