Flowers around him
Lara's P.O.V.
«Devo uscire a fare delle compere. Sei sicura che non vuoi che ti accompagni?» mi chiede mia mamma probabilmente per la.. decima volta?
Alzo gli occhi al cielo, sbuffando divertita «Mamma, sì. Sono sicura, e cento. Non fuggirò via, né mi suiciderò a causa di quello che è successo, puoi stare tranquilla.»
Proprio a causa di quello che è accaduto voglio vivere ancora di più.
Lei sembra davvero dispiaciuta, ma alla fine si arrende «Fai attenzione, mi raccomando» mi saluta dal finestrino dell'auto mentre mette in moto.
Sto sventolando la mano, chiudendomi la porta alle spalle e lei parte, alla volta del centro commerciale.
Non appena metto piede fuori mi pento di non aver ascoltato mia madre e i suoi "vestiti più pesante!".
Sbuffo, formando una nuvoletta di condensa bianca.
A costo di vincere contro di lei preferisco morirmi di freddo, guarda. Manterrò alto il mio orgoglio, non importa come.
Sono uscita per prendere un po' d'aria: da quando Nash mi ha tirato fuori da quella stanzetta non ho avuto un momento di pace. È vero, all'ospedale quando non avevo ospiti, potevo starmene per conto mio per quanto mi pareva, ma non è la stessa cosa dell'aria aperta. Stare in quella camera bianca, stesa su quel lettino tutto il tempo, non faceva altro che ricordarmi quelle terribili settimane in cui ero rinchiusa.
Orribile.
Mi dirigo verso il parchetto sotto casa: è desolato. Questo posto senza bambini che giocano e che ridono sembra davvero molto triste, ma ora come ora ho solo bisogno di tranquillità.
Qualche giorno fa è scesa la prima neve, e poi non ha più smesso; tutte le panchine sono bagnate e fredde, così, dopo aver tolto un po' di ghiaccio da un muretto che cinge il parco, mi ci siedo sopra.
Prendo un respiro profondo, a pieni polmoni.
Ne avevo proprio bisogno...
Alzo lo sguardo sul cielo bianco: nevicherà ancora di più tra poco, e io non ho nemmeno un giaccone pesante.
Tutta colpa mia e della mia testardaggine.
Un fiocco di neve scende, leggiadro, fino a portarsi con delicatezza sul mio zigomo. Porto una mano sulla mia guancia, scontrando le dita sulla piccola cicatrice che mi sono procurata il giorno della mia evasione.
Se questa cicatrice dovesse rimanere, non avrei solo un ricordo mentale di quei giorni, ma anche fisico. Ogni mattina, quando mi guarderò allo specchio, lei sarà lì.
Sospiro.
Non so che fine abbia fatto Gered: non mi interessa nemmeno. Quando in ospedale mia madre ed Elizabeth venivano a farmi visita hanno provato ad informarmi, ma ogni volta le fermavo; non volevo saperne.
Che sia in prigione, in libertà o morto, per me è un capitolo chiuso della mia vita. Finché non so niente di lui, potrò dimenticare; e questo mi basta.
Ad un tratto sento dei passi veloci alle mie spalle; il cuore inizia a battermi a mille, i ricordi riaffiorano. Mi volto di scatto e quello che vedo mi fa bloccare: Nash.
È qui... Dove sta andando?
Lo vedo che si dirige verso casa mia; perdo un battito.
«Nash!» lo chiamo, dall'altra parte della strada, ma non mi sente.
«Nash Grier!!» grido e lui, dopo un momento di spaesamento, comincia a guardarsi intorno.
Mi alzo e sventolo una mano «NASH HAMILTON GRIER!»
Finalmente trova il mio sguardo, lo incrocia e vedo le sue spalle rilassarsi di colpo. Poi, senza pensarci un attimo, corre; senza preoccuparsi dei pedoni, senza badare alla strada, corre verso di me.
Sei davvero tu...
Prima che me ne possa effettivamente accorgere, lui mi sta abbracciando, stretta, con la testa nell'incavo del mio collo struscia il volto su di esso.
Lo abbraccio a mia volta e solo allora mi rendo conto di quanto mi sia mancato: la sua presenza, il suo viso sorridente, la sua voce, i suoi occhi, i suoi abbracci.
Vorrei rimanere così per sempre.
«Perché? Perché ci hai messo tanto?» singhiozzo tra le lacrime e lui non fa che stringermi più forte.
Scuote la testa «Rimani con me»
Lo scanso, con delicatezza e lo guardo, posando poi le mani attorno al suo volto e accarezzandogi gli zigomi.
Quanto mi sei mancato non puoi immaginarlo...
«Pensavo mi odiassi, pensavo non volessi mai più avere a che fare con me» dico, ma non è un rimprovero.
«Non potrei mai, Lara»
«Non farlo mai più»
«Non lo farò più, mi dispiace» mi accarezza i capelli.
«Promettimi che non andrai più via»
Sorride, uno di quei sorrisi che mi sono mancati «Resterò al tuo fianco, te lo prometto»
Non faccio in tempo a rendermene conto che le labbra di Nash si posano sulle mie. È una sensazione familiare che però non provo da tempo, ma mi abbandono ad essa. Le mani di Nash finiscono dietro la mia nuca per poter aver maggior controllo del bacio che non sembra finire più. Quello che era iniziato come un innocente bacio a stampo, si è presto trasformato in un bacio di "bentornato" dovuto dalla mancanza e, forse, anche dalla disperazione.
Le labbra di Nash sono calde e morbide e combaciano perfettamente alle mie, che al contrario sono screpolate e tremolanti. Si muovono rapidamente provocando schiocchi umidi e presto sento la lingua di Nash picchiettare per farsi strada in esse, cosa alla quale non mi tiro indietro.
Mi è mancato tutto questo e adesso sento che ne ho un disperato bisogno.
Nella foga mi scappa un gemito, che non fa altro che dare maggior coraggio al mio ragazzo il quale si stacca un attimo da me solo per afferrarmi il labbro inferiore con i denti per poi leccarlo con delicatezza subito dopo.
«Nash...» sospiro e nello stesso momento noto il colore dei suoi occhi diventare più scuri e profondi.
«Mi sei mancata» sussurra al mio orecchio, provocandomi un brivido lungo la schiena «Mi sei mancata da morir-»
Mi alzo sulle punte e collego nuovamente le nostre labbra umide mentre Nash mi sorregge stringendomi i fianchi e poggiandomi contro di lui.
«Lara...» mormora tra un bacio e l'altro mentre io, involontariamente, per sorreggermi meglio, mi scontro maggiormente sul suo corpo
Emette un basso ansito «Lara..se continui così, io... non adesso, non.. qui»
Mi scanso velocemente da lui, arrossendo immediatamente poiché ho realizzato cosa mi vuole dire «Ah, ehm.. s-scusa. Io non intendevo...»
Nash ridacchia e mi sposta una ciocca dalla fronte «Sempre così dolce e innocente» una scintilla gli passa per lo sguardo cosa che non migliora di certo il mio colorito.
«È che mi sei mancato.. la cosa di prima, intendo» mi giustifico.
Lui si avvicina di più a me «Intendi forse il bacio bagnato, con lingua, che ci siamo dati prima?»
Sposto lo sguardo altrove mentre lo sento ridacchiare e prendermi la mano, con delicatezza.
«Su vieni, starai congelando. C'è qualcuno a casa?» mi stringe a sé, prendendomi sotto al suo cappotto enorme e dandomi un bacio sui capelli.
Scuoto la testa tirando fuori le chiavi, mentre attraversiamo.
Entriamo in casa e comincio subito a sentire un certo caldo: che sia per il fatto che fuori sentivo parecchio freddo o perché Nash ed io siamo DA SOLI a casa mia?
Mi mordo un labbro.
Dannazione, dannazione, dannazione.
Faccio per togliermi la giacchetta leggera quando mi accorgo che Nash mi tiene ancora la mano, e non sembra intenzionato a lasciarla andare.
Gli sorrido «La mano, me la restituisci?»
Scuote la testa.
«Nemmeno se te lo chiedo per favore?»
Fa di "no" e mette il broncio.
«Con un bacio?»
Gli si illuminano gli occhi e subito annuisce, per poi lasciare la mia mano in ostaggio.
Mi alzo sulle punte e gli scocco un bacio sulla guancia, cosa che lo fa accigliare.
«Ei, avevi detto un bacio! Questo.. questo non è un VERO bacio!» puntualizza, con fare falsamente offeso.
«Io non ho mai specificato nulla. Un bacio è un bacio, punto» mi difendo per poi dargli una pacca sulla spalla «Ci saranno occasioni migliori» lo incoraggio e lui scoppia a ridere.
Mi dirigo in cucina «Vuoi del tè? Caffè? Altrimenti in frigo dovrei avere della coca-cola-» mi volto, ma Nash non c'è.
Inarco un sopracciglio «Nash?»
Dove si sarà cacciato?
«Guarda che non ci casco. Dove sei?»
Nessuna risposta.
Faccio spallucce e continuo a preparare il tè con noncuranza.
Uscirà fuori.
Nell'attesa che l'acqua sia pronta canticchio a bassa voce le parole di una canzone che ho sentito qualche giorno fa e che non riesco a togliermi dalla testa.
«Let me goo,
I don't wanna be your Hero.
I don't wanna be a big man,
I just wanna walk like everyone else.
Your masquerade,
I don't wanna be a part of your parade.
Everyone deserve the chance to fly with everyone else...»
Sobbalzo quando, improvvisamente, sento due forti braccia stringermi la vita e il mento di Nash posarsi sulla mia spalla.
«Io però voglio esserlo» mi sussurra.
Mi volto leggermente verso di lui, che continua a stringermi con fare dolce ma al tempo stesso protettivo.
«Cosa?» domando, dubbiosa.
Nash chiude gli occhi e respira il profumo dei miei capelli «Io voglio esserlo, Lara, il tuo eroe» riferendosi al testo della canzone.
Porto una mano tra i suoi ciuffi scuri e poggio la testa sulla sua «Lo sei sempre stato, Nash Hamilton Grier, e qualche settimana fa me lo hai confermato di nuovo quando sei venuto a prendermi da lì»
Nash mi lascia un bacio sulla spalla «Sì, magari quello conta, ma io voglio essere il tuo eroe sempre non solo quando hai bisogno. Voglio essere quella persona che sa tutto di te e che ti sta accanto anche quando tutto va bene, non soltanto quando le cose non vanno per il verso giusto. Voglio essere la persona su cui hai intenzione di contare ogni singola volta, di cui ti fidi più di ogni altra» si sposta da me e mi volta verso di se «Ho bisogno di essere questo tipo di persona per te; non c'entra che io sia il tuo ragazzo o meno, so che devo starti accanto, io VOGLIO averti al mio fianco »
Nash si passa una mano tra i capelli mentre io pendo dalle sue labbra «Non so quanto tempo sia "per sempre" così come non so cosa ci accadrà in futuro: ma una cosa di cui sono certo è che voglio trascorrere quel lasso di tempo con te, Lara, perché non riesco ad immaginarmi niente di altrettanto reale come la tua vicinanza»
Mi sento scottare, il cuore mi batte a mille e non riesco a ragionare lucidamente; quelle parole che ancora vorticano nella mia testa senza sosta.
«Nash...»
Lui si abbassa alla mia altezza, facendo toccare la sua fronte alla mia «Non volevo spaventarti, te l'assicuro. Non ho intenzione di correre, né di metterti fretta o farti sentire adesso il peso di una responsabilità che, se mai dovesse accadere, porteremo più avanti. È solo che pensavo a quanto mi fossi mancata in questo periodo e quanto mi sentissi vuoto e pazzo senza di te al mio fianco»
Non so cosa dire, o meglio, non so come esprimermi per farlo al meglio. Vorrei dirgli che mi è mancato da impazzire, che non riuscivo a non stare in pena per lui che doveva sopportare l'idea che ero stata rapita, che ogni sera quando chiudevo gli occhi non immaginavo altro che lui al mio fianco mentre mi consolava.
«Nash» lo chiamo, sussurrando.
«Mm?»
Lo guardo, intensamente: non è mai cambiato nulla. Io e lui, il colore mutevole dei suoi occhi, i miei sentimenti, nulla è cambiato.
«Grazie, per amarmi»
A quell'affermazione lui sorride, forse un po' in imbarazzo.
«Grazie a te, che mi permetti di amarti» si china e poggia il mento sulla mia spalla per poi lasciarmi un veloce bacio sul collo.
Sobbalzo, lo sento ridacchiare.
«Siamo fidanzati da un po' e non ti sei ancora abituata?» mi prende in giro.
«Io.. in realtà..»
Ridacchia ancora «Farò in modo che ti ci abitui presto, allora» sussurra, persuasivo, per poi tornare all'attacco.
Scende sul mio collo una seconda volta, lasciando baci umidi e veloci e, dunque, costringendomi a reggermi sull' isola della cucina per la sorpresa.
«N-Nash..»
«Mm..?» si avvicina al mio orecchio, ne lecca il profilo facendomi venire i brividi lungo la schiena. Nel frattempo le sue mani stringono la mia vita ma non perde di certo l'occasione di infilare una mano calda sotto il mio maglione, carezzando la pelle liscia del mio fianco.
«Lara, Lara, Lara..» sussurra ad un millimetro dal mio orecchio «mi sei DAVVERO mancata. In tutti i sensi»
Mi mordo il labbro e mi volto, guardandolo in faccia «Ah-ah sì?!»
Si avvicina, facendomi aderire al bancone dietro di me e spingendo il corpo contro il mio «si». In un attimo cattura le mie labbra.
Mi sento frastornata; troppe emozioni tutte insieme, non ci sto capendo nulla.
Nash mi prende per la vita e mi fa sedere sul bancone, il bacio si fa sempre più disordinato, la sua presa sulla mia nuca non mi lascia.
Gli getto le braccia al collo e gli stringo i capelli facendolo gemere «L-Lara.. cosa potrei farti..»
Sgrano gli occhi ma non faccio in tempo a ribadire che mi preso in braccio e mi sta portando in salone, facendomi stendere sul divano e lui sopra di me.
«L-Lara..» mi bacia una guancia, poi l'altra,mi lascia un' infinità di baci sul viso. Vorrei sentirlo di più, so che lui vuole lo stesso ma ha paura di essere frettoloso, così per prima prendo un lembo della sua felpa e la tiro su, togliendogliela.
«Non avresti dovuto farlo» sussurra con un sorrisetto mentre si toglie anche la maglietta; ha un busto robusto e muscoloso, ma non troppo. Allungo una mano sulla sua pelle candida «Eppure l'ho fatto»
Continua a fissarmi, leccandosi le labbra peccaminose «Sai cosa implica questo?»
Annuisco, carezzandogli gli addominali «Certo»
«E mi fermerai?»
Mi alzo leggermente e gli poso un bacio a stampo sulle labbra umide «Assolutamente no»
Nash si sdraia su di me, strusciandosi, inevitabilmente.
«Non te ne farò pentire»
Non so quanto sia passato, è già sera. Apro gli occhi e cerco di alzarmi quando mi accorgo del braccio di Nash che stringe la mia vita. Sorrido al ricordo di cosa è successo e arrossisco anche.
Un telefono squilla: è quello di Nash.
Lui, al rumore, si smuove e si lamenta «Lara..» sussurra.
Prendo l'apparecchio e glielo porgo «Nash svegliati. Nash, è tua mamma»
Lo vedo aprire gli occhi e guardarmi, poi sorride «Buongiorno amore mio»
Ridacchio «BuonaSERA a te»
Mi prende il volto con entrambe le mani e mi bacia «Ti amo da morire»
«Anche io, Nash»
Appena il cellulare smette di squillare, ecco che ricomincia.
Nash risponde «Mamma, che c'è?»
Si stropiccia gli occhi e si copre quando si ricorda di non essere "esattamente vestito".
«Si, me lo ricordo. Perché?»
La sua espressione cambia, si fa più cupa.
«Mamma, che stai dicendo?»
Lo guardo, lui fa lo stesso.
«Skylynn. Lei come sta?»
Lo sguardo di Nash, ora, è svonvolto. Si alza e prende i vestiti con la mano libera
«Arrivo. Aspettami.»
Attacca.
Comincio a vestirmi anche io. «Nash. NASH!»
Lui si volta e si passa una mano sul viso «L'amico di Skylynn, Lara.»
«Charlie?»
Annuisce.
«È successo qualcosa? Sta male? L'hanno portato di nuovo in ospedale?»
Nash abbassa lo sguardo e stringe i pugni.
Mi avvicino e gli poggio una mano sul braccio «Nash..»
Lui mi guarda «È morto, Lara. Lui.. se n'è andato.»
Angolo autrice:
Salve a tutti e scusate il mio immane ritardo, ma è stato davvero difficile trovare la volontà di scrivere di nuovo per questa storia. Nella mia mente è già un capitolo chiuso ma forse per voi non lo è ancora. Per questo mi scuso.
Mi spiace anche per questo finale, ma era qualcosa di premeditato che non potevo e non volevo cambiare. Perciò scusatemi, ma non farò nulla per cambiarlo.
Detto questo, spero DAVVERO che questa storia vi sia piaciuta; tra poco pubblicherò l'ULTIMO CAPITOLO. Spero non vi deluderà.
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