FIGHTS
Il giorno dopo ero finalmente riuscita a comunicare con Nick, anche se solo via messaggio perché non rispondeva alle mie chiamate. Però ero riuscita a organizzare un incontro appena finita la scuola. Dovevamo parlare, e io dovevo scusarmi di persona. Avevo fatto una cosa orribile, ma per una buona causa.
Appena arrivai al punto dove avevamo deciso di incontrarci, vidi Nick seduto su una panchina e mi avvicinai facendogli un sorriso. Ma in risposta ricevetti solo un'occhiata veloce e noncurante.
«Vedo che ti sei presentata oggi. Pensavo mi lasciassi aspettare di nuovo ore per poi non farti vedere» mi disse poi Nick con tono sarcastico.
«Mi sembra di capire che sei ancora arrabbiato» dissi io tristemente, prendendo posto accanto a lui.
Speravo che gli fosse passata come aveva detto Blaine, ma a quanto pare aveva torto.
«Ancora arrabbiato?! No, perché dovrei esserlo?! D'altronde ieri sera avevamo solo un appuntamento a cui tu hai deciso di non presentarti!» disse sarcastico e senza guardarmi negli occhi.
«Nick, ti ho già detto che mi dispiace, ok? Non so cosa altro fare» dissi un po' stanca di quel suo modo di fare.
Se doveva essere così poco collaborativo allora potevamo chiudere la conversazione anche subito.
«No non me lo hai detto, Roxie! Me lo hai scritto!» precisò Nick alzando la voce.
«Beh, non hai risposto a nessuna delle mie chiamate!» gli feci notare io esasperata.
Davvero voleva fare così il pignolo in quel momento?!
Va bene, forse non glielo avevo detto di persona, ma ero lì per farlo, giusto?!
«Ti ho aspettata per tre ore, Roxie! Tre! E pretendi che io rispondessi alle tue chiamate?!» ribatté lui indignato.
«Ti ho avvisato che Blaine aveva bisogno di me!» mi difesi io.
«Ma certo, il bello e perfetto Blaine!» disse lui ridendo sarcasticamente «E di cosa aveva bisogno?! Che lo aiutassi a mettere il gel?! O gli servivi per scegliere il farfallino adatto da mettere domani?!» mi chiese poi quasi con cattiveria.
Io lo guardai con gli occhi sgranati.
Non credevo potesse arrivare a essere così tanto geloso.
«Nick, ma che ti prende?» mi limitai a chiedergli allora, per cercare di chiarire la situazione.
«Che mi prende?!» mi chiese lui stupito «Mi prende che sono stanco, Roxie! Sono stanco di tutti questi "Blaine ha bisogno di questo", "Blaine ha bisogno di quello"...» aggiunse scaldandosi ancora di più e facendomi il verso.
Io lo guardai stranita.
«...e se anche io avessi avuto bisogno di te ieri sera?!» disse ancora con aria di sfida.
«Beh, me lo avresti dovuto dire!» lo rimproverai io ricambiando l'occhiata.
Ma poi mi accorsi che forse era un po' fuori luogo quella mia affermazione.
Ero la sua ragazza, lo avrei dovuto capire senza bisogno che me lo dicesse esplicitamente!
Però decisi comunque di non arrendermi così facilmente e di mantenere una certa dignità.
«Blaine aveva un problema con suo fratello, e sa che io so quanto non lo sopporti. Solo con me poteva sopportarlo a cena» dissi spiegandogli la situazione.
«Ah, conosci anche suo fratello quindi?» mi chiese Nick incrociando le braccia al petto infastidito.
«Sì, mi sembra normale» confermai io.
Cosa c'era di strano nel conoscere il fratello del mio migliore amico?
Ci ero cresciuta insieme!
«E cosa mi dici dei miei di fratelli?!» mi chiese ancora Nick, assumendo un'aria curiosa e di sfida.
Ma quali fratelli?
«Tu non hai fratelli» risposi infatti con aria ovvia.
«Veramente ho un fratello e una sorella» mi corresse lui calmo, ma decisamente deluso.
Io invece spalancai gli occhi.
Davvero?!
Avevo sempre creduto che fosse figlio unico.
Colpo basso, Roxie!
Molto basso!
«Beh, non me ne hai mai parlato» mi giustifica io un po' titubante.
Dovevo difendermi in qualche modo.
«Hai ragione! Immagino che Blaine parli tutti i giorni di suo fratello!» esclamò lui sarcastico.
«Ma che centra?! Io e Blaine ci conosciamo da una vita! È normale che io conosca anche suo fratello!» dissi ancora per difendermi.
Però ero mortificata. Non sapevo che Nick avesse un fratello e una sorella, e il fatto che dopo un anno di relazione non lo conoscessi ancora così bene mi faceva sentire malissimo.
«Ma certo! Tu e Blaine vi conoscete da una vita quindi è normale che tu conosca suo fratello, è normale che dormiate nello stesso letto ed è normale che andiate in giro mano nella mano!» urlò Nick senza più riuscire a contenere la rabbia.
Io lo guardai con gli occhi che cominciavano a riempirsi di lacrime.
Non pensavo che se la sarebbe presa così tanto, e soprattutto non pensavo che fosse così tanto geloso di me e Blaine, anche se non potevo biasimarlo.
«Nick, ascolta, mi dispiace ok? Non volevo darti buca, non succederà più te lo prometto» dissi io abbassando la voce per cercare di tranquillizzarlo un po'.
La cosa si stava mettendo davvero male.
«Non ti conviene» si limitò a dirmi lui «Non promettere, Roxie, non sai mantenere le promesse quando c'è Blaine di mezzo» aggiunse poi, quando mi vide confusa.
Non aveva tutti i torti, ma ero pronta a provargli il contrario e smentire quella sua idea. È vero, per Blaine avrei fatto di tutto, ma non avrei mai rotto una promessa per lui. Soprattutto non se la promessa l'avevo fatta al mio ragazzo.
«Per una volta che non ho mantenuto una promessa, ora tu credi che non sia capace di farlo?!» gli chiesi offesa, e cominciando a sentire qualche lacrima scendere lungo la guancia.
Non pensavo che avesse quell'idea di me. Mi sembrava un ragazzo intelligente, in grado di riconoscere le qualità delle persone, e posso assicurare che io avevo sempre mantenuto le promesse, sempre. Era la prima volta che mi succedeva di dare buca a qualcuno, e mi sentivo in colpa come non mai, ma ormai era successo, e l'unica cosa che potevo fare era chiedere scusa.
«Ti conosco, Roxie, se c'è di mezzo Blaine nulla conta più per te, nemmeno io» disse Nick con aria ferita e triste.
«Questo non è vero» dissi io scuotendo la testa.
Sapevo che aveva ragione, ma non volevo dargliela.
«Me ne sono accorto dal primo momento che ti ho vista con Blaine» ribatté lui freddo «Come mi sono accorto che provavi ancora qualcosa per lui» aggiunse poi distogliendo lo sguardo.
Io lo guardai confusa.
Se si era accorto di quella cosa dal primo momento, perché aveva deciso di mettersi con me allora?
Glielo chiesi, e la sua risposta mi lasciò spiazzata.
«Perché pensavo di poterti far cambiare idea. Sapevo che sarebbe stato difficile, ma non pensavo sarebbe stato impossibile» confessò lui con una nota di delusione nella voce.
«Non è impossibile infatti, Blaine è semplicemente il mio migliore amico, nient'altro» lo rassicurai io cercando il suo sguardo.
«E allora perché per te lui viene sempre prima di me?!» mi chiese indignato «Perché sono sempre la tua seconda scelta?!» chiese ancora con voce accusatoria.
Non avevo una risposta per quelle domande. Non mi ero nemmeno mai accorta di averlo messo al secondo posto. Credevo di star facendo un bel lavoro e di riuscire a dare il giusto peso a entrambi, ma a quanto pare non era così.
Fissai i miei occhi in quelli di Nick e vidi la delusione crescere in lui. Ogni secondo che non rispondevo era un colpo sempre più forte per lui, ma io non sapevo davvero cosa dire.
«Visto?! Non hai nemmeno una risposta!» disse distogliendo lo sguardo, mentre gli occhi gli si bagnavano di lacrime «Ho accettato tutto! Ho accettato di non uscire con te il mercoledì sera perché avete la vostra "serata Bloxie", ho accettato di condividerti con lui ogni singolo giorno della nostra relazione, e ho accettato che tu non sia voluta uscire con me per una settimana quando aveva l'operazione all'occhio! Ma questo non lo accetto! Non accetto le bugie, e quello che è successo ieri sera è stato il colmo!» aggiunse poi con voce rotta, alzandosi.
Non l'avevo mai visto piangere, e sinceramente, speravo che la cosa non succedesse mai, soprattutto non per colpa mia.
Anche io cominciai a piangere, ma ancora non sapevo cosa dire. Le lacrime non smettevano di scendere e Nick mi stava guardando furioso.
Poi alzò gli occhi al cielo e cominciò ad allontanarsi.
«Dove vai?» gli chiesi cercando di trattenere le lacrime ma invano.
«Via» si limitò a dirmi lui continuando a darmi le spalle.
«Aspetta, Nick, ti prego! Lasciami spiegare!» dissi io alzandomi e seguendolo.
«Non c'è nulla da spiegare, Roxie! La conosci anche tu la verità! E ti ho già detto che sono stanco di tutto questo!» ribatté lui fermandosi e guardandomi con cattiveria.
Mi venne il fiato grosso a vederlo così. I suoi bellissimi occhi erano inondati di lacrime di rabbia e delusione, e si poteva leggere quanto fosse sconvolto dalla situazione.
«Mi stai lasciando?» ebbi il coraggio di chiedere, mentre un brivido mi percorreva la schiena.
Avevo paura della risposta, e quasi mi pentii di avergli fatto quella domanda.
«Non lo so. Forse sì, forse no» si limitò a rispondere lui.
Poi mi diede di nuovo le spalle e si allontanò, ma questa volta non avevo più le forze nemmeno per cercare di fermarlo.
Il mondo mi era crollato addosso e io non avevo la forza di risollevarmi. Riuscii solo a guardare la schiena di Nick fino a quando non fu più visibile sulla strada. Non si voltò mai a guardarmi, nemmeno uno sguardo, e io avevo perso le speranze.
~~~
Il giorno dopo a scuola la situazione non cambiò. Ero a pezzi. Non avevo chiuso occhio quella notte e sentivo gli occhi gonfi come non mai per tutto quel piangere.
Per far capire la gravità della cosa dirò che non avevo addosso nemmeno gli stivali. Quella mattina mi ero infilata i primi jeans che avevo trovato nell'armadio e la prima felpa che mi era saltata all'occhio, non avevo nemmeno pettinato i capelli e non avevo messo un filo di trucco. Poi avevo aperto la scarpiera e avevo passato lo sguardo su tutti i miei stivali, ma non ce n'era uno che mi invogliasse a indossarli. Allora avevo optato per le mie sneakers, che erano sempre una garanzia.
In quel momento ero al mio armadietto che sistemavo alcuni libri, cercando di non far cadere lo sguardo sulle foto, per non ricominciare a piangere. Cosa alquanto difficile visto che in qualsiasi angolo guardassi c'erano foto con Nick.
«Shug, va tutto bene?» mi chiese una voce, che di solito mi era di conforto, ma che in quel momento mi accorsi essere l'ultima che volevo sentire.
Il mio migliore amico si era materializzato al mio fianco, ma non avevo proprio voglia di parlargli. Quella notte avevo finito per dare la colpa a lui per quello che era successo con Nick. Infondo era stato Blaine a tirarmi in mezzo alla sua cena di famiglia e a non lasciarmi uscire in tempo.
«Tutto a meraviglia!» risposi io sarcasticamente, facendo un finto sorriso mal riuscito e lanciandogli un'occhiata veloce.
«Perché non indossi gli stivali?» mi chiese ancora Blaine confuso.
«Perché non ti fai i fatti tuoi?!» chiesi io a Blaine con cattiveria e guardandolo con le sopracciglia alzate.
Lui mi rivolse uno sguardo leggermente offeso e interrogativo.
Io sospirai.
Non volevo essere così cattiva, però forse era giusto così, almeno avrebbe capito che ero davvero arrabbiata.
«Posso sapere cosa sta succedendo?» mi sussurrò Blaine avvicinandosi al mio viso con impazienza.
Io alzai gli occhi al cielo, ma poi non riuscii più a tenergli segreta la cosa. Era pur sempre il mio migliore amico.
«Ieri ho visto Nick» mi limitai a dire in principio, distogliendo lo sguardo.
«Te l'avevo detto che ti avrebbe perdonata» mi disse Blaine, cercando di nascondere la fierezza che provava per se stesso.
Davvero?
Davvero, davvero?
«Ti sembra che io abbia l'outfit di una che è stata perdonata?!» gli chiesi con un sopracciglio alzato e indicando i miei vestiti.
Blaine mi guardò con un misto tra confusione e tristezza e poi mi chiese spiegazioni.
Gli raccontai cos'era successo a grandi linee, perché non avevo molta voglia di parlargli come ho già detto, e lo vidi rattristarsi sempre di più.
«Non so neanche se stiamo più insieme» dissi alla fine del mio corto discorso.
Blaine spalancò gli occhi, e vedendomi sull'orlo del pianto fece per abbracciarmi, ma io mi scansai bruscamente e feci un passo indietro.
«Non mi toccare!» esclamai.
Lui mi guardò leggermente offeso.
«Roxie?» si limitò a dire con aria interrogativa.
«Blaine, è solo colpa tua se è successo tutto questo! Se non mi avessi forzata a restare a casa tua per tutta la sera, e poi tutta la notte, probabilmente ora avrei ancora un ragazzo!» esclamai io scaldandomi e cominciando a sentire le lacrime minacciare di uscire «Nick mi ha fatto capire che non gli davo abbastanza importanza, e ha ragione! Sono sempre dietro a te, pronta ad aiutarti per ogni minima cosa! E mi sono dimenticata di avere un ragazzo che farebbe di tutto per me. Ma io?! Io farei di tutto per lui?! Forse no. Per te sicuramente, ma per lui... non ne sono sicura» dissi ancora, mentre le lacrime cominciavano a scendere ininterrottamente.
Blaine mi guardò sconcertato. Era chiaramente mortificato.
«E tu, tu lo sai che per te andrei in capo al mondo! E te ne approfitti di questa cosa. Mi chiami alle due di notte per farti venire a prendere in mezzo al nulla, e mi chiedi aiuto per comprarti cose stupide per fare altrettante stupide sorprese al tuo ragazzo! Sai che quando ti guardo negli occhi non riesco a dirti di no, e sfrutti questa cosa a tuo vantaggio come se nulla fosse!» urlai ancora, sicura che ormai le lacrime non avrebbero smesso di scendere anche se ci avessi provato con tutte le mie forze, e dando finalmente luce a tutto quello a cui avevo pensato quella notte.
Blaine continuava a guardarmi con gli occhi tristi, poi lo vidi assumere un'aria quasi arrabbiata.
«Mi stai dando la colpa per qualcosa che hai fatto tu?» mi chiese, cercando di mantenere un tono di voce basso.
«Non è del tutto colpa mia se ieri ho dato buca a Nick» ribattei io asciugandomi le lacrime.
«Sei abbastanza grande da prenderti le tue responsabilità mi sembra» mi rimproverò lui guardandomi male.
Questo era vero.
«Può darsi, ma quando ti guardo negli occhi tutto sembra svanire, e finisco sempre per farmi condizionare da te!» confessai furiosa con me stessa.
Blaine mi fece uno di quegli sguardi a cui non riuscivo a resistere e io sospirai.
Infondo aveva ragione, perché gli stavo dando la colpa?
"No, Roxie! Non di nuovo! Pensa con il tuo cervello!" mi rimproverai io.
Infatti ripensandoci aveva ragione anche Nick, dovevo smetterla di pensare sempre a Blaine, stavo cominciando a trascurare anche me stessa.
«Shug, credo che tu abbia bisogno di una serata Bloxie» iniziò Blaine tornando calmo e guardandomi con pietà «Quindi stasera vengo da te e...» disse ancora, prima che lo interrompessi.
«No!» esclamai brusca «Non ho bisogno di te! Voglio stare da sola!» aggiunsi fredda, chiudendo poi di colpo l'armadietto e allontanandomi senza guardarmi indietro.
Se mi ascoltò?
Certo che no!
Alle nove in punto di quella sera si presentò alla porta di casa mia, e mia madre ovviamente lo fece entrare.
Io ero in camera mia, non nel mood per qualsiasi cosa includesse la felicità, e nel momento in cui entrò il mio migliore amico ero in bagno, quindi non sentii il campanello.
Ero appena uscita dal bagno quando lui si materializzò alla porta della mia camera.
«È arrivato il tuo consolatore personale!» esclamò, spalancando le braccia in un gesto teatrale e facendomi un sorriso.
Io rimasi in piedi davanti alla porta del bagno e lo guardai male.
«Quale parte di "voglio stare da sola" non hai capito?!» gli chiesi scocciata e lanciandomi sul mio letto.
«Andiamo, Shug! Lo sai anche tu che era una grande bugia e che con me le cose andranno meglio» mi disse lui sedendosi accanto a me «E poi, ho portato la tua felpa preferita» aggiunse mostrandomi la sua "felpa della consolazione", come l'aveva chiamata una volta quando stavamo ancora insieme.
Io feci un sospiro.
Non riuscivo a essere arrabbiata, e poi avevo bisogno di lui in quel momento più che mai. Lo guardai negli occhi e i miei si riempirono di lacrime, mentre prendevo la felpa che mi stava porgendo e poi mi fiondavo sul suo petto disperata. Cominciai a piangere più di quanto avessi fatto quel giorno e il giorno prima, e questa volta ero quasi sicura che non sarei riuscita a fermarmi.
Blaine mi mise una mano tra i capelli e con l'altra mi prese la vita stringendomi a sé.
Io comincia a singhiozzare sempre più forte e mi accorsi che a un certo punto lui non sapeva più cosa fare.
Decisi che era il momento di calmarmi, anche se ci misi almeno dieci minuti per farlo, ma quando finalmente smisi di singhiozzare ripetutamente mi staccai da Blaine e mi misi dritta di fronte a lui.
«Ti va di parlarne?» mi chiese titubante e allungando una mano per asciugarmi le lacrime.
«Non c'è molto da dire, se non che era arrabbiato per una serie di cose e che quello che è successo ieri sera è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso» dissi io sconcertata.
«Tutte quelle cose di cui parli, sono successe per colpa mia?» mi chiese mortificato.
«No, per colpa dei tuoi bellissimi occhi» lo corressi io facendo un mezzo sorriso.
Blaine mi sorrise, e io mi fiondai di nuovo tra le sue braccia appoggiando la guancia sul suo petto.
Restammo così per qualche minuto, e poi decidemmo che era ora di entrare nel letto.
«Prima devi toglierti il gel. Lo sai che non appoggi la testa sul mio cuscino con tutto quel prodotto chimico che hai addosso» lo rimproverai io «Posso lavarteli io i capelli? Lo sai che mi rilassa» gli chiesi poi con aria supplichevole.
Lui acconsentì, e così andammo in bagno, dove gli lavai i capelli stando attenta a eliminare ogni minima traccia di gel. Poi glieli asciugai con il mio diffusore e venne fuori un effetto bellissimo.
Era stupendo così!
Peccato che non lo avrebbe visto nessuno, perché poco dopo ci mettemmo sotto le coperte e riassumemmo la stessa posizione di prima.
Messa così potevo sentire il suo cuore battere ritmicamente e sentivo anche il suo respiro. Alzai gli occhi su Blaine e lui abbassò lo sguardo per guardarmi, poi mi diede un bacio in fronte per rassicurarmi un po', perché si accorse che qualche lacrima scendeva ancora dai miei occhi.
«Ora dormi. Ne hai bisogno» mi disse poi con tono paterno.
«Non ci riesco» mi limitai a dire io decisa ma con lamento.
Lui sospirò e poi iniziò a cantare "Little Things" degli One Direction.
«Che cosa fai?» gli chiesi stupita.
«Mi ricordo che quando stavamo insieme e non riuscivi a dormire ti cantavo una canzone e finalmente ti addormentavi» rispose lui «Volevo vedere se funziona ancora» aggiunse poi, riprendendo a cantare.
Che dire... solo che funzionava ancora.
~~~
Grazie a Blaine, quella notte dormii più di quanto mi aspettassi.
Tre o quattro ore, non tanto!
Però per lo meno riuscii a stare nel letto senza piangere per due ore buone, primo perché non volevo svegliare Blaine, che dormiva come un bambino, secondo perché mi piaceva quella posizione in qui eravamo e mi ricordava i vecchi tempi. A un certo punto però mi trovai a immaginare di essere tra le braccia di Nick e che nulla fosse successo. Quando però alzai gli occhi sul ragazzo che dormiva accanto a me rimasi un attimo delusa nel vedere Blaine e non il mio ragazzo. Ma poi mi tornò in mente tutto e capii il perché.
Allora mi presi del tempo per ammirare il mio migliore amico.
Era davvero bello!
Con quei suoi ricci spettinati che gli incorniciavano il viso da angelo!
E poi anche da chiusi, quegli occhi splendevano di una bellezza mai vista, accentuata dalle ciglia più lunghe delle mie, che gli invidio ancora oggi.
Comunque, la mattina dopo a scuola ero nel bagno delle ragazze che stavo cercando di sistemare un po' la mia faccia e di nascondere le occhiaie, quando entrarono Santana e Brittany.
«O Dio, Roxie con le scarpe da tennis?!» esclamò Santana assumendo un'espressione sconvolta.
Eh già, non ero ancora riuscita a indossare gli stivali, ma avevo messo i pantaloni a zampa per camuffare le sneakers, cosa che a quanto pare non era servita.
«Non sono in vena per le tue frecciatine, Santana» le dissi scocciata, sperando che mi lasciasse in pace o che aprisse un pettegolezzo su qualcuno per distrarmi un po'.
«Sei sicura di stare bene?» mi chiese invece lei apprensiva, indicando le mie occhiaie.
Santana apprensiva?
Quasi non la riconobbi da quanto sembrava preoccupata per me.
«Sì, ho solo dormito poco ultimamente» risposi io con noncuranza.
Ma Santana non si diede per vinta.
«Roxie, cos'è successo?» mi chiese seria «Andiamo siamo tue amiche, puoi dircelo» aggiunse poi con aria ovvia.
Amiche?!
Insomma, sì forse Brittany l'avrei considerata mia amica, ma Santana... non ne ero del tutto convinta. Mi sarebbe piaciuto molto essere sua amica, ma lei non era mai sembrata vogliosa di esserlo quindi...
Però in quel momento non avevo scelta, e alla fine sputai il rospo.
«Ho litigato con il mio ragazzo, e ora non so se posso chiamarlo ancora così» confessai abbassando lo sguardo.
«L'Usignolo?» mi chiese Brittany.
Io annuii, sorpresa che sapesse che io stessi con un Usignolo. Sembrava sempre nel suo mondo, ma a quanto pare qualcosa captava.
«Ti passerà» mi rassicurò Santana «Ma non finché continui a indossare la sua felpa» aggiunse indicando la felpa che avevo addosso, che in realtà era quella di Blaine.
«Oh, non è sua questa» la corressi infatti scuotendo la testa.
«Non dirmi che è del tuo bff-gay?!» chiese lei con disgusto.
Io confermai che lo era, e lei assunse un'espressione schifata.
«Che carini, vi scambiate anche le felpe tra gemelli!» esclamò invece Brittany con voce tenera.
Io alzai gli occhi al cielo e poi tornai a concentrarmi sulle mie occhiaie.
«Non ti servirà a niente un po' di fondotinta» mi disse Santana «So io di cosa hai bisogno» aggiunse poi con aria furba.
«Non mi taglierò i capelli! Sono già corti abbastanza» la fermai subito io, ricordandomi del consiglio che aveva dato a Quinn qualche mese prima a New York.
«Veramente stavo parlando di un pigiama party!» disse lei entusiasta.
«Solo noi tre?» chiesi io un po' incerta.
Mi sarebbe piaciuto un pigiama party tra ragazze, ma l'idea di essere sola con Brittany e Santana mi metteva a disagio. Avrebbero sicuramente cominciato a baciarsi e fare cose intime, e di essere la terza incomoda non mi andava proprio.
«No, pensavo di invitare Quinn» mi assicurò Santana un po' scocciata.
A quel punto io acconsentii, e uscimmo insieme dal bagno per avvisare le nostre amiche.
Non c'era niente di meglio che una serata tra ragazze per tirarmi un po' su di morale, e l'idea di Santana mi era piaciuta da subito. Anche perché pensai che fosse strano che cercasse di confortarmi. Non le ero mai andata molto a genio, cosa le era preso ora?
«Santana, tu invece stai bene?» le chiesi infatti guardandola confusa, mentre uscivamo dal bagno.
«Sì, perché?» mi chiese lei aggrottando le sopracciglia.
«Lo sai che mi hai appena proposto di fare un pigiama party insieme?» le chiesi di nuovo con aria divertita.
Lei sospirò.
«So che non sono mai stata tanto carina con te, Roxie, e mi dispiace. Sei una brava ragazza, e una grande amica. Ho sbagliato a trattarti male in questi anni e, anche se non ci rimane molto tempo, vorrei rimediare e farti capire che sei importante per me» mi spiegò poi sincera.
Io la guardai sorpresa, e un sorriso nacque sul mio volto. Avevo sempre sognato il momento in cui sarei diventata amica di Santana, e non mi sembrava vero che si stesse avverando.
Mi sorrise anche lei, e per la prima volta mi fece un sorriso vero e gentile, non falso e ricco di cattiveria come i soliti che mi rivolgeva.
Era un grande traguardo!
E di sicuro un buon inizio per quella che sarebbe diventata un'amicizia non ordinaria, ma comunque importante.
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