Capitolo 5
Sono ormai passati otto anni da quel fatidico incontro, quello che lo spinse fra le braccia dell'organizzazione conosciuta come Twilight, cosa che stravolse e cambiò totalmente la sua vita. Da allora si era addestrato molto e duramente, affinché padroneggiasse i suoi poteri e fosse all'altezza delle sfide che lo avrebbero atteso.
Alla soglia del suo dodicesimo compleanno, Tatsuya aveva finalmente acconsentito alla sua prima missione sul campo, dopo averlo giudicato pronto. Sebbene avesse in mente altri obiettivi, non poteva fare a meno di obbedire agli ordini dei propri superiori, o avrebbe rischiato di venir meno alla parola data, permettendo alle proprie emozioni di offuscare il suo giudizio.
Rimanendo nell'ombra, si avvolse in un lungo mantello, lasciando che il cappuccio si adagiasse dolcemente sul capo, saettando leggiadro da un edificio all'altro della grande metropoli americana, inafferrabile ed invisibile come uno spettro.
Il suo bersaglio era un Pro Hero conosciuto come Lightstorm, un eroe salito alla ribalta da poco, debuttando in maniera dirompente nella consueta classifica e suscitando scalpore fra i numerosi appassionati. Era dotato di un quirk veramente singolare denominato Starflash, con il quale egli diveniva una vera e propria granata flashbang vivente, cosa che gli permetteva di accecare e stordire, nonché abbattere, tutti i villain che gli si opponevano.
Secondo le informazioni in possesso di Twilight, aveva inscenato tutti i suoi salvataggi e aperto un falso ente di beneficenza nei confronti delle vittime di tali atti per offrirgli una vita migliore, sfruttando l'attenzione e l'ingenuità del pubblico attraverso i mass media e truffandoli.
Ora, in possesso di una vita quantomeno agiata, si dedicava anima e corpo ad altre attività considerate criminali, come il contrabbando di stupefacenti e peggio ancora, il traffico di esseri umani. Come prima uccisione confermata di Aiden non poteva esistere preda migliore e prima poi sarebbe passato ai veri pezzi forti, ovvero coloro responsabili delle sue sofferenze e dei suoi incubi.
Standosene appollaiato sul cornicione di uno degli edifici adiacenti, con la luna piena che ne delineava la sagoma longilinea e allenata, osservava il grande skyline che si ergeva dinanzi a lui, illuminato dalle soffuse luci al neon di uno dei quartieri più chic della città, potendo constatare come esso fosse totalmente sfarzoso ed élite.
«"Tsk, te la stai passando con i soldi dei contribuenti, vero?"» mormorò il giovane tra sé e sé
Sollevando il capo in quella notte così calma e piatta, notò un punto di accesso che lo avrebbe condotto direttamente dal suo bersaglio: una finestra sbarrata che dava direttamente nella sua stanza.
«"La sicurezza dovrebbe essere estremamente rigida, normalmente introdursi in un posto del genere sarebbe un compito difficile, se non addirittura impossibile, eppure fremo al solo pensiero di testare sul campo questo gioiellino"»
Sorridendo alla sua idea, egli chiuse gli occhi e tirò un lungo e profondo respiro nel tentativo di concentrarsi, proprio come gli era stato insegnato. Un impulso apparentemente invisibile si propagò nel raggio di circa 100 metri dalla sua posizione, investendo maggiormente l'area che gli interessava.
Nella sua mente cominciarono ad apparire le intere planimetrie dell'edificio, come se fosse una sorta di scandagliatore, o stesse facendo una fotografia dall'alto, appurando quanti individui vi fossero all'interno della stessa struttura, i quali apparivano come dei semplici luccichii, se fossero armati e o se avessero dei quirk o meno, con informazioni basilari sulla tipologia degli stessi e sul tipo di funzionamento.
Poi passò al setaccio della stanza del suo bersaglio, situata al ventitreesimo piano del Breeze Blow, era questo il nome del lussuoso hotel in cui quel farabutto alloggiava.
«"Chi diavolo sarebbe quello?"»
Aveva notato qualcuno al suo interno, almeno fino a quando la visione non si era interrotta bruscamente. Non era riuscito nemmeno a capire chi fosse o se rappresentasse un ostacolo o meno per la riuscita della sua operazione. Questo perché non aveva ancora imparato a padroneggiare il particolare quirk che gli era stato conferito, o meta-abilità, termine con i quali questi superpoteri erano conosciuti in passato, e usato in particolare da un vecchio e famoso criminale e il suo esercito di fanatici.
Aiden sorrise, ripensando a come quella canaglia fosse stata schiacciata dalla forza dei suoi stessi ideali, una fine adatta a chi non possiede gli strumenti necessari per cambiare il proprio destino.
Si massaggiò gli occhi stanchi con entrambi i dorsi delle mani, armeggiare per la prima volta con questo potere lo affaticava notevolmente, non essendone ancora abituato, riportando l'attenzione sul suo obiettivo.
«Perfetto, ora passiamo alla fase successiva» disse il ragazzo prima di gettarsi a capofitto nel vuoto, e tendendo il braccio verso il basso, fece comparire una specie di portale color porpora, scomparendo subito dopo averlo attraversato nella nebbia che aveva cominciato ad alzarsi.
Non passò nemmeno un secondo che il giovane si ritrovò catapultato all'interno del soggiorno, o almeno era quello che credeva, non era mai stato tipo da locali dell'alta società, quindi tutto questo gli appariva immenso e completamente distaccato dalla realtà, la sua.
Era completamente avvolta nell'oscurità, ed un leggero sentore di legno d'acero aleggiava nell'aria, cosa che lo lasciò parecchio stordito. Non vi era alcuna traccia del soggetto che aveva scorto pochi minuti prima. Probabilmente era qualche addetto alle pulizie, o forse ancora era un difetto originatosi dal sovraccarico dovuto all'utilizzo del quirk secondario.
Senza destare alcun rumore si diresse verso il bagno, poiché aveva udito alcuni lamenti provenire da lì e brandendo un pugnale nella mano destra, si avvicinò furtivamente alla porta, controllando al contempo che non vi fosse nessuno nei paraggi.
Entrando, vide qualcosa che avrebbe potuto inorridire chiunque non fosse avvezzo a certe scene: una giovane ragazza di circa 14 anni e dalla fluente chioma verde, imbavagliata e legata al lavandino. I suoi occhi erano sgranati e colmi di terrore, e il suo sguardo l'implorava di liberarla, il corpo invece, era solcato da numerosi tagli e contusioni, segno delle violenze perpetrate su di essa.
Appariva piuttosto malnutrita, e a giudicare dal tanfo nauseabondo che emanava, doveva trovarsi in quelle condizioni da un bel po'. Lo stato pietoso in cui versava non ebbe l'effetto sperato sul cuore di ghiaccio dell'assassino, che si apprestò a scrutarla con un'espressione accigliata, celandosi per aspettare l'entrata del bersaglio.
Alla vista di quello strano personaggio con nient'altro che una maschera scura a coprirgli il volto e un mantello del medesimo colore, la luce fioca che animava l'animo dell'adolescente si offuscò del tutto, rassegnandosi al fatto di essere solo un giocattolo per il piacere degli altri, qualcosa con cui soddisfare i desideri più perversi.
Abbassando il capo, cercò di trattenere a stento le lacrime, finché non udì un suono acuto. Notò che le manette le erano state recise con un taglio netto, e questo atto così inusuale la costrinse a rivolgere un'occhiata piuttosto confusa all'assassino avanti a sé, poiché non capiva cosa stesse succedendo.
Si trattava di un altro cliente dei suoi aguzzini in possesso di un fetish particolare o qualche schizzato che semplicemente aveva voglia di divertirsi? Chi poteva saperlo. Ma prima che lei potesse porre alcun tipo di quesito, un tonfo sordo echeggiò all'interno della camera: la porta di ingresso era stata spalancata.
Facendole cenno di tacere, Aiden tenne l'uscio aperto abbastanza da permettergli di sbirciare chiunque fosse entrato, attraverso la fessura formatasi. Ed eccolo lì. Lightstorm aveva appena fatto la sua entrata trionfale accompagnato da due ragazze che definirle poco vestite sarebbe stato un eufemismo bello e buono.
Rintanato all'interno del bagno, attese che il momento fosse propizio per agire. E in effetti, dopo che l'ex Hero cadde tra le braccia di Morfeo, sorrise; non poteva che capitargli occasione migliore per far fuori quel bastardo.
Sgattaiolando fuori, si avvicinò alla camera da letto. e assicurandosi che il suo respiro fosse fermo, fece del suo meglio per celare la propria presenza, esattamente come aveva avuto modo di apprendere durante l'addestramento. Non appena vide le due sgualdrine appoggiate al suo petto, Aiden pensò a quale soluzione adottare nei suoi confronti. Per quanto gli sarebbe piaciuto torturare un simile sacco di merda, in quanto assassino doveva pensare al bene della missione e a come non farsi travolgere dai propri sentimenti, arrampicandosi rapido e svelto come un gatto.
Analizzò attentamente quelle tre figure, decise di lasciar perdere quelle due ragazze, in fondo nei loro confronti non aveva ricevuto alcun ordine o direttiva e non vedeva motivi per toglierle di mezzo.
Una volta sopra quel rifiuto, il giovane gli rivolse un'espressione di puro disgusto, mentre la sua mano ne circondava delicatamente il collo come le spire di un serpente, facendo scattare al contempo e con un rapido movimento del polso, una sottile lama argentea, affondandola nella carne e ponendo per sempre fine alla sua miserabile esistenza. Vedere la vita scivolare flebile dalle sue mani, era uno spettacolo impagabile ed uno dei più deliziosi che avesse mai visto.
Si poteva percepire il senso di euforia e di potere che pervadeva ogni fibra del suo corpo.
Senza lasciare alcuna traccia, ritornò nel bagno, ritrovando la ragazza ancora ansimante e rannicchiata in un angolo. Le ripetute torture l'avevano segnata a sufficienza e non sarebbe mai stata in grado di cavarsela o sopravvivere da sola.
Tirò fuori dalla tasca uno di quei telefoni usa e getta, avvertendo le autorità competenti della scomparsa dell'ex Pro Hero, dopo ovviamente averne comunicato il relativo indirizzo. Sebbene il suo lavoro fosse finito e l'obiettivo eliminato, fece qualcosa in più che non passò inosservato agli occhi della verdina: le porse una cartella color sabbia.
«Dai questo alla polizia quando arriva» disse il giovane prima di riaprire la finestra e lanciarsi di sotto, dileguandosi nell'oscurità della notte, un attimo prima che le forze dell'ordine scortate da due Pro Hero irrompessero.
***
Una settimana dopo....
«Commissario, sono vere le voci secondo le quali l'eroe conosciuto come Lightstorm avrebbe inscenato le varie iniziative benefiche svolte durante la propria carriera, oltretutto estorcendo denaro ai propri contribuenti?»
«Commissario, cosa risponde a chi dice che Lightstorm era coinvolto attivamente nel traffico di esseri umani, o nel narcotraffico?»
«Commissario, cosa ne pensa degli altri reati imputatigli, quali sfruttamento della prostituzione e sequestro di persona?»
«Commissario!!!»
«Queste sono semplici illazioni» Un uomo alto e sulla trentina si fece avanti prendendo la parola. Aveva i capelli completamente rasati ai lati e più lunghi in cima di un colore castano chiaro, con alcune ciocche che gli ricadevano sul volto, un viso gradevole, nonostante una vistosa cicatrice partisse da sopra il sopracciglio destro per poi estendersi fin sotto la palpebra, e un fisico ben formato, fasciato in un abito a doppiopetto royal air force color blu e una camicia bianca aderente, sulla quale spiccava una cravatta di seta nera.
Sebbene l'ex eroe assassinato fosse un autentico fuorilegge, la polizia non avrebbe mai dato informazioni così delicate in pasto alla stampa, sia per tutelare sé stessa agli occhi dell'opinione pubblica, sia per evitare di scatenare il panico tra la popolazione, garantendo così che il principale sospettato, qualora ci fosse, venisse allertato inutilmente.
«Ispettore Carter, lei invece cosa può dirci al riguardo? Ha già in mente qualche indiziato?» un'altra giornalista intervenne, scavalcando bruscamente gli altri suoi colleghi. All'apparenza si trattava di una donna di media statura e abbastanza attraente, di età non superiore ai venticinque anni. Aveva i capelli biondi raccolti, con due ciuffi che le ricadevano ribelli fin sotto il seno ed un terzo più corto sulla fronte e indossava un aderente tailleurino alla moda.
«Top Secret, naturalmente» replicò quell'uomo continuando a mantenere il tono neutro che da sempre lo contraddistingueva.
«Naturalmente» ribatté lei seccata, inchiodandolo con gli occhi color ghiaccio. Un binomio che contribuiva a rendere il suo fascino ancor più magnetico e a giudicare dallo sguardo che aveva quell'uomo, ci stava riuscendo perfettamente.
Decise comunque di non darsi per vinta, e continuando a spingere a destra e a manca, cosa che le fece guadagnare qualche occhiataccia da parte dei suoi illustri colleghi e qualche appellativo tutt'altro che carino, gli porse il proprio biglietto da visita, chiedendogli se potesse ottenere un'intervista esclusiva.
Carter non rispose immediatamente alla domanda postagli, limitandosi ad accennare un sorrisetto piuttosto ironico «Non ho capito quale sarebbe il suo nome, Miss...?»
«Non gliel'ho detto infatti. Mi chiamo Ivy Bennett» rispose decisa lei. Nonostante la reputazione e l'aspetto dell'ispettore incutessero timore, lei non era certo tipa da farsi mettere i piedi in testa, specialmente da un tipo come quello.
«Il piacere è tutto mio» disse, stringendo la mano che la giovane gli aveva teso, senza smettere di guardarla dritta negli occhi. Un gesto che la fece arrossire lievemente. Probabilmente non era abituata a simili galanterie. «Che ne dice se ne discutessimo altrove, magari davanti ad un bel margarita?« propose l'uomo «Sono sicuro che giungeremmo ad una soluzione che potrebbe portare beneficio ad entrambi»
La signorina Bennett esitò per un'istante prima di accettare. Le vere intenzioni di quel tipo avrebbero potuto essere facilmente fraintese, tuttavia, il suo carattere esuberante e lo spirito da giornalista che la animava, instancabile e sempre affamato di curiosità e scoop, le impedivano di tirarsi indietro davanti ad un invito così esplicito. E poi poteva sempre ricorrere ad un piano B, nel caso in cui la situazione dovesse andare storta o non riuscisse a recepire le informazioni desiderate, cosa nettamente più probabile, eppure doveva tentare.
«Sono libera questa sera. E lei?» proclamò con fare sicuro
Un sorriso aleggiò sulla bocca dell'ispettore «Posso liberarmi senza alcun problema. Allora facciamo per le sette?»
«Andata»
Ivy gli scribacchiò su un foglio il proprio indirizzo e il relativo numero di cellulare, pregustando già il momento in cui avrebbe ottenuto facilmente quelle informazioni.
***
Spegnendo la tv, Aiden non poté fare a meno di sorridere tra sé e sé. Sebbene non facesse parte della sua missione, fu soddisfatto di aver dato la cartella piena di prove alla ragazza dai capelli verdi in albergo.
«Ehi nanetto, cosa ti rende così felice?» chiese Angela vedendo quel sorriso stampato sul suo volto
«Solo il fatto di aver visto un capello grigio spuntarti lì, proprio sopra quella testa di cazzo»
«MERDA!!! DOVE!!!???» urlò come un'ossessa prima di fiondarsi in bagno
Ridacchiando ancora della sua reazione esagerata, il ragazzo si stese sul divano con le mani incrociate sotto la testa nel tentativo di rilassarsi un po', almeno finché non fu interrotto dall'ultima persona che sperava di trovare. Anzi, era convinto che fosse ancora in missione per conto dell'organizzazione.
«Lasciare prove non faceva parte della tua missione, cosa ti è saltato in mente?» chiese Tatsuya entrando nella stanza
Aiden si irrigidì per un attimo «Era feccia, un falso eroe. La gente dovrebbe essere più cauta con coloro che idolatra...»
Il vecchio Tatsuya emise un sospiro di frustrazione e si passò una mano sul mento «Ricorda solo perché facciamo tutto questo, il motivo per il quale tu fai tutto questo. Non siamo eroi»
«Ma nemmeno Villain, o mi sbaglio?» sbottò il giovane in modo brusco, il suo mentore lo guardò torvo «Sarò quello che vorrò essere, mi sembra di averlo più volte spiegato. E non me ne frega un cazzo di voi e dei vostri scrupoli morali o dello status quo, né di altre idiozie del genere. Ho giurato che avrei liberato il mondo dal marciume che lo consuma e che mi sarei vendicato di quegli stronzi, ed è quello che intendo fare. E non mi fermerò finché non avrò visto la morte riflessa nei loro occhi, è chiaro?»
Sospirando nuovamente alla risposta del giovane, il vecchio non poté fare a meno di osservarlo con preoccupazione.
Dopo averlo visto crescere e spinto al limite, aveva sviluppato una sorta di legame con lui. Gli ricordava molto il suo sé da giovane, e in maniera meno nitida, il nipote di cui si erano ormai perse le tracce da tempo. Si rendeva conto di cosa aveva appena affermato? Era sufficientemente pronto? Aveva sempre saputo che fosse destinato a grandi cose, ma da qui a raggiungere quell'obiettivo così arduo esisteva l'abisso più profondo. Avrebbe potuto farcela?
«Allora sarebbe meglio andare» disse il vecchio facendogli cenno di alzarsi
«Dove?» chiese il giovane sorpreso
«Ho un sacco di cose da insegnarti ancora, visto che contrariamente ai miei avvertimenti, farai comunque di testa tua. Non ti permetterò di gettarti allo sbaraglio prima ancora di aver imparato qualche trucchetto utile in più, altrimenti non sarai mai in grado di realizzare il tuo fato, oltretutto Lightstorm era un pesce piccolo, mentre quello in cui vorresti tuffarti è un intero mare pieno di squali, non riusciresti mai a sopravvivere alle tue condizioni attuali. E poi Oliver vorrebbe vederti, ha espressamente chiesto di te»
Un brivido attraversò la schiena di Aiden come una scossa elettrica, chissà cosa voleva da lui il grande capo dell'organizzazione.
Probabilmente congratularsi per la riuscita della missione, anche se egli aveva una strana sensazione al riguardo, poiché intuiva come se ci fosse qualcos'altro sotto, qualcosa di oscuro. Magari voleva personalmente affidargli un compito della massima delicatezza e discrezione, e questo non poteva che essere musica per le sue orecchie.
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