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Capitolo 11 - Funny Murder

Derek Goldberg era davvero ricco.
Aveva un immenso giardino, pieno di cespugli, alberi e fiori di tutti i colori e forme esistenti.
L'unico problema era il labirinto.
Le siepi erano disposte in modo da formare un labirinto. Bello sì, ma per i due pirati fu un problema.
Poco prima, arrivati al cancello principale, avevano due scelte: passare direttamente da quello, trovandosi però davanti a più guardie a difesa della casa o arrampicarsi lateralmente e finire in quel labirinto, che probabilmente aveva un'uscita, ma anche guardie in agguato.
Scelsero la seconda opzione.
Non so dire se questa fu la scelta migliore o la più sicura, ma sicuramente fu la più snervante.
A volte girando l'angolo si imbattevano in alcune guardie, facendogli perdere i sensi prima che potessero dare l'allarme.
Molte altre volte, invece, si ritrovarono davanti a dei vicoli ciechi, dovendo rifare il percorso da capo. Chi tra i due era nella situazione peggiore? Sicuramente Aidan.
Andrew non era una persona paziente. Al contrario era nervoso, irascibile e facilmente irritabile. E questo quando era di buon umore. In quel momento era intrattabile.
Le prime volte che finivano davanti ad un vicolo cieco Andrew prendeva così tanto a parole Goldberg che alcuni di quei termini Aidan neanche sapeva esistessero.
Ma il biondo cominciò ad innervosirsi quando Andrew diventò silenzioso.
Non gettava più parole al vento e rimaneva impassibile, tornando indietro nel silenzio assoluto.
Per esperienza, Aidan sapeva che quando Andrew cominciava a mutare, divenendo più serio e silenzioso, voleva dire che da lì a due minuti sarebbe morto. O che dormiva.

Dopo una lunga camminata e tanta agitazione, arrivarono all'uscita di quel labirinto infinito. Distraettero le guardie con dei rumori e s'imbucarono in casa passando per una finestra lasciata aperta al piano terra.
-Goldberg deve essere molto sicuro di sé e dei suoi soldati- affermò Aidan -Ci sono poche guardie a protezione della casa e si può entrare molto facilmente-
Andrew guardò l'oscuro corridoio verso la quale dovevano addentrarsi
-Quando saremo davanti a lui, tu sta indietro. Se riusciremo a ucciderlo nel sonno bene, se ci scopre, invece, potrebbe essere un poco più difficile. È ben allenato. Certo, non ai miei livelli, ma se ti raggiungesse e ti prendesse come ostaggio sarebbe una spina da scippare. Non mi va di dare spiegazioni sulla tua morte- cominciò a camminare
-Perché ovviamente se io divenissi un ostaggio tu non mi salveresti- disse Aidan offeso correndogli accanto
-La mia priorità è uccidere Goldberg. Se uccidendolo avessi la possibilità di salvarti, bene. Se invece ti uccidesse prima...oh beh- alzò le spalle
-Non puoi dire sul serio!-
-Sh- gli mise una mano davanti la bocca, facendo mugugnare il biondo.
Il corvino si fermò davanti ad una porta.
-È qui. Ricorda, stai indietro- mise la mano sul pomello -Ah, se non vuoi uccidere e non riesci a stordire il tuo nemico, puoi sempre colpirlo in punti non vitali, come le gambe ad esempio. O lo stomaco-
-Ma se gli trafiggo lo stomaco, poi morirà-
-Dopo qualche giorno sì, ma non davanti a te-
-La fai semplice- sorrise uscendo dal fodero la sua arma.
Andrew spinse avanti la porta.

Quello che successe dopo...beh non c'è molto da raccontare. Niente di eclatante. Goldberg era un uomo grosso e peloso. In mutande. Aidan distolse lo sguardo mettendo una mano chiusa a pugno davanti la bocca cercando di trattenere le risate.
Andrew assunse uno sguardo schifato e cercò di rimanere serio nonostante volesse solo vomitare.
Derek Goldberg invece cominciò a gridare come una ragazzina. Chiamò le guardie, balbettando per ogni parola. Corse a prendere una spada appesa sopra al camino della sua camera.
-Non lo fermiamo?- disse Aidan.
Andrew guardò l'uomo inciampare nelle sue lunghe calze nere, tentando poi di prendere la spada, lanciandola però in aria e facendola atterrare proprio a due centimetri dalla sua schiena
-Nah. Se lo lasciamo fare, con un po' di fortuna si ammazza da solo-
-S-s-s-state i-i-i-i-indietro- agitò la spada.
-Ma non avevi detto che era pericoloso?- Aidan girò leggermente la testa verso il suo superiore.
-Forse l'ho scambiato con qualcun'altro- si grattò a testa.
Nel frattempo i soldati arrivarono. Goldberg fece una risata nervosa e si raddrizzò per apparire sicuro.
-No-no-no-non mi avrete m-m-m-ma-mai! Guardie!- urlò sollevando la spada per aria.
Con un grido le guardie partirono all'attacco. Andrew spinse Aidan lateralmente, mentre lui andò dalla parte opposta, schivandoli.
Le guardie caddero in avanti una sopra all'altra. Alcune finirono addosso al vecchio informe.
-Che state facendo!?- ululò.
Si rialzarono velocemente e corsero verso Andrew, che li evitava uno dopo l'altro.
Aidan era in posizione, pronto a contrattaccare, ma nessuno andò verso di lui. Dopo un paio di minuti si stufò e si appoggiò al davanzale della finestra, aspettando che fosse tutto finito. Non c'era neanche bisogno di aiutare il corvino, dato che in pratica le guardie si auto-eliminavano, cadendo l'una sopra l'altra, infilzandosi per sbaglio tra di loro e inciampando nei loro pantaloni che si abbassavano a caso.
-Come mai è diventata una scena comica?- si ritrovò a pensare il biondo.
Ad un certo punto anche Goldberg si buttò nella mischia. Tra uno spintone e l'altro però, fu spinto all'indietro, verso la finestra aperta, dove riuscì a non cadere per miracolo. Aidan si scansò per non farsi prendere in pieno da quei 100 kg di lardo.
Sia l'uomo che il biondo sbarrarono gli occhi, incapaci di pensare a come reagire.
Goldberg, ancora sull'orlo della finestra, sorrise come a dire 'Che buffa situazione eh? Che ne dici di aiutarmi?'
Aidan rispose con un sorriso d'angelo. E poi lo spinse giù. Le urla in quella casa terminarono con un secco 'CRACK'.
-Ops. Non l'ho fatto apposta. Perdonami-
Si girò trovando Andrew che si puliva le mani con il lenzuolo del letto.
Guardò quest'ultimo con nostalgia e sospirò
-Non vedo l'ora di andare a dormire-

Passarono per la finestra e, seguendo la scia di guardie abbandonate e svenute precedentemente, uscirono dal labirinto, scavalcando poi il muro esterno.

~~~

Aidan si stiracchiò
-Certo che la giornata è passata in fretta. Ho una fame da lupi-
-L'ora di cena è passata, perciò scordati che il cuoco ti prepari qualcosa o che ti abbiano conservato qualcosa-
-EEEEH? Ma io ho fame! Uffa...-
-A meno che tu non sia un ufficiale-
Il biondo fece un sorriso a trentadue denti
-Ti farai preparare la cena e la dividerai con me?- disse eccitato all'idea di mangiare
-Che? Non ho mai detto questo-
-E allora perché l'hai detto!?-
Andrew alzò le spalle -Così, per fartelo sapere-
Sì, Aidan ci rimase parecchio male. Ma si riprese subito quando sentì un buonissimo odore. Si guardò intorno e vide delle cameriere di una locanda all'aperto che stava offrendo carne cucinata in tutti i modi ai passanti.
Con la bava alla bocca, Aidan avvertì, con parole sconnese, che sarebbe andato a 'vedere' cosa fosse quel luogo.
Era una locanda festosa e allegra, con gente che ballava e musica coinvolgente. Perfino dei nobili erano lì e si divertivano con i popolani. Il biondo stava per fermare una cameriera, quando si fermò di scatto, notando qualcuno di conoscente.
Un uomo coi capelli biondi e gli occhi castani stava parlando con alcuni uomini.
Aidan rimase immobile.
La musica diventò lontana, come se fosse stata chiusa dentro ad una bolla.
-No. No no no no no no no. Non qui-
Quell'uomo aveva un nome: Adam Erickson, suo padre.
Stette in quello stato finché una delle cameriere attirò la sua attenzione, invitandolo a prendere un pezzo di cibo dal vassoio che aveva in mano.
Corse via verso la nave.
In tutta la sua vita incontrò pochissime volte suo padre, perché ora avrebbe dovuto imbattersi per sbaglio in lui? Non gli era mai piaciuto suo padre. Non lo considerava neanche un padre. Era più come uno zio, uno di quegli zii che si fanno vedere solo per assicurarti di essere vivi. In più, era sicuro che sua madre ormai aveva avvertito Adam della sua scomparsa, perciò se lo avesse visto sarebbero stati guai. E l'uomo era così tanto preoccupato per lui da aver bisogno dell'affetto di tutte quelle belle cameriere per riprendersi dal trauma della scomparsa del figlio. Sì, era davvero preoccupato.
Una volta vista la nave in lontananza, si calmò e rallentò il passo. Riprese la lucidità e pensò al vero guaio di allora.
-Non ho mangiato!- si mise le mani in testa mentre camminava. Lo stomaco cominciò a brontolargli. Durante tutto il tragitto si diede dei colpi ma niente, il brontolio non cessava.
Avvilito, si arrampicò sulla nave cercando di non fare rumore.
Entrò nella sua stanza chiudendo la porta silenziosamente per non svegliare i suoi compagni. Si sedette sul suo giaciglio per togliere gli stivali, sentendo però qualcosa di duro che fece un rumore fastidioso e stridente. Sollevò la coperta e trovò due piatti, uno che copriva l'altro. Sollevò il piatto superiore, rimanendo sorpreso dal contenuto: delle salsicce, una bistecca e del purè di patate di contorno. Il piatto superiore aveva mantenuto un po' del loro calore, perciò non erano completamente freddi. Al lato della carne notò un bigliettino umidiccio

Sapessi quanto ho faticato per prenderli! Buon appetito!
-Nathan

Aidan sorrise
-Grazie, Nathan-

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