I'M NOT OKAY WITH THIS
Dling dlong.
«Aspetti qualcuno?»
Quella stessa sera ero a casa e mi stavo preparando alla serata con mia madre, quando suonò il campanello.
«Deve essere Blaine» le risposi io alzandomi dal divano.
«Blaine... quel Blaine?» mi chiese mia madre incredula.
«Quanti Blaine conosci, mamma?» le chiesi io in risposta con aria divertita.
«E cosa ci fa qui?» mi chiese ancora mia madre «Insomma, ero rimasta che non vi sentivate più e ora mi si presenta a casa» aggiunse per giustificare tutte quelle domande.
Le raccontai in fretta del nostro incontro, e le dissi che era stato tutto merito di Kurt, anche se non per sua volontà.
«E questo Kurt... è il ragazzo di Blaine?» mi chiese ancora mia madre curiosa.
«No, Blaine ha negato quando gliel'ho chiesto, anche se io sospetto che ci sia qualcosa. Lo si capisce da come Kurt guarda Blaine, anche se lui non se ne è ancora accorto» risposi io abbassando gli occhi e senza riuscire a nascondere una punta di gelosia nella mia voce.
«E tu sei a posto con tutto questo?» mi chiese infatti mia madre notando il mio stato d'animo.
Feci un sospiro.
Non potevo nasconderle la verità, era la mia mamma, se ne sarebbe accorta comunque.
«No, non sono a posto con tutto questo, ma cosa posso farci, mamma? Voglio troppo bene a Blaine per vietargli di essere felice. E poi sapevo che sarebbe stato così dal momento in cui mi ha lasciata dicendomi di essere gay. Non ho più speranze, devo accettarlo» risposi allora sincera.
Vidi un sorriso nascere sul volto di mia madre, che mi stava guardando con pietà. Poi mi fece segno di andare ad aprire la porta.
Appena lo feci mi trovai di fronte il bellissimo sorriso del mio migliore amico.
«Guarda cosa ho portato!» esclamò, mostrandomi un pacchetto di RedVines, le nostre caramelle preferite.
Io scoppiai a ridere e poi lo feci entrare in casa, chiudendo la porta alle sue spalle. Dopo avermi lasciato un bacio sulla guancia, Blaine salutò mia madre con entusiasmo, felice di vederla.
«Fatemi capire, cosa avete intenzione di fare voi due stasera?» ci chiese poi mia madre, mettendosi di fronte a noi, alzando un sopracciglio e posando le mani sui fianchi.
«Uuuh, tipica posa da rimprovero» sussurrai io a Blaine tra i denti, ma in modo che mi sentisse anche mia madre.
«Allarme rosso» mi sussurrò lui fingendosi spaventato.
Mia madre non trattenne una risata, ma poi tornò più seria di prima.
«Innanzitutto pensavamo di guardare Orgoglio e Pregiudizio con te come ti avevo promesso» iniziai allora io per addolcirla un po' «E poi, beh, pigiama party alla Bloxie-style!» aggiunsi, sfoggiando uno dei miei migliori sorrisi.
«Roxanne, lo sai che non abbiamo due letti vero?» mi chiese mia madre alzando le sopracciglia.
«Certo che lo so!» risposi io con aria ovvia.
«Non avevamo intenzione di dormire in due letti diversi infatti» mi diede man forte Blaine alzando le spalle con innocenza «In realtà io non ho proprio intenzione di dormire, perché abbiamo troppe cose da raccontarci» aggiunse nel mio orecchio in modo che potessi sentirlo solo io.
Gli feci un sorriso complice.
«Roxanne, posso parlarti un attimo?» mi chiese allora mia madre, ma più che una domanda era un ordine.
Così fui costretta a seguirla in cucina, lontana dalle orecchie di Blaine.
«Hai davvero intenzione di dormire con Blaine?» mi chiese indignata.
«Sì! Dove sta il problema?» le chiesi io confusa.
«Roxanne, è un ragazzo!» mi fece notare lei spalancando gli occhi.
«Grazie, mamma! Non me ne ero accorta!» esclamai io ironica e non riuscendo a trattenere una risata.
«Roxie, non potete dormire insieme! Non siete più due bambini!» mi disse ancora mia madre, cercando di mantenere un tono di voce basso.
«Mamma, è Blaine!» mi lamentai io «Siamo stati insieme, abbiamo sempre dormito nello stesso letto, e non hai mai avuto nulla da obiettare!» le feci notare poi alzando le spalle.
«Sì, ma era il tuo ragazzo!» mi fece notare lei con aria ovvia.
«E quindi?! Preferisci farmi dormire con il mio ragazzo che con il mio migliore amico gay?!» le chiesi incredula.
Davvero stava facendo storie per una cosa del genere?!
Da quando?!
«Andiamo, mamma! Non succederà nulla» ribadii io con tono di supplica «È brutto da dire ma... è come se fossimo due ragazze che fanno un pigiama party» aggiunsi, abbassando la voce per essere sicura che Blaine non mi sentisse.
Mia madre fece un sospiro, alzò gli occhi al cielo e poi finalmente cedette. Così tornammo in salotto da Blaine e prendemmo posto sul divano facendo partire il film. Quasi a metà non resistetti, mi spostai più vicina a Blaine e appoggiai la testa sul suo petto, mentre lui metteva un braccio sotto la mia testa e intorno alle mie spalle. Poi sentii l'altra sua mano posarsi sul mio fianco sinistro e stringermi di più a sé, come se anche lui come me avesse bisogno di contatto per essere sicuro che non fosse tutto un sogno.
Eh sì, perché era quella la mia paura più grande in quel momento, che improvvisamente mi svegliassi nel mezzo della notte e mi accorgessi di essermi sognata tutto. Sarebbe stato devastante.
Ma non era un sogno, era tutto vero, Blaine era davvero lì con me, mi stava davvero stringendo tra le braccia e aveva davvero appena appoggiato la sua testa alla mia per vedere la scena finale, la più romantica di tutto il film.
Quando cominciarono a scorrere i titoli di coda nessuno dei due sembrava intenzionato a muoversi. Io volevo che quel momento durasse per sempre, e anche che significasse che non era vero, che Blaine non era davvero gay e che si era accorto di essere ancora innamorato di me come io lo ero di lui.
Eh sì, ero finalmente riuscita a capire cosa provavo davvero per Blaine, e non poteva che essere amore. Non gli volevo bene come a un amico, provavo qualcosa di più forte, qualcosa che poteva essere etichettato solo come amore. È vero, avevo sentito le farfalle nello stomaco quando avevo incrociato lo sguardo di Nick quel pomeriggio, e lo ammetto, anche quando avevo toccato il suo braccio, e sì, ci eravamo baciati. Però ammetto che in parte avevo acconsentito a uscire con Nick per cercare di dimenticarmi di Blaine, perché speravo di trovare il ragazzo che mi avrebbe fatto battere il cuore più di lui. Mike non ci era riuscito, magari Nick era quello giusto, magari con lui avrei trovato pace e avrei smesso di pensare solo e unicamente a Blaine.
«Io vado a letto, ragazzi» disse in quel momento mia madre, risvegliandomi dai miei pensieri «Buonanotte, e non fate troppo tardi con tutto il vostro gossip» aggiunse poi, prima di lasciarmi un bacio sulla guancia e salire in camera sua.
Io e Blaine approfittammo di tutto quel movimento per sciogliere la nostra posa, spegnere il film e salire in camera mia pronti a spettegolare.
«Quanto mi è mancato il tuo materasso!» esclamò Blaine, lanciandosi sul mio letto con le braccia spalancate.
«Ah, quindi è perché ti mancava il mio materasso che hai deciso di riallacciare i rapporti con me?» gli chiesi io fingendomi offesa.
Lui si alzò sui gomiti e mi guardò con la testa inclinata verso sinistra e un sorriso complice.
«No, l'ho fatto perché mi sei mancata tantissimo» ammise poi.
Un sorriso comparve sul mio volto.
«Anche tu mi sei mancato» ammisi anche io a mia volta, sedendomi sul letto accanto a lui.
«Oh, vieni qui!» esclamò allora Blaine, e prendendomi per il braccio mi tirò verso di sé facendomi appoggiare la testa sul suo petto.
Sentii una sua mano posarsi tra i miei ricci, mentre da quella posizione potevo sentire il battito del suo cuore.
Restammo così per qualche minuto, poi non resistetti, e gli feci la domanda che mi assillava da tempo.
«Blaine, se ti sono mancata così tanto come dici, perché non ti sei fatto sentire per un anno?» chiesi alzando il viso per guardarlo in faccia, ma senza interrompere il contatto tra la mia guancia e il suo petto.
Lo sentii sospirare, mentre il suo petto si alzava e abbassava.
«Non lo so, Roxie, non ho una risposta precisa per questa domanda» ammise senza guardarmi negli occhi ma puntandoli sul soffitto «Mi sono dato diverse spiegazioni e diversi motivi, ma nessuno di questi mi sembra convincente e a volte lo sembrano tutti invece. Potrei averlo fatto perché credevo che smettendo di sentirti avrei chiuso definitivamente il capitolo della mia vita in cui venivo bullizzato e in cui non ero accettato da mio padre. O potrei averlo fatto perché avevo paura di aver sbagliato, avevo paura di scoprire di non essere davvero gay e di aver fatto coming out per niente. Oppure potrei aver troncato i rapporti con te perché credevo che fossi arrabbiata dopo tutto quello che ti ho fatto. Dopo aver chiuso con te e dopo averti lasciata da sola in quella terribile scuola, credevo che non volessi più avere nulla a che fare con me» aggiunse poi con voce seria e quasi senza prendere fiato.
Io lo guardai colpita. Erano tutti e tre dei motivi più che validi, ed era capibile che non sapesse quale fosse quello vero.
«Quando ho capito che non mi avresti scritto nemmeno tu mi sono quasi convinto della terza versione, anche se non ho mai escluso le altre due» disse ancora, mentre la sua mano accarezzava i miei capelli come per farsi perdonare per tutto quello che stava dicendo.
Io sospirai senza distogliere gli occhi da lui. Si vedeva che era sincero e che quelle parole erano un peso che si portava dietro da tanto tempo.
«E tu? Perché non ti sei fatta sentire?» mi chiese poi, abbassando finalmente gli occhi su di me.
Sospirai anche io. Sapevo che mi avrebbe fatto quella domanda, e al contrario di Blaine, io avevo una risposta precisa, che però avevo paura di pronunciare.
«Non lo so bene nemmeno io, Blaine» risposi allora abbassando lo sguardo «Speravo che lo facessi tu, e quando ho capito che non sarebbe successo ho pensato che forse ti avevo fatto qualcosa. Forse era solo colpa mia se avevi deciso di cambiare scuola, forse avevi inteso male qualche mio comportamento. Perché ti assicuro, Blaine, che io non sono mai stata arrabbiata con te per avermi lasciata. O meglio, all'inizio non l'avevo presa benissimo, e lo sai, però non te ne ho mai fatta una colpa, perché non è mai stata colpa tua» aggiunsi sincera.
Blaine si allungò in avanti per lasciarmi un bacio in testa.
«Non potrei mai essere arrabbiata con te per quello che ci è successo, anche perché mai avrei pensato che lasciarci e vederti cambiare scuola avrebbe significato perdere i rapporti per un anno» dissi ancora, alzando gli occhi su di lui e incontrando i suoi.
Vidi che erano lucidi, e da come mi sentivo io, anche i miei dovevano esserlo.
«Mi sei davvero mancata, Shug» mi sussurrò allora Blaine abbozzando un sorriso.
Sorrisi anche io, e mi strinsi un po' di più a lui, dopo avergli lasciato un bacio sulla guancia.
«Allora, quando hai intenzione di raccontarmi come è andata con Nick?» mi chiese dopo qualche secondo di silenzio Blaine, alzando la testa per guardarmi.
Decisi che era arrivato il momento di sciogliere quella nostra posizione, e di malavoglia mi alzai dal suo petto sedendomi meglio sul mio letto.
Blaine fece lo stesso, incrociando le gambe e guardandomi curioso.
«Cosa vuoi che ti racconti?» gli chiesi io alzando le spalle e abbassando lo sguardo.
Sapevo che mi avrebbe chiesto di raccontargli tutto, ma forse io non volevo farlo. Preferivo tenermi tutto per me, perché forse così avrei potuto preservare la magia di quel pomeriggio.
«Tutto!» esclamò Blaine con aria ovvia.
Poi prese il pacchetto di RedVines e iniziò a mangiarne una. Quando allungai la mano per prenderne una anche io lui ritirò il pacchetto in fretta e mi rimproverò dicendomi «Non si parla con il cibo in bocca» mentre masticava la sua caramella.
Io lo fulminai con lo sguardo, poi gli feci un sorrisetto e cedetti. Non riuscivo a tenere nascosto nulla a Blaine. Sapeva tutto di me, e non potevo non dirgli di come era andata la mia prima (e speravo non unica) uscita con uno dei suoi amici. Così iniziai a raccontargli tutto dall'inizio.
«Hai un nome particolare lo sai?» mi aveva detto Nick appena avevamo messo piede fuori dal Lima Bean.
Particolare?
Cos'era? Un aggettivo per non dire che era veramente orribile?
«Puoi dirlo se non ti piace, non mi offendo. Ormai ci sono abituata» gli dissi io con aria divertita e alzando le spalle con noncuranza.
«Non ho detto che non mi piace, e non l'ho neanche mai pensato» ammise lui scuotendo la testa e senza perdere il suo bellissimo sorriso.
Sorrisi anche io, e abbassai gli occhi un po' in imbarazzo.
«Non è il tuo vero nome però, giusto?» mi chiese ancora Nick cercando il mio sguardo.
«No, è l'abbreviazione di Roxanne» gli dissi io arricciando il naso con un leggero disgusto.
L'ho già detto, non mi piace il mio nome, e anche se è particolare come aveva detto Nick, avrei tanto preferito chiamarmi in un altro modo.
«Roxanne, sexy» disse Nick pensieroso.
«Sexy perché è il nome di una prostituta?» gli chiesi io guardandolo divertita.
«E chi ha mai detto questo?» mi chiese lui aggrottando le sopracciglia.
«Blaine» risposi, facendo segno verso il locale alle nostre spalle «E molte altre persone a cui ho detto il mio nome intero» aggiunsi poi, pensando che le uniche poche persone che sapevano il mio vero nome lo avevano commentato dicendo che era davvero da ragazza della strada.
«La loro è tutta invidia» mi disse Nick avvicinandosi al mio viso con aria ammiccante.
Io lo guardai stranita.
«Invidia di cosa? È un nome orribile!» esclamai scuotendo la testa schifata.
«È un nome particolare» disse ancora lui «Ti rende unica» aggiunse poi con aria maliziosa.
Io lo guardai incredula.
Nessuno mi aveva mai detto che il mio nome mi rendeva unica, e sentirmelo dire era davvero una bella sensazione. Senza accorgermene stavo sorridendo a quel ragazzo che avevo accanto e che mi aveva rallegrato ancora di più la giornata (se possibile) in pochi minuti di chiacchierata.
Mi sorrise anche lui, e poi mi fece l'occhiolino.
«Andiamo al Bel Grissino che ne dici?» mi chiese poi alzando le sopracciglia.
Io arricciai il naso.
«Sono stanca di stare al chiuso, e non ho molta voglia di caffè. Lavorare al Lima Bean me lo fa odiare, e poi è una bella giornata» dissi, alzando lo sguardo per guardare il bellissimo cielo azzurro sopra le nostre teste.
«Allora possiamo sederci su una panchina al parco» propose ancora Nick, alzando le spalle come a dirmi che non c'era problema per lui.
Questa volta acconsentii, e dopo pochi passi prendemmo posto su una panchina senza smettere di parlare per conoscerci il più possibile. Mi attirava davvero quel ragazzo moro con gli occhi sorridenti. Aveva un tono di voce invitante, un modo di fare altrettanto piacevole ed era sempre pronto a farmi complimenti, di qualsiasi cosa stessimo parlando.
Improvvisamente, senza che me ne accorgessi, un cagnolino si avvicinò alla nostra panchina. Io ho il terrore dei cani, grandi e piccoli che siano, non posso stare a meno di 1 metro da loro (e a volte anche 1 metro è troppo vicino). So cosa si dice, che sono carini, che non mi fanno niente e che è peggio se si ha paura perché la sentono e tendono ad avvicinarsi a me. Ma non c'è nulla da fare, ho paura, anzi terrore, e basta. Se qualcuno ha paura dei cani come me può capirmi.
Comunque dicevo, questo cagnolino si avvicinò alla nostra panchina, e a me venne il panico. Non volevo fare scenate davanti a Nick, avevo paura di spaventarlo, però non potevo resistere perché quel cane era sempre più vicino. Così, non sapendo cos'altro fare, alzai le gambe sulla panchina rannicchiandole vicine al mio petto. Per fortuna che avevo indossato i jeans quel giorno, perché con una gonna avrei mostrato a tutti la mia biancheria, Nick compreso.
Ero talmente concentrata sui movimenti del cane che non mi ero resa conto che Nick mi stava guardando con aria interrogativa.
«Tutto bene?» mi chiese stranito.
Io mi voltai di scatto verso di lui, come se mi fossi appena svegliata da uno stato di trance.
«Sì, sì, tutto bene» risposi allora, fingendo noncuranza e riabbassando le gambe, tornando quindi seduta normale.
Quella mia posizione però durò poco, davvero poco, perché il cagnolino tornò ad avvicinarsi alla panchina e io dovetti ritirare su le gambe per non entrare in panico.
Nick passò lo sguardo da me al cane e fece una risatina divertita.
«Scusi» disse poi, attirando l'attenzione della padrona del cane «Potrebbe legare il suo bellissimo cagnolino? Qualcuno qui ha paura» aggiunse, facendo cenno col capo verso di me.
La signora si scusò all'istante, prese il suo cane in braccio e gli mise il guinzaglio, continuando a chiedermi scusa. Appena si allontanò mi voltai verso Nick un po' in imbarazzo.
«Non c'era bisogno di chiederle di legarlo, me la sarei cavata» gli dissi senza riuscire a sostenere il suo sguardo.
«Mia cugina ha paura dei cani. Ho passato tutta la mia vita a difenderla da loro, so cosa fare e riconosco quando qualcuno ha paura» mi disse lui «La tua non è paura, è terrore» aggiunse poi annuendo.
Io abbassai gli occhi.
«Lo so» mi limitai a dire poi con un fil di voce.
«Non devi vergognartene sai? Non mi importa, anzi, probabilmente ti porterò sempre al parco se accetterai di uscire ancora con me. Così potrò difenderti dalle bestie feroci come quella di poco fa» mi disse ironico e divertito.
Io sorrisi e poi mi morsi il labbro per l'imbarazzo. Poi sentii una mano di Nick allungarsi verso le mie gambe, mentre lui si avvicinava di più a me. Mi fece voltare verso di lui, mi mise una mano sulla vita e cominciò ad avvicinarsi al mio viso. Io non riuscii a fare niente, anche perché probabilmente avevo voglia anche io di baciarlo. E infatti fu quello che successe. In pochi secondi le sue labbra erano sulle mie e avevamo iniziato a baciarci. Quando ci staccammo un sorriso nacque sul mio volto, e anche su quello di Nick ce n'era uno bellissimo.
«Che ne dici, accetterai ancora di uscire con me?» mi chiese mentre i nostri nasi si sfioravano.
Occhi negli occhi.
«Non se mi porti al parco» risposi io con aria di sfida.
«Cercherò di tenerti lontana dal parco per quanto possibile» mi assicurò lui alzando gli occhi al cielo e scuotendo la testa.
Io sorrisi.
«Che ne dici se nel frattempo ti porto a casa?» mi chiese allora Nick ammiccando.
Io annuii accettando l'offerta, e ci alzammo per dirigerci verso casa mia. Dopo pochi passi sentii una sua mano scivolare nella mia e intrecciare le sue dita alle mie. Dei brividi mi percorsero la schiena e mi girai a guardarlo mentre mi sorrideva.
Era una bella sensazione camminare mano nella mano con un ragazzo, e non un ragazzo qualunque, il ragazzo che sarebbe potuto essere colui che mi avrebbe fatto dimenticare Blaine e che già in quel momento mi faceva girare la testa.
Quando finii il racconto Blaine mi stava guardando con gli occhi a cuore e un'espressione estasiata. Io intanto stavo sorridendo, ancora una volta senza accorgermene.
«Wow!» sospirò Blaine in quel momento «Un appuntamento da sogno!» aggiunse con voce sognante.
«Oh sì» sospirai io, ripensando alle labbra di Nick sulle mie e alle sue mani che mi accarezzavano la vita.
«Ti piace vero?» mi chiese poi Blaine, diventando di colpo serio «Nick ti piace vero?» mi chiese ancora, aggiungendo il soggetto della frase.
Io sospirai.
«Sì, mi piace molto» ammisi poi annuendo sincera «Penso che la tua promessa di trovarmi un ragazzo sia stata mantenuta» aggiunsi fiera del mio Blaine.
Se non avessi rincontrato lui non avrei mai conosciuto Nick, quindi era merito suo.
Eccome se lo era!
Ma lui non sembrava entusiasta quanto me.
«Che ti prende?» gli chiesi allora confusa.
Aveva un espressione spenta e cupa.
«È solo che... non voglio perderti di nuovo» disse «Questo anno che non ci siamo sentiti è stato lunghissimo, e mi sono sentito vuoto senza di te, Roxie. L'idea che se tu trovi un ragazzo, questo potrebbe allontanarti da me di nuovo, mi fa impazzire. Non credo che resisterei» aggiunse scuotendo il capo e con occhi tristi.
Non mi mancava per niente quel suo sguardo, che negli ultimi tempi della nostra relazione era più che ricorrente.
«Non succederà, Blainey» lo tranquillizzai io «È vero, Nick mi piace, forse anche più di quanto io riesca a immaginare al momento, però la mia relazione con lui non sarà mai come quella con te. Sei tutto per me, Blaine, e fidati, immagino come tu ti possa essere sentito durante questo anno che non ci siamo sentiti. Mi sono sentita esattamente come te» aggiunsi poi avvicinandomi e prendendogli una mano, cominciando a giocare con le sue dita.
«Davvero?» mi chiese Blaine guardandomi con gli occhi da cucciolotto.
Io feci un sorriso tenero.
«Certo che sì, Blainey. Ti voglio bene, non ti lascerei andare via di nuovo» gli assicurai annuendo.
Sapevo che gli serviva sentirsi dire che gli si voleva bene ogni tanto, e che aveva bisogno di sicurezze.
Non era cambiato di una viqrgola, era sempre il solito Blaine!
Il mio Blaine.
«Anche io ti voglio bene, Roxie» mi disse lui avvicinandosi e stringendomi tra le braccia, dopo avermi lasciato un bacio sulla tempia «Ma non chiamarmi mai più Blainey! Lo sai che non mi piace!» mi rimproverò poi.
Lo sapevo eccome che non gli piaceva, e lo chiamavo così apposta per dargli fastidio.
«Ti ho sempre chiamato Blainey, non smetterò ora di farlo» gli dissi io scuotendo il capo e facendogli un sorriso tenero.
Lui scoppiò a ridere, in una di quelle sue bellissime risate che tanto mi mancavano.
«Mi sono mancate le tue sopracciglia» gli dissi poi, allungando una mano per accarezzarle.
«A me invece è mancato il tuo umorismo» mi disse lui facendomi una smorfia, proprio come quando era un bambino.
Scoppiai a ridere, e lui mi seguì, poi lo vidi arricciare il naso e grattarsi la testa. Gesto che faceva sempre quando pensava o era nervoso.
«Credo di aver lasciato il pigiama a casa» confessò, facendo una smorfia che mi fece ridere di nuovo.
«Solo tu puoi andare a un pigiama party senza il pigiama» gli dissi con aria divertita.
«Però ho portato le RedVines» mi fece notare lui «Pensa se avessi portato il pigiama ma non le RedVines» aggiunse per difendersi.
Io lo guardai scuotendo il capo e poi mi alzai, sicura di avere ancora qualcosa di suo nell'armadio. Come immaginavo infatti, trovai un paio di pantaloni della tuta appartenenti proprio a Blaine, e poi presi una vecchia maglietta di mio padre che usavo per dormire. Appena li porsi a Blaine, lui si alzò dal mio letto e iniziò a spogliarsi davanti a me, come se niente fosse.
"Ok amici, però abbi un po' di pietà per una povera stupida che ti sbava ancora dietro" pensai tra me e me, non riuscendo a distogliere lo sguardo dal busto di Blaine, che mi era sempre piaciuto.
Poi mi venne il dubbio di aver detto quella frase ad alta voce, perché Blaine alzò lo sguardo su di me e mi chiese se ci fosse qualche problema. Io mi limitai a scuotere il capo, incapace di dire qualsiasi cosa. A quel punto però, credo che Blaine si accorse del mio imbarazzo e mi diede le spalle, togliendosi i jeans per infilare i pantaloni della tuta.
Come se il problema fosse il davanti!
Lo so, lo so, sono una pessima amica, però il sedere di Blaine è davvero mozzafiato, lo è sempre stato, ed è una delle parti che preferisco del suo corpo. Non posso farci niente, e lo ammetto: ho un debole per il sedere del mio migliore amico!
Mi sforzai di distogliere lo sguardo da quel fondoschiena scolpito, e per farlo decisi di mettere anche io il pigiama, o meglio, una delle magliette larghe di mio padre. Per cambiarmi però andai in bagno, anche se non credo che vedermi in intimo avrebbe creato qualcosa in Blaine, anzi, probabilmente non mi avrebbe nemmeno notata.
Comunque, quando tornai in camera ci sdraiammo sul letto, mangiando RedVines per il resto della nottata e raccontandoci tutto quello che ci eravamo persi l'uno dell'altra in quell'anno di lontananza, proprio come facevamo ai vecchi tempi.
~~~
La mattina dopo venni svegliata da un ticchettio insistente alla finestra, che, lo devo ammettere, era anche abbastanza fastidioso. Alzando la testa dal cuscino mi accorsi che qualcuno stava lanciando dei sassolini alla finestra probabilmente per svegliarmi. Di malavoglia mi alzai dal letto e aprendo la finestra mi affacciai, incontrando il bellissimo sorriso di Nick.
«Buongiorno!» esclamò con aria allegra e stringendo un po' gli occhi per il sole.
Era davvero bello quella mattina!
«Posso salire?» mi chiese poi, lasciandomi senza fiato.
Certo che no!
O meglio, se fosse stato per me l'avrei fatto salire anche subito, ma non poteva vedere Blaine nel mio letto, chissà cosa avrebbe pensato!
«No!» esclamai infatti bruscamente, facendogli aggrottare le sopracciglia «Ehm... mia madre non sa che ci stiamo frequentando, e... preferirei non dirglielo per un po'» spiegai poi, inventando una scusa al momento e sperando che mi credesse.
Non avevo affatto problemi a parlare con mia madre di Nick, anzi, probabilmente sarebbe stata la prima, dopo Blaine, a sapere tutto, ma Nick questo non lo sapeva, e quella era stata l'unica scusa che mi era venuta in mente in quel momento.
«Beh, allora, ti porto a fare colazione fuori. Ti va?» mi chiese allora Nick alzando le spalle con innocenza.
Io gli feci un sorriso e poi acconsentii, dicendogli che mi preparavo e sarei stata subito da lui. Poi chiusi la finestra e iniziai l'ardua impresa di svegliare Blaine.
«Blainey» inizia dicendo con voce dolce.
Lui non si mosse di una virgola.
«Blaine!» esclamai allora un po' più forte e scuotendolo leggermente.
Nulla.
Non mi ricordavo che fosse così difficile da svegliare quel ragazzo!
«Blaine!» urlai allora, prendendo il mio cuscino e tirandoglielo addosso con decisamente poca grazia.
Il mio migliore amico fece un grugnito e finalmente aprì gli occhi, stropicciandoseli per la troppa luce.
«Che ore sono?» mi chiese, rotolando su un fianco e richiudendo gli occhi come se nulla fosse.
«Ora di alzarsi!» risposi io scocciata, rifilandogli un'altra cuscinata «Nick è qui giù. Mi ha chiesto se andiamo a fare colazione insieme» aggiunsi poi, sperando che quella frase lo convincesse ad alzarsi una volta per tutte.
«Uuuh colazione!» esclamò infatti, balzando a sedere sul letto con un sorriso.
«Veramente voleva che andassimo solo noi due» lo fermai subito io con aria ovvia.
«Ma che carino! Ci paga la colazione anche se lui l'ha già fatta! È un uomo da sposare, Roxie» esclamò Blaine con aria sognante.
Davvero?!
Davvero, davvero?!
«Noi due siamo io e Nick!» esclamai con aria ovvia.
Mi sembrava scontato!
«Oh, e allora perché mi hai svegliato?» mi chiese Blaine mettendo il broncio.
«Perché si dà il caso che tu sia nel mio letto e che se io esco da questa casa lo fai anche tu!» esclamai esasperata.
Stavo perdendo un sacco di tempo, e non ero ancora entrata in bagno per prepararmi.
Blaine alzò gli occhi al cielo e sbuffò scocciato, mentre si alzava e si dirigeva verso il bagno.
«Cosa credi di fare?!» gli chiesi incredula e fulminandolo con lo sguardo.
«Andare in bagno» mi rispose lui con aria ovvia.
«Oh no, caro! Io ho il diritto di andarci perché sono io quella che si deve fare bella per un ragazzo qui» lo corressi subito io, puntandogli il dito contro.
«Ma, Shug, tu sei sempre bella» mi disse Blaine con aria da ruffiano, e in men che non si dica era sgattaiolato in bagno chiudendosi la porta alle spalle.
Io cominciai a battere i pugni sulla porta e urlargli di uscire, maledicendo lui e i suoi bellissimi occhi fino a quando non uscì dal bagno con uno sbadiglio.
«Tranquilla, dovevo solo fare pipì» mi disse con tranquillità.
Io lo fulminai di nuovo con gli occhi e poi mi chiusi in bagno per prepararmi. Quando uscii sul mio letto c'erano tre tipi di outfit diversi, che Blaine aveva scelto dal mio armadio per farsi perdonare. Lo guardai con un sorriso e poi scelsi di indossare una salopette di jeans abbinata a un top bianco.
Finalmente iniziammo a scendere le scale, ma a metà rampa mi bloccai: Nick non poteva vedermi uscire di casa con Blaine, o tanto valeva farlo salire. Così spiegai la cosa a Blaine e lui acconsentì a restare in camera mia ancora 5 minuti e uscire appena saremmo stati abbastanza lontani, non prima però di avermi portato i miei stivali da "appuntamento non troppo elegante".
Eh sì, stivali, perché per accentuare ancora di più la mia personalità, all'età di 12 anni iniziai a collezionare stivali. Ora nel mio armadio ne ho di ogni tipo e colore. Molti possono sembrare simili, ma vi assicuro che io riconosco la differenza, che a volte consiste anche solo nell'altezza del tacco. Ho un paio di stivali per ogni occasione, e molti li indosso anche solo per ricordarmi di una specifica cosa che è successa quando li avevo addosso, o in base al mio stato d'animo. In qualsiasi caso, non esco mai senza un paio dei miei stivali, e Blaine lo sa, e ormai conosce anche quali considero corretti per le diverse occasioni.
È davvero un angelo il mio Blaine!
Gli lasciai un bacio fugace sulla guancia e poi corsi fuori da Nick, che mi stava aspettando.
«Ce ne hai messo di tempo!» esclamò appena mi vide comparire sulla porta.
Io gli feci un mezzo sorriso e poi mi avvicinai, sentendo le sue mani posarsi sulla mia vita e accarezzare la pelle che usciva tra la salopette e il top con le dita. Poi gli diedi un bacio, felice di vederlo e della sorpresa che mi aveva fatto, anche se all'inizio mi aveva un po' spiazzata.
«Dove mi porti?» gli chiesi con aria maliziosa.
«In realtà non ne ho idea» ammise lui «Ero venuto qui con l'intenzione di salire a fare colazione da te» si giustificò alzando le spalle.
«Beh, allora ti porto al Lima Bean, così non pago» gli dissi io ridendo.
«Non potrebbe vederci tua madre?» mi chiese lui confuso.
«No, mia madre non lavora oggi, altrimenti ti avrei fatto salire in casa» gli feci notare io con aria ovvia.
Mentre camminavamo verso il Lima Bean mi accorsi che in lui c'era qualcosa di diverso.
«Che c'è?» mi chiese, quando vide che lo stavo guardando divertita.
«Sei strano senza la divisa» gli dissi io senza riuscire a trattenere una risata.
«Se vuoi torno indietro e me la metto» mi disse lui fingendosi offeso e bloccandosi.
Io scoppiai a ridere.
«No» gli dissi poi «Sei bellissimo anche così» aggiunsi, avvicinandomi con aria maliziosa e lasciandoli un bacio a fior di labbra.
Poi lo presi per mano e ricominciammo a camminare verso la nostra prima colazione insieme.
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