Everyday the same
My eyes are no good-blind without her
The way she moves,
I never doubt her.
When she talks,
she somehow creeps into my dreams.
She's a doll, a catch, a winner
I'm in love and no beginner
Non ricordo con esattezza quando è stata l'ultima volta che mi sono sentita così tranquilla di questi tempi; così spensierata e leggera da ogni problema. Non ricordo neanche quando è stata l'ultima volta che ho ascoltato questa canzone; sembra passata un'eternità.
Volevo prendermi una pausa dai compiti della scuola serale, prima di andare al lavoro part-time da Starbucks per il mio turno, e ho pensato:"Cosa c'è di meglio di un po' di bella musica?".
Scorrendo la playlist sono rimasta stupita ascoltando canzoni che nemmeno ricordavo di aver mai scaricato e poi...Bingo!
Baby Blue Eyes dei A Rocket to the Moon.
Riascoltarla è stato come farsi un bagno caldo dopo una bufera, mi si è scaldato il cuore. Non che io l'associ a qualcuno o a qualcosa del passato, semplicemente mi sa di tranquillità e spensieratezza.
Baby,
Baby blue eyes,
Stay with me by my side,
'til the mornin',
Through the night.
Essendo quasi alla fine decido di rimetterla daccapo quando, sbloccando il cellulare, guardo l'orario di sfuggita: 13:47.
Sbadiglio e mentre la canzone riparte blocco lo schermo. Le 13:47... sono le.. 13:47!! Mi alzo di getto dal letto, facendo cadere a terra il telefono che di conseguenza si porta dietro le cuffiette; le quali, togliendosi dalle mie orecchie con la delicatezza di un elefante in una cristalleria, quasi mi strappano i tessuti con lobi e compagnia bella.
Mai N'a gioia.
Sbattendo ripetutamente le palpebre guardo allibita l'orario: 13:48.
Oh porca miseria! Porca miseria, porca miseriaa!! Farò tardissimo a lavoro! Il turno inizia alle 14:00!!
Come un razzo mi tuffo sulla borsa e raccatto alla velocità della luce tutti i libri che penso mi serviranno per le lezioni di stasera, prendo chiavi, caricatore portatile e un paio di penne.
Se sono pure scariche giuro su non so cosa che uccido quel deficiente burlone del cartolaio.
Corro in cucina dove trovo la mamma che lotta con uno strofinaccio contro l'olio incrostato nel forno e le lancio un bacio volante «Mamma vado al turno, non faccio in tempo a tornare così vado subito a scuola. Ceno poi eh. A più tardi, ora scappo».
Lei ridacchia ricambiando il bacio «Sì sì, a dopo. Fa attenzione, mi raccomando Lara».
Ma non faccio in tempo ad ascoltarla che sono già fuori casa a fare le scale a quattro a quattro, cercando di non rompermi l'osso del collo.
In un attimo sono alla fermata dell'autobus sotto al palazzo.
Un attimo.. ma non mi conviene aspettare un autobus che non so neanche quando arriverà. Forse dovrei...
Prendo l'app con gli orari degli autobus ma presto mi accorgo di aver terminato tutto il mio Internet mensile.
Ottimo! Mai n'a gioia parte due!
E senza pensarci un altro istante comincio a correre verso il bar; di questo passo ci metterei forse un quarto d'ora contando le pause per riprendere fiato.
E di fatti è così, in lontananza posso finalmente distinguere l'insegna spenta: Starbucks.
Sono arrivata, la patria è salva: io sono salva, o almeno spero.
Guardo l'orologio appeso all'interno del bar:14:08.
Entro velocemente e subito adocchio Josh: il boss, un omone di trent'anni, alto almeno un metro e novanta, corporatura simile ad un armadio, pelato e occhi neri.
Gli vado praticamente addosso con le mani giunte a pregarlo «Ti prego scusa, scusa tanto Jo. È che non ho davvero visto l'ora e si è fatto tardissimo. Mi dispiace un casino, scusa, scusa, scusa».
Non ho il coraggio di aprire gli occhi e guardarlo in faccia, non che se lo facessi mi schiaffeggerebbe, ma non voglio vedere il suo sguardo deluso.
Non sentendo risposta d'ogni tipo mi faccio coraggio e apro un solo occhio col quale gli do un'occhiata; Jo sta trattenendo le risate.
«Lara, di cosa stai parlando?» chiede, e finalmente si lascia andare ad una fragorosa risata, accompagnato dal mio collega, nonché amico, Kyle che stando al bancone lì vicino ha assistito a tutta la scena.
Eh certo, quel cretino di Kyle non poteva non ridere in una situazione tragica come questa, no?
Mi gioco la carta della cucciolosità mettendo le mani intrecciate dietro la schiena e dondolando un po' sui piedi, il tutto guardando un po' a terra un po' Jo con occhi dispiaciuti
«Beh.. sto parlando, sì insomma, del mio mostruoso ritardo ecco...».
Ed ecco che sento il Boss ridere ancor più di prima e lo guardo strabuzzando gli occhi.
Ma cos'avrà tanto da ridere? Ride forse di me?
Jo mi mette le mani sulle spalle «Lara, il tuo "mostruoso" nonché primo in assoluto ritardo è stato di, di quanto? Otto, nove minuti forse?».
Io intanto rimango ancora stupita tanto che Jo, notandolo, mi da una poderosa, e dolorosa, pacca sulla spalla «Tranquilla, so che non accadrà più» dice e se ne va nel suo ufficio ripetendo fra le risa le parole:" mostruoso ritardo".
In effetti forse dimenticavo di sottolineare il fatto che, nonostante il suo aspetto, Jo sia una delle persone più buone e generose a questo mondo.
Metto il grembiule e faccio per prendere il mio berretto dal bancone quando qualcuno lo afferra prima di me: Kyle.
Sorrido; dopotutto mi fa sempre piacere rivederlo dato che ultimamente i nostri turni non coincidono quasi mai.
«Ti sei divertito a ridere sotto i baffi te, o sbaglio?! ».
«Mmh.. in effetti sì, la tua goffaggine diverte il mio ego» ribatte col suo ghigno beffardo.
Kyle mi spiaccica, letteralmente, il berretto in testa e ride «Veloce veloce, a lavoro! Non vorrà prolungare il suo "mostruoso" ritardo, signorina Shane».
Ridacchio dandogli una spintarella e, fianco a fianco, cominciamo a prendere ordinazioni su ordinazioni. Passata la prima ora e mezza Paula ed Erika si propongono a darci il cambio e farci avere una piccola pausa; in effetti fra tutti gli impiegati qua dentro io e Kyle siamo i più giovani. Lui ventenne, io tre anni più piccola di lui ed entrambi studenti: lui dell'università, io di scuola superiore. Nonostante sia così più grande di me con lui non mi sento affatto a disagio.
Usciamo sul retro e Kyle è il primo a sedersi sul muretto di fronte la porta «Allora, Principessa, come ti vanno le cose? La scuola serale?».
Adoro il modo in cui Kyle fa le domande, perché non le fa per convenienza o circostanza; lui chiede solo se davvero è interessato a sapere. Mi stiracchio «Tutto okay, è un po' pesantuccio ma ce la faccio. Sono ben organizzata io, eh» e gli faccio un occhiolino.
Lui mi guarda sorridendo, ma è un sorriso amaro, dispiaciuto «Lara, sai che puoi chiederci aiuto quando vuoi. Anche per i soldi; Jo te lo ha detto e ripetuto cento e cento volte: se un prestito ti fa comodo...anche per la tua scuola la sera..».
Mi spiace che si preoccupino tutti per me, scuoto la testa lentamente ma Kyle continua «Sappiamo la tua situazione e fidati, non è necessario che fai tutto da sola. Noi potremmo..» ma lo blocco.
«Ehi» comincio «Senti, grazie infinite di tutto. Il fatto che ti preoccupi sempre, che mi chiedi come sto; questo per me è già sufficiente. E poi, tranquillo, ce la faccio sai» affermo soddisfatta.
Kyle mi scompiglia i capelli facendo cadere a terra il berretto bianco e verde e mi sorride come farebbe un fratello premuroso «So che ce la farai, Principessa».
Sorrido timida e recupero il berretto, spolverandolo un po'
«Su torniamo, abbiamo lasciato il nostro turno a qualcuno che non dovrebbe averlo» dico rientrando seguita a ruota dal ragazzo che annuisce convinto.
Più in fretta di quanto pensassi arrivano le 17:00, il che significa che non solo ho finito, ma devo anche incominciare ad incamminarmi verso la scuola serale. Saluto tutti ringraziandoli ed esco dal tepore di Starbucks, ritrovandomi al fresco della sera.
Sembra tutto piuttosto tranquillo, un po' come al solito.
Alla fine, è sempre tutto così tranquillo e pacato; sembra quasi un giro infinito in cui io non smetterò mai di andare alla scuola serale, tornare a casa a fare i compiti, andare da Jo, e ritornare alla scuola.
Vorrei poterne uscire, ma so che uscire da questo circolo vizioso sarebbe spezzare l'equilibrio che ho costruito con tanta fatica; e non ne vale la pena.
Spazio autrice:
***
E ri-eccoci qua! Fiuu, il primo capitolo sembra andato, spero vi piaccia *si asciuga il sudore dalla fronte
Mi raccomando eh, se volete scrivere un qualsiasi parere/consiglio/ehm..barra//, non esitate! Non vorrete lasciare la vostra piccola autrice da sola soletta, nella casetta, su in Canadà! Okay, okay, ehm..imbarazzo.. vi consiglio di ignorare questi momenti un po', un po' da psicopatica ecco.
Duuunque, ricapitolandolo, non esitate!
Un saluto,
la psicopatica della casetta
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