10 - Bayonne Bridge
Le lenzuola di seta rossa erano la cornice perfetta per i loro corpi nudi e accaldati.
Jay era stesa affianco a lui. Con una mano si reggeva la testa, per osservarlo e cercare di imprimersi nella mente i suoi lineamenti perfetti, mentre con l'altra toccava il suo corpo muscoloso, facendola scivolare sui suoi addominali sudati e indolenziti.
'Ci resta poco tempo.' Le sussurrò l'uomo, con un filo di voce, un attimo prima di tirarla sopra di lui e cominciare a baciarle i seni. Jay si lasciò sfuggire un mugolio di piacere quando sentì i denti del suo amante stringerle un capezzolo. Lui la faceva impazzire, sapeva toccarla e baciarla in modi che lei aveva solo sognato sino ad allora. Sentiva il desiderio prendere il sopravvento e l'unica cosa che bramava era rendere felice l'uomo disteso sotto di lei. Si piegò e cominciò a baciargli i pettorali, spingendosi sempre più in basso lungo il suo addome, alternando un malizioso gioco di labbra e lingua che lo eccitò visibilmente. Lui la afferrò per un braccio bloccandola.
Jay era sconvolta, perché l'aveva fermata? E perché lui la guardava con quegli occhi così freddi? Stava per chiedergli cosa avesse sbagliato, quando le sue parole gli rimbombarono in testa:
'Fermati, piccola. È ora di svegliarti.'
Jay aprì gli occhi, ritrovandosi catapultata nella sua stanza. Si guardò intorno, realizzando che, l'immagine di Jeffrey nudo fra le sue braccia, non era altro che un sogno.
Si prese il volto tra le mani cercando di riprendersi e, quando si ricordò che forse quel sogno si sarebbe avverato quella stessa sera, cominciò a sorridere ritrovando la carica per affrontare la giornata.
Lei e i suoi amici avevano trascorso tutta la notte a bere a casa di Emily, e Jay ora realizzava che lo champagne non aveva un buon effetto su di lei, visto che non ricordava a che ora e sopratutto come fosse tornata a casa sua.
Si alzò dal letto dirigendosi verso il bagno: una bella doccia l'avrebbe sicuramente aiutata a scacciare il dolore che le martellava la testa.
Quando uscì dal bagno il panico la assalì, doveva scegliere cosa indossare, e doveva farlo in fretta se voleva trovare il tempo di pranzare prima di andare a lavoro.
Sentiva la voce di Kate nella sua testa 'Sexy, dovrai essere tremendamente sexy', ma l'idea di presentarsi a lavoro in minigonna e tacchi a spillo non le piaceva neanche un po'.
Optò quindi per un look più sportivo e che la rispecchiava maggiormente, infilò un paio di leggins neri ed una morbida maglia grigia, e si diresse in cucina.
Era tardissimo e doveva muoversi. Si preparò un panino al volo, prese la sua giacca in pelle nera e corse fuori casa, consumando il panino lungo la strada che conduceva al ristorante.
Trascorse tutto il pomeriggio a pulire la sala e, quando giunse sera, il ristorante cominciò ad affollarsi di clienti. Tutto quel lavoro l'aiutò a distrarsi e, quando si accorse che la mezzanotte era vicina, si sentì sollevata. Era stremata, vero, ma l'idea che Jeffrey sarebbe stato lì fuori ad aspettarla la rese felice.
Corse a cambiarsi liberandosi in fretta della divisa; Si guardò allo specchio prima di uscire dagli spogliatoi e si sentì soddisfatta. A differenza dell'ultima volta l'ansia non aveva preso il sopravvento su di lei e così, si affrettò a raggiungere l'uscita desiderosa di incontrarlo.
La limousine era davanti a lei, e quando la vide si precipitò verso lo sportello e lo aprì.
Jeffrey era al telefono e quando la vide le fece subito segno di entrare.
Jay si sedette, cercando di non far rumore nel chiudere lo sportello, e si voltò verso di lui per capire chi mai lo cercasse a quell'ora.
"Potete cavarvela benissimo senza di me, vi avevo detto che non sarei partito prima di domani. Ora esigo di non essere più disturbato perciò vedi di non continuare a rompermi le palle Steven."
Jeffrey ricacciò il telefono nella tasca dei suoi pantaloni e finalmente riuscì a godersi il sorriso di Jay, ricambiandolo.
"Ciao piccola."
"Ciao signor Morgan."
"Ci sei riuscita finalmente a rovinarmi la parte del galantuomo, eh? Scusami se non ero fuori dall'auto ad aspettarti."
"Ehi è colpa di quel Steven, non tua, no?"
"Già, è vero. Che tu ci creda o no a quest'ora avrei dovuto essere a lavoro sai? Pretendevano che mi presentassi ad un meeting a Mosca."
"Stai forse insinuando che ti ho rovinato i piani?"
"Tutt'altro piccola, mi hai salvato. Non puoi immaginare quanto mi stressi passare più di metà giornata in aereo."
Jay sorrise imbarazzata. Non sapeva se si sarebbe mai abituata a sentirsi chiamare "piccola". Abbassò lo sguardo per pochi secondi, guardandosi le mani. Quando rialzò la testa si accorse che l'auto era in movimento. Era così rapita dagli occhi di lui, che non riusciva neanche a ricordare quando avevano cominciato ad allontanarsi dal ristorante.
"Allora dove stiamo andando?" Gli chiese incuriosita, notando che l'autista non si stava dirigendo verso l'albergo dove si erano visti la sera prima.
"È una sorpresa, ci vorrà un po' per arrivarci, ma spero ti piacerà."
Jeffrey le prese la mano e allargò le labbra mostrandole quelle affascinanti fossette che si creavano sul suo volto quando rideva.
Lei lo faceva stare bene, e con la sua sola presenza era riuscito a calmarlo, nonostante le continue chiamate dei suoi soci.
Aveva passato l'intera giornata ad organizzare la serata e non avrebbe permesso a niente e nessuno di rovinargliela.
Jeffrey non voleva passare la notte con lei in un albergo, gli sembrava la cosa più squallida per la loro prima volta. Così quella mattina fece un giro di telefonate ad amici e colleghi, fin quando uno di loro gli parlò della seconda casa che aveva preso in New Jersey, per rilassarsi durante le lunghe soste che era costretto a fare a New York per lavoro. Jeff non dovette che chiedere per ottenere una risposta positiva dal suo collega, che fu felice di dirgli che gliel'avrebbe lasciata per tutto il weekend.
Aveva organizzato, con l'aiuto di Griffin, una cena solo per loro due, sperando che l'atmosfera intima della villetta a Bayonne City avrebbe messo a suo agio la ragazza.
"Guarda fuori dal finestrino." Le disse stringendole più forte la mano.
Jay distolse a fatica lo sguardo dagli occhi di lui, ma quando si voltò per assecondare la sua richiesta rimase estasiata.
Le luci del ponte che stavano attraversando si rispecchiavano sull'acqua increspata sotto di loro, creando il riflesso surreale di un cielo stellato che la stregò.
Si stavano allontanando da Manhattan, e la vista dei grattacieli che sembravano toccare la luna sopra di loro fece emozionare Jay.
Era quasi senza fiato e quel momento divenne ancor più perfetto quando il braccio di lui le cinse la vita.
Jeffrey si avvicinò a Jay, spostò i suoi lunghi capelli con una mano liberandole la spalla e il collo. Si portò in avanti con la testa per stare accanto alla sua e godere assieme a lei di quella vista.
"È il Bayonne Bridge, vero? Oh mio dio Jeff è stupendo." Disse la ragazza sollevando una mano per accarezzare il volto di lui.
Rimasero in silenzio ad osservare quello spettacolo, stretti l'uno all'altra.
Il profumo di Jay cominciava ad inebriare Jeff, che poggiò il naso sotto il suo orecchio chiudendo gli occhi.
Prese a baciarle il collo, mentre con entrambe le braccia la avvicinava sempre più a sé.
Jay socchiuse gli occhi, lasciando che il solletico della barba sulla sua pelle, e le carezze delle labbra sul suo collo, le scatenassero dei brividi lungo tutto il corpo.
Quando lui la fece girare, prendendole il viso tra le mani, non oppose resistenza e si lasciò guidare dai movimenti dell'uomo.
Le labbra di Jeffrey raggiunsero le sue, cominciando a baciarle con trasporto. L'uomo fece scivolare la mano sotto la sua maglietta, accarezzandole la schiena accaldata.
Quel gesto delicato generò un fremito improvviso che le percorse tutta la spina dorsale, facendola sussultare. Risero entrambi, distaccando le loro bocche per pochi istanti.
"Non pensavo soffrissi il solletico." Le disse Jeff mordendosi maliziosamente il labbro, prima di tornare a baciarle il collo.
La ragazza inarcò la schiena per concedergli di assaporare ogni centimetro della sua scollatura.
La mano di lui cominciò a spostarsi, dirigendosi verso il ventre di lei. Jeffrey tamburellò con le dita vicino al suo ombelico, facendo sussultare la ragazza ad ogni suo tocco.
Quel gioco lo divertiva, e iniziò a divertire anche Jay che cominciò a provare piacere ogni volta che lui la sfiorava. Ogni movimento di lei eccitava Jeffrey, che sollevò il volto verso il suo per tornare a baciarle le labbra.
Quando l'auto cominciò a decelerare Jeffrey allentò la presa sul corpo di Jay. Smise di baciarla e lanciò un veloce sguardo al finestrino.
"Piccola, credo che dovremmo rimandare il discorso a più tardi." Disse tirandole un piccolo morso sul labbro. "Siamo arrivati."
Jay riaprì gli occhi e guardò Jeff allontanarsi da lei mentre con le mani si sistemava la giacca.
Capì che forse era il caso che anche lei si ricomponesse e, quando lui uscì dall'auto per aprirle lo sportello, ne approfittò per abbassarsi la maglietta e aggiustarsi i capelli.
Scese dall'auto tenendosi alla mano che lui le aveva teso e si guardò intorno per cercare di capire dove fosse.
La limousine era parcheggiata nel vialetto che costeggiava il cortile di una villetta in mattoni, molto simile a tutte le altre case che si trovavano lungo quella strada.
"Credevo vivessi a Los Angeles?" Disse Jay rivolgendosi a Jeff in tono sorpreso.
"Infatti." Rispose lui abbraciandola. "Ed è lì che avrei voluto portarti stasera. Ma ho pensato che non avresti potuto saltare il lavoro, e così mi sono arrangiato. Dentro ci aspetta una bella cenetta, immagino tu sia affamata?"
Jay era incredula, davvero l'avrebbe portata a casa sua? I suoi amici l'avevano messa in guardia, assicurandosi che Jay non si illudesse riguardo le intenzioni di Jeffrey. Secondo loro le probabilità che un uomo come lui s'innamorasse di una semplice cameriera erano praticamente inesistenti, e questo lei lo comprendeva benissimo. Era evidente l'attrazione sessuale che si era creata tra i due, e lei si era ormai convinta che da quell'uomo non poteva aspettarsi altro che una nottata di passione. Ma quello che aveva appena sentito cominciò a farla titubare. Sul serio lui l'avrebbe portata con se fino a Los Angeles se ne avesse avuto la possibilità? E se lei e i suoi amici si fossero sbagliati sul suo conto?
"Ehi, è tutto a posto?" Jeff interruppe i suoi pensieri. Il silenzio della ragazza lo aveva insospettito. "Se non ti va di stare in casa troviamo un locale e beviamo qualcosa. Non sei costretta a stare qui con me."
"No, no, è perfetto Jeff, davvero. Stavo pensando a quello che hai detto sulla tua casa, scusami. Certo che ho fame, e non immagini neanche quanto."
La ragazza si liberò dall'abbraccio di Jeff e mosse alcuni passi verso l'ingresso della villetta, tenendogli la mano.
L'uomo alzò il passo per sorpassarla e raggiungere la porta prima di lei, tirò fuori le chiavi dalla tasca della sua giacca e pochi secondi dopo spalancò la porta bianca in legno, invitando Jay ad entrare.
"Dopo di lei, signorina." Le disse facendo uno scenico inchino che fece scoppiare Jay in una sonora risata.
"È da quando mi hai invitato ad entrare in limousine la sera che ci siamo presentati che trattengo questa risata. Scusami, ma sei così ridicolo quando vuoi fare la parte del gentleman perfetto." Jay continuò a ridere tenendosi la pancia. Adorava il modo in cui lui si mostrasse gentile verso di lei, ma la faccia che faceva la divertiva troppo.
Jeffrey si sforzò di non farsi contagiare da quella bellissima risata. Aggrottò la fronte cercando di assumere un'espressione triste.
"Ce l'hai fatta, sono a pezzi ora. Ed io che credevo di far colpo sulle donne così."
Si mise una mano in viso, cercando di nascondere il ghigno che gli si era disegnato sulle labbra non appena terminò la frase.
Quella scenetta alimentò ulteriormente l'euforia di Jay che prese a canzonarlo mentre si avvicinava a lui per dargli una pacca sulle spalle.
"Povero signor Morgan, mi spiace. Non volevo spezzarle il suo tenero cuoricino."
"Tenero cuoricino?" Ripetè lui scoprendosi il viso. "Eh no, signorina ora te la sei cercata!"
Jeffrey si piegò sulle ginocchia e afferrò le gambe di Jay. Con uno scatto la sollevò e se la caricò su una spalla.
"Visto che la parte del cavaliere non ti è piaciuta mi costringi alle maniere forti." Le disse lui mentre la trasportava, letteralmente, all'interno della casa.
"Scusa scusa scusa scusa scusa!" Lo pregava lei.
Jeffrey si chiuse la porta dietro le spalle aiutandosi con un piede. Fece qualche passo e si fermò, portando una mano sotto la maglietta di Jay.
"Allora bambolina, prometti che non ti prenderai più gioco di me ed io mi sforzerò di non ammazzarti a suon di solletico."
"Va bene, va bene. Te lo prometto, però mettimi giù, ti prego."
"Brava ragazza." Disse Jeffrey mentre si piegava per farla scendere.
La ragazza aveva le lacrime agli occhi, tanto aveva riso. La reazione di Jeffrey l'aveva piacevolmente sorpresa e continuò a sorridere anche mentre si toglieva la giacca per poggiarla sull'appendiabiti, come aveva fatto lui pochi secondi prima.
Jeffrey si grattò la barba e la guardò, compiacendosi per averla fatta divertire.
Era da tempo che cercava una donna che riuscisse a farlo ridere in quel modo; ormai l'unica persona che riusciva a tirare fuori il suo animo scherzoso era il suo amico Norman.
Per assurdo quei pochi minuti appena trascorsi gli sembrarono il momento più intimo che lui e Jay avessero condiviso fino ad allora, e mentre la accompagnava verso il salone si augurò che fosse solo il primo di una lunga serie.
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