Capitolo 14 - Party e gelosie (parte II)
Dominique
Io e Pablo siamo appena arrivati all'ennesima festa, un luogo che un tempo mi avrebbe eccitato perché avrebbe significato poter rimorchiare più facilmente una ragazza.
Ad oggi, invece, party del genere mi annoiano e stasera sono felice di essere qui solo perché so che c'è anche Cassie a questa stupida festa.
Passo in rassegna i numerosi volti che popolano questa festa e la cerco, visto che il mio obiettivo è solo lei.
«Ciao, ragazzi!»
Io e Pablo ci voltiamo, seguendo il suono di una voce familiare, e ci troviamo davanti Meredith, l'amica di Cassie.
Il mio amico l'abbraccia e le dà un fugace ma passionale bacio davanti alla fiumana di persone che sono attorno a noi.
Sorrido e, quando si distaccano, la guardo chiedendomi come mai è sola.
«Ehm... Cassie è un momento in bagno. La aspetti tu? Io devo parlare un attimo con Pablo.»
«Sì, nessun problema» le dico e lei e il mio amico si allontanano tra la folla.
In attesa di vederla, il cuore mi batte all'impazzata.
Voglio lei e nient'altro. Voglio passare ogni minuto di questa mia incasinata esistenza con il mio genietto.
«Dominique Tracker! Anche tu qui.»
Riconoscerei quel tono canzonatorio tra mille.
«Trevor Welles! Ma che piacere» rispondo ironico, guardando negli occhi il mio nemico giurato.
«Sai, prima ho conosciuto la tua amichetta. Cassie, se non erro.»
Stringo i pugni e mi avvicino a lui, puntando i miei occhi nei suoi e respirandogli addosso, col mio viso a ridosso del suo.
«Stai lontano da lei, Welles!» lo minaccio.
«Perché, altrimenti?»
«Perché se la tocchi sei morto!»
L'idiota ride in maniera plateale e si allontana da me quel tanto che basta. Poi, spavaldo, si fa di nuovo sotto, guardandomi con aria di sfida.
«Io faccio quello che voglio, mezza calzetta! E se decido di volermi portare a letto il tuo prezioso bocconcino, lo farò senza che nessuno possa dire o fare niente per impedirmelo.»
Provo a colpirlo, ma un corpo si frappone tra noi, allontanandomi.
«Che cavolo fai, Dom, sei impazzito?»
Cassie è lì, mi guarda sconvolta e delusa.
Ma anche io sono deluso. Da lei, dal suo comportamento.
Come le è venuto in mente di dare corda a questo qui? Per giunta sapendo che noi due ci odiamo.
«Hai parlato con questo idiota?» le chiedo, ignorando Welles.
«Si è solo presentato, abbiamo... fatto quattro chiacchiere. Qual 'è il tuo problema?»
«Il mio problema?» ringhio rabbioso.
«Noi due non stiamo insieme, Dom. Non sono la tua ragazza, non ti devo alcuna spiegazione» mi vomita addosso, ferendomi.
Stupidamente, certo. Stupidamente perché ciò che ha detto è la cruda verità.
«No, ma sai che tipo di rapporto c'è tra me e quel damerino, eppure ci fai conversazione come nulla fosse.»
«È lo stesso che facciamo io e te alle spalle di mio fratello. Oppure l'hai dimenticato? Neppure lui ti sopporta, eppure non mi sembra che io abbia mai respinto la tua compagnia» mi rimprovera, colpendo nel segno.
«Tu...»
Non so che dire. La verità è che ha ragione, ha perfettamente ragione. E adesso sono io, qui, a fare la figura dell'idiota.
«Sai cosa? Hai ragione. Non mi devi niente. Quindi passa pure la serata insieme al leader dei Chargers, non me ne frega un cazzo!»
Mi allontano, mentre lei urla il mio nome.
Ma non mi importa. Non così e non adesso.
Per quanto le sue parole fossero vere e giuste, ora non voglio ascoltarla.
Forse mi getterò sull'alcol e proverò a smaltire la rabbia così.
Anche se è infantile.
Anche se non è da me.
Anche se non dovrei, la sera prima di un importante allenamento.
***
Mezzo brillo, sposto malamente le persone che sono davanti a me, puntando dritto verso di lei.
Nonostante la mia rabbia e quello che ci siamo detti, Cassie ha continuato a stare in compagnia di quel coglione, così, come nulla fosse.
Sono così geloso che gli spaccherei la faccia davanti a tutti a quel cretino di Welles.
La raggiungo. Balla disinibita in pista di fronte a Meredith.
Le afferro la vita e la spingo su di me, strusciandomi addosso al suo sedere.
«Ma che ca...»
Cassie si gira, scoprendo me che le sorrido come un perfetto imbecille.
«Dom, ma che stai facendo?»
«Balla anche con me in quel modo. Che c'è, forse non ti va più?»
La stringo di nuovo a me, posando le mani sulle sue natiche.
Cassie mi spinge e mi guarda in cagnesco.
«La smetti? Sei ubriaco?»
«Ho bevuto un po'. Non abbastanza per dimenticare la fottuta voglia che ho di te. Sei così bella, cazzo!»
Faccio per riavvicinarmi, ma lei mi spintona di nuovo.
«Piantala! Guarda che l'ho capito che anche tu sei il solito coglione che vuole entrarmi nelle mutandine.»
Rido di gusto, divertito dalle sue parole.
Entrarle nelle mutandine. Come se lei, per me, fosse solo questo.
Avvicino il mio viso al suo e la guardo attentamente negli occhi, prendendo il suo bel viso tra le mie grosse mani.
«Genietto, se volessi entrarti nelle mutandine - entrarci davvero - adesso non saremmo qui a chiacchierare, ma nel mio appartamento, e la scena sarebbe questa: tu, a cosce aperte, mentre ti lasci leccare la figa e dopo, soltanto dopo, quando ti avrò succhiata così bene che mi implorerai di smettere perché è diventato troppo, proveresti davvero cosa significa avere il grande Exterminator dentro di te.»
Mi tira uno schiaffo che mi fa ridere a crepapelle e poi se ne va, seguita dalla sua amica che mi fulmina con lo sguardo.
Resto imbambolato come un mezzo idiota al centro pista e quando una mano finisce sulla mia spalla, sono sollevato nel vedere che è solo il mio amico Pablo.
«Cazzo, Dom, ma che hai combinato?»
«Quella ragazza mi ha fottuto il cervello, Pab. Completamente» dico onesto, sbottonandomi con lui in maniera genuina. Non credo di averlo mai fatto prima, con lui. Non così tanto, almeno.
Pablo mi guarda e scuote il capo, spostando gli occhi ovunque, forse per cercare di capire dove sono finite Cassie e Meredith.
Io non lo so, cazzo.
Non so più niente.
So solo, forse, di aver combinato un bel casino. Dovrò farmi perdonare un bel po' di cose dal mio dolce genietto.
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