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BROKEN

Dopo il giorno della sua elezione Blaine non fu più lo stesso. Nonostante cercasse di sembrare sereno soprattutto con gli altri membri del Glee Club, era evidente che non lo fosse. Forse non tutti si sarebbero accorti del suo stato d'animo, ma io avevo decisamente notato il suo sguardo spento e i sorrisi forzati che rivolgeva a chiunque. Conoscevo il suo vero sorriso, e non assomigliava neanche lontanamente a quello di quegli ultimi giorni. Più volte lo avevo beccato a guardare le coppie di innamorati con malinconia, ricordando i vecchi tempi e facendosi venire gli occhi lucidi perché gli mancava Kurt, e non potevo dargli torto, doveva essere davvero difficile sostenere una relazione a distanza, soprattutto quando il proprio ragazzo sembrava essere interessato solo ai suoi successi senza pensare di ferire i sentimenti di qualcuno parlando solo di se stesso.

Quel giorno ero in corridoio, e girandomi vidi Blaine camminare verso l'aula canto dandomi le spalle, così decisi di raggiungerlo. Appena fui abbastanza vicina mi accorsi che era al telefono, e decisi di stare in disparte per non interrompere quella che ero certa fosse una chiamata con Kurt. Ma non passò molto tempo che il mio migliore amico mise giù il cellulare per poi riporlo nella tasca. Non sembrava al settimo cielo.

«Era Kurt?» gli chiesi raggiungendolo e prendendolo sotto braccio.

«Sì, ma è dovuto scappare perché aveva una chiamata da Joan Didions "che ha sempre i gossip migliori"» mi spiegò lui,  facendo il verso al suo ragazzo e alzando gli occhi al cielo un po' scocciato.

Io sospirai.

«Perdonalo, è eccitato perché ha trovato un nuovo lavoro che gli piace davvero ed è a New York da poco» gli dissi poi, sperando di addolcirlo un po'.

«Capisco che abbia ottenuto dei successi, ma anche io, e vorrei che almeno si congratulasse con me!» disse lui in risposta con un leggero fastidio nella voce.

«Dagli tempo, in due settimane sarai a New York, e per quel giorno sarà tornato il Kurt di sempre. Quello che tu ami alla follia» ribadii io cercando di convincerlo.

Il mio migliore amico e Kurt avevano organizzato un incontro a New York tra due settimane, Blaine doveva solo pazientare fino a quel momento per rivederlo e poterlo riabbracciare (e forse anche qualcosa di più).

«Già... quello che io amo alla follia» ripeté lui sotto voce e con malinconia «La cosa che mi fa più male è che sono stato io a insistere per mandarlo a New York. È solo colpa mia se ora mi sento così» aggiunse dandosi dello stupido.

«Hai fatto la cosa giusta, Blainey, e lo sai. Non darti la colpa per una cosa del genere» lo corressi io con voce apprensiva.

Sì, era vero, era stato Blaine a convincere Kurt ad andare a New York, ma non per questo doveva biasimarsi se Kurt era diventato più incentrato su se stesso del solito. D'altronde era in una città nuova, aveva appena iniziato una nuova esperienza, non era possibile essere arrabbiati per il suo atteggiamento.

Appena arrivammo davanti all'aula canto Blaine si staccò da me per entrarci, mentre io decisi di andare in biblioteca. Era presto per la lezione del Glee Club, e io dovevo assolutamente studiare per un compito in classe, quindi optai per lasciarlo da solo, convinta che sarebbe stato meglio così.

Non l'avessi mai fatto!

Fece una delle cose più orribili che abbia mai fatto nella sua vita, ma non posso biasimarlo, molto probabilmente anche io lo avrei fatto nella sua stessa situazione. 

Comunque, quella sera quando arrivai a casa sua per la nostra serata Bloxie, non feci in tempo a salire le scale per andare in camera sua che venni trascinata di nuovo fuori dalla porta.

«Che fai?!» gli chiesi confusa e indignata per quel gesto così violento.

«Niente pigiama party stasera» mi disse lui serio «Vado a New York» aggiunse poi.

Io lo guardai aggrottando le sopracciglia.

«A New York?» gli chiesi ancora più confusa di prima.

Che diavolo andava a fare a New York?!

«Devo vedere Kurt, mi manca troppo» mi spiegò lui sempre con tono freddo e cercando di evitare il mio sguardo.

Ma per un secondo i suoi occhi incontrarono i miei, e io ci lessi qualcosa che era nuovo nel mio migliore amico, sembrava quasi che fosse colpevole di qualcosa, e che fosse anche decisamente pentito e in ansia.

«Blaine, fermati! Cos'è successo?» gli chiesi allora, chiudendo la portiera della macchina e mettendomici davanti, in modo che non potesse entrare.

Lui sospirò, poi posò i suoi bellissimi occhi su di me e sputò il rospo.

«Ho tradito Kurt» si limitò a dire con un filo di voce e rabbuiandosi ancora di più se possibile.

Io spalancai gli occhi e rimasi senza fiato per qualche secondo.

Come?!

Come era possibile?!

Blaine aveva tradito Kurt?!

Non pensavo che una cosa del genere sarebbe mai potuta succedere.

Quando mi accorsi degli occhi tristi e colpevoli del mio migliore amico lo abbracciai mettendogli una mano tra i capelli. Volevo rimproverarlo, ma era l'ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento. Quello che gli serviva era un abbraccio, un mio abbraccio.

«Non volevo, Shug, te lo giuro» disse lui sulla mia spalla con il fiato grosso.

Era ovvio che stava cercando di trattenere le lacrime.

«Mi sono sentito solo e non ho resistito, non so cosa mi sia preso» disse ancora con la voce rotta.

«Non devi spiegarmi nulla, Blainey, posso capire» gli dissi io fermandolo e accarezzandogli i capelli «Che cosa hai intenzione di fare ora però?» gli chiesi, riferendomi ovviamente al fatto che stesse andando a New York.

«Ho bisogno di vederlo... e credo... credo anche di dirglielo di persona» mi rispose lui staccandosi dalla mia spalla e guardandomi negli occhi.

Io mi accorsi che c'era anche della determinazione, e che qualsiasi cosa avessi detto non gli avrebbe fatto cambiare idea.

«Fai attenzione» gli sussurrai allora lasciandogli un bacio in fronte e lasciandolo salire in macchina.

Prima di partire mi lanciò un'ultima occhiata triste, e poi mise in moto.

Mi aspettavo che non sarebbe stata una serata facile, ma non mi sarei mai aspettata che tornasse a casa nello stato in cui lo vidi.

Passò la notte a New York, e per tutto il giorno dopo non si fece sentire. Poi alle 18:30 mi arrivò un suo messaggio, che diceva che stava ripartendo per Lima e che aveva bisogno di vedermi. Avevo più o meno tre ore prima che fosse a casa, così decisi di fare la babysitter alle mie cuginette come avevo previsto e come avevo promesso a mia madre. Decisi di farlo anche se Blaine era in viaggio per tornare perché non pensavo che avrebbe preso così tanto tempo, credevo di dover stare con le mie cuginette al massimo per un'ora e mezza, ma mia zia mi scrisse che era in ritardo, e quando tornai a casa erano le 10:00 di sera, il che significava che Blaine era sicuramente a casa, e infatti avevo quindici chiamate perse proprio da lui.

Quindici chiamate perse?!

Quindici?!

"Sei una pessima amica, Roxie!" mi rimproverai, mentre correvo verso casa sua, suonavo ripetutamente al campanello ed entravo in casa come un fulmine.

«Dov'è?» chiesi a sua madre con il fiato corto, e appena mi fece cenno di salire le scale mi fiondai verso camera sua.

Blaine era sdraiato sul letto con la faccia verso il cuscino e singhiozzava ripetutamente, mentre stringeva il cuscino con rabbia.

Non dissi nulla, mi limitai ad avvicinarmi, mi sedetti accanto a lui e lo strinsi per le spalle appoggiando la testa alla sua schiena. Dopo pochi secondi lo sentii muoversi: si girò verso di me e affondò la testa nella mia pancia continuando a singhiozzare senza sosta.

Era terribile vederlo così, e mi venne il magone a pensare a quanto stesse soffrendo. Anche se in realtà io non potevo nemmeno immaginarlo. Insomma sì, ero stata lasciata anche io, ma in quel caso sapevo che qualcosa si stava sfaldando, e probabilmente, inconsciamente, avevo smesso di provare i sentimenti forti dell'inizio. Blaine non si sarebbe mai aspettato di perdere Kurt in quei giorni, soprattutto non dopo essere stato lui a convincerlo ad andare a New York. Sicuramente poi, stava piangendo anche di rabbia e delusione per quello che aveva fatto, e che non si credeva capace di fare. Ma tutti sbagliamo nella vita, e non era del tutto colpa sua se era successo quello che era successo. 

«Ho rovinato tutto» disse dopo qualche minuto, in cui non smise mai di piangere.

Sentii la sua voce roca e rotta dal pianto, e ancora una volta sentii le lacrime minacciare di uscire.

«Io lo amo, Roxie, eppure ho rovinato tutto quello che avevamo per uno stupido sconosciuto di Facebook» disse ancora spostandosi da me, mettendosi a pancia in su e guardando il soffitto con gli occhi ancora bagnati dalle lacrime.

«Tutti sbagliamo, Blaine, tutti» gli dissi io sdraiandomi accanto a lui e asciugandogli qualche lacrima.

«Sono un pessimo ragazzo» si rimproverò ancora lui mettendosi le mani sugli occhi.

«Non è vero. Non è il gesto che definisce la persona» gli feci notare io lasciandogli un bacio su una delle mani «Ti conosco da tutta la vita, so come sei fatto, e sei una delle persone migliori sulla faccia di questa terra. Non biasimarti per una stupidata che hai fatto una volta nella tua vita» aggiunsi poi, quando lui posò i suoi occhi su di me.

Lui mi guardò scettico.

«Una stupidata che mi ha portato a perdere il ragazzo che amo» precisò con un briciolo di cattiveria nella voce, mentre altre lacrime gli bagnavano le guance. 

Sì beh, forse non era stata proprio una stupidata, ma era capitato, e come ho detto prima, non era solamente colpa sua. Kurt era stato crudele con Blaine in quegli ultimi tempi, anche se sapeva che il suo ragazzo aveva bisogno di attenzioni, forse anche più del solito data la lontananza. Eppure aveva continuato a parlare di sé e solo di sé, come se Blaine non stesse facendo nulla di importante. Ma forse io ero un po' di parte, e quindi tendevo a non dare la colpa solamente a Blaine.

Comunque, erano ormai passate ore da quando ero arrivata, ed era il momento di dormire, ma Blaine non ne aveva alcuna intenzione.

«Devi riposarti, Blainey, hai affrontato un volo in aereo, ed è tardi. È ora di dormire» gli dissi io per l'ennesima volta con gentilezza.

«Non posso, ogni volta che chiudo gli occhi vedo il suo viso» disse Blaine con ancora qualche lacrima che scendeva.

Sapevo cosa significava, e sapevo che non era facile, soprattutto le prime notti, ma sapevo anche quanto fosse importante dormire in momenti del genere. Lo dico per esperienza, non dormire mette ancora più tristezza, e quando il sonno si mescola alla malinconia la situazione peggiora drasticamente. Per quello volevo che Blaine dormisse a tutti i costi, ne aveva bisogno, e non avevo nessuna intenzione di vederlo ridotto peggio di come era in quel momento.

«Forza, mettiti il pigiama che poi ci mettiamo sotto le coperte» gli dissi ancora una volta, sperando che mi ascoltasse.

«Prima devo togliermi questa roba» disse lui con rabbia, passandosi una mano tra i capelli con un gesto violento spettinandoli.

Questa roba?!

Aveva detto "questa roba" riferito al gel?!

Doveva davvero essere tragica la situazione allora.

«Faccio io» gli dissi portandolo in bagno. 

Appena fui in piedi e lui anche, sentii la sua mano scivolare nella mia senza preavviso. Non mi aspettavo quel gesto, ed era un segno evidente di quanto avesse bisogno di affetto in quel momento, ma era anche un gesto che esprimeva gratitudine. Allora io strinsi leggermente la sua mano per fargli capire che ero lì per lui, e poi lo trascinai in bagno per lavargli via il gel dai capelli. Glieli asciugai con cura, perché sapevo che, nonostante i suoi capelli non gli piacessero, gli piaceva quando qualcuno li toccava e li curava con delicatezza e attenzione.
 
Finito in bagno entrammo nel letto, dove lo sentii avvicinarsi a me, prendermi per la vita e appoggiare la sua fronte alla mia. Gli misi una mano sulla guancia e allungai il collo per lasciargli un bacio sulla punta del naso.

«Shug, mi canti qualcosa?» mi chiese poi in un sussurro.

Io annuii. 

Non potevo dirgli di no, al mio posto lui lo avrebbe fatto, e sapevo che lo avrebbe fatto sentire meglio. Così iniziai a canticchiare "Little Things" degli One Direction, e lo vidi fare un mezzo sorriso (venuto male) di gratitudine. Sapevo che gli piaceva quella canzone e che lo confortava sempre se ne aveva bisogno, e poi era la canzone che mi aveva cantato quando io avevo litigato la prima volta con Nick. Mi era servita molto quella volta, e speravo facesse lo stesso effetto per Blaine.

Passò ancora qualche ora prima che riuscisse a prendere sonno, ma poi finalmente chiuse gli occhi e si abbandonò nelle braccia di Morfeo per almeno tre orette piene, prima che fosse mattina.

~~~

«Buongiorno, Blainey-Days! Come è andata a New York?!» 

Quella mattina io e Blaine venimmo svegliati da quella voce, che era decisamente conosciuta e in quel momento più irritante del solito. Tina era entrata in camera di Blaine senza bussare, e con un gesto brusco aveva spalancato le tende per far entrare la luce del sole, che ci schiaffeggiò il volto con decisamente poca grazia.

«Cosa ci fai tu qui?!» strillò poi puntando lo sguardo su di me con gli occhi fuori dalle orbite.

Io ero ancora decisamente assonnata, ma riuscii comunque a lanciarle un'occhiata di fuoco e risponderle per le rime.

«Cosa ci fai tu qui?!» chiesi infatti, mentre Blaine si strofinava gli occhi e si tirava un po' su per sedersi sul letto.

«Volevo sapere come fosse andato il viaggio a New York, ma Blaine non ha risposto a nessuna delle mie sette chiamate di ieri sera e nemmeno alle due di stamattina, così ho deciso di passare» spiegò Tina sedendosi sulla poltroncina accanto al letto di Blaine.

Aveva detto New York?! 

No, no e no! 

Non volevo che quella fosse la prima cosa a cui avrebbe pensato Blaine appena aperti gli occhi. Ero quasi certa che ci avrebbe pensato da solo, e non volevo che qualcuno lo aiutasse a ricordare cosa era successo nella grande mela.

«Allora, come è andata a New York?» chiese però Tina, visto che nessuno di noi sembrava voler parlare. 

«Non come speravo» si limitò a rispondere Blaine con voce assonnata e allungando la mano destra per stringere la mia, senza però distogliere lo sguardo da Tina.

«Perché?» chiese ancora lei curiosa.

«Non sono affari tuoi!» risposi io bruscamente e guardandola male, ma in risposta ricevetti un'occhiataccia e mi accorsi che lei non sembrava voler mollare il colpo.

«Come sta Kurt?» chiese infatti. 

"Oh mio Dio, Tina!" pensai tra me e me, mordendomi la lingua per non dirle nulla di male. Poi puntai gli occhi sul mio migliore amico e mi accorsi che i suoi erano pieni di lacrime che non riusciva più a controllare.

Allora mi sedetti sulle sue gambe e sentii le sue braccia stringersi intorno alla mia vita, mentre lui affondava la testa sul mio petto.

«Grazie, Tina!» dissi poi alla ragazza accanto a noi con sguardo fulminante.

«Che cosa ho detto di male?» chiese lei con aria innocente e confusa.

Blaine intanto era riuscito a controllare i singhiozzi, e staccò la testa dal mio petto per dare una risposta a Tina.

«Io e K... Kurt... Non stiamo più... insieme» disse cercando di controllare il respiro.

Mentre diceva queste parole sentii le sue dita sulla mia schiena giocherellare nervosamente con la stoffa della mia maglietta probabilmente stropicciandola. Era evidentemente nervoso.

Tina spalancò la bocca per la sorpresa, e Blaine distolse lo sguardo da lei per abbassarlo sulle sue gambe.

«Cos'è successo?» chiese ancora Tina.

Speravo che fosse rimasta troppo sconvolta dalla notizia per dire altro, e che avesse capito che forse era il caso di non rigirare il coltello nella piaga, ma evidentemente mi sbagliavo.

"Non sono affari tuoi!" pensai io tra me e me, ma riuscii a controllarmi e misi una mano sulla guancia al mio migliore amico, che intanto aveva ricominciato a piangere.

Non sembrava in grado di rispondere, e forse non voleva proprio.

«L'ho tradito» disse invece con voce debole e senza alzare lo sguardo.

«Con chi?!» chiese Tina sempre più stupita e leggermente indignata «Con lei?!» chiese poi con disgusto, quando vide gli occhi di Blaine alzarsi sul mio viso e incontrare i miei.

«No!» esclamammo io e Blaine all'unisono e guardandola male.

«No, con un ragazzo... non... non lo conosci» disse poi Blaine con più calma e scuotendo la testa.

«Ne sei proprio sicuro sicuro? Sai conosco molte persone e...» disse ancora Tina cercando di far sputare il nome a Blaine, ma non lo avrebbe fatto, perché non lo aveva detto nemmeno a me, e ancora oggi non so il suo nome e credo che nemmeno Kurt lo sappia.

«Non ti sembra di aver fatto abbastanza?!» chiesi tra i denti a Tina, mentre Blaine si nascondeva di nuovo sul mio petto e ricominciava a singhiozzare.

Tina mi guardò con sguardo inceneritore, e poi appoggiò la schiena allo schienale della poltrona con aria scocciata e incrociando le braccia al petto.

Ah, osava anche fare la scocciata?!

Che faccia tosta!

Proprio in quel momento bussò alla porta la madre di Blaine, che poi la aprì e si sporse nella camera abbozzando un sorriso.

«Ragazzi, è ora di prepararsi per andare a scuola» disse con voce gentile e guardando suo foglio con pietà.

«Non me la sento di andare a scuola oggi, mamma. Posso stare a casa?» le chiese Blaine guardandola con gli occhi da cucciolotto.

Lei sospirò e acconsentì, lasciandoci di nuovo da soli.

«Però non posso stare da solo, ho bisogno di qualcuno» disse poi rivolto a me.

«Posso stare qui io! Non sarà un problema saltare un giorno di scuola» disse Tina attirando l'attenzione su di sé.

Io lo guardai leggermente sorpresa: non ero del tutto convinta della cosa, perché non volevo lasciare Blaine, anche se solo per poche ore, in quelle condizioni. Però poi mi venne in mente che probabilmente a Tina non sarebbe mai più ricapitato di poter passare un giorno con lui, e che magari una voce diversa dalla mia lo avrebbe aiutato a consolarsi.

«Sì, perché no! Vado a prepararmi così...» cedetti allora io, facendo per alzarmi dalle gambe di Blaine.

Ma lui mi bloccò mettendomi le mani sui fianchi e facendo pressione in modo che non riuscissi ad alzarmi. Io lo guardai confusa, e mi accorsi che era titubante.

«Io voglio che tu stia qui con me» mi sussurrò poi, sperando che Tina non lo sentisse, ma era abbastanza vicina, e quindi credo che sentì tutto.

«Blainey, abbiamo passato la notte insieme, è giusto che ora stia qui lei» gli dissi anche io a bassa voce e cercando di farlo ragionare.

Ripeto, anche io non ero al settimo cielo per la cosa, ma volevo essere corretta nei confronti di Tina, perché già era evidente che non fossimo migliori amiche, non volevo peggiorare la situazione.

«Non mi importa» mi disse ancora Blaine, questa volta con più convinzione «Ho ancora bisogno di te, Shug» aggiunse poi.

Guardandolo negli occhi mi accorsi che era determinato, e che non c'era modo di farlo desistere. Allora mi girai verso Tina un po' mortificata e lei fece spallucce dicendo che non era un problema, ma era evidente che fosse infastidita, e non poco. 

Comunque, poi disse che avrebbe avvisato il professor Schuester che Blaine non era al massimo della forma e che aveva preferito stare a casa a farsi accudire da me, e poi uscì leggermente stizzita e senza più dire nulla di confortante per il mio migliore amico. 

Io guardai Blaine con aria pietosa e lui puntò i suoi occhi da cucciolotto su di me, che mi accorsi essere ancora molto lucidi.

«Siamo patetici» dissi dopo alcune ore in cui avevamo deciso di guardare Orgoglio e Pregiudizio, e in cui non avevamo smesso di piangere un attimo, commossi dalle storie d'amore che venivano mostrate e che noi non avevamo più.

«Cosa intendi?» mi chiese Blaine mettendo in pausa il film e puntando i suoi occhi pieni di lacrime su di me.

«Voglio dire, guardaci! L'anno scorso a quest'ora eravamo due delle persone più felici sulla faccia di questa terra. Avevamo entrambi un ragazzo, e tu ti eri appena trasferito al McKinley, quindi eravamo finalmente di nuovo insieme a scuola. E ora invece? Siamo qui sdraiati su questo letto a piangere perché in un film ci sono delle belle storie d'amore che ci ricordano le nostre, siamo entrambi single, e tu non ti senti più a casa al McKinley» gli spiegai io scuotendo la testa e non riuscendo a capacitarmi di come diavolo fossimo arrivati a una cosa del genere.

Lui mi guardò un po' confuso ma triste allo stesso tempo, e credevo di sapere che cosa lo avesse lasciato perplesso.

«Sì, so che hai detto che non trovi più un senso nell'essere al McKinley visto che ti eri trasferito per Kurt e che ora lui è a New York» gli dissi annuendo «Ho parlato con Sam» aggiunsi poi, per rendere il tutto più chiaro.

Lo vidi mordersi il labbro non sapendo cosa dire, e mi accorsi di essere anche io abbastanza a corto di parole. Non riuscivo a fingere che la cosa non mi toccasse, e non riuscivo a nascondere il fatto che mi avesse un po' offesa. Ma come ho già detto, ero convinta che lo avesse detto perché era arrabbiato e deluso, e che in realtà non intendeva davvero tutto quello che aveva detto. Forse però più che una vera e propria convinzione, era una cosa che mi ero imposta di credere per non rimanerci troppo male. Mi avrebbe ferita tantissimo sapere che non mi considerava abbastanza importante da rendere le sue giornate al McKinley migliori.

Per fargli capire che non ero arrabbiata allora, mi avvicinai a Blaine e gli diedi un leggero bacio sulla guancia. Lui mi fece un mezzo sorriso e poi fece ripartire il film senza dire nulla. Ma non ce n'era bisogno, a noi è sempre bastato un tocco per capirci, e in quel momento qualsiasi gesto valeva più di mille parole.

~~~

Il lunedì dopo a scuola mi arrivò la notizia che anche Finn e Rachel si erano lasciati, più o meno per lo stesso motivo di Blaine e Kurt. Infatti in aula canto quel giorno c'era anche Finn, che aveva deciso di tornare a Lima dopo essersi ritirato dall'esercito e dopo aver chiuso con Rachel, in quella che sembrava essere stata una brutta serata anche per loro.

Però il suo ritorno al McKinley non portò solo notizie tristi, infatti ci diede un'idea meravigliosa su che musical fare quell'anno.

«Perché non fare Grease?» aveva detto, mentre noi guardavamo la lista dei musical proposti dal professore «Piace ai ragazzi, alle ragazze, agli adulti come mia madre e parla del liceo. Parla di ragazzi che crescono, che imparano ad accettarsi e ha delle belle canzoni» spiegò poi con gli occhi di tutti puntati addosso.

Un genio! (Azzardato per Finn)

Come avevamo fatto a non pensarci?!

Ovviamente l'idea venne subito approvata, e il professore annunciò che i provini sarebbero iniziati la settimana dopo.

Gli altri ragazzi non stavano nella pelle, ma io e Blaine non eravamo della stessa idea. Ci piaceva l'idea di fare Grease, per carità, ma forse non eravamo nel mood adatto per partecipare ai provini. Ma di questo parleremo più avanti. 

Ora invece parlerei della mia telefonata con Kurt. 

Eh sì, perché lo chiamai quel martedì per chiedergli come stesse, e anche perché volevo capire come fosse andata la serata, visto che Blaine non sembrava intenzionato a dirmelo.

«Ehi, Roxie. Non mi aspettavo una tua chiamata» mi disse Kurt appena rispose al telefono.

«Io non mi aspettavo che rispondessi» dissi io invece alquanto sorpresa.

Non mi aspettavo che mi rispondesse perché credevo che non avrebbe più voluto parlare con qualcuno strettamente collegato a Blaine almeno per un po', ma lui mi rassicurò dicendomi che non era arrabbiato con me, perché ovviamente non c'era motivo per esserlo.

«Come stai?» gli chiesi allora, curiosa di sapere come si sentisse.

«Sopravvivo» si era limitato a dirmi in principio «Ma se mi hai chiamato per convincermi a perdonarlo ti fermo subito. Non ci sono speranze per il momento» aggiunse poi con voce allarmata ma decisa.

Io sospirai.

«Non ti ho chiamato per questo. Volevo sentire come stessi. Blaine sarà anche il mio migliore amico, ma tengo anche a te e volevo sentirti» lo rassicurai io.

Ed era vero. Non l'avevo chiamato per convincerlo a chiarire con Blaine. Anche se mi sarebbe piaciuto molto, sapevo che era troppo presto per cercare di farli tornare insieme, e non sapevo che ci sarebbe voluto molto più tempo del previsto.

«Sono deluso, molto deluso. Non lo credevo capace di una cosa del genere» confessò allora Kurt, un po' più tranquillo.

«Credimi, nemmeno lui se ne capacita» gli dissi io, anche se sapevo che lo sapeva.

«Tu come stai?» mi chiese poi Kurt con voce apprensiva.

«Meglio. Sto cercando di andare oltre, e forse concentrandomi ad aiutare Blaine ci sto finalmente riuscendo» ammisi io annuendo, anche se Kurt non poteva vedermi.

«Beh, sembra che ora siamo tutti sulla stessa barca» disse lui in risposta con aria sconsolata.

«Già» mi limitai a dire io altrettanto triste «E di Rachel cosa mi dici?» chiesi poi, per cambiare il fulcro dell'attenzione.

«Credo che lei stia meglio di noi. Ha già trovato qualcuno con cui rimpiazzare Finn, e sembra piacerle davvero» mi disse Kurt con un po' di invidia nella voce.

«Almeno qualcuno l'ha presa abbastanza bene» dissi allora, anche io leggermente invidiosa.

Quanto avrei voluto averla presa alla leggera!

Quanto avrei voluto non sentire più la mancanza delle braccia di Nick, della sua bocca, e di tutto il resto!

Ma era abbastanza impossibile, e mi sembrava anche impossibile trovargli un rimpiazzo. Non c'era nessuno che mi attirasse veramente. Come avevo detto a Blaine, pensavo di sentire qualcosa per ognuno dei ragazzi che incontravo, ma era ovvio che si trattasse di pura disperazione e nient'altro. Non ce n'era uno che avrebbe potuto prendere il posto di Nick nel mio cuore e che mi avrebbe fatta sentire come lui. 

Ma forse mi sbagliavo, forse dovevo solo aprire gli occhi e realizzare che in effetti qualcuno c'era, e nelle prossime due settimane sarebbe stato più vicino di quanto pensassi.

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