Back home pt.2
Lara's P.O.V
"Prepara le tue cose, stai per tornare a casa"
Non posso crederci.
"Prepara le tue cose, stai per tornare a casa. Domani mattina"
Forse è stato tutto uno scherzo. Lo è stato? Eppure mi sembrava serio.
Scuoto la testa con forza, stringendo le ciocche castane tra le dita.
No. Era decisamente serio.
Butto un occhio alla busta di plastica al mio fianco, ancora chiusa così come me l'hanno consegnata questa mattina presto.
Gered faceva sul serio quando mi ha detto che me ne sarei potuta andare, anche quando ha accennato che mi avrebbe procurato tutto il necessario.
Inconsciamente mi viene da sorridere: da quant'è che non mi sentivo così leggera? Afferro la busta e snodo la il cordino che la tiene chiusa, rivelando così quelli che sono dei normali vestiti femminili: un paio di jeans, una maglietta, una felpa, calzini e scarpe da ginnastica.
Con lo stile impeccabile che ha Gered, comprare dei vestiti tanto ordinari deve essere stata una sofferenza.
Non ci penso un attimo in più e mi cambio, contenta, quando ad un certo punto un pensiero mi occupa la mente: "perché sono così contenta di questi vestiti? Perché sono grata a Gered che me li ha portati?"
Mi immobilizzo.
Giusto. Perché? Perché mi comporto così? Come se dovessi essergli grata, come se dovessi ringraziarlo per le attenzioni che mi riserva. Gered può essere anche stato gentile, ultimamente, può avermi liberata: ma perché dovrei essergliene grata? Non gli devo niente, non devo assolutamente niente al mio carceriere.
Mi accascio sulla brandina, stringendo la stoffa del maglione che indosso.
Se ho sofferto così, se i miei amici e mia madre hanno sofferto così: è solo colpa tua.. È stata una scelta saggia quella di liberarmi, ma non una scelta degna di ringraziamenti.
Guardo l'orologio da polso che mi ha procurato Reyner l'ultima volta che l'ho visto.
Col tempo ho imparato a capire chi fosse o meno da evitare in questo posto, e se c'è una cosa che non mi è chiara è perché un tipo come Reyner si trovi qui. Nonostante il nostro pessimo primo incontro, si è dimostrato una persona compassionevole e comprensiva; sembrava dolergli il fatto di dovermi venire a portare il cibo e vedermi in questa stanzetta.
L'orologio scocca le tre del pomeriggio: ma non dovevo andarmene la mattina?
Se si fosse dimenticato? O se Gered si fosse rimangiato la parola??
Questo pensiero mi opprime lo stomaco, facendomi sentire male.
Mai dare speranza ad una persona che da tempo ne ha persa.
Sto giusto per sdraiarmi a guardare, amareggiata, il soffitto, quando sento il rumore delle chiavi nella toppa, seguito da uno scatto.
«Non ci penso nemmeno, coglione! Ma vuoi ragionare!!»
É la voce maschile della guardia che sta sempre alla porta.
«Se Gered dovesse scoprirlo...» inizia un altro tipo, ma quello di prima lo interrompe bruscamente.
«Appunto per questo poi ce ne andremo subito, no??!»
La porta si apre: sono le due guardie che, da quando sono arrivata qui, sono appostate all'entrata della mia stanzetta.
Una di loro mi guarda, minaccioso, per poi avvicinarsi a me a grandi falcate «Tu!» mi punta un dito addosso, un sorriso disgustato dipinto sul volto «Puttana che non sei altro, ora vieni con noi»
Ma cosa.. Che diamine sta succedendo? Mi stanno liberando?
Il suo compagno, visibilmente contrario, si avvicina titubante «Se solo tu non avessi aperto quella dannatissima porta probabilmente nemmeno si sarebbe ricordata di noi, deficiente!»
«E se non fosse stato così?! Eh, che avresti fatto? Ti saresti nascosto a vita come un topo!»
Ricordata di loro? Io?
Il primo fruga all'interno della giacca «Liberarti? Gered deve essere impazzito.. Se vuole fare la parte del peccatore in redenzione lo facesse da solo, non voglio finire in una merda di carcere per colpa tua, puttanella» un sorriso sadico si fa largo sul suo viso.
Non sono venuti per liberarmi?
«Non.. non mi state lasciando andare via?» chiedo, cercando di allontanarmi il più lontano possibile da loro.
Il primo ride, tirando fuori dal taschino interno della sua giacca un oggettino indefinito «Stai tranquilla, piccola, al posto di mandarti là fuori ti manderemo in paradiso»
Sgrano gli occhi.
Che vuole fare? Cosa...
Pensavo di essere spaventata, ma appena ho adocchiato il coltellino nella mano della guardia, mi sono sentita davvero morire.
«Vuoi farlo qui? Ma poi.. » cerca di fermarlo l'altro, senza successo.
«Stai zitto bastardo! Pensi che mi piaccia avere questa puttana dritta dritta sulla coscienza? Eppure se lei muore, noi viviamo: ed è così che deve essere»
La mia testa sta per scoppiare, non ho la forza per pensare, né il coraggio per muovermi.
«Sarà rapido e indolore» il primo muove un passo, due, tre, quattro...
Poi un botto e il rumore della lama che struscia sul pavimento, lontana da me.
«Cosa cazzo credete di fare? Eh?? Siete forse impazziti??»
Alzo lo sguardo e vedo Reyner tra me e la guardia che, a terra, perde sangue da un labbro.
Quest'ultimo scuote la testa «Il matto sei tu, Reyner. Non lo hai ancora capito? Non hai capito che se non la ammazziamo lei verrà liberata e racconterà tutto alla polizia?? E che ne sarà di noi? Verremo rintracciati a causa di quella puttana e i suoi identikit del cazzo!!» sbraita, fuori di sé.
Reyner indietreggia e si gira verso di me «Stai bene?»
Annuisco e lui fa lo stesso.
«Andatevene prima che Gered lo sappia. Sparite e nessuno saprà nulla» li intima, ma la guardia si rialza e afferra la lama a terra.
«Sei proprio una testa dura, Rryner. Per farti capire le cose bisogna spaccartela!» si lancia addosso al compagno.
Reyner mi da una spinta, facendomi cadere lontano dallo scontro, per poi affrontarlo.
«E tu che aspetti? Legala!» urla al compagno prima di schivare un destro di Reyner. L'altra guardia, che fino a quel momento era rimasta in disparte, afferra un corda e mi si avvicina.
No, no. Non dopo tutto questo, non finirà così.
Faccio per correre verso la porta, ma sento afferrarmi per la vita e sbattermi s terra; un dolore lancinate mi percorre la schiena fino alla testa.
«E ora fai la brava..»
Comincia a legarmi le braccia ma cerco di divincolarmi,cosa che sembra farlo infuriare maggiormente.
Nella foga gli tiro una gomitata sul costato; si piega in due dal dolore. Mi alzo e afferro il vasetto di fiori sul mio comodino per lanciarglielo contro, ma lui mi precede e lo getta a terra, rompendolo in mille pezzi, uno dei quali mi sfiora lo zigomo.
«Lara, via!»
Guardo Reyner e immediatamente mi sposto, appena in tempo per vedere il corpo inerme della guardia sbattere contro la parete alla mia destra.
Sembra aver perso i sensi, non saprei dirlo, ma almeno la scena sembra aver terrorizzato l'altro tipo che si congela sul posto con gli occhi sgranati sul compagno.
Reyner ha il fiatone «Fai in tempo ad andartene, per sempre» e l'altro non se lo fa ripetere due volte che è già fuori la porta.
Tiro un sospiro di sollievo mentre guardo Reyner raccogliere la corda e legare la guardia, ancora priva di sensi, all'angolo della stanza.
Giocherello con i vetri a terra, spostandoli con la scarpa «Grazie per essere passato di qui, probabilmente sarei già morta»
Reyner mi raggiunge e sorride «Figurati, ma diciamo che ho rimediato per il nostro pessimo primo incontro»
Sorrido al ricordo di quell'evento: Reyner si era presentato per la prima volta assieme ad Elliot e non solo mi aveva svegliata calciandomi, ma aveva fatto lo sbruffone per tutto il tempo della sua permanenza.
«Potrò chiudere un occhio per quello» commento, divertita, ma la cosa sembra rattristarlo un poco.
Si siede sulla brandina, di fronte a me «Girava voce che Gered ti avrebbe liberata oggi, ero passato per salutarti, in realtà, ma alla fino ho dovuto fare il cavaliere che salva la dama» cerca di buttarla sul ridere, ma un velo di tristezza e dispiacere alleggia sul suo viso.
Per un attimo sono tentata di chiederglielo; vorrei sapere cosa ci fa qui, perché è stato tutto questo tempo a fare il sicario, cosa lo spinge a torturarsi in questo modo.
Non sono affari miei. È qui per una sua causa, probabilmente, e allo stesso modo, poiché si trova qui, non vuole che la gente lo sappia. Non gliene faccio una colpa.
«Reyner, per tutto questo io vorrei dirti che-»
«Non dirlo: qualunque cosa essa sia, non farlo. Non mi aspetto nulla da te, ed è giusto che sia così. Non dovresti nemmeno ringraziarmi per averti salvata oggi, sarebbe vergognoso e deplorevole. Non mi devi nulla, quindi non dirmi nulla»
Lo guardo «So che hai una ragione valida»
Reyner sospira «Che sia valida o meno non saprei dirtelo, non voglio nemmeno giustificarmi dicendo che non ho avuto altra scelta, perché si ha sempre una seconda scelta; è che io, semplicemente, non ho mai preso quella giusta».
Abbasso lo sguardo e lentamente annuisco.
Anche Kyle deve essersi trovato in una situazione del genere, in cui non c'è spazio per la ragione ma solo per la paura e l'istinto.
Sotto il suo sguardo dubbioso, frugo nella cesta dei vestiti puliti che ho usato dino ad ora e tiro fuori una maglietta, per poi strapparne una lunga striscia di tessuto immacolato.
«Se posso dire di aver capito una cosa stando qui è che ho imparato ad osservare le persone; avendo osservato te-» gli porgo la stoffa, che lui subito si preme contro il taglio sanguinante al braccio «-posso dire che non mi sembri affatto la persona malvagia che vuoi farti sembrare.»
Reyner fa una smorfia di dolore «C'è una differenza su chi si è davvero e chi si deve essere per andare avanti. Spero che tu rimanga sempre la persona che sei adesso, cambiare non giova; te lo dico per esperienza.»
Sorrido «Ei ei ei, non è che ti stai addolcendo troppo? La tua immagine di cattivo si dissolverà»
Ridacchia «Spero soltanto di smetterla presto con questa farsa. Sono stufo di..-»
Ma non fa in tempo a terminare la frase che di colpo chiude gli occhi e si accascia su un lato.
Cosa..?
In un decimo di secondo la mia mente è in allerta, così come il mio corpo.
Un altro attacco?
Ma appena alzo lo sguardo, la figura che mi si palesa di fronte mi fa avere un capogiro. Sbatto più volte le palpebre, non riuscendo a dire una parola, ad emettere un suono. Quasi vorrei ridere di me stessa e prendere a schiaffi la mia fervida immaginazione.
Non ti sembra un po' scorretto continuare a prendermi in giro così? Per quanto ancora avrò queste allucinazioni?
Sotto il suo sguardo di ghiaccio, che al momento mi sembra semplicemente un azzurro limpidissimo, forse perché velato dalle lacrime, allungo una mano verso il suo volto.
«B-basta prendermi...in giro» sussurro quasi a me stessa.
«Se sei un fantasma, solo.. vattene via» continuo; ma poi, finalmente, le punte delle mie dita toccano la sua pelle e il sogno non sembra svanire, così come il fantasma non sembra dissolversi.
Sgrano gli occhi nello stesso istante in cui le mie guance cominciano ad inumidirsi: perché in quel momento, dopo tanto tempo, Nash è di fronte a me e annuisce, piangendo.
«S-scusami se.. ho fatto così tardi.»
Singhiozzo, mentre la mia mente ancora sotto shock cerca di collegare gli eventi.
La sua voce.. non sto sbagliando, non è un sogno. È così nitida...
Nash porta le mani al mio volto, raccogliendolo dolcemente nei suoi palmi come se fosse il più delicato dei fiori. Sembra stia guardando una finzione onirica, estasiato quanto impaurito che tutto finisca troppo presto.
«Hai aspettato tanto, non è così?»
Inconsciamente annuisco e tornando padrona delle mie funzioni mi slancio ad abbracciarlo.
Che fosse per quel contatto così concreto, o che fosse per aver finalmente realizzato tutto, oppure per la polizia e i medici che entravano trafelati con una barella: ho pianto.
Ho pianto di gioia, quanto di paura e preoccupazione accumulati in quei giorni; ho riversato tutto sulla spalla di Nash che sembrava non volermi lasciar andare.
C'erano tante di quelle voci, in quel momento: "Abbiamo trovato la ragazza", "Signorina Shane, sta bene?", "Signor Grier penso sia meglio andare"...
Ma le uniche cose che riuscivo a sentire chiare e consolatorie erano le parole di Nash mentre mi stringeva a sé.
«È tutto finito, adesso sono qui con te. Adesso, sono qui con te».
Spazio autrice
Salve a tutti i miei cari lettori che, nonostante il mio lungo tempo di pubblicazione, stanno continuando a seguire questa storia: sappiate che mi fa davvero molto piacere.😊😊😀
Inutile dire che volevo scusarmi di nuovo, un altro mese e mezzo è passato e i miei tempi si stanno pian piano sempre di più allungando. Come già ho detto il punto cruciale è l'ispirazione per questa storia che mi sta abbandonando, ma ciò non vuol dire che la finirò qui. Ci tengo a completare questo racconto, non solo perché è il mio primo, ma anche per quelle stupende personcine che sono curiose del finale (sappiate che per voi non mollerò💪😉)
Cooongludo qui, spero che questo capitolo vi piaccia.
~shauuu
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro