In this prison
Lara's P.O.V.
Con uno scatto veloce mi fiondo dalla parte opposta della porta; il respiro affannoso, gli occhi sgranati, il cuore che batte tanto forte da poter sfondare la cassa toracica e le braccia tremanti tese, come ad allontanare il più possibile quei due uomini.
La parete su cui sto poggiando la schiena è gelida, ma ora come ora è l'ultimo dei miei problemi, tanto che non me ne accorgo neanche.
Il biondo continua a sorridere, un ghigno divertito e approfittatore, e si avvicina di un paio di passi, mentre l'altro energumeno chiude la porta alle sue spalle con un tonfo terrificante.
Non posso fuggire.. non posso fuggire..
«Siamo davvero così spaventosi?» ride il biondo, accompagnato dal compare dietro di lui.
Sto sudando freddo, non riesco nemmeno ad aprir bocca dalla paura e sto palesemente tremando dalla testa a piedi.
«A quanto pare non siamo una poi così bella vista per la ragazza» sghignazza.
Mi sento morire..
Mi affanno a rimanere in piedi, le gambe tremano e faccio fatica, tanto che devo completamente spiaccicarmi contro il muro.
Il biondo si avvicina ancora, e ancora, e il mio cuore sembra poter cedere da un momento all'altro.
Finché non si ferma ad un passo da me.
Lo fisso; le braccia strette al petto e gli occhi spalancati che vagano sul suo viso.
Il tale allunga una mano..
No.. no no ti prego..
..e la poggia sulla mia guancia, con una delicatezza assurda che quasi mi stupisce di più dell'atto stesso.
Una lacrima mi sfugge e solca quella stessa guancia, bagnando inevitabilmente la mano; l'uomo segue incuriosito il percorso della gocciolina, finché essa non si esaurisce tra le sue stesse dita.
Perché.. Perché..?
Non riesco a.. muovermi.. io.. ho paura.. ho paura...
All'improvviso sposta lo sguardo dalla scia bagnata sulla mia pelle, nei miei occhi; non c'è più traccia del sorrisino, ora è tremendamente serio.
Di colpo si scosta da me, ponendo tra di noi una discreta distanza.
Cosa..? Ho fatto qualcosa che l'ha fatto arrabbiare? È arrabbiato? No no no..
«Lara Shane non so se dovresti considerarti fortunata o meno, ma io non picchio le donne: questa è la ragione per cui ti trovi qui, e ci rimarrai per un bel po'»
C-come..?
«Kyle Dalarious è la causa per cui ti trovi qui» afferma, deciso «Doveva ubbidirmi e non l'ha fatto: e non c'è cosa più grave..» mi punta addosso due occhi di ghiaccio, penetranti quanto inquietanti «.. del non fare quello che comando»
Deglitisco a fatica e trovo quel briciolo di coraggio per parlare «C-chi sei?» la mia voce è rauca e tremante.
Cosa c'entra Kyle? Gli hanno fatto del male? Cosa devo fare io in questo posto? Per quanto ci rimarrò?
Il biondo rimane impassibile «Nella tua posizione, non ti serve saperlo»
«C-come conosci Kyle?» chiedo ancora e l'uomo mi lancia un'occhiata sottile.
«Non sono affari che ti riguardano» ribatte gelido.
Fa per voltarsi e andarsene, con un cenno all'energumeno che apre la porta.
No io.. devo sapere.. sto impazzendo.. devo sapere.
Mi stacco dalla parete e stringo con forza i pugni dalla rabbia «CHE COSA HAI FATTO A KYLE??» gli urlo contro, singhiozzando sommessamente.
L'uomo rimane per un po' voltato di spalle, poi volta il viso verso di me «Ritieniti fortunata se sei ancora in vita» conclude, ma non può finire così.
Chissà quando ritorneranno quaggiù, quando questo quattrocchi scenderà di nuovo qui.
Le gambe trovano finalmente la forza per muoversi, svelte; così con uno scatto gli afferro il braccio e lo volto verso di me.
Sto già aprendo bocca per parlare quando l'uomo inaspettatamente reagisce: con una velocità sorprendente mi storce il braccio dietro la schiena facendomi urlare dal dolore, per poi afferrarmi al collo e sbattermi contro la parete.
Sto tremando, ormai non so nemmeno più se per la stanchezza o la paura.
Il tale mi punta due occhi infiammati di collera addosso «Non azzardarti più ad avvicinarti o fare domande; come ti ho già detto è già tanto se sei ancora sana e salva in questo posto è solo perché potresti servirmi in qualche modo.» sibila, ad un soffio dal mio viso.
Poi di colpo si allontana da me, lasciandomi con malagrazia tanto che, inciampando, cado a terra.
Lui mi volta le spalle e si avvicina alla porta dove il suo compare era rimasto fino a quel momento.
«Verrai nutrita e tutto il resto, ma non aspettarti un hotel a cinque stelle» ridacchia l'energumeno quando, con un cenno, il biondo gli da il permesso di parlare.
E così escono entrambi, battendo la porta e questa volta, chiudendola a chiave con diverse mandate.
Sono finita.. resterò qua dentro per sempre.. chissà cosa vorranno farmi.. diventerò la loro schiavetta personale o..
Inizio a singhiozzare e le lacrime non si fanno attendere anche quelle.
Perché a me...? Perché? Voglio solo.. tornare a casa..
Non posso far nient'altro che aspettare che ritornino, o che arrivi qualcuno dei suoi scagnozzi.
Ritorno nel mio angolino, quello dove mi sono svegliata, e mi accucio a terra.
Voglio andarmene..
E mi addormento: il viso bagnato di lacrime, il freddo che mi trafigge le ossa.
Non so esattamente quanto sia passato, so solo che mi sono svegliata di soprassalto sentendo la porta cigolare col suo fare inquietante e sinistro.
Nonostante ciò non mi sono mossa, a parte il tremolio dovuto dalla paura che questa volta, invece, vogliano davvero farmi del male.
Prima il "capo", o quello che sembra esserlo, mi voleva solo minacciare. Ma forse, con qualche speranza, lui davvero non fa picchiare le ragazze..
«Svegliati, bocconcino» grida una voce rozza ma giovanile.
Perdo un battito.
Questa voce.. non appartiene né al biondo, né all'energumeno...
«Ho detto SVEGLIATI!» e sento darmi un calcio al fianco.
Sgrano gli occhi e mi alzo a sedere, allontanandomi subito verso la parete.
«Ben svegliata, bocconcino»
C-chi sono... questi due..?
Ci sono due uomini, non sono quelli di prima: quello che ha parlato e probabilmente mi ha calciata è abbastanza alto e castano, con un sorrisino malizioso stampato in volto. L'altro invece, se ne sta zitto accanto al compare: sembra più tranquillo e pacifico, con un paio di occhi verdi, non troppo alto ma neanche basso, e con espressione seria quanto annoiata.
Sono cambiati.. Perché? Il biondo ha mandato questi due..
Il castano mi si avvicina, e senza che io possa fare nulla mi prende il mento fra le dita, spostandomi il volto come ad osservare attentamente della buona merce.
«Mm..vedo che il Boss ha davvero buon gusto, non credi anche tu, bocconcino?» mi guarda lussurioso, come a volermi mangiare.
Deglutisco a fatica, mentre il terrore non mi permette di muovermi.
Il tale si fa ancora più vicino «Hai davvero un viso delizioso, non te l'ha mai detto nessuno?» mi carezza una guancia e non posso altro che provare un forte disgusto.
«E queste succose labbra.. ho voglia di assaggiarle, che ne dici?» si passa la lingua sui denti.
La repulsione è tanto forte che ha la meglio sulla paura «L-lasciami» mormoro con voce tremante, ma dal tono deciso.
Lui fa un fischietto e, come se non mi avesse sentita, avvicina ancor di più il suo volto al mio «La gattina tira fuori gli artigli eh.. al Boss piacciono le ribelli allora..»
Posso vedere con la coda dell'occhio l'altro uomo alzare gli occhi al cielo.
Mi passa un dito sulle labbra e adesso cerco di scansarlo, spingendolo via con le mani e voltando il viso verso la parete «Non.. toccarmi»
Il tale batte una mano accanto alla mia faccia, bloccandomi «Oh io ti tocco quanto mi pare» ma prima che possa fare qualcosa la voce del suo compagno dietro di lui rimbomba decisa e severa.
«Reyner, finiscila» è quasi un ordine, detto con tono severo e senza repliche.
Il tale chiamato Reyner mi guarda intensamente ancora per qualche istante, sempre con quel suo sorrisino, finché non si allontana con uno sbuffo diretto al compare.
«Come sei noioso, Elliot, stavo solo.. scherzando» mi fa un occhiolino, a cui rispondo con un'espressione disgustata che fortunatamente non nota.
Solo allora noto che il tale chiamato Elliot ha in mano un vassoio, che poggia cautamente a terra, per poi guardarmi «Gered vuole che mangi qualcosa, ci manca solo che svieni per la debolezza»
Come scusa..?
«G-gered..? Chi è?» chiedo.
Questi due sembrano più propensi a parlare rispetto ai due di prima, anche se questo Elliot sembra piuttosto cauto nei miei confronti rispetto a Reyner.
Elliot alza un sopracciglio, molto sorpreso dal fatto che io non lo sappia, stessa cosa per l'altro.
«Come "chi è"?» chiede incredulo Reyner.
«Strano che non te l'abbia detto, di solito cerca di farsi ben conoscere dalle sue nuove prede» commenta impassibile Elliot.
Preda a chi?
«Gered è il Boss. Probabilmente è venuto a trovarti prima.»
Spalanco un poco gli occhi alla rivelazione del castano.
È per caso il.. quattrocchi?
«Il quattrocchi?» mi sfugge, involontariamente e dopo un attimo di silenzio Reyner scoppia letteralmente a ridere, mentre Elliot si limita a lanciargli un'occhiataccia, nonostante si veda il suo sorrisino divertito.
«Q-quattrocchi! Ahah che preda ribelle che abbiamo.. proprio una bella gatta da pelare» afferma il castano, col suo solito sorrisino malizioso.
L'altro dagli occhi verdi annuisce «Sì, è quello con gli occhiali comunque»
Allora è il biondo...
«Ora andiamo, Reyner» Elliot fa un cenno al compagno che annuisce.
«A presto bocconcino» ammicca nella mia direzione.
Elliot mi fa un cenno, ed infine entrambi escono, chiudendosi dietro la porta.
Bah.. questi due non erano poi così male. Se non fosse che quel Reyner pare un pervertito stupratore.. Elliot sembra.. non esattamente socievole ma forse uno con cui si può ragionare. Beh.. almeno uno sano di mente qua dentro c'è..
Prendo il piatto che, devo dire, non sembra niente male e comincio a mangiare. Dalla fame finisco subito tutto; non pensando neanche una volta che quel cibo potesse essere avvelenato.
Allora non avrebbe avuto senso portarmi qui.
Mi appoggio alla parete e guardo il vuoto, scossa dai tremolii dovuti dal freddo.
Dannazione ma quanti gradi fanno qua sotto?
Ho dormito abbastanza per oggi, e infatti non riesco più a prendere sonno; dormire sarebbe stato il miglior passatempo.
Forse sono passati solo minuti, forse ore; probabilmente un paio se non di più, quando sento il rumore di chiavi nella serratura.
Chi..?
La porta si apre rivelando solo la figura del biondo, nonché Gered.
Mi alzo di scatto, come per essere sempre pronta ad ogni evenienza, e a tale atto l'uomo ride «Sempre così tesa?»
Rimango sorpresa.
Perché sembra socievole? Quando se n'era andato l'ultima volta pareva arrabbiato. Arrabbiato con me.
Si avvicina a passo lento e solo allora mi accorgo che in mano ha qualcosa di.. morbido?
«Non è una delle stanze migliori, lo ammetto. Ma intanto dovrai abituarti a questa "sistemazione momentanea".» spiega e mi porge diverse coperte che ha in mano.
Perché si comporta così? C'è o no qualcosa sotto? Non credo, eppure..
«Su, forza» e scuote le coperte verso di me che, titubante, le afferro in tutta fretta, per poi ritirarmi lontano da lui nuovamente.
A quel gesto Gered si fa serio «Mi temi così tanto?»
Non rispondo, semplicemente lo guardo.
Lui mi guarda «Adesso hai ragione ad avere paura di me, ma non dovresti» e così fa un sorrisino tirato.
Sta per uscire dalla stanzetta angusta quando si ferma, di spalle «Gered. Qui io sono Gered» e se ne va, chiudendo la porta con delicatezza dietro di sé, e lasciandomi più sorpresa che impaurita.
Spazio autrice:
Ed infine Buon Natale pt. 3!! ❤
Ancora auguroni a tuttii!
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