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3 - Senza ghiaccio

La sera del ricevimento era arrivata.
Jay si guardava incredula allo specchio: solo una settimana prima si trovava a Los Angeles tremante e terrorizzata dalla nuova esperienza che stava vivendo.
Ora, invece, non vedeva l'ora di conoscere le date delle loro prossime performance.

Guardò Kate facendole un gesto di approvazione: "Kate, grazie davvero! I capelli mi piacciono un sacco."

L'amica era corsa in suo aiuto per sistemarle trucco e acconciatura.
Le aveva sistemato i lunghi capelli neri in un complesso chignon, lasciando che delle ciocche facessero da cornice ai suoi tratti.
I capelli le lasciavano le spalle scoperte valorizzando, così, i lineamenti morbidi del suo viso.

Jay era felice di avere due amiche sempre pronte per aiutarla ad apparire al meglio.

Emily le aveva prestato uno dei suoi vestiti;
inizialmente Jay non ne era contenta, credeva che quella scollatura fosse esagerata per lei, ma presto si convinse ad ascoltare i consigli dell'amica che, solitamente, non sbagliava mai un colpo.

L'abito blu le cingeva il prosperoso seno con un corpetto, rendendo la sua silhouette delicata e morbida.
Dalla fascia argentata in vita partiva una morbida gonna lunga fin sopra al ginocchio, che lasciava in mostra parte delle sue snelle gambe, rese quasi perfette dai sandali alti che riprendevano il colore della fascia.

Rob riempì le ragazze di complimenti quando le vide.
Lui ed Emily erano già arrivati alla cerimonia e attendevano le altre sulla soglia del ristorante che ospitava il ricevimento.
Un lungo tappeto rosso era disteso sulle scale d'ingresso che portavano allo spazioso corridoio dove si trovava il guardaroba.
Gli amici erano estasiati dall'eleganza di quel posto e si affrettarono a lasciare i loro soprabiti, curiosi di raggiungere la sala principale.
Si ritrovarono di fronte ad uno spettacolo che li lasciò senza fiato: tre grandi lampadari in cristallo illuminavano lo spazioso ambiente, abbastanza grande da ospitare tutti i concorrenti che si riversavano al centro, in attesa della cerimonia.
Quando Jay vide l'enorme bancone circolare pieno di alcolici, al centro della stanza, si spiegò il perché di quella calca.

Ai quattro angoli si trovavano delle scalinate in marmo che portavano alle due grandi balconate che si affacciavano sulla sala.
I ragazzi capirono subito che quelli erano gli spazi riservati ai Vip che partecipavano a quel progetto.
Si riuscivano a scorgere gli eleganti tavoli circolari adornati da bianche tovaglie di lino e candelabri in argento.
Jay lasciò che il suo sguardo sbirciasse tra quei tavoli, speranzosa di riconoscere qualche viso famoso.
Presto fu sorpresa dalla voce del presentatore che cominciò ad elencare le location che avrebbero ospitato il concorso, nominando i più rinomati alberghi e ristoranti di tutta l'America.

Trenta minuti dopo Rob e Jay si ritrovarono soli infondo alla sala. Kate si era allontanata per salutare un ragazzo che aveva conosciuto la settimana prima al provino a L.A., trascinando Emily con lei.

Jay trovò una sedia libera e si sedette.
I piedi cominciavano a gridare aiuto, non era abituata a portare i tacchi e passare tutto quel tempo stando ferma.
Lei e Rob stavano approfittando della pausa che il presentatore aveva chiamato dopo il lungo elenco che aveva esposto ai partecipanti.
Tra dieci minuti avrebbero scoperto in quale gruppo erano stati smistati; Jay sperava di fare parte del primo, era, infatti, quello le cui location si trovavano per la maggior parte a New York.
Non amava particolarmente volare, quindi giocare in casa, si ripeteva, le avrebbe risparmiato un sacco di stress.

"Vado a prendermi un Martini, vieni con me?"
Rob si rivolse a Jay.

"No, ti prego, voglio stare seduta qui un altro po', altrimenti più tardi non riuscirò nemmeno a stare in piedi."

Rob sorrise, scuotendo la testa e sollevando le braccia: "Non cambierai mai! Aspettami qui, torno tra poco."

Jay stava guardando il suo amico farsi strada tra la calca quando sentì una mano sulla sua spalla.

"Ma ciao principessa, sono dieci giorni che ti mando messaggi, sai?".

Riconobbe subito quella voce e desiderò di sprofondare sotto terra, piuttosto di avere a che fare con lui.

"E ti sei anche chiesto perché non ti ho mai risposto?" replicò prontamente,cercando di apparire quanto più acida potesse.

Una decina di giorni prima Kate aveva organizzato un appuntamento al buio tra lei e Mark e la serata non era andata affatto bene.
Il ragazzo passò tutto il tempo a vantarsi della sua auto, del suo fisico, della sua bellissima vita tra palestra e discoteche per tutta la durata della cena.
Quando Jay provava a cambiare discorso lui la interrompeva continuando a parlare di sé o facendole volgari ed inappropriate allusioni sessuali.
'Un idiota di prima categoria!' Pensò Jay quando sentì la risposta di lui.

"Nà, tanto so di aver fatto colpo su di te, bambolina. L'attesa rende solo tutto più piccante!"

Jay non ne ce la faceva, non voleva stare con quel ragazzo neanche un secondo di più.
Aveva già discusso con Kate perché gli aveva dato il suo numero senza prima consultarla, ma ora si ripeteva a mente quante gliene avrebbe cantate il giorno dopo per averle messo dietro un tipo del genere.

"Tu hai dei seri problemi. Lasciami perdere!"
Lo spinse via e cominciò ad allontanarsi da quel viscido.
Cominciava seriamente a spaventarsi di averlo sempre intorno, era sicura di averlo anche visto appostato fuori dal ristorante in cui lavorava, qualche giorno prima.
Arrivò dall'altro lato della sala e, quando si girò per controllare se lui fosse ancora lì, finì per sbattere contro un uomo.

"È tutto a posto, signorina?"
Jay lanciò un sospiro di sollievo quando vide quell'uomo in smoking.

Gli indicò Mark aggiungendo che il ragazzo la stava importunando.
L'addetto alla security rassicurò la ragazza dicendo che avrebbe provveduto personalmente ad allontanare il giovane dalla sala, invitandola a restare lì mentre lui si allontanava.

La situazione aveva un po' innervosito Jay, che salì instintivamente le scale cercando un posto sicuro dove aspettare il ritorno dell'uomo della security.
Fece scorrere in fretta il suo sguardo tra i tavoli, sperando di trovarne uno vuoto dove sedersi.
Si lanciava intanto anche delle veloci occhiate alle spalle, assicurandosi che Mark non fosse dietro di lei.
Quando scorse una sedia vuota si sedette senza pensarci due volte; si lasciò ricadere sul morbido schienale in pelle bianca e si portò una mano al petto, tirando un lungo respiro mentre socchiudeva gli occhi.

Non si rese conto dell'uomo seduto dall'altra parte del tavolo che la guardava incuriosito.

Jeffrey si stava annoiando, quando improvvisamente la ragazza arrivò al suo tavolo.
In un primo momento non la riconobbe ma, quando si rese conto che stava guardando la stessa persona incontrata al bar a L.A. la settimana prima, pensò che quella strana coincidenza avrebbe potuto dare una svolta a quella noiosa serata.

Quando Jay riaprì gli occhi si accorse finalmente dell'uomo in giacca e cravatta che le stava seduto di fronte.
Sgranò gli occhi sentendosi imbarazzata, si tirò su con la schiena e con un filo di voce provò a giustificarsi: "Mi scusi, io non mi sono resa conto che..."

"Ancora tu? Ma allora non mi sbagliavo!" esclamò Jeffrey cercando di sembrare più serio che potesse "Sei una stalker o qualcosa del genere, vero? Adesso devi spiegarmi come hai fatto a seguirmi fino a qui."

Jay non capiva cosa stesse accadendo. Ci impiegò qualche secondo a realizzare che quell'affascinante uomo in abito da sera ero lo stesso uomo tatuato che aveva incontrato in caffetteria pochi giorni prima.
Stava pensando a cosa rispondergli; non capiva il perché della sua reazione, era spaesata e cercava di spiegarsi perché mai quell'uomo l'avesse additata addirittura come stalker.

Jeffrey si accorse subito che la ragazza era sinceramente imbarazzata, voleva continuare a prenderla un po' in giro ma l'aria quasi spaventata di lei gli provocò una sonora risata.

Quella reazione la lasciò di stucco.
Guardò il naso dell'uomo arricciarsi e cominciò a chiedersi cosa avesse mai fatto per suscitare una tale ilarità.

"Andiamo, sto scherzando! Cristo, ragazza, speravo almeno in un sorriso visto che ti sei praticamente auto-invitata al mio tavolo!"

Jeffrey cercò di sembrare simpatico, capì di averla messa a disagio e voleva rimediare.

"Guardi, io... io sono sinceramente mortificata. C'è un tipo che mi infastidisce e mi sono ritrovata fra questi tavoli praticamente per caso, cercavo solo di nascondermi. Mi sono lasciata prendere dalla situazione e mi sono seduta al primo posto vuoto che ho trovato. Non l'ho proprio vista altrimenti non mi sarei mai permessa di..."

"Stai dicendo che passo inosservato?" Jeffrey interruppe il balbettare di Jay. "Diamine, devo aver perso parecchi punti invecchiando. E tu signorina," aggiunse l'uomo chinandosi verso lei "sai davvero come fare a pezzi un uomo."

"Oddio, no, mi ha frainteso. Non intendevo questo." Jay pensava che quella situazione stesse diventando surreale. "Insomma, vede, il fatto è che... avevo lo sguardo da tutt'altra parte. E poi le luci della sala, e la musica. Insomma il caos. Ed ha visto quanto fumo? Davvero, mi creda, sono mortificata."

Jay continuò a scusarsi, non capiva se quell'uomo fosse serio o meno, e nel dubbio preferì puntare sulla sua buona educazione.

"Tu, ragazza mia, sei uno spasso. Sul serio!" Jeffrey continuava a parlare con fare divertito. "Scusami, ti ho torturata abbastanza.
In realtà sono in debito con te, mi hai evitato una giornata di merda la scorsa settimana riportandomi il portafogli. Puoi restare qui quanto vuoi, smettila di preoccuparti. Posso offrirti qualcosa da bere?"

Jay lo lasciò parlare e decise che era il momento di ricomporsi.
Capì che l'uomo aveva cercato di farla sorridere, notando la sua evidente preoccupazione, e si lasciò sfuggire un sorriso mentre lo guardava.
Durante il volo da Los Angeles a New York aveva fantasticato su come fosse in realtà il viso del misterioso uomo che aveva incontrato al bar, e, ora che lo aveva davanti a sé, ammise che superava di molto le sue aspettative.
Quegli occhi scuri la facevano sentire quasi a disagio quando li guardava. Le rughe che si creavano sul suo viso quando sorrideva le fecero pensare che avesse sicuramente più anni di quelli che, in realtà, dimostrava.
Rimase ancora un attimo a soffermare lo sguardo sulle fossette che si erano create sul suo viso mentre le sorrideva, sforzandosi di ricordare se avesse mai incontrato in vita sua un uomo di tale fascino.

"La ringrazio, davvero. Ma a momenti dovrei salire sul palco col mio gruppo. Non è mia intenzione infastidirla oltre."

Jay non voleva che quell'uomo si sentisse obbligato dalla situazione e così fece per alzarsi.

"Non mi piace essere in debito." Jeffrey le fece segno con la mano di restare "Permettimi un drink, almeno ti restituisco il favore."

"Sul serio io non vorrei semb-"

"Insisto!" Jeffrey non le permise di terminare la frase.


Non voleva che quella ragazza andasse via così presto. Non era riuscito a dirle nulla mentre erano al bar e, ora, voleva recuperare.
Erano anni che non incontrava una donna tanto bella, capace di risvegliare i suoi istinti con un solo sguardo.

"Prendo quello che prende lei allora." rispose lei sorridendo, mentre tornava ad accomodarsi alla bianca sedia.

"Pessima scelta, signorina." Jeff sogghignò maliziosamente.
Chiamò a sé il cameriere facendo un cenno con la mano destra.
Quando questi arrivò, Jeffrey cominciò a parlare senza staccare gli occhi da Jay.
"Un whisky doppio per me, ed un whisky doppio per...?"

Jay ci impiegò un po' a capire dove volesse arrivare l'uomo: "Jay. Mi chiamo Jay. Senza ghiaccio per me, per favore."

"E senza ghiaccio anche per me." Jeffrey sperava che la ragazza si sentisse finalmente a proprio agio. Così provò ad intavolare una conversazione: "Bene signorina Jay, sei una concorrente quindi?"

"Si. Faccio parte di un gruppo di quattro componenti."

"E siete bravi?" quella domanda spiazzò Jay che indugiò nella risposta.

"Credo di si."

"Il tipo che ti infastidisce? Un fidanzato geloso?" Jeffrey azzardò, voleva saperne di più su di lei.

"È solo uno che non accetta un no come risposta." sbuffò lei lanciando uno sguardo alla sala. Quella domanda le aveva ricordato di Mark e voleva accertarsi che lui non fosse lì nei dintorni "Un ragazzino viziato, troppo abituato a ricevere tutto dalla vita."

La voce del presentatore interruppe la loro conversazione: invitava i partecipanti ad avvicinarsi al palco e a salirvi quando udivano il proprio nome chiamato.
Jay si alzò lentamente dalla sedia, scusandosi educatamente con Jeffrey.

"Il dovere ti chiama. Ti devo ancora un whisky, non dimenticartelo." Jeff non poteva trattenerla questa volta. "In bocca al lupo, signorina Jay." Le disse strizzandole l'occhio.

Jay apprezzò quel gesto:
"Le auguro una buona serata, signor...?"

"Jeffrey. Per te, solo Jeffrey."

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