Karl
Jessie's P.O.V.
Fa il bipolare con me, gioca con i miei sentimenti, fa il saccente credendo di conoscermi, mi insulta e adesso ha il fottuto coraggio di andarsene?
Ma che se ne andasse al diavolo, altroché.
Sono furiosa, soprattutto per questo fatto che pensa di sapere tutto su di me, mentre per ora ha conosciuto su per giù l'un millesimo.
Sento ribollire la rabbia
«Eh no, isterico cretino idiota!» gli grido contro, cosa che non sembra minimamente scalfirlo.
Quanto mi da i nervi!
Lo rincorro; sta giusto per chiudersi in camera di Nash, quando do una spallata alla porta, riaprendola.
«Cazzo fai? Vattene» mi aggredisce.
Giro la chiave nella toppa.
E ora, mettiamo in chiaro le cose.
«Che cazzo fai? Apri quella porta!»
Mi avvicino a lui e gli punto un dito accusatorio contro.
«Senti, Cameron, non so che persona tu sia realmente. Se sei il simpaticone di YouTube, o lo stronzo di adesso. Non lo so. Proprio perché non so un cavolo di te e della tua vita non ti giudico. E per lo stesso identico motivo tu non lo farai con me»
Riprendo fiato, ma appena vedo che ha intenzione di interrompermi, continuo imperterrita.
«Non sai niente di me, okay? Di quello che ho passato e come è finito la mia "grande delusione amorosa"» lo scimmiotto.
«Quindi fammi il piacere di non intrometterti.»
Dopo qualche istante di silenzio, Cameron ride. «Belle parole, complimenti»
«Come, scusa?» lo fulmino.
«Tutta questa idiota litigata è cominciata a causa tua, e delle tue idiozie sul "non sono il tuo giocattolino". Quindi finiscila tu, e smetti di rompere»
Lo guardo indignata «Sai che c'è: non ti sopporto. Il tuo modo di fare menefreghista nei confronti dei sentimenti altrui. Il tuo modo da sciupa femmine mi da il volta stomaco. Quante altre hai trattato in questo modo ripugnante? Quante ne hai fatte soffrire per i tuoi sporchi capricci?»
Cameron si avvicina pericolosamente a me, con espressione furiosa.
Istintivamente, indietreggio, fino a sbattere con le spalle al muro.
Sono leggermente impaurita, ma non glielo farò notare; così mantengo il suo sguardo, con aria di sfida.
Se l' occhiataccia che mi lancia potesse fulminarmi, scommetto che sarei già bell'e morta.
«Non sono affari che ti riguardano. Quello che faccio e che ho fatto, come e con chi; non ti riguarda affatto» ringhia ad un palmo dal mio naso.
Reggo il suo sguardo «Non sopporto la gente come te» affermo, dopo un po'.
Cameron si allontana di botto, ridendo «Oh, quanto sono dispiaciuto. E perché mai, di grazia?»
Abbasso accidentalmente lo sguardo, atto che mi tradisce e che lo incuriosisce.
Mi guarda, maligno «Oh.. ma guarda un po'. Non è che forse c'entra con la tua "grande delusione amorosa"?» ridacchia.
No, basta. Non ce la faccio più.
Non lo guardo nemmeno e lo supero, verso la porta. Sto per girare la chiave quando sento un botto, e accorgo delle braccia di Cameron ai lati della mia testa.
Mi volto di scatto.
«Non abbiamo finito» ringhia, al che adesso sono io quella che ride.
«Cos'è? Ora vuoi la mia compagnia?»
Cerco di scansarlo, ma desiste: è decisamente più forte.
Decisamente
«Non ho niente da dirti. Stammi lontano» ribatto, seria, fissandolo.
Lui non sembra avermi sentita e mi blocca nuovamente, avvicinandosi.
«Chi è Karl?»
Sussulto.
Come...? Se lo ricorda da quando mi è sfuggito il suo nome? Sì, è così. Ma cosa diamine gli interessa? Sicuramente ha capito che è il mio punto debole: vuole farmi soffrire.
Bastardo...
Gli do una spinta, ma non si smuove neanche di un millimetro.
«Nessuno» dico, ma la voce mi tradisce, incrinandosi.
Cameron sembra notarlo «Chi. È. Karl.» scandisce, con tono duro.
Non va bene, sento le lacrime salire agli occhi. Non va affatto bene.
«NESSUNO!» grido, spintonandolo, ancora e ancora. Ma nulla; pare fatto di roccia.
Alza gli occhi al cielo e sbatti le palpebre. Su, Jess, usa il metodo di Lara: occhi al cielo e sbatti le palpebre.
Si fa ancora più vicino; non voglio guardarlo in faccia.
Perché mi fa questo?
Volto il viso di lato.
Non voglio vederlo.
«Jess...» il suo tono sembra essersi... addolcito? Quasi tenero.
Bipolare di merda.
Sbarro gli occhi, con forza.
«Jess, chi è Karl?» ora è decisamente dolce.
Una lacrima sfugge al mio controllo.
Odio questa situazione...
«Il mio ex ragazzo» sussurro. E ne sono sorpresa; non avrei voluto rispondergli, eppure istintivamente, l'ho fatto.
Sento il respiro di Cameron farsi più vicino; mi carezza uno zigomo.
«Cosa è successo?»
No, no, no. Non voglio ricordare.
Il tono è delicato e preoccupato «Jess, cosa è successo?»
Poca gente mi chiama Jess, di solito preferisco Jessie. Eppure... pronunciato da lui sembra così improvvisamente gradevole.
Schiudo un po' gli occhi, facendo scivolare un'altra lacrima, seguita da un'altra, e un'altra ancora.
Singhiozzo.
Le uniche persone che mi hanno vista piangere sono i miei, Lara e Karl. E Cameron Dallas, adesso anche lui.
Sono un tipo sensibile, eppure non mi riesce troppo difficile trattenere il pianto. Ma adesso... questa situazione mi sembra troppo un l'occasione per sfogarmi una seconda volta.
Sgrano gli occhi quando sento una mano di Cameron carezzarmi la guancia, ad una maniera assurdamente tenera, constatando come mi ha trattata fino ad ora.
«Jess..» è un'incoraggiamento.
So che non dovrei; in fondo nonostante lui sia straconosciuto su Internet, l'ho incontrato solo poche ore fa.
E non si è comportato neanche troppo bene.
Ma, delle volte, ci trova meglio con gli sconosciuti, che con i conoscenti; o sbaglio?
Mi sfugge un singhiozzo «Mi ha usata. Lui...»
In un gesto di estrema dolcezza, Cameron struscia la sua guancia contro il mio zigomo.
Chiudo gli occhi, come se in questo modo potessi schermare il dolore, e non farlo passare.
«Dieci mesi. Noi.. ci siamo conosciuti per caso, un amico me lo ha presentato. Sapevo... sapevo che non era un santo; ma in fondo, era quella che mi piaceva di lui. Il cattivo ragazzo, ma non troppo» cerco di ridacchiare, con la risultante di un singhiozzo strozzato.
Jessie cosa stai facendo?
Eppure continuo «Abbiamo cominciato a frequentarci, mi è piaciuto subito. Era... perfetto.» piango, ormai senza ritegno.
«Poco dopo ci siamo fidanzati, la sera del nostro primo bacio. Diceva di amarmi» rido, amara; per poi sostituire subito le risa in lacrime.
Cameron non dice una parola, resta in silenzio, carezzandomi i capelli e strusciando la guancia.
Mi sta davvero... ascoltando?
«Di amarmi...» ripeto, in un sussurro.
Alzo lo sguardo verso il soffitto in vernice bianca «per dieci lungi mesi. Ma si sa; la perfezione non esiste. È una stupida illusione delle nostre aspettative».
Sposto lo sguardo: Cameron mi sta guardando, con occhi comprensivi.
Comprensivi??
«Cosa è successo, dopo?» chiede, titubante.
Sfoggio un'ennesima risata amara «Dopo è successo che ha raggiunto il suo viscido obiettivo»
Cameron si blocca, guardandomi serio. Gli lancio un'occhiata e mi asciugo l'angolo di un occhio «Lo amavo, follemente. Come non ho mai amato nessun altro in tutta la mia vita. Credevo.. di aver trovato la mia anima gemella. Mi sbagliavo, eccome»
«Jess, non è necessario...» comincia Cameron, ma lo fermo.
«Lui non mi ha mai amata; come lo so? Me lo ha detto. Sì, mi ha portata a letto, se te lo stai chiedendo.»
Mi sento uno schifo, il ribrezzo sulla pelle.
Cameron spalanca gli occhi, che immediatamente dopo assumono un'espressione dura e omicida.
Guardo a terra; le lacrime hanno smesso di scendere.
«Il mattino dopo mi sono svegliata "prima del previsto", come ha detto lui. L'ho beccato che voleva squagliarsela. Da ingenua gli ho chiesto perché e lui... la sua espressione non era affatto dolce come al solito. Non c'era tenerezza; solo quel ghigno cattivo.»
Prendo un respiro e cito le sue esatte parole; ormai le ho imparate a memoria a forza di ricordare.
«"Ce n'è voluto di tempo con te, eh. Dieci mesi, come cazzo ho fatto a resistere non lo so. Ma ne è valsa la pena. Cos'è quella faccia? Sei solo una stupida, che credevi? Amore?" ha riso "Ingenua, la mia povera Jessie. Che ingenua... Non ti ho mai amata; chi potrebbe mai amarti? Ma non ha più importanza adesso; ho avuto quel che volevo. Non farti più vedere, ho chiuso con te". E se n'è andato.»
Cameron sta stringendo a sangue i pugni, ha le nocche bianche.
Lo guardo «Non fare quella faccia» sussurro.
Mi asciugo le guance.
Mi è colato tutto il trucco, sicuramente.
Poi, d'un tratto, sento le mani calde di Cameron posarsi leggere sulle mie. Poggia la fronte sulla mia, non prima di avermi lasciato un dolce bacio sul capo.
«Mi... dispiace»
Sorrido, triste «Tranquillo. Ho imparato la lezione»
Ma lui scuote la testa «Non solo per quello. Scusami, per tutto. Hai ragione, sono uno stronzo senza sentimenti»
La rabbia e il rancore nei confronti del ragazzo se ne sono andati trascinati via dalle lacrime.
«E invece no. Non saresti qui se non avessi un cuore, o sbaglio?»
Mi sorride «Scusami»
«Davvero, tranquillo»
Rimaniamo un bel po' così, in silenzio, ad ascoltare i nostri respiri.
C'è una calma assoluta, quasi vorrei rimanerci per sempre, così.
Cameron prende parola «Voglio ucciderlo» mormora.
Inizialmente non capisco, poi, invece, ridacchio «Karl?»
«Perchè ridi? Ti ha fatto una cosa... orribile. Jess, voglio fargli del male a quel figlio di puttana»
Il suo tono serio mi fa ridere ancor di più «No, non ce n'è bisogno»
Mi guarda, scioccato «Ti sei già vendicata?»
Scuoto la testa «Semplicemente ho già sofferto abbastanza io, per entrambi.»
Lui fa per intromettersi ma lo fermo, poggiando un dito sulle sue labbra «È un capitolo chiuso e sotterrato della mia vita. Non voglio tirarlo fuori. Diciamo che.. ho dimenticato»
So che vorrebbe ribattere, infuriato; ma non lo fa. Rimane in silenzio ad accarezzarmi la testa.
«Sono stato uno stronzo» afferma.
Ridacchio «Già, e anche parecchio»
Mi guarda, dispiaciuto «Jess, davvero. Scusami..»
Gli poggio un palmo sulla guancia e sorrido «Mi basta che te ne sei reso conto. Grazie, ma se ti scusi di nuovo ti butto fuori dalla finestra»
Ride «Se mi butti giù poi scendi a medicarmi? Mi fai da crocerossina?» chiede, malizioso.
Ma è diverso da prima; sento che non mi sta trattando da giocattolino.
Ci penso su «Mm.. chissà» ridacchio.
Mi fa un occhiolino «Allora: scusami ancora. Scusa, scusa, scusa»
Rido di gusto.
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