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Lights pt.1


Jessie's POV

Vedi un po' se non finisco per fare un ritardo colossale, eh!!

Acciuffo la spazzola e comincio a pettinarmi, per poi fare le mie solite due trecce lunghe ai lati del collo.
Mi lavo la faccia e mi trucco leggermente, un poco per non sembrare una barbona, ma neanche troppo per sembrare una putt..ehm, donna di facili costumi, ecco.

Mi fiondo poi di fronte all'armadio, ancora con indosso solo l'accappatoio.
Avrei voluto che ci fosse stata Lara ad aiutarmi, ma non vorrei né disturbarla con Nash, né soprattutto rovinare tutto...

Ogni cosa è meticolosamente organizzata e pensata, al fine che vada tutto per il verso giusto domani.

Il mio armadio è diviso sostanzialmente in due parti: una per la vita comoda di tutti i giorni, l'altra per le occasioni speciali e sofisticate.
Per un attimo il mio lato trasgressivo e pigro opta per i soliti jeans strappati e le felpe giganti; ma forse oggi non è proprio il caso...

No dai, sono barbona 24 ore su 24, la posso fare un'eccezione di qualche ora, no?

Così decido per un vestito nero fino al ginocchio, stretto in vita e con la gonna a palloncino. Il collo è di pizzo con delle perline sulle spalle, tanto per rendere il tutto più elegante. Forse delle scarpe col tacco starebbero meglio, ma non so dove Cam ha intenzione di portarmi, così devo vestirmi per ogni tipo d'occasione e non farmi trovare impreparata.
Scelgo così degli stivali con un pizzico di tacco, quasi inesistente, sempre neri.

Se mi vesto sempre con colori scuri? Certamente, per due ovvie ragioni. Uno: i colori scuri sono stupendi.
Due: sono bianca come un lenzuolo, dunque con colori chiari addosso penso che scomparirei alla vista.

Cam mi deve venire a prendere, e fortunatamente sono appunto in tempo, senza farlo aspettare.
Appena sento il campanello suonare mi fiondo alla porta, dandomi un'ultima sistemata prima di aprire.

Respiro profondo. VAI.

L'avessi mai fatto: Cameron è bello come il sole.
Indossa dei jeans neri, una camicia rossa sopra una cannottiera nera. Sembra un outfit normalissimo, e forse lo è, tanto che vestita come sono io mi sento addirittura un po' a disagio; ma lui è ugualmente stupendo tutto agghindato com'è.
Sento il suo sguardo su tutto il corpo, mentre io lo saluto con un flebile «Ciao»

Sembra riprendersi «Oh, ehm. Ciao, sì..»
Ridacchio.

Ma che gli prende? È in imbarazzo di fronte a me?

Vorrei troppo chiederglielo, forse per stuzzicarlo un po', ma evito.
«Pronta?» mi chiede, distogliendomi dia miei pensieri.
Annuisco e lo seguo fino alla sua auto.
Sgrano gli occhi quando lo vedo aprirmi la portiera, ma presto mi accorgo che ha cominciato a provocarmi.
«Prego» mi lancia uno sguardo beffardo.
Anche lui prende posto e parte, verso una meta a me ignota.
«Dove stiamo andando?»
Lui ridacchia «Vedo che abbiamo fretta qui» mi sfida.
Resto in silenzio, ma non mi sono mica arresa, no.

Stasera vincerò io, tesoro. Puoi starne certo.

Non conosco la strada che sta prendendo, tanto meno il posto quando lui parcheggia e scendiamo.
All'improvviso sento delle urla agghiaggianti provenire da lì vicino e
mi gelo sul posto, afferrando istintivamente il braccio di Cameron.
Lui ridacchia «Allora l'hanno riaperto, eh...» dice fra sé e sé.
«Come?»
Lui mi sorride e mi soffia all'orecchio «Tranquilla bambola, se hai paura, attaccati a me» mi fa un occhiolino.
Vorrei staccarmi immediatamente da lui e voltargli le spalle, ma il ricordo delle urla mi impedisce di allontanarmi dal suo braccio; così mi limito a lanciargli un'occhiataccia.

Lui ride, e comincia a camminare, trascinandomi con sé.
Man mano che ci avviciniamo sento sempre più una melodia dolce quanto inquietante di un carillon.
«Cameron...»

Ma dove mi ha portata?

«Siamo arrivati»
Svoltiamo e mi ritrovo di fronte l'entrata vivace e colorata di un luna park: il cancello enorme e tappezzato di lucine colorate, la musica che arriva da ogni dove, le urla degli sventurati sulle montagne russe e le risa di chi,  invece, si sta divertendo da matti.
Sono sorpresa, ed emozionata.

È da davvero tanto tempo che volevo tornarci...

«Jessie? JESSICA?» Cameron mi sventola una mano di fronte agli occhi: mi ero incantata.
«É passato tanto tempo dall'ultima volta che sono venuta qui»
Il ragazzo mi sorride, quasi intenerito potrei dire «Questa volta sarà indimenticabile, vedrai»

C'è davvero parecchia gente, tanto che se non voglio perdermi fra la folla devo attaccarmi a Cameron che neanche una cozza; cosa che però non sembra affatto dispiacergli dato che mi lancia in continuazione occhiate maliziose.

Pervertito che non è altro.

«Hai l'onore di decidere il primo giro» mi porge la cartina dove sono illustrate tutte le diverse attrazioni: torre, montagne russe, giochi d'acqua..
Molti giochi sono già chiusi dato che si sta facendo un po' buio, ma fortunatamente non sono quelli che mi interessano.

AH Ah! Trovato!

Pianto l'indice su un posto preciso sul foglio: Seggiolini volanti.

È una giostra che facevo sempre con mia madre prima che diventasse quella che è ora..

Cameron stranamente accetta senza repliche o battutine, né una protesta, né un "ma è roba da bambini". Deve aver capito che se l'ho scelto come primo ci deve essere per forza una ragione plausibile.
Tutt'allegra lo afferro per un braccio e comincio letteralmente a trascinarmelo «Su su dai!» rido.
Cameron fa un sorriso strano, tanto che se non fosse lui direi anche che è un sorriso intenerito dal mio comportamento.
Facciamo la fila che, nonostante ci sia parecchia gente, scorre velocemente.
Saliamo e scelgo due posti uno dietro l'altro.
Indico a Cameron quello dietro, intimamdogli di sedersi «Allora, sei pronto a collaborare?»
Aggrotta le sopracciglia «Collaborare a cosa?»
«A vincere a questo gioco»
Lui sembra non capire.
«Non dirmi che..Non sai come si gioca a seggiolini volanti???» chiedo incredula.
Cameron scuote la testa, mentre poggia le mani sulle catene ai lati del suo posto.

NOOO. Non ci posso credere! Ma come fa a non.. non è possibile. Ma che infanzia ha avuto questo ragazzo???

Indico una pezzo di stoffa in alto, attaccata  «Vedi quella bandiera lassù? Bene, noi dobbiamo prenderla mentre la giostra gira»
«Ma è troppo in alto» constata lui.
Gli faccio un occhiolino «ecco perché tu da qua dietro dovrai calciare il mio seggiolino di fronte al tuo affinché io possa prendere la bandiera»
Cameron annuisce deciso «Ottimo. Prenderemo quella bandiera, stanne certa»
Mi siedo, con un sorrisone a trentadue denti e, dopo aver abbassato la barra di sicurezza, alzo la mano col pollice in su «e si parteee!»
Il giro inizia e i seggiolini si alzano in volo.
«Pronta?» mi chiede il ragazzo.
«VAI!»
Sento il primo calcio che mi manda letteralmente in aria.

È bravo Cameron, chi l'avrebbe mai detto.

Sfortunatamente però la spinta non era abbastanza forte da poter afferrare il tessuto.

Cavolo, di poco.

Un secondo calcio, ma nulla; così come il terzo.
Il giro sta per terminare ma io DEVO prendere quella bandiera!
«CON TUTTA LA FORZA CHE HAI!» grido a Cameron.
«Comee??»
«DONDOLA INDIETRO, PRENDI LA SPINTA E CALCIA!»
Lui deve aver fatto come gli ho detto perché presto sento una botta potentissima che mi mozza il respiro. Il mio seggiolino viene spinto in alto più delle altre volte e subito allungo una braccio più che posso.

Forza forza forza.

Prima che il seggiolino torni indietro mi slancio in avanti e riesco ad afferrare la bandiera.

SI!!

Sento Cameron fischiare dietro di me e rido, rido perché sono felice. Perché dopo anni finalmente mi sono sentita di nuovo come se giocassi con mia madre, perché ho riprovato la brezza sul viso quando si vola e si cade, e perché posso condividere tutto questo con una persona come Cameron.

Scendiamo e Cameron mi guarda
«Che c'è?»chiedo, abbassando lo sguardo
«È stato..divertente» commenta, e senza aggiungere altro comincia a camminare.

Bah, che ragazzo strano.

Ci fermiamo per altre moltissime attrazioni: come la torre dove sono praticamente morta dentro, o le montagne russe sulle quali non volevo neanche salire, ma dopo il primo giro mi ero divertita tanto da non voler scendere più.
«Hai fame?» mi chiede d'un tratto Cameron, accostandosi a me.
Annuisco «Un po', ma prima vorrei fare un'altra cosa...»
«Ovvero?»
Faccio un sorrisone e indico una catapecchia nera, con un'insegna su cui in grassetto c'è scritto: Casa degli orrori.
Cameron scoppia in una fragorosa risata «Io dico che te ne pentirai»
Faccio un finto broncio «Ehi, io non ho paura»
Il moro mi lascia un tenero buffetto sulla guancia che però mi sa di presa in giro «Vedremo, vedremo...»

Così dopo un bel po' di tempo in fila finalmente entriamo nella casa, nella quale c'è un percorso fatto di corridoio che portano in stanze e stanze differenti..
Cominciamo a camminare, un silenzio tombale interrotto solo da qualche urlo e della musica tetra.
Pian piano che avanziamo fra manichini inquietanti e meccanismi vari, sento il sangue gelare, ma non lo darò mai a vedere a Cameron.
Passando per un corridoio finiamo in una stanza enorme,io e lui da soli. La camera ha le pareti grigie rovinate, dei vecchi quadri sbilenchi appesi, un armadio sulla sinistra e un'unica porta nel fondo.

No.. no, no, no,no...

Cameron lascia la posizione al mio fianco, cosa che mi fa impanicare «D-dove stai andando?»
Si gira a guardarmi, indicando la porta verniciata di scuro «Ad aprirla» dice tranquillo.
Proprio in quel momento sento l'armadio si spalanca con un tonfo e ne esce un manichino meccanico che scoppia una orripilante risata agghiacciante.
Lancio un urlo e sobbalzo, per poi correre istintivamente addosso a Cameron.

CRIBBIO SANTISSIMOO! Perché sono entrata qua dentro, chi me l'ha fatto fare!! Il mio ego da strapazzo ovviamente.

Gli afferro un braccio mentre cerco di regolare il respiro, fissando il manichino vestito di stracci lerci e rosso sangue.

Ho letteralmente perso almeno venti anni. Sicuro.

Sono tanto impegnata a darmi una calmata che quasi non mi accorgo della risatina divertita di Cameron. Gli lancio un'occhiataccia mentre lui fa un cenno verso il suo braccio stretto fra le mie mani.
«Se desideravi tanto un contatto potevi dirlo subito e saremmo andati in un hotel» mi fa un occhiolino.
Con tutta la mia forza di volontà mi stacco e mi allontano.
«AH AH AH, ma.quanto.sei.simpat...»
Non riesco a finire che sento una mano toccarmi una spalla da dietro.
Lancio un ennesimo urlo mentre mi giro e mi allontano all'indietro.

JEEEEEEZZ

Mi ritrovo di fronte una ragazza all'incirca della mia età«Oh, pardon. Volevo solo sapere se si esce di qui» chiede, praticamente rivolgendosi solo a Cameron.
Mi chino sulle ginocchia, prendendo fiato. «Non lo sappiamo, ma non credo.» rispondo.
Cameron, come se non avessi parlato, dice «Lo scopriamo subito» facendole l'occhiolino.
La ragazza arrossisce, mentre io sgrano gli occhi a quel gesto.

Cosa? No, devo essermelo sognato quell'occhiolino. Cameron non può essere tanto stronzo da uscire con me e provarci con altre.

Ora che la vedo bene quella è proprio una bella ragazza nonostante sia palese la sua puttanagg..ehm.. nada: ha i capelli a caschetto biondi e, nonostante il buio, potrei giurare che ha anche gli occhi azzurri.
Vedo Cameron che nel frattempo si sta dirigendo verso la porta «Weeee che cosa stai facendo???»
Lui si ferma, e mi e guarda con sufficienza «Apro la porta?» dice retorico.
«No, no, no non puoi!» faccio, gesticolando.
«E perché, di grazia?»
«Perchè  nei film horror chi apre le porte muore per primo ucciso dall'uomo con la motosega » spiego, come se fosse un fatto dato e provato.
Cameron alza un sopracciglio mostrando un'espressione che se potesse parlare direbbe di certo:"ma sei idiota?".
Cameron sbuffa «Questo non è un film horror»
La bionda incrocia le braccia, arricciando le labbra «Già, non lo è»

Ma che cazzo vuole questa?

Guardo Cam «Lo so.. ma..»
Lui non mi da retta e poggia la mano sul pomo, aprendola mentre io trattengo il fiato.
Dall'altra parte troviamo il luna park: deve essere l'uscita sul retro.
«Tadaaan» fa Cameron, con un sorrisino sbilenco.
La biondina corre da lui «Oooh, mi hai salvata!»
La fulmino con lo sguardo nonostante non mi stia calcolando.

Sta trota la ammazzo.

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