My dear, old friend
Gered's P.O.V.
Suona la sveglia e tolgo il cuscino da sopra la mia testa per fissare il soffitto.
Oggi è il giorno, dunque.
Mi preparo ed entro nel mio ufficio dove trovo, sulla scrivania, un bel mazzo di fiori e una striscia di seta ricamata che lo circonda, con su scritto un nome: Thomas Parker.
«Capo, mi ha fatto chiamare?»
Mi volto a vedere la figura di Elliot, impeccabile come sempre.
Annuisco, avvicinandomi ai fiori «Si, Elliot. Starò fuori per un po', oggi e vorrei che ti occupassi delle solite faccende mentre sarò via.»
L'altro annuisce «Certamente, Capo»
«Ottimo, allora» afferro il mazzo di fiori ed esco dal mio ufficio.
Phil resta il mio sottoposto per eccellenza in difesa ma, quasi come la guida, non eccelle nelle faccende burocratiche e varie: per quello ho Elliot. Per risolvere velocemente inconvenienti o risse invece c'è Reyner, una vera macchina di determinazione, quanto di arroganza. Ognuno ha un ruolo, un posto.
Seduto in un misero e lurido taxi per non dare troppo nell'occhio, mi stiro i pantaloni neri con le mani, così faccio con la giaccia, anch'essa nera: per l'occasione.
Mi perdo a guardare fuori dal finestrino: mi sembra passata una vita dall'ultima volta che l'ho fatto, ammirando il paesaggio al di fuori: oggi ad esempio è una splendida giornata di sole, in cielo non c'è una nuvola; sembra tutto così tranquillo.
E infine eccolo, il cimitero, e finalmente scendo dall'auto.
Ho una fitta al cuore appena varco il cancello: succede sempre così, ogni anno, ogni singola volta, e dovrei già averci fatto l'abitudine, ma non è così.
Sfilo tra le lapidi, senza nemmeno guardarle per orientarmi: so perfettamente dove andare.
Ed infine eccola: una lapide in marmo bianco, con incise quelle lettere e quei numeri.
Thomas Parker
20/11/1991 -17/04/2007
"Non amare è un lungo morire"
«Bugiardo..non avevi ancora amato abbastanza, per andartene così.» sussurro, guardando le iscrizioni sulla lapide candida.
Tolgo i fiori secchi, per poi poggiare quelli nuovi sul terreno umido.
«Tanti auguri di buon ventiseiesimo compleanno, Tommy.» sussurro.
Allungo una mano a sfiorare quella lapide pallida e triste.
«Come me la sto passando? Mm.. le cose vanno avanti: come è sempre stato» ma subito scoppio in una risatina amara «ma che diavolo sto dicendo...»
Mi friziono i capelli, scompigliandoli.
«No, Tommy, non va affatto bene. Non so che diamine sto facendo, non ne ho davvero la più pallida idea... la più pallida idea, Tommy..»
Una nuvola copre il sole, ombreggiando tutto per qualche istante «Ho rapito una ragazza: cado sempre più in basso, lo so. Non avrei voluto fare davvero questo nella vita, e lo sai meglio di me, probabilmente. Ma vedi, non va sempre come vogliamo, e tu te ne sei accorto per primo.»
Alzo lo sguardo, perso nel vuoto, mi basta non guardare quella lapide perché sarebbe troppo simile a guardare negli occhi lo stesso Tom, e non reggerei.
«Ma non so fare altro nella vita, è questo il punto, e probabilmente nemmeno lo voglio. Perché sì, non riesco a uscirne, Tommy. Non riesco ad andare avanti alla.. alla tua morte. Dici che non è colpa di Dallas se è successo quel che è successo? E invece lo è, ma tu non lo ammetteresti mai, dandoti la colpa. È per te che ho fatto tutto questo... e non ne vado poi così fiero, ma se è per te allora non mi interessa se mai dovessi venir scoperto. Ormai è fatta: la figlia di Dallas ha perso qualcuno di molto importante per lei, grazie a qualche stratagemma che ho realizzato e all'aiuto di certe persone che mi dovevano dei favori.»
Senza importarmene dei pantaloni puliti, mi siedo sul terreno, accanto alla lapide.
«Dallas ha visto con i suoi occhi la figlia in quello stato pietoso e sai cos'ha fatto? Ha sofferto, Dallas ha sofferto come se quel dannato nascituro l'avesse perso lui, e non la ragazza.»
Rimango un attimo in silenzio: la pace e la tranquillità in questo posto sono qualcosa di davvero rilassante e piacevole.
«Quella volta in tribunale, avrei dovuto fare qualcosa, qualcuno avrebbe dovuto fare qualcosa, chiunque.. ma non è successo nulla che potesse salvarlo, Tommy. So quanto gli volevi bene... magari non so cosa significhi perdere un padre, forse è addirittura meglio non averne uno come me, che perderlo come hai assistito tu. Perché deve essere tutto così crudele?»
Io stesso lo sono.
«Sai, ti dicevo: ho rapito una ragazza.» ridacchio.
«So di aver fatto di peggio, ma davvero.. questa volta mi sento un mostro più di qualunque altra volta... Probabilmente mi sento anche in colpa.»
Sospiro, alzando gli occhi al cielo limpido.
«Dovresti proprio vederla, Tommy: sembra un angelo, e non parlo solo dell'aspetto, ma ha quel certo comportamento, quell'aura così particolare.. ti fa sentire senza colpe, anche se per poco. Non so che fare con lei, proprio non lo so; penso solo che portarla qui da me sia stato l'errore più grande che abbia mai fatto, insieme a quello di non essere riuscito a salvarti.» mi passo una mano sul volto stanco, togliendo gli occhiali per un poco.
«Forse semplicemente la consegnerò alle persone che l'aspettano; so che direbbe tutto, ma in fondo sono stanco.. così stanco di tutto questo... e so che non sei fiero di ciò che sono diventato. Nemmeno io lo sono. Quella ragazza, davvero non si merita di sopportare i miei capricci.. sai, se fossi stato ancora qui con me te l'avrei presentata: è proprio il tuo tipo» ridacchio, inforcando di nuovo gli occhiali.
«Ah Tommy. Vorrei solo poterti rivedere e rivivere quei bei vecchi tempi. I miei progetti sono stati sempre con te: il mio futuro. Così quando te ne sei andato non ho potuto nulla, non avevo programmato una vita da solo, senza di te. Ed eccomi qua, ora: divorato dal peccato e dalla solitudine.»
Vorrei solo essere migliore, ma non si può migliorare qualcosa da cui non si sa nemmeno dove iniziare.
«Sono davvero senza speranza, Tommy... forse è meglio che non mi vedi in questo stato, saresti solo disgustato.»
Non mi riconosceresti nemmeno.
«E tu? Come te la passi, dovunque ti trovi? Sai, sto continuando a cercarla, tua madre. Ma a quanto pare è più brava di te a nascondersi. Ma tranquillo, la troverò. E a quel punto... non saprei cosa dirle. Mi hai lasciato anche questa responsabilità eh?!» accarezzo il terreno morbido sotto di me.
«Proverò a sistemare le cose, forse questa è la volta buona. So che dico sempre così ma.. davvero, ci proverò.»
Mi alzo, pulendo svogliatamente i pantaloni con un paio di pacche.
«Allora all'anno prossimo, e ancora tanti auguri Tommy. Sappi che.. mi manchi, ancora» detto ciò mi volto, e senza girarmi a guardare indietro, esco dal cimitero.
Questa, paragonata a tutte le cose da fare, è sicuramente quella più difficile: voltarsi senza guardarsi indietro.
Come previsto Phil è già fuori dal cimitero ad aspettarmi.
«Capo» mi saluta, abbassando il volto. Gli faccio un cenno e ci avviamo subito al mio palazzo.
«No, aspetta: lasciami nei pressi della prigioniera» ordino.
«Ma.. ma Capo, potrebbero vedervi..»
Scuoto la testa «Dalla prigioniera. Ora.»
Che diamine mi salta per la testa...
Phil fa come gli ho detto e ben presto mi ritrovo a varcare quella lurida soglia di quella lurida abitazione abbandonata.
La guardia mi vede e abbassa la testa «Capo...» fa per dire qualcosa, ma me ne accorgo anche da solo.
Dalla stanzetta della prigioniera si sentono delle voce e una.. una risata.
La sua risata? Con chi è?
Mi faccio aprire la porta dalla guardia e entro, forse un po' scocciato, un po' infastidito da qualcosa che non so cosa sia.
«Ah davvero, te lo assicuro! È andata proprio così!» sembra raccontare qualcuno di spalle: Reyner.
«Non ci credo!» ribatte la ragazza con le lacrime agli occhi dalle risa.
Per un attimo sgrano gli occhi, con una fitta al cuore.
Quella risata... è così simile a quella di Thomas..
«Tommy...» sussurro, involontariamente.
Allora entrambi si accorgono della mia presenza: la ragazza impallidisce, mentre Reyner provvede ad alzarsi da terra dov'era seduto e accenna un "Capo" imbarazzato, in segno di saluto.
Lara abbassa lo sguardo, avvicinandosi impercettibilmente al ragazzo, come ad esserne protetta, cosa che mi fa sgranare gli occhi.
Perché hanno tutta questa confidenza?
«Capo vede.. ero qui per portare..» ma non lascio finire, quello strano senso di irritazione prevale.
«Dimmi, Reyner. Ti ho forse mai dato il permesso di socializzare amichevolmente con le mie prede?» lo fisso, con sguardo omicida, tanto che è palese la sua agitazione.
Tutti i miei uomini mi temono, altrimenti non mi ubbidirebbero così fedelmente.
Reyner stringe i pugni dai palmi sudati «Mi scusi, non accadrá più. La prossima volta non..» cerca di scusarsi ma mi avvicino a lui pericolosamente.
«"la prossima volta"? No, Reyner. Non ci sarà per te una prossima volta quaggiù» vedo impercettibilmente la ragazza sobbalzare «Da oggi sei sollevato dall'incarico della cura di Lara Shane, manderò Elliot, da ora in poi.»
Lui abbassa lo sguardo, non avendo il coraggio di incrociarlo con il mio «S-sì, Capo»
«Ora vai» dico, tagliente, e lui senza neppure lanciare un ultimo sguardo di addio alla ragazza, esce dalla stanzetta angusta.
Lei, intanto, si era allontanata da me, una volta che la situazione con Reyner era degenerata.
«Ragazzina, vieni qua»
È titubante, impaurita, tanto che mi si accosta riluttante e insicura, senza neppure guardarmi.
Nemmeno tu.. ne hai il coraggio..
«Ti faccio paura?»
Che domanda idiota, eh? Eppure se solo lei mi rispondesse che non mi teme.. potrei pensare che un minimo di speranza ce l'ho ancora.
Lara alza immediatamente lo sguardo, sbalordita, come a dire:"che razza di domanda è?"
Sembra indecisa, dopotutto si trova in una posizione nella quale mentire potrebbe giovarle, quanto essere la sua condanna a morte.
«S-se lei fosse nei miei panni, ne avrebbe?» mi domanda a sua volta.
Non mi sta rispondendo.
«Pensi che se lo sapessi te lo avrei chiesto??» la accuso, forse troppo energicamente dato che sobbalza.
«Allora?» chiedo di nuovo, con più gentilezza e con tono dolce.
Lei mi lancia uno sguardo colpevole «La mia risposta sarebbe sbagliata in ogni caso, e sa perché? Perché la preda qua dentro sono io, e se mai la mia risposta non dovrebbe piacergli io.. io..» si giustifica con voce tremante.
Abbasso lo sguardo e sospiro.
Ha ragione, non posso chiederle questo.
«Non c'è una risposta giusta o sbagliata a questa domanda. Semplicemente.. voglio saperlo, e ti prometto che qualsiasi sia la tua risposta, non ti farò nulla.» la guardo intensamente, come a farle davvero capire che non sto mentendo, anche se la mia prima impressione su di lei potrebbe dire il contrario.
Lara sospira, agitata, poi dopo un attimo di silenzio, risponde prontamente «Sì, la temo»
Quasi potrei scoppiare a ridere.
Che pensavi eh, Gered? Che questa ragazza innocente non avrebbe avuto paura di te? Sei la causa di tutte le sue lacrime.
«Ma forse mi può capire: in fondo, io qui sono.. braccata» continua lei, ad un certo punto.
«Certo che la temo, per quanto ne so potrei morire qui da un momento all'altro se solo lei lo volesse. Potrei dover rimanere qui per sempre, senza rivedere mai le persone che amo, per il semplice fatto che ormai l'ho vista in volto; e probabilmente lei ha pensato anche a questo. Chissà cosa potrebbe succedermi: il mio futuro per adesso è solo nelle sue mani, dunque si, io la temo.» poi però sembra guardarmi con occhi diversi, tanto da mettermi in soggezione.
«Però lei non sembra una persona che vuole farsi temere, altrimenti non me l'avrebbe nemmeno chiesto, si sarebbe limitato a godersi le mie espressioni terrificate. È quel che potrebbe farmi, che mi fa paura, ma non la sua persona di per sé. La temo per le ragioni che le ho detto, ma se non fossimo in questa situazione probabilmente non la temerei affatto»
E infine, cosa che mi fa sgranare gli occhi dalla sorpresa, mi sorride: un tipo di sorriso che non vedevo da anni, un tipo di sorriso che avevo visto solo sulla bocca di Thomas.
«Non sembra un soggetto poi così losco» sussurra.
Thomas, finalmente ho capito: manterrò la mia promessa, e cambierò. Cominciando da questa ragazza.
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