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Disaster

La voce alterata di Nash mi sveglia.
Mi alzo su un gomito «Nash, cosa...?»

È al cellulare. Un attimo...

È al MIO cellulare!!

Lui si volta verso di me e fa una risata amara «Oh, si è svegliata. Te la passo, così magari vi mettete d'accordo per il prossimo bell'incontro fra piccioncini »

Mi alzo a sedere «Nash»
Lui mi lancia addosso il cellulare e raccoglie il maglione «C'è l'assassino al telefono. Mi raccomando, salutamelo »

Guardo lo schermo: Kyle. In chiamata.
Mi alzo e prendo Nash per un braccio «Aspetta, spiegami. Nash cosa diamine è..?»

«Successo?» completa lui.
Annuisco, confusa. Sembra molto arrabbiato.
«Forse dovresti dirmelo tu dato che il tuo "amico" ti ha chiamata.»

Lancio uno sguardo a Skylynn che sta ancora dormendo.
«Nash, dobbiamo parlare. Io..»

Strattona il braccio dalla mia presa «Io un corno. Va'. Organizza un'altra cenetta al lume di candela con quel pezzo di merda. Divertiti»

Detto ciò se ne va, scendendo dalla collina. Lo chiamo, urlo il suo nome, ma lui non si volta e come unico risultato ottengo la pulce che si sveglia.

«Lara..»
Porto il telefono all'orecchio «Kyle, cosa diamine è successo? Voglio una spiegazione. Ora.»
«Chiedila al tuo cagnolino da compagnia»
«Kyle. Kyle!»

Ma ha già attaccato.
«Lara..» richiama Skylynn «Nashy?»
Alzo lo sguardo, trattenendo le lacrime. Prendo un profondo respiro e mi giro, sorridente.

«Oh, aveva un impegno con Cameron. È dovuto proprio andare.»

Un fulmine squarcia il cielo, seguito dal fragore del tuono.

Prendo in braccio la biondina, coprendole la testa con la mia felpa «Su, torniamo a casa; sta arrivando il diluvio universale»

La pioggia ci coglie all'improvviso, sulla via di casa, e non possiamo far altro che ripararci nel primo bar sotto tiro.

«Aspetteremo qui finché smetterà di piovere, intesi?» dici a Skylynn che, annoiata, annuisce.

Ci sediamo sugli sgabelli alti del bancone.
«Salve, desidera qualcosa?»

Sgrano gli occhi.

Quella voce... qui?

Alzo lo sguardo stupefatto, nello stesso istante del ragazzo.

«Clayton?»
«Lara?»

Skylynn si fa attenta e curiosa.
«Che ci fai qui?» mi chiede, stupito.
«Beh fuori.. diluvia. Ma, tu più che altro.»

Si gratta la nuca, sporgendosi sul bancone «Ci lavoro, part-time.»

«Aaaah, capito...» ma subito dopo mi acciglio.
«Ma tu...» comincio, titubante.

Lui sembra capire al volo e ridacchia, amaro «Già. Ti stai chiedendo perché Clayton Hall, il viziato figlio di papà, si ritrova in un bar a racimolare mance, eh?»
Abbasso lo sguardo, ma annuisco.
Da quando il rapporto fra me e Clayton è "cambiato", mi fa quasi dispiacere sentirgli dire quelle cose su di lui.

Anche se... beh, è tutto vero.

Il ragazzo si mette in posizione eretta, stiracchiando un braccio «Beh, può essere che ci sia stata una aspra litigata fra il sottoscritto e il Signor Hall» ridacchia, ma si fa subito serio.
«Litigata che non è stata vinta dal sottoscritto, diciamo»

Lo guardo, preoccupata e lui deve averlo notato, tanto che ride «Su, Shane; cos'è quell'espressione preoccupata? Sei in pena per me, bambolina?»

Gli lancio un occhiataccia e Clayton alza le mani in segno di resa «Okay, okay, scusa. Sai, le vecchie abitudini...»

Già, il lupo perde il pelo ma non il vizio, giusto?

«Dunque adesso sei qui..» faccio, vaga.
«E tu?»
«Io?»

Annuisce, mentre con molta disinvoltura prende un ordine da un tale e comincia a preparare un caffè, dandomi le spalle.

«Si, tu. Sei entrata qui con quella faccia da funerale; e non credo che si tratti solo per il diluvio universale là fuori»

Sgrano gli occhi, lanciando velocemente un'occhiata a Skylynn che, fortunatamente, è occupata a disegnare con una penna trovata lì su un fazzolettino di carta.

«Beh, si. Ma.. ti farò sapere un'altra volta. Se mai ti farò sapere»

Clayton sembra offeso, ma poi le sue labbra si sciolgono in un sorriso comprensivo «D'accordo Shane. È per quella bambina eh. A proposito: non sapevo avessi una figlia» ridacchia.

Gli do una bottarella sul braccio, allungandomi sul bancone «Ma zitto, va»

Ride, e presto lo seguo.

«É il tuo lavoro?» mi chiede, indicando Skylynn.
Annuisco «Cosi sembra brutto. Lei è.. è la mia protetta ecco»

Portato il caffè al tale, Clayton si sporge verso di noi «Allora: Shane e bella biondina. Cosa vi porto?» chiede, con fare gentile e beffardo.

Skylynn saltella sullo sgabello «Cioccolata calda!»

«Ottimo e lei, signorina?» mi guarda di sottecchi.

«Un cappuccino»

Clayton annuisce e poco dopo ci porta i nostri ordini.
Il tempo sembra migliorato fuori: ha smesso di piovere, ci sono solo le nuvole scure che, minacciose, sovrastano tutto.

Quasi non vorrei uscire da questo bar: so che dopo averlo fatto dovrei affrontare la realtà, ovvero Nash e Kyle.
Qui mi sento come in una bolla; è un posto tanto al sicuro.
Non è un bar molto frequentato, anzi, nonostante oggi che pioveva credo che sia sempre così vuoto.
C'è una calma piacevole, una tranquillità parecchio gradevole.

Devo farlo. Per il nostro bene. Il bene di Nash soprattutto.

Prendo il portafogli «Pago a te?» chiedo accorgendomi dell'assenza di una cassa.
Clayton si guarda attorno e poi mi sorride, mettendo una mano sulla mia spalla «Offro io»

Scuoto la testa «Se come dici tuo padre non collabora col denaro, non...»
Ma lui ridacchia «Sei davvero preoccupata per me, Shane?»
Sto già per lanciargli l'occhiataccia, ma all'ultimo mi accorgo che il suo tono non è affatto ironico, ma gentile.

Annuisco «Allora, pago a te?»
Clayton si allontana di un passo «Te l'ho già detto: faccio io. A patto che dopo a scuola mi racconti, eh. Che ne dici?»

Potrebbe essere un modo per essere amici. Certo, alcune cose le ometterei. Perché no?

«D'accordo» prendo la manina di Skylynn.

«A dopo, Clayton» saluto.
Mi fa un gesto militare, schioccando i tacchetti delle scarpe fra loro «Ci si vede!»

Ridacchio e usciamo, tornando a casa.

Chi l'avrebbe mai detto; fra tutti proprio. Clayton Hall mi avrebbe strappato un sorriso.

Lascio Skylynn ad Elizabeth: ho finito il turno per oggi.
Vedo Cameron e chiedo di Jessie, sorpresa di non trovarli assieme.

«L'ho accompagnata a casa, doveva prendere dei libri per dopo» spiega, allegro.
Poi d'un tratto ricordo del suo comportamento di merda e gli do una spintarella.

«Allora? Mi vuoi spiegare cosa è successo fra te e la ranocchia?»
«la ranocchia?» ride.
Lo guardo seria «Non c'è nulla da ridere. Puoi non dirmi cosa è davvero accaduto, se questo riguarda voi. Ma almeno... avete risolto?» chiedo, titubante.

Cameron sorride e annuisce «Risolto»
«E Nash?» chiede subito dopo.

Mi giro di scatto verso di lui «N-non è qui?» mi sfugge involontariamente.

Cavolo, vorrei evitare che Cameron sapesse di Nash e della telefonata con Kyle.

Cerco di fare la vaga, sorridendo «Ah, giusto. Me l'aveva detto che stupida! Vabbè grazie comunque, eh.» faccio per scendere le scale quando sento il moro afferrarmi un braccio.

Ecco fatto.

«Lara, cosa è successo?»
Scuoto la testa, con espressione confusa «Successo cosa, scusa?»
Sbuffa «Non mentire, non sei brava. Cosa è successo?»

Tanto vale chiedere aiuto.

Sospiro «Abbiamo.. discusso ecco. Nulla di grave, ma sai com'è fatto. Eravamo in un posto con Skylynn e lui, beh, ha preso e se n'è andato»

«Se n'è andato, dove?»
Gli do una schicchera sul braccio «Se te l'ho chiesto prima io vorrà dire che non lo so, no?»

Cameron sbuffa di nuovo «Beh, di che tratta questa lite?»
Mi acciglio «Io non mi faccio gli affari tuoi e di Jessie; tu non ti fai i miei» ribadisco.

Incrocia le braccia al petto «Non hai capito, eh. Lo conosco, e potrei sapere dove si trova»
Mi incuriosisco «Spiegati meglio»
Il moro si siede su uno scalino, e io lo imito «Vedi... a seconda dall'argomento che l'ha fatto incazzare, lui ha diversi posti dove andare, intesi? Se deve sfogarsi d'ira andrà da una determinata parte, se deve sfogarsi di pianto da un'altra; e così via.»
Ci penso e annuisco «Diciamo che.. potrebbe doversi sfogare di rabbia. Crede che io abbia fatto una cosa che invece non è quel che è. Si è infuriato per un fraintendimento.»

Cameron ci pensa su, carezzandosi il mento «Mmmh.. beh, se è per questo potrebbe essere all' "Under"» commenta, pensieroso.
Mi faccio più vicina «All'"Under"?»
Annuisce «È una discoteca. LA discoteca, insomma»

Sorrido, motivata ed energica «Ottimo!»
Ma il moro si fa serio «Vuoi andarci ora?» chiede, e io mi alzo.
«Certamente!»

Si acciglia «E la scuola?»

Giusto... la scuola?

Scrollo il capo «Ehi, cos'è quel tono? Posso saltarlo un giorno su.»

Cameron si aiuta con le mani sulle ginocchia e mi raggiunge «Va bene, va bene. Su, forza; andiamo»

Mi fermo di botto «"Andiamo"? Vieni anche tu?»
Cameron inclina il capo «Che credevi di andarci da sola?»
Annuisco.
Il moro si fa serissimo «Lara, non conosci l'Under, ma ti assicuro che è un bordello. Non ci vado neanche io, figurati. È un posto pieno di gentaglia losca e arrapata.»

«Farò in fretta!»
Incrocia le braccia «Non si tratta di quello, per dio! Non dovresti proprio andarci di principio! Figurati se ora che lo so ti lascio andare da sola»

Sbuffo «Okay, ma tu resti fuori»
Cameron sgrana gli occhi «Coosa!! Ma mi senti? Vengo per evitarti il peggio e dovrei "rimanere fuori"? Ma scherzi?»

Alzo gli occhi al cielo «Cameron, ti prego. È importante che vada da sola. È anche un modo per fargli capire che non mi importa cosa dovrò affrontare, ma io ci sarò. In caso qualcosa non vada ti telefonerò subito, okay?» lo guardo intensamente.

Ti prego, ti prego, ti prego...

Cameron cede e, con la sua auto, andiamo all'Under.
Il locale è gremito di gente: dopotutto comincia a farsi tardi e le nuvole scure non aiutano affatto a rendere più invitante l'armosfera.
La musica tecno è talmente assordante da sentirsi anche qui al parcheggio.

Prendo un respiro e apro la portiera.
Cameron mi ferma «Per ogni evenienza...» comincia e io lo continuo «Ti telefono, si, si. Lo so e, grazie Cameron»

Mi sorride «Di nulla, piccola. Recupera quel deficiente del mio miglior amico e fagli il lavaggio del cervello, mi raccomando»

Ridacchio ed esco.

Coraggio, Lara. Coraggio.

Dopo aver fatto la coda che, fortunatamente, non era neanche troppo lunga e lenta, mi ritrovo catapultata in un mondo completamente differente dalla mia quotidianità.

Che bordello è questo? Cameron non esagerava affatto allora.

Mi faccio strada fra la gente, spintonando qua e là. Voglio raggiungere il bancone degli alcolici, lì il palco è rialzato e forse potrei vedere meglio.

Arrivo lì e mi alzo sulle punte.

Dai, dai, Nash. Fatti vedere, Nash.

«Ehi bellezza, bevi qualcosa?»
Mi giro di scatto, e per poco non finisco addosso al tale che ha parlato: un ragazzo di si o no venticinque anni, robusto e alto.

Tranquilla Lara: È brillo, sarà facile raggirarlo.

«Oh, no grazie. Sono qui per una persona»
Il tale si fa vicino, tanto che posso sentire il suo alitaccio di non so cosa «Come? Non dirmi che cerchi il tuo ragazzo»

Devo recitare bene

Faccio una faccia dispiaciuta «Eh già, spiacente. Mi sta aspettando» e senza che possa rispondermi mi getto nuovamente fra la folla.

Meglio squagliarsela prima di ritrovarsi in una situazione irrimediabile.

Mi guardo attorno, fra gente, urla, musica altissima e luci stroboscopiche.

Dove cavoli...?

«Cosa cazzo ci fai qui?»
Una voce familiare, impastata e palesemente da unbriaco.
Mi volto, col cuore leggero «Nash..»

Che sollievo...

Ma lui non sembra affatto felice di vedermi.
Barcolla sui piedi: È tanto ubriaco da non reggersi in piedi.
Ridacchia, amaro «Vattene»

Mi avvicino, allungando le braccia «Nash..»
Ma lui mi scansa, colpendomi le mani.
Lo sguardo lucido di alcol, le palpebre semichiuse «VATTENE!!»

Sgrano gli occhi.

Nash...

Spazio autrice:

Ehi gente, spero vi piaccia la storia per ora. Io, sinceramente, non lo sooo!

Volevo solo avvertire che, dato l'inizio della scuola, sarò più impegnata e quindi non posterò con la stessa regolarità del solito.

*batte la testa sul tavolo, disperata
*sospira, amareggiata

Già, il liceo ti stanca..
Eeee così insomma scriverò solo la sera. Vedrò di fare il possibile.
Detto ciò:
Notte a tutti, belli e brutti.

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