Only a night; my ruin
Sento indistintamente la musica che proviene dalle cuffie, ma non ci presto attenzione.
Ora voglio solo starmene qui, fra le braccia di Nash che mi sussurra che è tutto a posto, che non devo più temere nulla, che non sono più sola ormai e che lui è qui con me.
È così caldo e rassicurante.
Sento di potermi fidare di lui; ecco perché non mi sono immediatamente asciugata le lacrime appena è entrato, ecco perché ora sono qui a piangere nel suo petto mentre lui mi carezza i capelli e mi abbraccia con fare protettivo.
Non ho voglia di pensare a niente; e così, quando riesco finalmente a calmarmi, resto immobile dove mi trovo.
Ringrazio mentalmente Nash per il fatto che non mi fa nessuna domanda e non sembra intenzionato ad andarsene; questo ragazzo è la mia salvezza.
La lampada è spenta, ma riesco comunque ad intravedere qualcosa grazie alla luce della luna e dei lampioni che entra dalla finestra aperta.
Ha un così buon profumo...
Nash non dice ancora nulla, ma mi afferra dolcemente per le spalle e mi sdraia sul letto, al suo fianco; avvolgendo le braccia attorno a me.
Ho la gola secca, la lingua impastata e un terribile nodo alla gola «Gra-grazie» sussurro con un filo di voce, tanto che penso non mi abbia sentito affatto.
Ma poi, con mia grande sorpresa, mi lascia un bacio sui capelli «Tutto per te, Bella Addormentata»
Sento il volto in fiamme e solo allora realizzo l'effettiva posizione in cui stiamo, il che mi fa imporporire ancor di più: siamo distesi sul mio letto, ho il volto affondato nel suo petto, per non parlare del fatto che ho una gamba infilata fra le sue.
Dalla sua Nash, invece, non solo mi tiene stretta fra le sue braccia, ma mi sta ancora carezzando schiena e capelli.
Ho la faccia letteralmente in fiamme e, per una volta, ringrazio mentalmente la penombra presente nella stanza; affinché lui non possa accorgersene.
Perché è venuto fin qua? Come faceva a sapere come stavo? Come mi ha trovata? Elizabeth? No, non l'avrebbe disturbata a quest'ora, facendola preoccupare, solo per un indirizzo. Probabilmente lei non sa neanche che il figlio è fuori casa a quest'ora. Sarà mezzanotte... Ed è passato dalla finestra, sicuramente. Non c'è altra spiegazione.
Tiro su col naso; ecco un'altra cosa che odio del post-pianto: occhi rossi e gonfi, gola secca, naso che cola, cuore spezzato.
«Quello.. quello che hai visto prima...» comincio con voce rauca «Non era niente di preoccupante, davvero.»
Nash sospira nei miei capelli e so che sta per dire qualcosa ma lo interrompo «Capita tutte le volte, ci ho fatto l'abitudine. Non era necessario che venissi fin qui» sembra quasi un rimprovero anche se non era mia intenzione.
Mi mordo il labbro inferiore dandomi dell'idiota.
Mi scansa quel tanto che basta affinché possa guardarmi negli occhi.
Vorrei chiuderli, sbarrarli; perché so che se lo guardassi non potrei più resistergli.
Ma ormai è troppo tardi; i nostri sguardi s'incrociano e, nonostante il buio, mi sembra che il suo color ghiaccio sia più brillante, anche sia più scuro del solito.
È da un po' che l'ho notato: i suoi occhi tendono dal chiaro allo scuro ogni qual volta che è preoccupato o arrabbiato, e forse qualcos'altro che ora mi sfugge.
«Lara non dire più una cosa del genere. Ho capito che non stavi affatto bene e sono corso qui; perché volevo. Basta pensare di fare tutto da sola, non è la soluzione».
Vorrei ridergli in faccia, o forse piangere ed ammettere che ha ragione.
«Ho sempre fatto tutto da sola.» mi ritrovo ad ammettere.
Mi carezza le guance; forse per asciugarmi le lacrime rimaste, o forse per consolarmi.
«Adesso non più. Non finché ci sarò io qui.» ora mi guarda intensamente e sento una piacevole stretta allo stomaco.
Che sta succedendo? È così... vicino. Potrei... vorrei...
I nostri visi sono ad un palmo l'uno dall'altro, tanto che sono in grado di percepire il suo respiro sullo zigomo.
«Cosa mi stai facendo proprio non lo sai...» lo sento mormorare.
Senza accorgermene mi sono messa a fissargli le labbra, così rialzo immediatamente lo sguardo nel suo: i suoi occhi ora sono blu e profondi.
Non sono come al solito, sono decisamente più scuri di tutte le altre volte.
«Cosa..?» cerco di chiedere ma noto impercettibilmente che si è avvicinato ancora un po' di più al mio volto.
Ho il cuore a mille: cosa sta succedendo? Nash ha smesso di accarezzarmi anche se mi tiene ugualmente stretta a sé; posa la mano libera sulla mia guancia.
Sembra esplorarmi il viso con le dita: prima il contorno degli occhi, la curva dello zigomo, per poi arrivare alle labbra. Vedo che indugia, ma poi passa l'indice sul contorno.
Ha le pupille dilatate, e molto probabilmente anche io. Non sento imbarazzo, anzi; sento di voler annullare quella distanza, di annusare maggiormente il suo profumo di.. di pioggia e qualcos'altro di delicato che al momento non riesco a riconoscere.
Vorrei poter affondare le dita fra i suoi capelli soffici e voluminosi.
Passa il pollice sul mio labbro inferiore ed io, istintivamente, dischiudo leggermente la bocca.
Nash tira via un sospiro, come se stesse facendo una fatica immane per qualcosa, e chiude gli occhi. «Lara, potrei impazzire così».
Che vuol dire? Impazzire di cosa?
Prendo un po' di coraggio e sollevo una mano, per poi afferrargli dolcemente una ciocca di capelli.
«Mi piace quando ti scompigli i capelli» ammetto a bassa voce.
Poi mi rendo conto di cosa ho appena detto e arrossisco.
Oddio, cosa mi prende?
Faccio per scansare la mano, imbarazzata più che mai; ma Nash me la blocca, poggiandosela poi sulla propria guancia.
Sta sorridendo e ha ripreso a guardarmi con quello sguardo di tenebra che si è leggermente schiarito «Lo terrò a mente, Bella Addormentata» mi bacia la punta delle dita.
COSA STA SUCCEDENDO?
Ridacchio; forse per sciogliere la tensione, la MIA tensione dato che lui sembra assurdamente calmo e a suo agio.
Sento caldo, davvero molto caldo nonostante ci sia la finestra spalancata; e non è per il fatto che siamo in estate, e nemmeno per il fatto che sono attaccata ad un'altra persona. È per lui. La sua vicinanza che non è uguale alle altre.
«Domani... cioè oggi ormai, è martedì. Non hai scuola?»
Cavolo mi sembro mia madre.
Ridacchia e strofina il naso contro il mio «Ora la scuola è il mio ultimo pensiero. Posso benissimo saltarla e nessuno lo saprà, eccetto te e me» sussurra con voce suadente al mio orecchio.
Il cervello mi sta abbandonando. È in tilt.
Ho la gola secca «N-non è neces-ssario. Davvero»
Ma lui mi stringe di più a sé «Tua madre entra spesso in camera tua?»
Non dirmi che...
«Non nei giorni lavorativi.»
Sorride contro il cuscino «Allora: non le dispiacerebbe ospitare un giovane principe per questa notte?»
Ho gli occhi spalancati e mi si mozza il fiato, ma la butto sul ridere «Vi state proponendo per infilarvi nel mio letto?» ridacchio dandogli del "Voi".
Ride «Così mi fate sembrare un depravato»
Mi mordo il labbro inferiore, cosa che lui sembra immediatamente notare.
È fottutamente sexy
«Perchè, non lo siete?»
Alterna lo sguardo dalle mie labbra ai miei occhi «Solo se mi stuzzicate»
Il viso mi va in fiamme.
Forza di volontà fai in modo che non gli salti addosso all'istante
Ridacchia «Prendo questo silenzio come un sì?»
«Ma.. Elizabeth? Non ti vedrà..»
Scuote la testa «Esce presto di casa, prima che io mi svegli, come Johnnie d'altronde. E per quanto riguarda Will ed Hayes; capiranno.»
Non parlo, pensandoci su.
«Prendo questo silenzio per un sì?» ripete con gli occhi che brillano.
Sorrido, alla fine e annuisco.
«Ottimo»
All'improvviso mi prende in braccio, sopra di lui e alza il suo busto per tirare giù le coperte.
Si risdraia accanto a me in modo da guardarmi e ci copre entrambi.
Sorrido «Mi rimbocchi le coperte?» chiedo divertita.
Lui ricambia il sorriso «Come ho detto prima: tutto per te Bella Addormentata»
Mi accomodo meglio al mio posto, avvicinandomi di più a lui; più che altro perché il mio letto non è poi così spazioso per due persone.
«Su, vieni qua» dice vedendomi in difficoltà.
Mi tira a sé finché non sono su un fianco col busto sopra il suo petto e mi stringe con un braccio.
Posso percepire il suo respiro sui capelli mentre con la mano libera li accarezza «Sogni d'oro. Per qualunque cosa sono qui»
Sbadiglia.
Povero, starà morendo di sonno
«Grazie, Nash. Di tutto. Io..» deglutisco «Sono fortunata ad avere una persona come te»
Perché la mia bocca parla prima che il cervello abbia acconsentito?
«Tutto... per te...»
Si è addormentato
In questa posizione non posso vederlo in faccia, ma mi sento più al sicuro di ogni altra volta.
Quello che è successo questa notte... come dovrei interpretarlo?
Decido di chiudere gli occhi e non pensarci su. Lascio tutto a domani e adesso mi godo il respiro regolare sotto di me.
Nash, Nash, Nash. Diventerai la mia rovina, se non lo sei già.
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