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DUENDE

Il giorno prima dell'operazione di Blaine decisi che era il caso di avere una serata Bloxie di quelle fatte bene, un po' perché era mercoledì, un po' perché Blaine si meritava una serata per distrarsi un minimo, e forse anche io. Quindi andai a comprare le RedVines, misi nella borsa alcune delle nostre riviste preferite e il DVD del nostro cartone animato preferito, e mi incamminai verso casa sua.

Quando arrivai davanti alla porta mi aprì sua madre, e dopo avermi salutato e avermi porto una ciotola di pop corn da portare a Blaine, mi lasciò salire in camera sua.

«Pronto per la serata Bloxie più bella della tua vita?!» esclamai spalancando la porta in modo teatrale. 

Però mi bloccai all'istante. Sul letto insieme a Blaine c'era niente meno che il suo ragazzo, che mi guardò con gli occhi spalancati mentre io sentivo l'imbarazzo crescere senza sapere cosa dire. Non stavano facendo nulla di strano, erano semplicemente sdraiati l'uno accanto all'altro e si stavano baciando appassionatamente, ma la cosa era decisamente imbarazzante dal mio punto di vista.

«Torno più tardi» mi limitai a dire a bassa voce, poi richiusi la porta alle mie spalle pronta a tornare sui miei passi.

"Perché hai questo terribile vizio di non bussare, Roxie?!" mi chiesi rimproverandomi "Ma perché la madre di Blaine non mi ha detto che c'era anche Kurt?!" mi venne in mente poi, facendomi aggrottare le sopracciglia. 

«Roxie, puoi entrare, non stavamo facendo nulla di strano» mi assicurò Kurt aprendo la porta e facendomi fermare a metà rampa di scale.

Nulla di strano?!

Erano sul punto di fare sesso e io li avevo interrotti! 

Che imbarazzo!

«N...non, non volevo interrompervi i..io...» cercai di dire, ma ero ancora troppo in imbarazzo per poter formulare una frase completa.

«Vieni qui, Shug!» sentii dire al mio migliore amico da dentro la stanza.

Feci un sospiro e poi mi decisi a entrare, oltrepassando Kurt che mi aveva tenuto la porta aperta. 

Ormai ero lì, e ormai avevano smesso di fare quello che stavano facendo, quindi era inutile scappare.

«Wow, Blaine! Dovresti davvero raderti!» dissi appena puntai gli occhi sul volto del mio migliore amico, e anche per alleggerire un po' la tensione.

Aveva il segno evidente della barba incolta, quando è all'inizio e si vede solo il colore sul volto e si sente pungere quando la tocchi. Infatti quando mi avvicinai per dargli un bacio sulla guancia mi feci quasi male.

«Sì beh, stavamo parlando proprio di questo» mi disse lui toccandosi il viso.

Io alzai le sopracciglia come a dire "Non mi sembra che steste parlando quando sono entrata" e lui alzò gli occhi al cielo sospirando.

«Beh, prima di... hai capito!» disse poi leggermente in imbarazzo.

Chiarissimo!

«Comunque, stavamo pensando che dovresti farlo tu, Roxie» si intromise Kurt sedendosi sul letto accanto a Blaine «Io non ho mai fatto la barba a nessuno, nemmeno a me stesso...» ammise poi arricciando il naso.

«...e io con un occhio solo rischio di tagliarmi il naso o un orecchio» continuò Blaine facendo un'espressione buffa.

«Beh, nemmeno io ho mai fatto la barba a nessuno» dissi io con aria ovvia.

«Ma sai usare un rasoio...» iniziò Kurt.

«...e sei donna, sei decisamente più precisa di noi due» continuò Blaine.

«Scusate, da quando vi completate le frasi?» chiesi io stupita e guardandoli con gli occhi sbarrati.

Facevano paura!

«Non saprei...» disse Kurt.

«...succede e basta» continuò Blaine alzando le spalle.

«Ok, smettetela! Siete inquietanti!» dissi io facendogli segno di fermarsi con la mano «Comunque va bene, ti raderò, ma domani mattina, non c'è abbastanza luce adesso» aggiunsi poi alzando gli occhi al cielo e arrendendomi.

Non potevo lasciarlo in quello stato, e non potevo neanche rischiare che si tagliasse una parte di viso. Con l'operazione avrebbe recuperato il totale uso dell'occhio, ma se facendosi la barba si fosse tagliato un orecchio o un pezzo di guancia sarebbe stato punto a capo.

Il mio migliore amico mi fece un sorriso a trentadue denti e poi mi chiese cosa avessi nella borsa.

«Oh, solo qualche rivista come VanityFair e Elle, e il nostro cartone preferito della Disney» risposi io con finta noncuranza per incuriosire Blaine.

«Credo sia ora di andare» disse in quel momento Kurt alzandosi.

Proprio mentre stava prendendo la sua roba per uscire squillò il mio cellulare: era Nick. Allora feci cenno a Blaine di aspettare due minuti e poi uscii dalla camera per rispondere alla chiamata.

«Ehi, sei già da Blaine?» mi chiese Nick dopo avermi salutato.

Sapeva che il mercoledì era serata Bloxie, infatti era strano che mi avesse chiamata così tardi.

«Sì, ma non preoccuparti puoi parlare» lo rassicurai io dandogli però tre minuti al massimo.

«Volevo solo dirti che a San Valentino non ci sono scuse, sei mia» disse lui allora «Capisco che Blaine abbia bisogno di te, ma almeno a San Valentino un'uscita me la devi concedere» aggiunse poi in tono supplichevole.

Io sorrisi, e poi gli dissi che era ovvio che a San Valentino sarei uscita con lui.

Come potevo dirgli di no?

Sapendo quello che mi aveva preparato l'anno prima poi, non potevo assolutamente perdermi un San Valentino con lui!

«Anche perché l'operazione di Blaine è domani, quindi non avrà più troppo bisogno di me dopo» spiegai, mentre Kurt usciva dalla stanza del mio migliore amico e mi salutava con la mano.

«Perfetto! Allora ti aspetto alla Dalton alle tre!» esclamò Nick con voce ammiccante «Ti amo...» mi disse poi.

«Ah ah, tempo scaduto» lo rimproverai io «Però ti amo anch'io» dissi poi, prima di chiudere la chiamata.

«Chi era?» mi chiese Blaine appena rientrai in camera sua.

«Nick. Mi stava "prenotando" per San Valentino» gli risposi io prendendo il pacchetto di RedVines e sedendomi accanto a lui sul letto.

«A proposito di San Valentino» disse in quel momento Blaine «Ho bisogno che tu faccia qualcosa per me» aggiunse poi con aria ammiccante.

«Uuuh sento odore di sorpresa per Kurt!» esclamai entusiasta, girandomi a guardarlo curiosa.

Chissà cosa aveva in mente!

Sapevo che il mio migliore amico sapeva essere molto romantico quando voleva, e avrei pagato oro per essere Kurt quel San Valentino. Anche se io non potevo lamentarmi.

«Vorrei che mi trovassi una benda a forma di cuore» disse Blaine guardandomi supplichevole.

Cosa scusa?!

Una benda come?! 

«Dove credi che possa trovare una cosa del genere?!» gli chiese io stupita.

«Ma dai, Shug! Con tutti i negozi che conosci!» esclamò lui dandomi una leggera gomitata sul braccio «A New York ci sarà sicuramente un negozio che la vende!» aggiunse poi convinto.

«E secondo te io posso chiedere a mio padre di andare in giro per New York a cercare una benda a forma di cuore per te?! Tu sei pazzo!» esclamai io guardandolo male.

Mio padre non aveva tempo da perdere in stupidate del genere, ed ero sicura che se gli avessi detto che la cosa era per Blaine mi avrebbe riso in faccia e avrebbe detto un no categorico.

Poi però mi dovetti rassegnare. Infatti Blaine tirò fuori la storia che voleva fare qualcosa di speciale per Kurt, ma che non poteva comprare nulla da solo perché non poteva uscire con quell'occhio fino all'operazione, e dopo quella sarebbe dovuto stare ancora due o tre giorni a letto.

Solito vittimismo maschile insomma!

«San Valentino è dietro l'angolo! Non posso non preparare nulla!» mi disse per giustificarsi.

Io allora alzai gli occhi al cielo e acconsentii, prima di prendere il DVD di Robin Hood dalla mia borsa e far partire il film.

~~~

La mattina dopo ci svegliammo presto, e dopo la colazione e dopo essermi vestita e pettinata, mi preparai a fare la barba al mio migliore amico.

«Ehm... cosa fai?» gli chiesi quando lo vidi togliersi la maglia del pigiama e rimanere a petto nudo.

Che fisico ragazzi!

Che fisico!

«Così sarà più comodo anche per te, e poi, quello è il mio pigiama preferito, non voglio sporcarlo!» spiegò lui.

"Sarà più facile un corno! Mi distrarrò con i tuoi addominali, e allora sì che ti taglierò un pezzo di naso o di orecchio!" pensai tra me e me un po' spaventata. Ma poi fui costretta a raderlo comunque, cercando di non mettere gli occhi sul suo petto e di rimanere concentrata su quello che stavo facendo. Anche se essere così vicina al suo viso e accarezzare la sua bellissima mascella non era sicuramente di aiuto.

«Ehi, ragazzi! Cosa fate?!» 

«Wow! Che capelli, Blaine!»

Proprio appena finii di mettergli la schiuma da barba e presi in mano la lametta, due persone si affacciarono alla porta del bagno e mi distrassero dal mio lavoro, facendo girare la testa anche a Blaine, che non si era ancora messo la sua dose di gel quotidiana.

Erano Tina e Mike.

«Oh, ciao, ragazzi! Che ci fate qui?» gli chiese Blaine guardandoli sorpreso e cercando di pettinarsi un po', invano.

«Abbiamo pensato di venire a vedere come stai» spiegò Tina.

«E volevamo anche augurarti buona fortuna per l'operazione» aggiunse Mike annuendo.

«Oh grazie! Come siete carini!» disse Blaine guardandoli con i suoi occhi da cucciolotto e rinunciando a sistemare i suoi capelli, che erano decisamente ingestibili.

Da appena sveglio poi!

«Roxie, gli stai facendo la barba?» mi chiese poi Tina confusa.

«Sì, da solo non ci riesco» le rispose Blaine indicandosi l'occhio bendato.

Quando aveva intenzione di stare zitto e fermo?!

«Sai cosa non riesco a fare io invece?!» gli chiesi infatti alzando le sopracciglia «Raderti se continui a parlare!» aggiunsi poi scocciata.

«Hai ragione» mi disse lui velocemente, e poi si rimise dritto, mentre io iniziavo a fargli la barba.

«Roxie, vieni a scuola oggi vero?» mi chiese in quel momento Mike.

«Sì certo!» risposi io senza distogliere lo sguardo dalla guancia del mio migliore amico.

Non potevo permettermi di distrarmi, perché non volevo essere colpevole dello sfregiamento di quel bellissimo faccino tenero.

«Allora magari ti aspettiamo» disse Tina alzando le spalle.

Io gli dissi che non era necessario, soprattutto perché non volevo fare il terzo incomodo, ma loro insistettero e alla fine acconsentii, dicendogli che potevano aspettarmi fuori.

Avevo un gran bel lavoro da fare, e non volevo che si sentissero in imbarazzo a dover stare a guardare me fare la barba a Blaine.

«Et voilat!» esclamai quando finii di raderlo «Sei bellissimo adesso!» esclamai poi, toccandogli la punta del naso con l'indice come faceva lui di solito.

Come se prima fosse brutto!

«Sei unica, Roxie» disse lui con gratitudine, ammirandosi allo specchio.

«Buona fortuna, e chiamami appena hai finito!» gli dissi poi mettendo via gli "arnesi da lavoro".

Lui era ancora seduto sulla sedia in bagno e mi guardava un po' titubante.

«Roxie, aspetta» mi disse, prendendomi la mano per fermarmi.

Io mi voltai a guardarlo un po' spaesata, mentre lui mi tirava verso di sé e mi stringeva le braccia intorno alla vita, appoggiando la testa alla mia pancia.

«Va tutto bene?» gli chiesi guardandolo dallo specchio.

Era strano, sembrava preoccupato.

Lui annuì sulla mia pancia e io gli misi una mano sulla guancia per tranquillizzarlo. Si capiva che era spaventato per l'operazione, anche se lui non lo avrebbe mai ammesso.

«Andrà tutto bene, Blainey» gli sussurrai io facendogli l'occhiolino sempre tramite lo specchio e poi lasciandogli un bacio tra i ricci spettinati.

Allora lui si alzò e mi diede uno di quei baci all'angolo della bocca per ringraziarmi. Rimanemmo stretti l'uno all'altra per pochi secondi, ma furono decisamente abbastanza per sentire il profumo della sua pelle nuda che tanto mi mancava. Poi decisi di staccarmi, perché altrimenti sarei rimasta bloccata lì in quella posizione per tutto il giorno. Gli feci un sorriso e poi corsi giù da Mike e Tina, cominciando poi ad incamminarci verso la scuola.

«Andrà tutto bene» mi assicurò Mike quando mi vide lanciare un'occhiata preoccupata verso la casa di Blaine.

Io puntai gli occhi su di lui e vidi che mi stava facendo un mezzo sorriso tenero, che io cercai di ricambiare.

Che carino che era Mike, si preoccupava sempre per me e mi sosteneva sempre quando avevo bisogno.

Era un ragazzo d'oro!

Quando entrammo in aula canto poco dopo, mi stavo per sedere accanto a Quinn, quando Kurt mi prese sottobraccio e mi trascinò accanto a lui.

«Da oggi in poi, finché non torna Blaine, ti siedi accanto a me» mi rispose quando gli chiesi cosa stesse facendo.

«Ok» dissi io un po' stupita.

«Gli hai fatto la barba?» mi chiese poi Kurt curioso.

«Certo che si! Ora è liscio come un bambino!» gli risposi io passandomi le mani sulle guance.

«Più di me?!» mi chiese lui fingendosi geloso.

«Impossibile!» risposi io facendogli l'occhiolino e facendolo ridere.

Proprio in quel momento entrò in aula il professor Schuester, pronto a illustrarci il compito della settimana.

«Entro il 2030 lo spagnolo sarà la lingua più parlata del pianeta. Il compito è questo: cantare canzoni scritte o interpretate da artisti latini o di origini latine, o canzoni in inglese con testo bilingue» ci disse il professore con entusiasmo.

Poi ci presentò quello che classificai come uno degli uomini più sexy che io abbia mai visto, che entrò in aula parlando in spagnolo e facendo un sorriso smagliante.

Non c'è niente di più sexy di un bel sorriso bianco accecante e l'accento spagnolo!

Era l'uomo dei miei sogni!

E a giudicare dalla faccia delle mie compagne e di Kurt, non solo dei miei.

«Ragazzi, vi presento David Martínez, David Martínez, il Glee Club» disse in fretta il professore facendo le presentazioni.

«O mamma, il sorriso...» iniziò Rachel.

«...più carino...» continuò Sugar.

«...del mondo!» concluse Artie.

Aveva davvero un bel sorriso, ma io non stavo guardando sicuramente quello. Aveva una grande massa di muscoli visibili da sotto la maglietta, un gran bel fondoschiena, e quel suo modo di parlare lo spagnolo mi faceva impazzire. Quando iniziò a presentarsi con quel suo accento perfetto rimasi incantata.

«David ha intenzione di iniziare il suo Glee Club serale, ed è per questo che noi gli mostreremo il nostro duende» ci spiegò ancora il professor Schuester.

«Duende?!» chiese Finn confuso.

«Non ho capito, qual è il compito?» chiese Puck con aria interrogativa ed evidentemente confuso tanto quanto Finn.

«Il compito è cantare canzoni latine, con duende!» gli rispose il professor Schuester.

Poi prese la parola il super sexy David Martínez.

«Esibirvi con duende vi trasforma. Vi fa cantare, piangere, ma anche ridere. Vi fa venir voglia di baciare. Una canzone cantata in spagnolo deve avere duende» disse, mentre tutti pendevamo dalle sue labbra.

«Perché non ce lo fa vedere?» gli chiese Santana curiosa ma ammiccante.

«Sì por favor!» esclamai io con aria sognante e supplichevole.

Sentire tutto quello spagnolo e l'aspetto caliente di David Martínez avevano risvegliato il mio lato latino, e la frase in spagnolo mi era uscita così, senza pensarci.

Una volta ottenuto il consenso del professore, David iniziò a cantare "Sexy And I Know It" dei LMFAO e l'atmosfera diventò decisamente bollente. Era impossibile non alzarsi e cominciare a ballare con lui, e infatti fu quello che facemmo dopo aver constatato che quando cantava e ballava era ancora più sexy.

Comunque, non vi parlerò di tutta la settimana, perché fu solo un insieme di esibizioni miste tra spagnolo e inglese con delle pronunce decisamente discutibili. Le uniche che potevano vantarsi di avere una bella pronuncia fummo io e Santana, ma non gli demmo neanche troppo peso.

Se non per il fatto che fummo protagoniste di un episodio un po' spiacevole per il professor Schuester.

Dopo l'esibizione di David Martínez in aula canto, partì una sfida tra i due per vedere chi avesse più duende. In parte però, credo che fosse perché il professore si sentiva in soggezione per delle lamentele che erano state riferite al preside Figgins sul suo modo di insegnare spagnolo.

Finite le esibizioni, in cui David cantò "La Isla Bonita" di Madonna facendo un duetto con Santana, e in cui il professor Schuester cantò "Little Less Conversation" di Elvis Presley, che lui stesso aveva tradotto in spagnolo, il professore notò l'espressione di disapprovazione di Santana e capì tutto.

«Sei stata tu vero?» le chiese allora «Tu ti sei lamentata dal preside Figgins di me» aggiunse specificando di cosa stesse parlando.

«Sì» ammise Santana senza troppe storie «E lo rifarò dopo questa esibizione» aggiunse poi cattiva. 

Il professore la rimproverò dicendole che si stava immischiando in cose da adulti e che stava mettendo a rischio il suo lavoro.

«Non è stata solo Santana» dissi io dopo una serie di botta e risposta tra Santana e il professore, in cui mi resi conto che dovevo parlare perché la pensavo come la mia amica.

Il professor Schuester mi rivolse uno sguardo confuso.

«Sono stata anche io» dissi alzandomi in piedi per prendermi piena responsabilità di quello che stavo dicendo.

Era vero, era stata anche colpa mia se il professor Schuester aveva ricevuto una brutta recensione riguardo al suo modo di insegnare. Infatti qualche giorno prima Santana era venuta da me, facendo appello alla mia conoscenza dello spagnolo:

«Roxie, tenemos que hablar» mi aveva detto in spagnolo per attirare la mia attenzione «È importante» aveva aggiunto poi seria.

Non l'avevo mai vista così.

«So quasi per certo che io e te siamo le uniche che sanno parlare spagnolo in questa scuola» iniziò allora Santana, sempre più seria «E sono certa che saremo le uniche a sapere lo spagnolo anche una volta finita la scuola» continuò poi incrociando le braccia al petto.

Io la guardai confusa.

Cosa intendeva con quella frase?

«Oh andiamo, Roxie! Non fare la finta tonta! Sai anche tu che le lezioni del professor Schuester sono pessime» mi spiegò quando glielo chiesi.

Riconoscevo che non aveva tutti i torti. Era chiaro che il professor Schuester non avesse nessuna preparazione della lingua, e continuavo a chiedermi per quale motivo la insegnasse se quando qualcuno gli parlava in spagnolo non capiva una parola.

«Perché lo stai dicendo a me?» le chiesi però, visto che non mi era ancora chiaro dove volesse andare a parare.

«Perché credo sia arrivato il momento di fare qualcosa» disse Santana, che sembrava avere qualcosa in mente.

Ma che cosa?

Cosa aveva intenzione di fare?

«Siamo le uniche che possono lamentarsi, perché gli altri non hanno idea di cosa significhi parlare lo spagnolo. Ma noi sì, Roxie, ed è giusto che lo facciamo» disse ancora cercando di convincermi.

Io però non ero sicura della cosa.

«Santana, il professore Schue è il nostro insegnante, sai che rischia di perdere il posto se andiamo da Figgins a lamentarci?» le chiesi io un po' apprensiva. 

Mi dispiaceva per il professor Schuester, perché si vedeva che gli piaceva insegnare, ma che forse lo spagnolo non era la materia giusta.

«Roxie» mi disse Santana mettendosi di fronte a me e bloccandomi «Ti importa di più del professor Schuester o della tua istruzione?» mi chiese guardandomi fissa negli occhi.

Io sospirai.

«La mia istruzione ovviamente» risposi poi, mantenendo un'aria dispiaciuta.

Santana alzò il mento come a dirmi che mi ero risposta da sola, e che sapevo quale fosse la cosa giusta da fare.

Io sospirai di nuovo.

Ero molto indecisa, ma non potevo fare finta di niente. Non avevo imparato nulla di spagnolo tra quelle mura, e Santana aveva ragione, dovevamo fare qualcosa.

«Ci sto» le dissi alla fine annuendo «Il professor Schue è perfetto per insegnare al Glee Club, ma non sa nulla di spagnolo» aggiunsi poi arricciando il naso.

Santana mi fece un sorrisetto soddisfatto, e poi andammo insieme dal preside Figgins.

«Sono molto deluso da voi, ragazze. Non me lo sarei aspettato» ci disse il professore guardandoci ferito. 

Io abbassai lo sguardo colpevole. Non sapevo cosa dire, e mi dispiaceva tantissimo, ma era la cosa giusta da fare.

«Perché hai parlato?» mi chiese Santana appena uscimmo dall'auditorium «Il professore non sospettava di te, potevi stare zitta e fare finta di niente» aggiunse quando la guardai confusa.

«Non sarebbe stato giusto. Non hai agito da sola, e mi dovevo prendere le mie responsabilità» le dissi io sincera.

Lei mi sorrise.

«Grazie, Roxie, sei davvero un'amica» mi disse con gratitudine.

Poi si avvicinò e mi strinse in un abbraccio.

Io rimasi un attimo stupita, perché non aveva mai fatto una cosa del genere, ma poi la strinsi anche io, felice che avessimo trovato un punto di incontro nonostante le mille diversità.

~~~

A essere veramente importante quella settimana invece, fu anche un altro avvenimento. 

Era da un po' che ci pensavo, e mi ero resa conto che era il momento che io e Kurt chiarissimo un po' di cose. Era evidente che il nostro non calcolarci più di tanto facesse soffrire Blaine, e le frecciatine che ci lanciavamo quelle poche volte che ci parlavamo lo facevano stare ancora peggio. Era arrivato il momento di porre fine a tutto quello, anche perché era pochi giorni che avevamo ricominciato a parlarci come persone civili, ma forse era il caso di chiarire la situazione.

«Mi volevi parlare?» mi chiese Kurt quel giorno, sedendosi in cortile di fronte a me.

«Sì, esatto» confermai io, facendo poi una pausa per formulare la frase che pronunciai dopo «Ultimamente non siamo andati molti d'accordo io e te» iniziai per introdurre l'argomento.

Kurt si mise più dritto a sedere per farmi capire che avevo la sua completa attenzione.

«Però credo che sia arrivato il momento di smetterla con tutti questi battibecchi. Mi sono accorta, e credo anche tu, che Blaine soffre per questo nostro continuo lanciarci frecciatine e occhiatacce. Non è giusto che debba star male perché noi due facciamo finta, perché lo so che anche tu fai finta, di starci antipatici» dissi guardandolo fisso negli occhi seria.

Lui fece un sospiro e poi parlò.

«Hai ragione, è un po' che ci penso anche io. Siamo stati dei bambini a mettere per prima la gelosia che proviamo l'una per l'altro. Blaine ama entrambi, in modo diverso, ma ama entrambi, e sì, mi sono accorto dei suoi occhi quando bisticciamo» ammise annuendo con aria comprensiva.

Io lo guardai con un mezzo sorriso, felice che avesse capito e che la pensasse come me.

«E poi, siamo forti come trio io, te e Blaine. Abbiamo una grande chimica» aggiunse Kurt con aria ammiccante e facendomi sorridere ancora di più.

«A proposito di chimica, che ne dici di un duetto al Glee Club? Ho già in mente la canzone perfetta per il compito della settimana» proposi io, sporgendomi sul tavolo con sguardo complice.

«Solo se prima mi dici dove hai preso la spilla che mi hai regalato a Natale» mi ricattò lui con gli occhi ridotti a fessura.

Eccolo il Kurt che conoscevo e che era uno dei miei più cari amici prima che conoscesse Blaine!

Ora eravamo tornati, con un'amicizia più forte di prima e con una persona in più in comune a cui entrambi tenevamo quasi più della nostra vita. Ed eravamo pronti a far vedere a tutti chi eravamo cantando "No Me Crees" al Glee Club.

Finita la canzone tornammo a sederci sulle sedie ricevendo i complimenti del professore, e appena prendemmo posto Mercedes e Quinn ci confessarono che pensavano che quel giorno non sarebbe mai arrivato.

«E invece eccoci qui!» esclamò Kurt fiero.

«Ora nessuno ci separa più!» rincarai la dose io, stringendo il mignolo che mi stava offrendo Kurt e poi facendogli l'occhiolino, felice di essere tornata amica di quel ragazzo che tanto ammiravo per il suo coraggio e la sua forza d'animo.

~~~

E adesso? 

E adesso che Blaine aveva fatto l'operazione ed era tutto a posto, e che avevo sistemato le cose con Kurt, era arrivato il momento di godermi il mio secondo San Valentino con il ragazzo che amavo.

Erano le tre del giorno degli innamorati, e io ero fuori dalla Dalton, pronta a farmi sorprendere ancora una volta dal mio ragazzo. Ero convinta che mi avrebbe portato fuori a mangiare o in qualche altro posto che non mi ero accorta di avergli confessato essere uno dei miei sogni, ma quando uscì dalla scuola e si avvicinò mi venne un dejavù. Infatti mi prese per mano e cominciò a trascinarmi dentro l'edificio come aveva fatto all'inizio dell'anno quando mi aveva dedicato "Uptown Girl". Ma questa volta misi le mani avanti.

«Aspetta!» dissi puntando i piedi a terra per fermarmi e fermare anche lui «Se c'è Sebastian lì dentro non voglio entrare» dissi risoluta e scuotendo la testa convinta.

Nick fece una mezza risatina divertita e poi mi assicurò che Sebastian era andato a casa pochi minuti prima.

«Non ti farei mai entrare se ci fosse anche lui» mi assicurò poi.

A quel punto io sorrisi e mi feci convincere. Come la prima volta, mi portò in aula canto e si avvicinò agli altri ragazzi (tra i quali mancava effettivamente il ragazzo che odiavo di più al mondo) pronti per esibirsi. Poi partì la musica di "Love Never Felt So Good" di Michael Jackson e lui iniziò a cantarla.

Poi mi tirò in mezzo per ballare, e secondo voi potevo dirgli di no?! 

Fu un momento bellissimo, e come al solito era riuscito a sorprendermi un'altra volta.

Finita la canzone mi diede uno di quei baci che tanto mi mancavano. Avevo resistito e non ero uscita con lui per una settimana, però la lontananza si era sentita, e ora avevo solo voglia di stare con lui tutta la sera.

«Ho una proposta» dissi dopo che i ragazzi ci lasciarono da soli in aula canto «Stasera, Sugar Shack al Bel Grissino» aggiunsi entusiasta, guardandolo con aria supplichevole.

Lo Sugar Shack era una festa di San Valentino che aveva organizzato Sugar, con i soldi di suo padre, per gli studenti del McKinley. Sarebbe stata sicuramente divertente, e poi sapevo cosa sarebbe successo a un certo punto della serata e non potevo perdermelo.

«D'accordo, ma prima... ho casa libera» mi disse Nick con aria maliziosa.

Io lo guardai sorridendo e poi andammo a casa sua.

«Non avrai intenzione di venire con il blazer stasera vero?!» gli chiesi qualche ora dopo, mentre mi pettinavo per andare al Bel Grissino.

«No tranquilla» mi rispose lui divertito, infilandosi un paio di jeans e una maglietta.

«Wow! Ti stanno veramente bene quei pantaloni!» gli dissi io puntando lo sguardo sul suo fondoschiena, a cui la divisa della Dalton non rendeva onore.

Niente a che vedere con quello di Blaine, ma decisamente interessante.

«Una ragazza con un bel fondoschiena come il tuo non poteva che avere un ragazzo con un sedere altrettanto bello» mi disse lui avvicinandosi con aria ammiccante e cominciando a baciarmi.

«Woah, woah, frena! Nessuno ha il sedere bello come il mio» lo corressi tirandomela un po' «Nick!» strillai poi, quando sentii la sua mano posarsi con poca grazia sul mio lato B.

«Dovevo controllare che avessi ragione» si giustificò lui alzando le spalle.

Io scossi la testa e ricominciai a baciarlo, e poi uscimmo insieme di casa per andare al Bel Grissino.

Alla festa andò tutto bene: Sam, Mercedes, Quinn e Joe (un nuovo ragazzo che era arrivato da poco al McKinley) cantarono "Cherish" dei The Association, e poi arrivò «Il mio ospite super speciale!» come disse Sugar. 

«Buon San Valentino a tutti!» disse una voce più che conosciuta da tutti dal fondo della sala.

Io mi girai, anche se sapevo già di chi si trattasse: Blaine, il mio Blaine, era apparso sulla porta, impeccabile nel suo smoking nero, con un cappello bordeaux e farfallino abbinato, e una benda a forma di cuore sull'occhio destro. 

Eh già, alla fine l'avevo trovata in un negozio che vende travestimenti per Halloween. Non vi dico quanto era felice quando gliela portai. Ed era anche sorpreso. Ma mai quanto Kurt in quel momento, felice di rivedere il suo ragazzo dopo che si era rassegnato a passare il San Valentino da solo.

Poi Blaine si tolse la benda e iniziò a cantare "Love Shack" dei B-52 coinvolgendo tutti a ballare.

Da quel momento si scatenò il delirio, fu un San Valentino meraviglioso, passato con i miei amici e il ragazzo che amavo, e mi resi conto che anche quello sarebbe stato indimenticabile come il precedente.

«Se avessi saputo che la benda ti serviva solo per nemmeno cinque minuti non te l'avrei comprata» dissi stizzita a Blaine a fine serata.

«O non preoccuparti, Roxie, verrà usata ancora» mi assicurò Kurt guardando il suo ragazzo con aria complice.

Io spalancai gli occhi sconvolta, e non volendo sapere di più mi allontanai con Nick, stupito quanto me.

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