•Capitolo 14• Non ti lasceremo Cadere.
Pov. Narr.
Era appena entrata in mensa. C'erano davvero poche persone, ma Katara si sentiva a disagio ugualmente.
Prese il suo pranzo, e andò silenziosamente a sedersi in fondo alla sala, lontano dai suoi compagni di classe.
Quello dove andò a sistemarsi non era un angolino buio e sporco, era anzi molto accogliente.
La vetrata che dava sulla città le era proprio affianco, così da permetterle un'ottima luce è una vista mozzafiato. Era leggermente nascosta da una colonna poco distante dal tavolo, ma per lei era anche meglio che fosse così.
Non le dispiaceva la tranquillità che quel posticino isolato le offriva, ma sentiva comunque la mancanza dei suoi compagni.
Adorava ridere e scherzare assieme a Deku e Ochaco, mentre Bakugo gli urlava dietro e Iida cercava di calmarlo assieme a Kirishima.
Tuttavia non aveva né la voglia né la forza di farsi vedere nei paraggi da loro.
Temeva che se l'avesse fatto e Kahrina avesse in qualsivoglia modo commentato non sarebbe riuscita a mantenere un comportamento decoroso.
Così, passò diversi giorni. Sempre sola, al solito posto, alla solita ora.
Anche quel giorno iniziò silenziosamente il suo pasto, ma non ebbe nemmeno il tempo di dare il terzo morso al suo onigiri, che qualcosa le toccò dolcemente la spalla.
Girandosi, la ragazza incontrò lo sguardo freddo e distaccato di un ragazzo molto più alto di lei, soprattutto in quel momento che era seduta, dai capelli viola ritti verso l'alto.
???: Posso sedermi?
La ragazza, nonostante il malumore che negli ultimi tempi l'aveva sempre accompagnata, gli regalò un lieve sorriso e si spostò un po', per poi pattare dolcemente una mano vicino a lei.
Il viola si sedette e cominciò a mangiare in silenzio.
Passarono cinque minuti buoni fino a che la castana, per una buona volta, non si decise a parlare col suo misterioso compagno di tavolo.
Katara: c-.. c-come ti.. come ti chiami?
Balbettò insicura. Non le sembrava che fosse un tipo a cui piacessero le persone appiccicose o curiose.
Shinsou:.. mi chiamo Shinsou Hitoshi. Tu devi essere Katara Minori della A.
La ragazza annuì debolmente, ma nonostante tutto gli sorrise ancora.
Katara: fai.. parte della sezione ordinaria..?
Lui tenne lo sguardo fisso sul cibo, senza alcuna intenzione di spostarlo.
L'unica cosa che il viola si limitò a rispondere fu un semplice "Si".
Non parlarono moltissimo, dal momento in cui una era molto timida, e l'altro di poche, anzi pochissime, parole.
Tuttavia tra loro si iniziava a sentire una sorta di affinità. Una sensazione strana, che ti diceva di stare tranquillo, che la persona con cui stavi parlando e creando un legame era una di quelle persone buone con cui un'amicizia sarebbe potuta durare una vita.
Shinsou: tu piuttosto perché non sei con i tuoi amici del corso per Eroi?
Chiese alla fine il ragazzo.
Katara:.. è.. una lunga storia ma non voglio annoiarti..
Disse lei, ingoiando faticosamente un boccone di riso.
Shinsou: c'entra col segno rosso che hai sulla guancia?
Katara se ne era completamente dimenticata. Lo schiaffo era stato talmente potente che non solo le aveva fatto voltare la testa di lato, ma le aveva lasciato anche un segno, seppur non molto evidente visti i giorni che erano passati. Evidente quanto basta perché se ne accorga un'occhio attento.
???: Segno rosso?! Aspetta fa' vedere!
Improvvisamente la mora si sentì afferrare il viso e voltare bruscamente, incontrando poi lo sguardo di una ragazza dai capelli assai strani. I suoi capelli verdi infatti, somigliavano in tutto e per tutto a dei rampicanti.
???2: Ibara non fare così, su! Ora penserà che tu sia strana!
Ibara: ma non vedi che ha un brutto segno sulla guancia Kendo?! Poverina..
Alla fine, la ragazza di nome Ibara si sedette al tavolo di Katara e Shinsou, ignorando i commenti dell'amica, che dopo un po' non potette fare altro che assecondare la verde.
Ora che aveva il viso libero, Katara riuscì a notare che entrambe erano davvero due bellissime ragazze.
Kendo, diversamente da Ibara aveva i capelli arancioni legati in una coda alta laterale.
Nei comportamenti e nei modi gentili di parlare ai tre seduti a tavola, sembrava proprio una sorella maggiore.
In seguito, successe una cosa che a Katara fece davvero molto piacere.
Al loro tavolo si aggiunsero altri ragazzi della sezione B del corso per Eroi e una ragazza del corso di supporto.
La ragazza della sezione di supporto aveva degli strani riccioli rosa, sul capo portava degli occhiali al quanto strani e aveva un modo di fare a dir poco stravagante, che però a nessuno sembrava dar fastidio.
La cosa più divertente era che la giovane si riferiva alle sue invenzioni chiamandole Babies.
Il suo nome era Hatsume Mei.
Tra i ragazzi della B invece, si trovavano un giovane dai capelli argentati e una sorta di maschera sugli occhi. Il suo nome era Tetsutetsu Tetsutetsu.
Il secondo dei ragazzi invece si chiamava Yosetsu Awase.
Mentre l'ultimo, quello che faceva più paura a Katara, si chiamava Neito Monoma.
Il gruppo, nonostante le prime complicazioni, tra Shinsou che preferiva la pace, Neito che insultava la A, e Mei che riparava i suoi strani Babies, riuscì a trovare il mondo di dialogare in armonia.
A Shinsou, non sfuggì il sorriso della castana.
Comparandolo col primo sorriso che gli era stato rivolto dalla ragazza, l'ultimo sembrava di gran lunga il più vero e sincero.
La frase che trasmetteva, venne compresa da tutti.
Perfino Neito, accortosi del suo significato simise, anche se per poco, di insultare la tanto odiata classe rivale.
Il significato era uno solo, e più che chiaro.
In seguito alle insistenti domande di Kendo e Ibara sul segno rosso presente sulla guancia, Katara non poté fare altro che raccontare la verità ai nuovi amici, venendo rimproverata da Tetsutetsu per non aver reagito.
Kendo d'altro canto le disse che era meglio così, perché non le aveva dato soddisfazione, e che ignorandola magari avrebbe smesso.
Accantonato l'argomento, fra risate e divertimento l'ora del pranzo terminò.
Il gruppo si diede appuntamento a quello stesso tavolo il giorno dopo.
Mentre Mei e Shinsou si dirigevano dalle loro classi, Kendo, Ibara, Katara, Tetsutetsu, Awase e Neito si diressero dalle loro rispettive classi.
Nonostante la vittoria dei giorni precedenti però, Kahrina non sembrava affatto soddisfatta.
Anzi.
Era stata così contenta quando il gruppo aveva lasciato la castana da sola, che voleva vedere fino a che punto l'ultima avrebbe retto contro di lei.
Prese un bicchiere di succo e fece per berlo, ma appena Katara le passò accanto, finse di caderle addosso a causa di una finta storta al piede.
Non solo il liquido si versò sulla camicia e sulla cravatta della giovane studentessa, ma la spinta la fece addirittura cadere.
O meglio, lo avrebbe fatto.
Lo avrebbe fatto se non fosse che la ragazza, venne subito afferrata per le braccia e sostenuta dalla schiena, evitandole così una caduta rovinosa.
Alzando lo sguardo, incontro tre sorrisi che le scaldarono il cuore.
Kendo: tranquilla Minori-chan!
Tetsutetsu: non abbiamo nessuna intenzione...
Ibara: ...di lasciarti cadere!
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