BACK AT THE ORIGIN
«Tutti quanti amano i film!» ci aveva detto il professor Schuester quel giorno in aula canto.
Non si era evidentemente ripreso al massimo dopo essere stato scaricato al matrimonio, ma era tornato a Lima, e ci aveva promesso che ci avrebbe aiutati a vincere le Regionali, e lo stava facendo. E il compito di quella settimana sembrava anche molto interessante.
«I film non solo raccontano storie, ma ci trasportano anche in altri mondi, ci sanno ispirare, ci confortano facendoci scappare dalle ansie della realtà...» disse ancora il professore con un po' meno entusiasmo del solito.
«Tipo essere piantati all'altare?» gli chiese Kitty con saccenza.
«Scortese!» esclamai io guardandola male come gli altri.
«Comunque, compito della settimana!» disse il professor Schuester ignorando Kitty «Scegliete la vostra canzone preferita dal vostro film preferito!» annunciò poi, mentre noi esultavamo.
Sam iniziò addirittura a fare l'imitazione di Nicholas Cage, e non molto bene.
«Non sarà così semplice, ragazzi» disse ancora il professore, riattirando la nostra attenzione su di lui «Sarà una gara di gruppo, ragazzi contro ragazze, e dovrete fare un mashup. Mi raccomando, i film sono immagini, non conta solo cantare ma anche l'esibizione, i costumi e la messa in scena» spiegò poi, precisando cosa dovessimo fare.
Amavo le sfide ragazzi contro ragazze!
Ne avevo fatta solo una, il mio secondo anno, e mi era piaciuta tantissimo!
Non vedevo l'ora di farne un'altra!
Qualcuno però non sembrava entusiasta come noi: Blaine non aveva esultato all'annuncio del professore, e continuava a essere un po' titubante. Ma sapevo perché: il suo film preferito è Mouline Rouge e la sua canzone preferita... beh "Come What May" ovviamente, una delle canzoni più romantiche della storia del cinema. E sapevo anche che aveva sempre sognato di cantarla con Kurt. Kurt che gli aveva confessato di star frequentando un ragazzo alla NYADA, e per cui Blaine non era decisamente al settimo cielo.
«Possiamo vedere Mouline Rouge?» mi chiese quella sera, mentre facevamo i pop corn a casa sua.
Era mercoledì, quindi serata Bloxie.
Io lo guardai scettica.
«Davvero vuoi farti così del male?» gli chiesi aggrottando le sopracciglia.
«Lo sai che mi piace» mi disse lui in risposta, alzando le spalle con innocenza.
Io sospirai.
«Certo che possiamo guardarlo» dissi allora io arrendendomi.
Blaine mi stava guardando con i suoi bellissimi occhi da cucciolotto, e ancora una volta non avevo resistito.
Così mettemmo i pop corn in una ciotola e tornammo in camera sua, pronti a piangere con quel bellissimo film strappalacrime. Durante la canzone preferita di Blaine mi accorsi che piangeva, e quella, nonostante il momento sia toccante, non è una delle scene in cui la gente di solito piange. Ma io sapevo perché Blaine stava piangendo, ed ero sicura che si stesse immaginando quella stessa scena con lui e Kurt come protagonisti. Allora mi avvicinai un po' di più, e appoggiai la testa alla sua spalla per consolarlo un po'. Stava piangendo in silenzio, e sapevo che quando piangeva in silenzio lo faceva per non essere notato e quindi non voleva essere consolato. Però aveva bisogno di conforto, era evidente, e a me non veniva mai vietato un contatto. Infatti sentii la sua testa appoggiarsi alla mia quasi in un gesto di gratitudine. Alzai gli occhi su di lui e li vidi lucidi.
«Non piangere, Blainey» gli sussurrai allora facendogli una faccia tenera.
«Lo sai perché piango» mi disse lui con aria ovvia.
Io lo guardai con apprensione.
«Certo che lo so, ma non ne vale la pena, perché tu e Kurt tornerete insieme, ne sono certa» gli dissi annuendo.
Lui mi guardò storto.
«Una volta non mi hai detto di non dare false speranze alle persone?» mi chiese scettico.
«Non ti sto dando false speranze, Blainey, sono certa che tu e Kurt troverete il modo di avere quello che avevate prima» precisai io «Quando ti ho detto quella cosa stavi davvero dando false speranze a Kurt, e quello che è successo prima di Natale ne è la prova» aggiunsi poi per difendermi.
Lui mi guardò divertito.
«Trovi sempre il modo di difenderti» disse scuotendo la testa.
Io alzai le spalle con innocenza.
«Sono fatta così» gli dissi con un sorriso tenero.
Lui scoppiò a ridere anche se i suoi occhi erano ancora lucidi, poi mi lasciò un bacio sulla fronte e riappoggiò la sua testa alla mia per finire di vedere il film.
Il giorno dopo avevo ricevuto una telefonata inerente proprio a Moulin Rouge, una telefonata da una persona che, come la prima volta che era successo, non pensavo mi avrebbe mai chiamata.
«Ehi, Roxie!» sentii dire da quella voce decisamente conosciuta.
«Ciao, Rachel!» dissi io confusa quanto la prima volta che mi aveva chiamata.
Se serviva che lei fosse a New York per sentirci con frequenza bastava dirlo subito!
«Dobbiamo parlare di Blaine e Kurt» disse poi Rachel per arrivare subito al punto della questione.
Immaginavo che volesse parlare di quello, non avevamo altri argomenti in comune.
Un'altra volta, se serviva che Blaine e Kurt si lasciassero per sentirci con frequenza bastava dirlo subito!
«E di cosa esattamente?» le chiesi io confusa «Blaine mi ha detto che Kurt si sta vedendo con un ragazzo della NYADA» aggiunsi per spiegare la mia confusione.
Non sapevo cosa avesse in mente Rachel, ma se davvero Kurt stava vedendo qualcuno sembrava essere difficile farli tornare insieme, almeno per il momento.
«Sì, ma il fatto è che qui a New York nevica da giorni e ieri siamo dovuti rimanere chiusi in casa. Così a un certo punto abbiamo deciso di guardare un film e Kurt ha scelto Moulin Rouge» mi spiegò Rachel con la sua solita aria saccente.
Mi era mancata!
Sì lo so, assurdo!
«Fammi indovinare!» esclamai bloccandola prima che potesse finire il racconto «Kurt ha pianto durante "Come What May"» conclusi poi sicura che fosse successo quello che credevo.
Kurt e Blaine sono molto simili, sicuro molto sensibili entrambi, era ovvio che Kurt avesse avuto la stessa reazione del mio migliore amico guardando uno dei loro film preferiti.
«Come fai a saperlo?» mi chiese Rachel sorpresa.
«Anche io e Blaine abbiamo visto Moulin Rouge ieri sera, e Blaine ha avuto la stessa reazione» le spiegai io sentendola sospirare.
«Dobbiamo fare qualcosa» mi disse con tono pensieroso.
«E che cosa, Rachel?» le chiesi io in risposta «Più che organizzargli un incontro a sorpresa a Natale e fargli notare che limonare in una macchina a San Valentino non è molto da amici, non so cosa fare» aggiunsi rassegnata.
Potevamo provarle tutte, ma non c'era verso di farli rimettere insieme, e ormai entrambi avevano cercato di riempire la mancanza dell'altro riversando i propri sentimenti su altri ragazzi, Kurt con decisamente più successo di Blaine, visto che al mio migliore amico piaceva un ragazzo etero.
Eh già, Blaine è sempre stato bravo a farsi del male.
Per fortuna che ci sono io a curargli le ferite e asciugarli le lacrime!
Comunque, qualche giorno dopo i ragazzi si esibirono con il loro mashup ispirato ai film, cantando "Danger Zone" da Top Gun e "Old Time Rock'n Roll" da Risky Business. Blaine, Artie e Joe erano vestiti da aviatori con tuta verde militare, Ray-Ban e casco. Jake, Sam e Ryder invece erano vestiti come Tom Cruise quando balla quella canzone in Risky Business quindi con solo camicia, mutande e calzini bianchi.
Decisamente un bel vedere!
Ma noi... noi ragazze fummo fantastiche!
Facemmo un mashup tra "Diamonds Are A Girl's Best Friend" da Gentlemen Prefers Blondes e "Material Girl" di Madonna, il cui video riprende la canzone di Marylin Monroe. Indossavamo tutte un magnifico vestito lungo, fucsia e senza spalline come quello della famosissima attrice bionda, avevamo i guanti abbinati e dei ventagli fatti di finte piume di struzzo. Ci eravamo anche acconciate i capelli come negli anni 50.
Eravamo pazzesche!
Ancora oggi credo che sia stato uno dei compiti migliori mai assegnatici dal professor Schuester.
Professor Schuester che tra l'altro aiutammo a ritrovare la signorina Pillsbury, a cui cantammo "In Your Eyes" di Peter Gabriel, con cui lui riuscì a convincerla a ricominciare da capo la loro storia d'amore, tornando così alle origini.
~~~
La settimana dopo anche io feci un passo indietro, e tornai anche io alle origini, e diciamo che lo feci principalmente per Blaine. Ma raccontiamo le cose in ordine.
Finn aveva confessato al professor Schuester di aver baciato la signorina Pillsbury pochi giorni prima del matrimonio. Si era giustificato dicendo che l'aveva vista in panico e non sapendo cosa fare per aiutarla l'aveva baciata.
Non che quel bacio fosse stato molto d'aiuto!
Anzi!
Così il professor Schuester si era ovviamente arrabbiato (chi non si sarebbe arrabbiato?) e aveva cominciato a trattare Finn molto male, forse peggio di quanto si meritasse davvero. Così avevamo istituito un compito per la settimana. Il professor Schuester li usava sempre per risolvere i nostri problemi e questa volta toccava a noi risolvere i suoi, assegnando a lui e Finn un compito della settimana che gli avrebbe permesso di confrontarsi e riappacificarsi.
«Voi due dovrete esplorare e risolvere i vostri problemi esibendovi insieme, prendendo ispirazione da una classica rivalità musicale» gli aveva spiegato Artie.
Nonostante tutte le proteste del professore e di Finn, noi fummo irremovibili. Le Regionali erano vicine, e non avevamo tempo per tutti quei battibecchi tra i nostri leader. Dovevamo concentrarci sulla competizione, e se Finn e il professor Schuester continuavano a non andare d'accordo sarebbe stato alquanto difficile. E poi, non erano gli unici che avevano delle faide aperte, il mio migliore amico per primo aveva problemi con qualcuno, e non qualcuno che si potesse sconfiggere facilmente: la coach Sylvester.
Da quando Blaine era entrato nei Cheerios dopo le Provinciali, la coach non lo aveva lasciato stare un attimo. Lui non si era più presentato agli allenamenti visto che il Glee Club era tornato più forte di prima, e la coach non l'aveva presa decisamente bene.
«Ha contraffatto la mia firma!» mi disse Blaine indignato, appena uscì dallo studio della coach Sylvester, dove era stato convocato «Non ho mai firmato quel contratto!» aggiunse scuotendo la testa.
«Non avresti mai dovuto firmare nessuno dei suoi contratti» lo rimproverai io «Sapevi che avrebbe trovato il modo di incastrarti» aggiunsi con aria ovvia.
Blaine sospirò.
«Ero disperato, Roxie» si difese poi.
Io lo guardai scettica, ma non dissi nulla, anche perché lo avevo già rimproverato abbastanza per essere entrato nei Cheerios "solo per un giorno" come mi aveva detto lui.
«Vuole che partecipi alle Regionali» mi disse Blaine sospirando.
«E perché vuole te? Insomma sei in forma, ma ha atleti migliori nella sua squadra» gli chiesi io confusa.
A che cosa le serviva Blaine?
«Ha bisogno di uno "scintillante e rassicurante gay, che sappia sollevare le sue Cheerios sopra la testa, e che pur avendo un ottima visuale dei loro dolci forni non ne sia minimamente interessato"» mi spiegò lui «Testuali parole» aggiunse per specificare che non si era inventato nulla.
Ma lo avevo capito, perché c'era solo una persona che poteva parlare in quel modo, ed era la coach Sylvester.
Io scoppiai a ridere, ma poi vedendo l'espressione seria e scettica di Blaine smisi all'istante con un po' di fatica.
«Cosa c'è da ridere?!» mi chiese indignato.
«Beh, fa ridere come cosa» mi difesi io alzando le spalle con innocenza.
«No che non fa ridere!» ribatté Blaine furioso «Stiamo parlando di me qui! Non tornerò nei Cheerios, non ora che si avvicinano le Regionali e sono occupato con il consiglio studentesco!» aggiunse poi, scuotendo ripetutamente la testa.
Io sospirai.
«Lo so che non vuoi tornare nei Cheerios, ma non credo tu abbia molte chance contro la coach Sylvester. Ti farà di tutto pur di farti tornare in squadra» gli feci notare io con aria ovvia.
«Lo so, mi ha già minacciato, e chissà cosa è capace di fare» disse Blaine sconcertato.
Io lo guardai apprensiva.
«Ho come la sensazione che ti toccherà cedere, Blainey» gli dissi non sapendo come aiutarlo.
Lui sbuffò, e poi mi seguì in aula canto.
Il giorno dopo la prima mossa della coach Sylvester colpì Blaine in pieno. Gli fece recapitare tramite Becky la confezione di uno dei gel per capelli più costosi che esistano, ma quando Blaine lo provò non ne fu molto soddisfatto.
«Ho del cemento in testa!» urlò quella mattina, quando io scesi le scale e uscii dalla porta di casa.
Aveva un'espressione sconvolta, ed effettivamente i suoi capelli erano più in ordine del solito. Lo guardai confusa, e lui tirò fuori la scatoletta di gel che gli aveva regalato Becky.
Era davvero cemento!
A quel punto credo che la mia espressione diventò disgustata, molto disgustata.
«Ora è tardi, ma dopo la scuola ti fermi a casa mia così provo a lavarteli» gli dissi poi, arricciando il naso all'idea di mettere le mani in quel disastro «Magari dello sgrassatore ti libererà da quel cemento. O forse dell'acido» aggiunsi pensierosa.
Blaine mi guardò con gli occhi spalancati.
«Non metterai dell'acido nei miei capelli!» esclamò puntandomi il dito contro con aria minacciosa.
«Con quello che hai in testa non credo che dell'acido te li rovinerà» gli feci notare io arricciando il naso «E poi, è solo colpa tua se tutto questo sta succedendo. Hai detto di no alla coach Sylvester a tuo rischio e pericolo, e ora la stai pagando» aggiunsi scuotendo la testa e alzando le spalle con innocenza.
Lui mi guardò sconcertato, mentre io mi avvicinavo, gli lasciavo un bacio sulla guancia e accettavo il suo braccio iniziando a camminare. Ma a scuola lo aspettava un'altra brutta sorpresa. Eravamo appena arrivati nel parcheggio davanti alla scuola, quando sentimmo un rumore di motore sopra le nostre teste e una serie di risate intorno a noi. Alzammo lo sguardo confusi, e capimmo perché sembravano tutti così divertiti: in cielo, un aeroplano stava trascinando la scritta "Blaine è passivo" inteso ovviamente a letto.
Mi dispiaceva per il mio migliore amico, ma non riuscii a trattenere una risatina, che cercai di non fargli sentire nascondendo la testa nella sua spalla.
«Non è vero! Non sono passivo!» esclamò lui con tono lagnoso.
«Beh, quando ho aperto la portiera di quella macchina al matrimonio del professor Schuester non sembravi molto attivo» gli feci notare divertita.
Lui mi lanciò uno sguardo di fuoco, e poi corse nell'ufficio della coach Sylvester su tutte le furie.
Quello stesso giorno al Glee Club, Blaine e la coach Sylvester si sfidarono sulle note di due cantanti molto conosciute, e in lotta fra loro. Blaine cantò "I Still Believe" di Mariah Carey e la coach Sylvester si esibì con "Super Bass" di Nicki Minaj. Per carità, Blaine è magnifico, ed è inutile dire che lo fu anche quel giorno, ma è da ammettere, la coach Sylvester fu pazzesca. Sentirla rappare in quel modo mi aveva caricata davvero tanto, era stata davvero brava, e purtroppo per Blaine, non c'era nulla da fare.
«Chi vota per Blaine come Mariah?» chiese alla fine del pezzo il professor Schuester, per avviare la votazione.
Solo una ragazza alzò la mano, e no, non ero io, era Tina.
Blaine mi guardò con occhi di fuoco e io ricambiai lo sguardo dispiaciuta.
«Grazie, Tina!» disse poi il mio migliore amico, lanciandomi un'altra occhiataccia.
«E per Sue come Nicki?» chiese ancora il professore.
A quel punto alzammo la mano tutti tranne Tina ovviamente, e gli occhi di Blaine, da infuocati che erano, divennero tristi.
Sì, i suoi bellissimi occhi da cucciolotto triste.
Aveva appena perso la scommessa con la coach Sylvester.
Cosa avevano scommesso?
Se avesse vinto la coach Blaine sarebbe dovuto tornare nei Cheerios, e infatti, pochi minuti dopo, uscì dal bagno con addosso la divisa rossa e bianca delle cheerleader del McKinley. Quei pantaloni rossi gli facevano davvero un bel sedere, ma vedere i suoi occhi così tristi e delusi mi distruggeva.
«Blainey...» iniziai a dire mentre mi passava accanto.
Volevo scusarmi, perché sapevo che era deluso, soprattutto perché io non avevo votato per lui.
«Non voglio parlare con te» mi disse senza fermarsi e alzando una mano per bloccarmi.
Io lo guardai con le sopracciglia aggrottate e iniziai a seguirlo.
«Quando sei arrabbiato con me vuoi sempre parlarmi» dissi poi, senza capire cosa gli stesse succedendo.
Tutte le poche volte che avevamo litigato aveva sempre detto che preferiva affrontare la questione subito, perché il giorno dopo non sarebbe stato abbastanza arrabbiato per litigare e ribattere alle mie difese.
Che cosa gli succedeva adesso?
«Sono arrabbiato, ma non ho voglia di parlare con te in questo momento» disse Blaine con aria stizzita «La litigata è rimandata a domani mattina» aggiunse, prima di allungare il passo e allontanarsi.
Io mi bloccai in mezzo al corridoio senza sapere cosa pensare.
Non era mai successa una cosa del genere!
Poi vidi una persona comparire in corridoio, che mi fece venire un'idea per non litigare con Blaine il giorno dopo.
Avevo un piano!
~~~
«Sei impazzito?!» esclamai la mattina dopo, guardando il mio migliore amico indignata e sconvolta.
Blaine era appena apparso al mio fianco, e aveva chiuso il mio armadietto fragorosamente e senza preavviso.
«Mi ci avresti potuto chiudere le dita dentro!» esclamai ancora, sconvolta da quel suo gesto così brusco.
«Te lo saresti meritato per non avermi aiutato nemmeno un minimo ieri!» ribatté lui stizzito e guardandomi con aria di sfida.
«Blainey...» iniziai io sospirando.
«Non chiamarmi così!» esclamò lui minaccioso.
Ok, la questione era davvero seria!
Ormai si era rassegnato a quel mio nomignolo e non se ne lamentava più, se quel giorno lo stava facendo era davvero arrabbiato.
Io sospirai di nuovo.
«Sappiamo entrambi che il mio voto non avrebbe cambiato la tua sorte» dissi con aria ovvia e dispiaciuta.
«Sì, è vero, ma mi avresti risparmiato una grande umiliazione» ribatté lui.
Io alzai un sopracciglio.
«Due voti contro nove sono comunque umilianti» gli feci notare.
Blaine alzò gli occhi al cielo.
«Roxie, lo sapevi che non volevo tornare nei Cheerios, e sai che cosa mi ha fatto la coach Sylvester per costringermi a farlo. Quando hai alzato la mano per votare lei è stato come se non ne sapessi nulla» mi disse poi, rattristandosi di colpo «Non è così che una migliore amica dovrebbe comportarsi» aggiunse scuotendo la testa e appoggiando le spalle all'armadietto.
Io sospirai, ma lo guardai anche un po' stranita.
Era davvero cosi arrabbiato da non accorgersi di come ero vestita?!
Non era da Blaine!
«Scusa, ti sei accorto di che cosa ho addosso?» gli chiesi allora.
Blaine aggrottò le sopracciglia.
«E soprattutto di come porto i capelli?!» aggiunsi con aria ovvia.
Blaine puntò gli occhi su di me, mi squadrò lungo tutto il corpo e poi si soffermò sui miei capelli. In un nano secondo spalancò occhi e bocca e fece un saltello eccitato.
«Sei rientrata nei Cheerios?!» mi chiese quasi senza fiato.
Io annuii con un sorriso a trentadue denti.
Eh già, avevo di nuovo addosso la divisa dei Cheerios, e avevo i capelli raccolti in una coda di cavallo stretta. Avevo messo da parte la mia ostilità per la coach Sylvester e il mio orgoglio, ed ero tornata sui miei passi. Lo avevo fatto per Blaine, perché non meritava di sopportare la coach Sylvester da solo, e perché gli dovevo quel favore avendolo gettato direttamente nelle grinfie del lupo.
«Ma... Ma come hai fatto? Qualche mese fa mi hai detto che la coach non ti avrebbe più riammessa» mi chiese Blaine stupito.
Io feci un sorrisetto furbo e poi me la tirai un po', prima di raccontare l'accaduto a Blaine.
«Non ho chiesto nessun servizio»
Quella era stata l'accoglienza della coach Sylvester quando mi ero affacciata alla porta del suo ufficio dopo aver bussato. Mi aveva squadrata con la sua aria sprezzante e poi aveva fatto una delle sue solite battutine sul mio nome.
«Posso parlarle?» le avevo chiesto io ignorando la sua frecciatina.
La coach chiuse il suo diario e mi fece segno di sedermi di fronte a lei togliendosi gli occhiali.
«Che cosa vuoi, Rochelle?» mi chiese poi.
"Mi chiamo Roxanne" volevo dirle, ma correggerla non mi sembrava il miglior modo di iniziare.
Allora presi un bel respiro e sputai il rospo.
«Vorrei tornare nei Cheerios» dissi alzando il mento con aria fiera.
La coach dapprima mi guardò confusa, poi fece un ghigno malefico.
«Mi sembrava di essere stata chiara quando ti avevo detto che non ti avrei più riaccettata nella mia squadra. E se la mia memoria non mi inganna tu quella volta mi dissi che non saresti tornata sui tuoi passi» disse guardandomi con aria indagatrice.
Io sospirai.
«Le circostanze sono cambiate» mi limitai a dire poi seria «Sia per me che per lei» aggiunsi.
La coach mi guardò con sospetto.
«Quali circostanze?» mi chiese.
«Comincerei dal fatto che da quando Santana si è diplomata le manca una parte importante della squadra, e Kitty e Brittany non possono fare tutto» iniziai dicendo, mentre scuotevo la testa con finto dispiacere.
Non mi importava molto del successo dei Cheerios, volevo tornarci per Blaine, ma non potevo usarla come scusa con la coach Sylvester, mi avrebbe riso in faccia.
«E tu credi di potermi aiutare?» mi chiese lei con aria divertita.
«Oh andiamo, sappiamo entrambe che sono brava a ballare, e che sono perfetta per i Cheerios» le risposi io con aria ovvia.
Non volevo tirarmela, ma sapevo che la coach non aveva nulla da obiettare, perché stavo dicendo la verità.
Infatti restò in silenzio con aria pensierosa.
«Inoltre, ieri ho visto i vostri allenamenti» dissi «Non mi sono sembrati il massimo» aggiunsi arricciando il naso «E dalla sua faccia era chiaro che era meno soddisfatta del solito» dissi ancora, vedendo la coach annuire leggermente.
«Quegli stupidi bamboccioni sono sempre più molli» disse poi fra i denti.
Io feci un sorrisetto fiero. Stavo raggiungendo il mio obiettivo.
«Con me in squadra non risolverebbe tutti i suoi problemi, ma avrebbe qualcuno che sa fare un salto mortale all'indietro senza schiantarsi con la testa sul pavimento della palestra» le dissi allora annuendo e alzando le spalle con innocenza.
La coach ridusse gli occhi a fessura e mi ispezionò.
«L'ho sentita parlare con Kitty e chiederle di insegnare agli altri quel salto» le spiegai io «Non lo impareranno mai» aggiunsi scuotendo la testa convinta.
La coach Sylvester sbuffò.
«Non ti riammetterò nei Cheerios» mi disse dopo qualche attimo di silenzio con tono secco.
Io la guardai seria.
Perché era così irremovibile?
Che cosa le avevo fatto di tanto sbagliato?
«Perché ha riammesso Quinn, Santana e Brittany con tanta facilità? Perché sta facendo storie per riammettere me? Non ho mai sbagliato nulla, né alle prove né alle esibizioni» le chiesi allora, perdendo un po' della freddezza che mi ero ripromessa di mantenere per non mostrarmi vulnerabile.
La coach sospirò un po' scocciata.
«Perché loro non mi hanno tradita appena ne hanno avuto l'occasione, e sono sempre state disponibili a distruggere il Glee Club dall'interno. Tu no, sei troppo fedele a quei disadattati dei tuoi compagni!» mi rispose guardandomi fissa negli occhi.
«Se si sta riferendo a quando al mio secondo anno ho scelto il Glee Club invece che i Cheerios, le posso assicurare che non è stata una scelta facile» ammisi io sinceramente.
Dicevo la verità, non era stato facile abbandonare i Cheerios.
«E allora perché lo hai fatto?» mi chiese la coach confusa «Eri una delle migliori cheerleader che avessi, forse la migliore» aggiunse poi, lasciandomi un attimo senza parole.
Mi aveva appena fatto un complimento?!
«Il Glee Club aveva più bisogno di me di quanto ne avesse lei» le risposi io.
La sua espressione tornò cattiva.
«Hai appena perso tutti i punti che stavi guadagnando» mi disse poi «Non ti riammetterò nei Cheerios» aggiunse, rimettendosi gli occhiali e ricominciando a scrivere sul suo diario.
Io non mi mossi di una virgola.
«Cosa ci fai ancora qui?» mi chiese con disgusto.
«Volevo solo chiederle se ha già guardato i nomi dei giudici delle Regionali delle cheerleader di quest'anno» le risposi io con aria curiosa e furba.
Avevo un asso nella manica.
«Certo che li ho guardati!» mi rispose lei con aria ovvia «Perché ti interessa?» mi chiese con le sopracciglia aggrottate.
«Quindi mi sembra di capire che abbia letto di un certo Arthur Johnston?» le chiesi ancora, sedendomi più dritta sulla sedia e assumendo un'aria fiera.
Eh già, il mio papà era stato scelto come giudice delle Regionali di cheerleading. Era lui il mio asso nella manica.
«Sì, cosa c'entra ora?» mi chiese la coach Sylvester confusa.
«Vada a leggere il mio nome, e mi dica lei cosa c'entra» le risposi io con aria di sfida.
Lei mi guardò con le sopracciglia aggrottate, poi lesse il mio nome su dei documenti che aveva in ufficio e la sua espressione cambiò radicalmente, divenne sconvolta.
«Non dirmi che siete parenti?» mi chiese, cercando di mantenere un tono di voce freddo.
Io feci un sorrisetto furbo.
«Oh no, non semplici parenti, Arthur Johnston è mio padre» la corressi io soddisfatta di come aveva reagito.
La coach mi guardò con gli occhi spalancati e pieni di terrore.
«L'insegnante della BAD che ha lanciato alcuni dei più grandi attori di musical?!» mi chiese sconvolta.
Io mi limitai ad annuire.
«Sa, il mio papà tiene davvero tanto alla sua bambina, e si arrabbierebbe davvero se sentisse che sono stata rifiutata da una squadra di cheerleader e non ho potuto partecipare alle Regionali di cui lui è giudice. Farebbe di tutto per vedermi esibire» le dissi facendo la finta dispiaciuta.
Lei mi guardò con gli occhi ridotti a fessura.
«Tra l'altro, stavo pensando di dirgli due parole su di lei, se gli dirò delle cose positive o negative dipende da lei» le dissi alzando le spalle con innocenza.
Lei ridusse ancora di più lo spessore degli occhi.
«Come osi minacciarmi?» mi chiese con voce cattiva e puntandomi il dito contro.
«Oh no, non la sto minacciando, le sto dando una scelta: può riammettermi nei Cheerios e dare a mio padre una buona idea di lei, oppure non riammettermi e lasciarmi dire a mio padre cose brutte su di lei» la corressi io con un sorrisetto soddisfatto.
La coach titubò un attimo, poi a malincuore mi porse una divisa nuova di zecca.
Ce l'avevo fatta!
«Ti conviene non deludermi, ragazza della strada, o me la pagherai» mi disse con voce minacciosa.
Io le feci un sorriso a trentadue denti e poi uscii dal suo ufficio saltellando, pronta a indossare di nuovo la divisa delle cheerleader.
«Hai minacciato la coach Sylvester?!» mi chiese Blaine incredulo e ammirato.
«Può darsi» risposi io con un sorriso fiero e tirandomela un po'.
«Sei pazzesca!» esclamò Blaine stringendomi in un abbraccio e sollevandomi da terra entusiasta.
A quanto pare non era più arrabbiato, il mio piano aveva funzionato.
~~~
«Quindi sei di nuovo una cheerleader?» mi chiese Quinn quella sera in videochiamata.
«Sembrerebbe di sì» le risposi io, mostrandole la mia divisa nuova di zecca.
«Ora sì che sei tornata davvero alle origini» mi disse Quinn annuendo.
Io sospirai, ci avevo letto un po' di giudizio negativo nella sua voce.
«Lo so cosa stai pensando, che sono stata incoerente con quello che ho detto due anni fa quando ho lasciato i Cheerios e che probabilmente è una scelta sbagliata» le dissi allora quasi scocciata, anche se aveva evidentemente ragione.
«Beh, ecco, non me l'aspettavo da te» ammise Quinn con calma «Ho fatto l'errore di voler tornare due volte nei Cheerios, e nessuna delle due volte mi ha portato qualcosa di positivo» aggiunse, spiegando perché fosse così contraria alla mia idea.
«Lo so, Quinn, però l'ho fatto per Blaine» le dissi io per difendermi.
Lei sospirò.
«Non devi sempre fare tutto per Blaine lo sai?» mi chiese poi quasi dispiaciuta.
Probabilmente le dispiaceva che mi facessi mettere sempre i piedi in testa da Blaine, e credeva che lo avessi fatto principalmente per lui.
«In parte l'ho fatto anche per me. Mi piaceva stare nei Cheerios, e anche se non amo la coach Sylvester, posso sopportarla, perché essere una cheerleader mi fa stare bene, e con Blaine sarà ancora meglio» le dissi allora io.
Quinn sospirò di nuovo.
«Sembri felice di essere di nuovo nei Cheerios in effetti» disse guardandomi con apprensione.
Io le feci un mezzo sorriso, felice che avesse deciso di lasciar perdere il rimprovero e fare almeno finta di essere felice per me.
«Lo sono» confermai io annuendo.
Quinn mi sorrise e mi disse che era bello vedermi così.
Lo pensai anche io, era bello vedermi con la divisa dei Cheerios, che, lo ammetto, mi era mancata tanto.
Mi faceva sentire importante, e mi stava davvero bene!
E poi, come aveva detto Quinn, ero davvero tornata alle origini: ero una cheerleader e stavo di nuovo con Mike, proprio come al mio primo anno al McKinley. L'unica differenza era che la maggior parte dei ragazzi che c'erano il mio primo anno di liceo ora non erano più lì, Finn compreso, con cui ebbi una veloce conversazione poco prima che lasciasse il McKinley.
«Marley mi ha detto che te ne stai andando» gli dissi entrando col fiatone nell'ufficio del professor Schuester, dove Finn stava raccogliendo le sue cose.
Avevo corso per raggiungerlo in tempo.
«Sì, vado via» mi disse tristemente.
«Perché? So che con il professor Schuester ci sono ancora problemi, ma li risolverete» gli dissi io sperando di convincerlo a restare.
Io e Finn non siamo mai stati migliori amici, ma senza di lui il Glee Club era vuoto, e d'altronde era stato il nostro insegnante per un po'.
«Probabile, ma questa scuola non è più casa mia» mi fece notare lui alzando le spalle.
Io lo guardai sconcertata.
«È ora che io vada al college come avrei dovuto fare alla fine dell'anno scorso» aggiunse annuendo.
Forse aveva ragione, ma questo non cambiava il fatto che ci sarebbe mancato, e glielo dissi.
«Anche voi mi mancherete» mi disse lui.
Poi si avvicinò inaspettatamente e mi abbracciò.
Era davvero alto!
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