FIVE IS BETTER THAN FOUR
La fine stava arrivando, il diploma era vicino, e le Nazionali anche, ma i problemi non erano ancora finiti per noi del Glee Club. O meglio, i problemi non erano finiti per me e Artie, che quella settimana saremmo stati protagonisti di un disguido causato dagli altri tre ragazzi che dovevano diplomarsi.
Quel giorno eravamo in aula canto, pronti per le prove, quando Tina prese la parola.
«Io e i miei uomini vorremmo fare un numero per il Glee Club, per i ragazzi che resteranno qui l'anno prossimo. Vorremmo portare un po' di festa prima di buttarci a capofitto sulla scaletta per le Nazionali» annunciò, raggiungendo il centro della sala.
Io aggrottai le sopracciglia.
Aveva detto "i suoi uomini"?
Quali uomini?
«Certo, ragazzi, che bel messaggio!» esclamò il professore entusiasta, mentre Blaine e Sam raggiungevano Tina.
A, erano loro i suoi uomini?!
Blaine e Sam erano gli uomini di Tina?!
Da quando?!
Comunque, polemiche a parte, Blaine, Sam e Tina cantarono "Jumpin' Jumpin'" delle Destiny Child, e furono bravi, niente da dire. Sul momento non mi dispiacque la loro esibizione, ma fu quello che dissero alla fine a lasciarmi spiazzata.
«Ci siamo accorti che non abbiamo mai cantato insieme...» iniziò a dire Blaine dopo essersi preso l'applauso di tutti.
«...e visto che è l'ultimo anno e tra poco ci diplomeremo, volevamo sentire il potere di un trio!» concluse Sam con entusiasmo.
Io aggrottai le sopracciglia. Non erano gli unici a diplomarsi, c'eravamo anche io e Artie, e anche noi volevamo passare gli ultimi momenti che ci rimanevano insieme con i nostri amici, e volevamo sentire il potere del gruppo.
«Trio, che ho imparato dalle mie lezioni di matematica, che è il 25% meno potente di un quartetto» disse infatti Artie, cercando di includersi in quel trio.
«Sì, ed è ovvio che cinque è meglio di quattro» dissi io con aria ovvia.
Artie mi guardò annuendo, d'accordo con me.
«Beh, ma non abbiamo fatto questa esibizione da diplomandi, l'abbiamo fatta perché volevamo rafforzare la nostra amicizia» ribatté Blaine alzando le spalle con innocenza per difendersi.
«Sono contento che vi siate esibiti per questo motivo» disse il professor Schuester alzandosi dalla sedia «Forse non ve ne rendete ancora conto, ma le amicizie che fate qui vi accompagneranno per tutta la vita. È giusto che facciate più esperienza possibile, perché voi diplomandi molto presto prenderete strade diverse» aggiunse, passando lo sguardo su di noi un po' triste ma fiero.
In quel momento Tina iniziò a piangere per l'ennesima volta in quelle ultime settimane, e Sam e Blaine si strinsero intorno a lei per consolarla. Quando anche Artie provò a unirsi all'abbraccio Sam lo spinse indietro, e il ragazzo sulla sedia a rotelle mi guardò deluso. Anche io lo ero, e non provai neanche a unirmi a quello stupido abbraccio tra Blaine, Tina e Sam, perché sapevo che non mi avrebbero inclusa, e non avevo voglia di abbracciarli in quel momento. A differenza di quello che aveva detto il professore, sapevamo che le amicizie createsi in aula canto sarebbero probabilmente durate per sempre, però era comunque giusto che cercassimo di vivere al meglio gli ultimi giorni che avremmo passato insieme in quella scuola.
Ma se quello era lo scopo della canzone cantata da Blaine, Tina e Sam, perché non avevano incluso anche me e Artie?
Se non volevano davvero perdersi gli ultimi momenti che avevamo da passare insieme, perché escluderci?
Non me l'aspettavo da loro, e soprattutto non me l'aspettavo dal mio migliore amico.
Proprio per niente!
E infatti volevo parlargliene, ma non lì a scuola, potevo aspettare, e avevo deciso di parlargliene la sera dopo alla nostra serata Bloxie.
Ma i miei piani non sarebbero stati messi in atto. Infatti quando quella sera uscii di casa per andare da Blaine e suonai al suo campanello, venne ad aprirmi sua madre, che mi disse una cosa che mi lasciò spiazzata.
«Ciao, Roxie! Cosa ci fai qui?» mi chiese guardandomi con un sorriso, ma evidentemente confusa.
«E la nostra serata Bloxie» risposi io con aria ovvia «E questa settimana è il turno di farla a casa vostra» aggiunsi.
«Certo, lo so, ma Blaine mi ha detto che c'era un cambio di programma e che invece sarebbe venuto lui da te» mi disse la madre di Blaine, sempre con un sorriso ma ancora confusa.
Io aggrottai le sopracciglia.
Come?
Quale cambio di programma?
Non avevamo parlato di nessun cambio di programma.
«Infatti Blaine è uscito cinque minuti fa dicendo che veniva da te» disse ancora la madre di Blaine, lasciandomi ancora più spiazzata.
Blaine era uscito cinque minuti prima del mio arrivo a casa sua dicendole che sarebbe venuto da me?
Ma a casa mia non c'era.
E non lo avevo incontrato neanche per strada.
Ma dove diavolo era andato?
«Roxie, mi stai dicendo che Blaine non è a casa tua?» mi chiese la madre del mio migliore amico, iniziando evidentemente a preoccuparsi.
Anche io iniziavo a essere preoccupata, però cercai di non sembrarlo per non allarmare la madre di Blaine.
«No, ma sarà sicuramente perché è andato a comprare le RedVines, gli ho detto che non ne avevo in casa» le risposi infatti facendo un finto sorriso, sperando che non si accorgesse della mia preoccupazione.
Lei mi fece un sorriso annuendo, così, sicura di averla convinta, la salutai e tornai verso casa mia.
Ma dove diavolo era il mio migliore amico?
Perché aveva detto a sua madre che veniva da me quando non era vero?
L'ultima volta che lo aveva fatto era andato allo Scandals con Kurt e Sebastian, senza neanche dirmi che sua madre credeva fosse venuto a dormire a casa mia. Però quella volta non era stato rilevante, perché non era serata Bloxie, quindi non ero tenuta a sapere dove fosse Blaine e quali fossero i suoi piani.
Ma questa volta?
Perché non mi aveva detto nulla?
Perché non mi aveva detto che non ci sarebbe stato alla serata Bloxie?
Avrei capito, e dopo mille domande avrei anche accettato la cosa forse, ma così, sparire senza dire nulla, oltre che essere preoccupante era anche irrispettoso. Non aveva mai saltato una serata Bloxie, non ne aveva mai annullata una, ed ero sicura che se lo avesse fatto mi avrebbe avvisata prima, e non mi avrebbe dato buca così.
Appena misi piede in camera mia iniziai a chiamare Blaine, e lo feci decine di volte, senza considerare quante chiamate perse si sarebbe trovato una volta acceso il cellulare.
Eh sì, chiamate perse perché delle decine e decine di chiamate che feci non mi rispose a una.
Zero!
Nessuna risposta!
Iniziai a preoccuparmi seriamente, e mi venne in mente quell'altra volta che Blaine voleva saltare una serata Bloxie senza dirmelo: era successo all'inizio dell'anno, quando aveva tradito Kurt e voleva andare a New York per dirglielo. Quella volta ero arrivata a casa sua in tempo, altrimenti sarebbe successo come stava succedendo quella sera.
Poi mi venne un dubbio enorme.
E se Blaine fosse andato di nuovo a New York?
E se avesse tradito di nuovo Kurt e fosse andato a dirglielo?
No, non poteva essere!
Ora Blaine e Kurt erano fidanzati, Blaine non avrebbe mai più fatto una cosa del genere dopo quanto aveva sofferto a inizio anno.
Però la possibilità che fosse andato a New York senza dirmelo c'era. Magari gli mancava Kurt anche se lo avevamo visto poche settimane prima, o magari voleva fargli una sorpresa. Anche in questo caso però, bastava dirmelo, avrei capito.
Volevo sapere dove fosse Blaine, ma non potevo chiamare Kurt senza essere certa al cento per cento che fosse a New York. Se no fosse stato lì avrei solo allarmato Kurt, ed era l'ultima cosa che volevo.
Provai con ancora un paio di chiamate al mio migliore amico, poi mi arresi. Non rispondeva, e non lo avrebbe fatto per tutta la notte.
~~~
«Ehi, Shug!» sentii esclamare la mattina dopo, mentre ero al mio armadietto.
Era ovviamente Blaine.
«A, quindi sei vivo?» gli chiesi fredda.
Se era lì non c'era motivo per non essersi presentato alla serata Bloxie, quindi avevo il diritto di essere arrabbiata.
Blaine mi guardò stranito, poi si avvicinò per lasciarmi un bacio sulla guancia ma io mi scansai. Blaine provò di nuovo, e io mi scansai un'altra volta.
Non ero in vena di baci, ero arrabbiata.
Blaine mi guardò male.
«Cosa ti succede?» mi chiese «Prima ti stupisci del fatto che sono vivo e poi eviti i miei baci?» chiese ancora, aggrottando le sopracciglia.
Io lo guardai con occhi di fuoco.
«Controlla il tuo telefono» gli dissi fredda.
Lui sembrò confuso.
«Aspetta, è morto qualcuno di famoso? Perché se mi chiedi di controllare il mio telefono e sei stupita che sia vivo può essere solo successa una cosa del genere» mi disse lui allarmato «Ti prego dimmi che non è Adam Levin!» esclamò poi sull'orlo di una crisi.
«No, Blaine! Stanno tutti bene... credo» risposi io con aria ovvia «Guarda il tuo telefono e basta!» aggiunsi poi esasperata.
Ma cosa aveva in quel cervello?
Se fosse morto Adam Levin non avrei evitato i suoi baci, e non avrei nemmeno indossato gli stivali!
«55 chiamate? Perché mi hai chiamato 55 volte?!» mi chiese Blaine appena puntò gli occhi sullo schermo del suo cellulare.
«Davvero non ci arrivi?» gli chiesi con aria ovvia.
Blaine scosse leggermente la testa alzando le spalle per scusarsi.
Io sospirai.
«Blaine, ieri era mercoledì, e quando sono arrivata a casa tua per la serata Bloxie tua madre mi ha detto che eri uscito per venire a casa mia, ma a casa mia non c'eri ovviamente» gli spiegai allora, guardandolo con rimprovero.
«Cavolo, ieri era mercoledì!» esclamò lui battendosi una mano in fronte.
Io scossi la testa incredula.
Se ne era davvero dimenticato?!
«Mi dispiace, Roxie! Davvero! Non volevo darti buca, mi è scappato di mente!» iniziò a dire poi scusandosi «È che da quando hanno annullato l'occupazione notturna di noi studenti dell'ultimo anno, io, Sam e Tina abbiamo iniziato a pensare a quando avremmo potuto farlo ugualmente noi tre, e l'unica sera libera era ieri...» mi spiegò quasi senza prendere fiato.
«Cosa scusa?» gli chiesi io interrompendolo «Primo, ieri sera non era la tua serata libera, perché il mercoledì non è mai serata libera!» iniziai a dire poi con rabbia «E secondo, avete occupato la scuola di notte senza dire niente a me e Artie?!» chiesi indignata.
Blaine mi guardò leggermente dispiaciuto, ma non troppo.
«Beh, siamo stati io, Sam e Tina a promuoverlo, quindi non abbiamo pensato di invitare anche voi» mi spiegò arricciando il naso.
Io lo guardai male.
Davvero?!
Davvero perché erano stati loro a promuovere l'idea non avevano pensato di invitare anche me e Artie?!
Molto molto scortese!
E sicuramente non da amici!
«Che razza di scusa è, Blaine?!» esclamai infatti indignata «Anche io volevo fare l'occupazione notturna, e lo sai! E anche io voglio passare gli ultimi giorni della mia permanenza al McKinley con i miei amici!» aggiunsi con rabbia.
Ero davvero delusa da lui.
«Te lo detto, mi dispiace» mi disse ancora Blaine scusandosi «E comunque non è stato un grande problema saltare la serata Bloxie, ne abbiamo fatte talmente tante!» esclamò con aria ovvia.
Io lo guardai incredula.
«No, hai ragione, non sarebbe stato un problema saltare la serata Bloxie di ieri, se solo mi avessi avvisato!» gli feci notare io «Ti ho chiamato per tre ore di fila! Mi hai fatto preoccupare, Blaine, oltre che avermi davvero fatta arrabbiare!» aggiunsi fulminandolo con gli occhi.
Blaine sospirò.
«Lo sapevi che non mi era successo nulla, Shug! Cosa potrebbe succedermi mai a Lima?» mi chiese con aria ovvia e anche divertita.
«No che non lo sapevo che non ti era successo nulla! Mi hai fatta spaventare!» esclamai arrabbiata.
Blaine mi guardò con i suoi occhi da cucciolotto.
«Awww, Roxie, scusa, non volevo farti preoccupare così tanto» mi disse poi con voce tenera e cercando di abbracciarmi.
Ma io mi scansai di nuovo. Non ero in vena nemmeno di abbracci.
«Ok, cosa succede? Perché eviti il mio contatto?» mi chiese allora Blaine iniziando a scocciarsi «Ti ho già chiesto scusa!» aggiunse con aria ovvia e allargando le braccia in segno di resa.
«Non lo hai capito che quello che avete detto ieri tu, Tina e Sam mi ha ferita molto? Non lo hai capito che il fatto di voler passare il tempo rimanente al McKinley come trio vuol dire che state escludendo me e Artie?» gli chiesi indignata e arrabbiata «Anche noi ci diplomeremo tra poche settimane, e anche a noi mancheranno gli altri, anche a noi mancherà il McKinley, e ci mancherà non vederci più tutti i giorni. Ma se voi tre andate avanti così forse non saremo così tristi di aprire un nuovo capitolo della nostra vita» spiegai ancora abbassando gli occhi e scuotendo la testa sull'ultima frase.
Sentii Blaine sospirare, e mentre parlavo lo avevo visto stupito e leggermente colpevole.
«Non era nostra intenzione escludervi, davvero noi...» iniziò a dire.
Ma io lo interruppi bruscamente.
«Però lo avete fatto, e tu lo stai facendo da molto tempo!» esclamai esasperata «Ultimamente sei distante, Blaine, molto distante. A volte mi rispondi a monosillabi, e l'altro giorno ti ho visto in biblioteca, e so che tu hai visto me, ma hai comunque deciso di sederti a un altro tavolo e non al mio. Inventi scuse per non uscire con me, ti sei inventato che dovevi aiutare tuo padre con le pulizie del garage rifiutando di vedere The Notebook con me! E sappiamo entrambi che non ti piace pulire il garage, e che invece non rinunceresti mai a vedere The Notebook» gli dissi con il magone.
Era tutto vero, aveva fatto tutte quelle cose, e io non me ne spiegavo il motivo.
Perché si stava allontanando così tanto?
«E poi, non dovevamo cantare una canzone insieme per il Glee Club? Ti avevo detto che ci saremmo visti a casa mia per prepararla, ma non ti sei mai presentato e non lo hai più nemmeno menzionato» dissi ancora, mentre qualche lacrima di rabbia mi scendeva sulle guance.
«Te l'ho detto, avevo da fare» si difese Blaine.
«E ti sei accorto che non mi hai nemmeno chiamata per dirmi come fosse andata la tua audizione della NYADA o per chiedermi come fosse andata la mia per la BAD?!» gli chiesi ancora, ignorando le sue parole e sentendo la rabbia crescere sempre di più nel ripercorrere quegli episodi, che mi avevano davvero confusa e offesa.
Blaine mi guardò dispiaciuto, ma non disse nulla.
Quel suo silenzio mi stava uccidendo.
«Blaine, ti ho fatto qualcosa? Perché altrimenti non mi spiego questo tuo atteggiamento» gli chiesi, cercando di reprimere le lacrime con scarsissimi risultati.
Blaine abbassò lo sguardo sospirando.
«No, non mi hai fatto niente non... lascia stare» mi rispose, voltandomi poi le spalle e iniziando ad allontanarsi.
Volevo continuare, volevo capire cosa stesse succedendo, anche se una mezza idea ce l'avevo, ma non ebbi la forza di dire nulla, e mi limitai a guardarlo allontanarsi senza poter fare nulla.
Però l'ho detto, avevo una mezza idea del perché si stesse comportando così, e quella sera mi venne confermato da un'altra persona molto vicina a Blaine.
~~~
Quella sera ero in videochiamata con Quinn, la mia bellissima Quinn, e le avevo appena detto quello che era successo quel pomeriggio a Blaine.
«Io l'ho sentito pochi giorni fa, non mi è sembrato tanto strano. Il solito Blaine» mi disse lei alzando le spalle con innocenza.
«Sì, è il solito Blaine, però lo sento distante, come se si fosse allontanato. Mi sembra di essere tornato alle ultime settimane della nostra relazione, quando stava cominciando a pensare di essere gay e si stava allontanando da me per non ferirmi troppo» ribattei io tristemente.
Quinn sospirò.
«Se ti sembra di essere tornata a quel momento, allora credo che tu sappia perché sta facendo tutto questo» mi fece notare Quinn con aria apprensiva.
Toccò a me sospirare.
Sì che lo sapevo, eccome se lo sapevo!
Infatti annuii.
«So che si sta allontanando perché sta cercando di abituarsi a passare del tempo lontano da me, so che lo sta facendo perché sta finendo la scuola e presto non ci vedremo più tutti i giorni, so che lo sta facendo perché così crede di proteggersi quando finirà tutto» le dissi poi «Però non è giusto, non è così che dovremmo passare gli ultimi giorni insieme al McKinley, e non è così che si abituerà alla lontananza! E poi, stiamo andando entrambi a New York! Ci vedremo comunque almeno tre volte a settimana!» esclamai con aria ovvia.
Mi sembrava stupido da parte di Blaine comportarsi così. Non aveva senso cercare di allontanarsi proprio gli ultimi giorni di scuola, e la cosa non avrebbe reso più facile il cambio di vita che ci sarebbe stato subito dopo il diploma.
Quinn mi guardò con apprensione.
«Io le so queste cose, amica mia» mi disse con calma «E so che anche Blaine le sa» aggiunse annuendo «Però so anche che tu sai che è fatto così. Lo aveva fatto anche con Kurt un anno fa giusto? Quindi dovevi aspettartelo» disse ancora alzando le spalle.
Io scossi la testa.
Non ero d'accordo.
Con Kurt era una cosa diversa, perché lui stava andando a New York mentre Blaine sarebbe rimasto lì a Lima ancora un anno. Noi invece ci stavamo diplomando insieme, eravamo andati a New York insieme poche settimane prima per aprirci la strada nel mondo dello spettacolo, e Blaine sapeva che ci saremmo visti ancora.
Perché faceva così il difficile?
Lo sapeva che sarei sempre stata lì per lui, sempre!
Anche se a separarci erano più delle due solite case della nostra via a Lima.
«Lo so, Roxie, lo so» mi disse ancora Quinn quando le dissi tutto quello quasi senza prendere fiato «Devi parlargli, è l'unica cosa da fare» mi consigliò poi, facendomi un mezzo sorriso.
Io la guardai sospirando, però ero grata di essere riuscita a parlarle. Ultimamente era occupata con gli esami di fine anno, e non aveva avuto molto tempo per me. Era importante che almeno in quella settimana così strana fosse riuscita a ritagliare un'oretta per parlarmi.
Mi mancava davvero tanto!
~~~
Quinn aveva ragione, dovevo parlare con Blaine, ma non fu facile, e se non fosse stato per le lezioni e per il Glee Club, non lo avrei nemmeno incrociato nei due giorni seguenti. Mi evitava, in tutto e per tutto: se ero al mio armadietto lui aspettava che me ne andassi per raggiungere il suo, nei corridoi non si fermava a parlare con me, e se poteva cambiava addirittura strada per non incrociarmi. In classe non si sedeva accanto a me come al solito, e anche al Glee Club prendeva posto ben distante da me in modo che non avrei potuto trovare il suo contatto in nessun modo. Per il resto però era normale, rideva e scherzava con Sam, Tina e gli altri ragazzi, solo che se poi per sbaglio incontrava i miei occhi si rattristava in un attimo e distoglieva lo sguardo in fretta.
Faceva male tutto quello, molto male, perché non era come avrei voluto passare gli ultimi giorni insieme al McKinley, e non avrei mai pensato di poter arrivare a quel punto con il mio migliore amico. Sicuramente non per una stupidata come la paura di perdersi finito il liceo e il volersi abituare alla lontananza da me.
Quel giorno ci trovammo in un corridoio senza sbocchi, uno di fronte all'altra, e per un attimo i nostri occhi si incontrarono. Ma Blaine distolse subito lo sguardo e mi passò accanto a testa bassa, senza nemmeno salutare.
Io seguii i suoi movimenti tristemente, senza sapere cosa fare.
«Cosa succede?» mi chiese Artie, che era poco lontano da noi e aveva assistito a tutta la scena.
«Nulla, nulla» risposi io scuotendo la testa, sempre seguendo Blaine con lo sguardo.
«Roxie, mi sono accorto che ultimamente i nostri Bloxie sono un po' in crisi» mi disse Artie con aria ovvia.
Io sospirai, e poi gli raccontai a grandi linee quello che ci stava succedendo. Infondo Artie era mio amico, e se si era accorto che tra me e Blaine stava succedendo qualcosa aveva il diritto di sapere.
«E non riesco neanche a parlargli, perché come hai visto mi evita» aggiunsi alzando le spalle rassegnata.
Artie mi guardò dispiaciuto, poi si illuminò.
«Ho un'idea!» esclamò guardandomi con aria complice.
Io aggrottai le sopracciglia.
Cosa aveva in mente?
«Perché non canti una canzone al Glee Club per fargli capire cosa provi, o per dirgli quello che lui non ti permette di dirgli?» mi chiese con aria ovvia.
Io lo guardai ammirata.
Come aveva fatto a non venirmi in mente?!
Ovvio, dovevo cantare!
«Artie, sei un genio!» esclamai con un sorriso.
Artie se la tirò un po' mentre lo ringraziavo, e stava iniziando ad allontanarsi quando venne un'idea anche a me.
«Artie!» esclamai per fermarlo «Perché non canti con me? Sono gli ultimi giorni, e non abbiamo mai fatto un duetto» gli chiesi guardandolo speranzosa.
Artie mi fece un sorriso smagliante e poi accettò, così quel pomeriggio, al Glee Club, cantammo insieme "Never Gonna Give You Up" di Rick Astley. Quella canzone parla di non rinunciare all'amore anche se la propria vita sta cambiando, e la nostra stava per cambiare molto, ma in qualsiasi caso non avremmo rinunciato ai nostri amici. Mai.
«Che bella canzone, ragazzi! Con un gran bel messaggio!» esclamò il professor Schuester alla fine.
«Sì, infatti abbiamo deciso di cantarla per far capire a tutti qui...» iniziai a dire, passando gli occhi sui miei compagni e soffermandomi un po' di più su Blaine «... che anche se le nostre vite prenderanno strade diverse, siamo amici, alcuni più speciali, altri un po' meno, però comunque amici, e tutti siete importanti per noi. Non vi dimenticheremo mai, e ci saremo sempre se doveste avere bisogno di qualcosa. Per tutti quanti» continuai annuendo.
Poi feci una pausa prima di continuare.
«Mi mancherete tantissimo, ed è per questo che sto cercando di passare più tempo possibile con ognuno di voi ed è per questo che ho scelto di fare un duetto con Artie. Ha sempre creduto in me, e gli sono molto riconoscente per questo» dissi ancora, guardando il ragazzo sulla sedia a rotelle, che come segno di gratitudine allungò una mano per stringere la mia.
Io gli feci un mezzo sorriso ricevendone uno in cambio.
«Vi assicuro che se potessi chiudere queste porte a chiave e rimanere qui con voi per il resto della mia vita lo farei. E anche se questo non è possibile, rimarrete tutti chiusi qui dentro, nel mio cuore, per il resto dei miei giorni» conclusi poi, mettendomi una mano sul cuore e guardando i miei amici con occhi lucidi e un mezzo sorriso.
Mi sorrisero anche loro, e poi corsero ad abbracciare me e Artie in uno degli abbracci di gruppo più belli che io abbia mai ricevuto.
«I diplomandi vi vogliono bene, piccolini!» esclamò Sam facendoci ridere.
Quando i "piccolini" come aveva detto Sam, tornarono a sedersi lasciando me, Tina, Sam, Blaine e Artie al centro della stanza, sentii la mano del mio migliore amico scivolare nella mia e intrecciare le nostre dita.
Mi era mancato quel contatto!
E poco dopo, mentre uscivamo dall'aula canto, qualcuno, che era sempre Blaine, mi fermò prendendomi per un braccio, e appena mi fui girata si fiondò ad abbracciarmi stringendomi come non mai.
Quello era il mio Blaine!
«Scusa, scusa, scusa, scusa...» iniziò a sussurrare senza sosta.
Io lo strinsi a me e gli misi una mano tra i capelli per consolarlo.
«Blainey, Blainey... basta» gli dissi poi per farlo smettere.
Poi gli presi il volto tra le mani e lo guardai negli occhi.
Ah, quegli occhi!
«Anche io voglio passare gli ultimi giorni al McKinley con te, ogni secondo di ogni ora, solo che volevo anche provare come fosse vivere senza di te, starti lontano per un po'» mi disse scusandosi ancora.
Io gli feci un mezzo sorriso.
«Lo so, Blainey» gli sussurrai poi annuendo.
«E sai una cosa? Questi due giorni senza di te sono stati terribili, la mia vita senza di te farebbe schifo» disse ancora Blaine convinto «Non voglio passare un altro secondo senza guardarti, ridere con te e raccontarti ogni minimo particolare della mia giornata» aggiunse guardandomi dritto negli occhi.
Io feci una risatina divertita.
«Non dovrai farlo, perché anche se non dovessi essere accettata alla BAD verrò a New York comunque, perché il mio cuore è lì adesso» gli assicurai guardandolo con apprensione.
Blaine mi fece un mezzo sorriso.
«Immaginavo che lo avresti detto. E come darti torto? Mike è lì» mi disse poi.
«E anche tu lo sarai, motivo in più per lasciare Lima e venire a vivere nella grande mela!» esclamai entusiasta.
Blaine mi fece un sorriso smagliante, e dopo avergliene fatto uno anche io mi avvicinai per lasciargli un bacio all'angolo della bocca, come faceva lui. Lo sentii sorridere, e poi mi strinse di nuovo in un abbraccio, facendomi affondare la testa nell'incavo del suo collo.
Che bello essere stretta così al mio Blaine!
«Possiamo unirci?» ci chiese in quel momento una voce accanto a noi.
Era Tina, che ci aveva raggiunti con Sam e Artie.
Io e Blaine annuimmo, e ci stringemmo a loro in un abbraccio tra diplomandi.
«Un attimo, ma voi tre non volevate sentire il potere del trio?» chiese Artie staccandosi un po' e guardando Blaine, Sam e Tina con le sopracciglia aggrottate.
Loro si guardarono un po' divertiti ma anche dispiaciuti.
«Sì, ma grazie alle nostre lezioni di matematica abbiamo capito che un trio è il 25% meno potente di un quartetto» rispose poi Tina, ripetendo le esatte parole che Artie aveva detto pochi giorni prima.
«E...» iniziai io.
«Sì, e abbiamo anche capito che cinque è meglio di quattro» mi anticipò Blaine ridendo e stringendomi un po' di più a sé.
Io scoppiai a ridere con gli altri e poi ci stringemmo di nuovo in un abbraccio.
Alla fine di quella settimana cantammo tutti insieme "Hold On" di Wilson Phillips. Non avevamo mai cantato solo noi cinque, e fu meraviglioso. Lo avrei fatto altre mille volte, perché davvero non volevo andare via dal McKinley, era la mia casa, dove c'era la mia famiglia, però era il mio momento di spiccare il volo verso il mio destino, e come al solito lo avrei fatto mano nella mano con il mio migliore amico.
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