Non ti capisco
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Questo è il primo capitolo che va oltre il racconto/oneshot "Sucker for Pain", spero vi piaccia :3
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◊ Meleys POV ◊
Ancora tento di metabolizzare quelle parole mentre, seduta sul letto, bevo lentamente il mio thé. Non so da quanto tempo ormai fisso un punto indistinto della stanza, ripensando a tutto ciò che è successo.
Il rapimento, le minacce, il sesso. Già, davvero tanto sesso..
È stato surreale, così diverso da come l'ho sempre fatto, così sbagliato. Eppure, gli orgasmi che ho raggiunto sono stati travolgenti, per quanto mi possa ostinare a negarlo.
Ripensandoci adesso, non so nemmeno se quelli avuti finora posso considerarli orgasmi. Di sicuro però, non lasciavano il senso di vuoto che mi assale da quando sono rimasta sola.
E poi quel suo atteggiamento bipolare. Un secondo prima mi minaccia, poi mi sorregge aiutandomi a non cadere e facendomi sentire una stretta allo stomaco con il suo sguardo magnetico e penetrante, il secondo dopo è distante e neanche mi guarda negli occhi.
E a letto è stato anche più strano. Dopo avermi rapita e minacciata per ore, di punto in bianco mi ha abbracciata facendomi addormentare a contatto con il suo petto caldo.
La cosa peggiore è che tra quelle braccia mi sono sentita al sicuro da ogni cosa, da ogni male, ignorando un concetto importante. Lui è il male.
È lui che terrorizza la città, si prende ciò che vuole quando vuole. E lo stesso ha fatto con me.
Ormai il sole è tramontato e mi decido ad alzarmi per farmi una vera doccia, nel mio appartamento, con il mio shampoo e il mio bagnoschiuma. Stamattina ho potuto solo lavarmi il corpo con un sapone da uomo, bleah..
Intravedo il mio riflesso allo specchio e non è molto diverso da ieri sera. I segni leggeri dei morsi sono già spariti, mentre il livido sul fianco è peggiorato.
Maledetto bastardo, per colpa sua dovrò chiudermi in casa almeno una settimana, fingendo chissà quale malessere. Non potrei certo nascondere i numerosi marchi sul collo, o i segni sui polsi.
Se Tsukauchi lo scoprisse, non so come reagirebbe..
Ma non lo scoprirò mai, perché ovviamente mi ha minacciato di ucciderlo se gli dico o faccio capire qualcosa. Lo odio con tutta me stessa. Lui e i suoi dannati occhi neri.
Dopo essermi lavata, non senza difficoltà, noto il mio cellulare sul tavolo. Come ho fatto a non vederlo prima? Devo essere davvero stanca..
lo sblocco e trovo alcune chiamate da parte di Tsukauchi nell'arco della giornata e un messaggio, in cui mi chiede di chiamarlo. Tiro un profondo respiro e faccio partire la chiamata, sperando di riuscire a sembrare convincente.
«Hei Tsukauchi, mi dispiace se non ho risposto prima» al telefono cerco di fingere una voce ovattata, che simuli un mal di gola.
«Stai bene? Hai una voce strana» colgo la sua solita preoccupazione.
«Si, ho mal di gola, mi sta salendo la febbre. Starò a casa qualche giorno, mi dispiace ma non ho le forze per aiutarvi..»
Odio mentire, non ne sono capace. Adesso invece mi trovo a doverlo fare con il mio migliore amico e, ne sono sicura, questa è solo la prima menzogna di una lunga serie.
«Mi dispiace. Comunque volevo dirti che abbiamo trovato la donna che lavorava qui»
Per un attimo mi si gela il sangue. Considerando che il mio rapimento resterà un segreto, se lei ne avesse saputo qualcosa, non credo che Eraser Grin l'avrebbe lasciata viva.
«E-e cos'è successo?» chiedo incerta
«Non preoccuparti sta bene, è in ospedale» tiro un sospiro di sollievo, anche se mi sembra strano..
«Tuttavia, non ricorda nulla di quanto accaduto, forse è stato un quirk a cancellarle la memoria o qualche sostanza, dobbiamo ancora fare dei test. Però sai che questa storia non mi piace, più tardi vengo da te, non uscire di casa»
«No!» sobbalzo sul letto. Tsukauchi non può assolutamente venire qui..
«È una pessima idea..» mi affretto ad aggiungere, cercando di pensare a delle scuse plausibili «ho già preso cibo e medicine. Sembra molto contagioso e mi scoppia la testa e.. è tardi sto andando a letto..»
Ed ecco la seconda bugia in meno di cinque minuti. Fantastico..
«Ah.. bene, allora verrò un altro giorno». Dannazione Tsukauchi, tu e la tua premura..
«L'importante Meleys è che non esci da sola, almeno un paio di giorni, finché non capisco meglio che succede»
«Va bene, tanto sono troppo malata per uscire»
«Per fortuna, altrimenti so che non avrei mai potuto impedirti di uscire» ride, facendomi sentire più leggera.
«Grazie Nao, ora credo che andrò a dormire. Buonanotte»
«Guarisci presto, buonanotte Mel» dice dolcemente.
Attacco ed espiro profondamente. Mi sembra di trattenere l'aria da quando ho risposto al telefono.
Domani dovrò inventare un'altra scusa, magari gli dico che passa una mia amica.. L'unica che ho in realtà, ma comunque dovrebbe dissuaderlo dal venire qui.
Finalmente indosso il mio amato pigiama, una semplice maglia blu di pile a maniche lunghe, tanto lunga da arrivare alle cosce. Sono anni ormai che compro pigiami da uomo, che trovo infinitamente più caldi, confortevoli e comodi di quelli femminili.
Vado in bagno per asciugare i capelli, ancora bagnati dalla doccia. A terra vedo la maglietta di Aizawa, che avevo lanciato distrattamente prima di lavarmi.
Non so che farne. Lasciarla da qualche parte? Lavarla? Gettarla via?
Mi piego per afferrarla e i muscoli sotto sforzo mi causano dolore lungo tutte le gambe. La colpa ovviamente è solo di quel maledetto corvino.
Sento la rabbia salire e con forza getto la maglia nera nel cestino nel bagno. Si, la spazzatura è il posto che gli si adatta.
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È passata più di una settimana e sono tornata alla mia solita vita. Il lavoro, i pasti veloci in minuscoli locali, qualche uscita tranquilla con Tsukauchi e la mia amica, conosciuta ai tempi dell'università.
L'unica cosa che è cambiata è il motivo per cui non dormo la notte. Continuo a ripensare a quella notte, a quello che mi ha detto il girono seguente, nel mio appartamento.
Eppure, non si è ancora fatto vivo.
Potrei anche pensare che semplicemente sono impazzita ed ho immaginato tutto, ma la maglietta nera nel mio armadio prova che sia accaduto realmente.
Già la maglietta nera, la stessa che avevo gettato, la stessa che il mattino seguente ho raccolto, piegato e messo in un angolo del mio armadio.
Non so neanche io il motivo, forse, ancora intontita dal sonno, ho pensato che fosse un peccato buttare un oggetto relativamente nuovo, quantomeno integro. Sarebbe stato meglio lavarla è vero, ma non ho davvero intenzione di usarla o altro, quindi la lascio lì cercando di non pensarci troppo.
Non si è ancora fatto vivo e io ne sono felice, giusto?
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Tornando dal lavoro e dopo aver cenato percorro, come al solito, delle strade secondarie. Mi rendo conto che è stupido, soprattutto sapendo cosa potrebbe accadere, ma dopo aver passato un'intera giornata in ufficio ho bisogno di isolarmi dal resto del mondo.
Ormai è chiaro che non sono una persona estroversa, e preferisco stare da sola piuttosto che camminare tra tanti sconosciuti.
Un improvviso colpo d'aria mi fa voltare. Subito distinguo due figure alle mie spalle. Entrambi alti, uno forse leggermente più magro dell'altro.
Nella penombra riconosco le bende di Aizawa e i suoi capelli che coprono parte del viso. Mi si serra lo stomaco dalla paura e sento il battito accelerare. Avanza verso di me e le parole mi muoiono in gola.
«Buonasera Meleys»
Dio, il modo in cui pronuncia il mio nome. È quasi un sibilo e un brivido che mi attraversa. Mi ripeto che sia per la paura, ma forse c'è altro.
Il sorriso inquietante dell'uomo alle spalle di Aizawa mi porta ad osservarlo qualche secondo. È un uomo biondo, con degli occhiali da sole che potrei definire ridicoli.
Sicuramente non lo dirò mai a lui, che mi scruta di traverso con un sorriso divertito e una strana luce negli occhi. Noto che al collo ha specie di cassa. Potrebbe essere Curse Mic quindi..
«Il telefono» la voce di Aizawa mi riporta alla realtà.
«C-cosa?» chiedo insicura, poi vedo che tende la mano verso di me e capisco. Infilo la mano in tasca, estraggo il mio amato cellulare e lo poso sul suo palmo.
Non mi piace affatto la situazione, ma so che ribellarmi non cambierebbe le cose. Il biondo si avvicina e Aizawa gli passa il telefono «portalo da lei»
«Yes yes man! I know, a dopo» senza attendere una risposta si dilegua e porto nuovamente la mia attenzione su Aizawa.
Andrà esattamente come l'altra volta? Dovrò fingermi malata per giorni solo per nascondere i suoi segni? Se lo può scordare..
«Ho il ciclo» mento, sperando che questo possa dissuaderlo.
Lui inarca un sopracciglio, poi gli sfugge una breve risata «ma come sei perversa Meleys, si da il caso che io non sia qui per quello»
Continua a sorridere, facendo aumentare ulteriormente il mio nervosismo. Mi supera e inizia a camminare, lasciandomi lì immobile a fissarlo.
«Sbrigati» dice a voce leggermente più alta. Rassegnata mi incammino dietro di lui, senza sapere che diavolo gli passa per la testa.
Passano i minuti e ancora nessuna parola, continua a camminare sicuro. Lo guardo a volte, ma subito dopo distolgo lo sguardo, sentendo il mio viso colorarsi all'improvviso. Mi schiaffeggerei da sola..
Capisco che stiamo andando verso il centro e nella strada principale intravedo dei negozi di lusso, deserti essendo ormai notte.
«Dovresti imparare a mentire meglio sai?»
«Non so di che stai parlando» cerco di sembrare sicura, ma ha ragione in realtà. Vorrei solo che non lo scoprisse.
«Hai detto due frasi stasera ed erano entrambe bugie»
Come fa ad esserne così sicuro? Non sono certo brava a mentire, ma almeno un po' credo di riuscirci..
«Non cerchi di convincermi del contrario? L'altra volta hai cercato di dissuadermi con tanto impegno..»
Adesso mi sfotte anche?
L'altra volta avevo molto di più da perdere, adesso una strana ansia mia assale, molto diversa dalla notte in cui mi ha rapita.
«Qualunque cosa dobbiamo fare, possiamo farla in silenzio» rispondo secca, sperando di concludere quell'assurda conversazione.
Per la prima volta gira lo sguardo verso di me, guardandomi per un attimo con la coda dell'occhio.
«Come vuoi» si limita a dire con sufficienza.
Passano pochi minuti ancora, in cui la mia mente continua a vagare a tutti i possibili scenari «siamo arrivati» afferma distogliendomi dai miei pensieri.
Siamo in un piccolo vicolo, davanti a noi vi è una porta. Probabilmente è il retro di un negozio, considerando il quadro elettrico che si trova accanto alla serratura e la luce rossa intermittente che sprigiona da esso.
Sopra il quadro leggo una piccola targhetta, con sopra inciso il nome di una famosa, nonché particolarmente costosa, gioielleria. Una di quelle vetrine che spesso osservo, sapendo che non potrò mai permettermi nulla di tutto ciò.
«Aprila» ordina.
«C-cosa?» lo fisso con stupore. L'altra volta ho quasi solo coperto le sue tracce, spostato i suoi soldi e cose simili. Adesso vuole rendermi complice di una rapina?
«Non te lo ripeto di nuovo, serve un codice e l'impronta per aprirla. Sai benissimo come funziona, ora sbrigati»
«Te lo puoi scordare» affermo decisa «non sono una ladra»
In un attimo cambia espressione e mi rendo conto dell'enorme, gigantesca cazzata che ho appena fatto.
Il suo sguardo si assottiglia e in secondo mi ritrovo sbattuta sulla parete, la sua mano sul è mio collo e i suoi occhi sono color rubino.
«Non.era.una.richiesta» scandisce ogni parola, ogni lettera.
«Ho poco tempo Meleys, non voglio sprecarlo con te. Ti ho già detto che la mia indifferenza non è gentilezza, vedi di non sottovalutarmi» sussurra a pochi centimetri dal mio viso.
Mi lascia improvvisamente e capisco di stare tremando. Resto immobile e mi accarezzo il collo. Non fa male, stranamente, ma ho ancora la sensazione delle sue dita su di me.
Mi affretto a raggiungere quel dannato quadro e in pochi secondi la porta si sblocca con un suono, mentre la luce diviene un secondo verde e poi si spegne.
«Vedi Meleys, non era difficile» si avvicina e..e.. non ci posso credere.
Mi ha dato.. un normale bacio sulla guancia?
I miei occhi sono spalancati, la bocca semichiusa, sul viso sento solo le sue labbra e nella mia testa risuona soltanto una parola: bipolare.
«Puoi andare» dice tranquillo, aprendo la porta.
«Tutto qui?»
«Già, tutto qui. Buonanotte» socchiude la porta alle sue spalle e, dopo qualche secondo di esitazione, mi volto per andare via.
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Stupido psicopatico. Mi ha resa complice di un crimine, minacciata di nuovo, fatta camminare un'ora in piena notte e mi ha baciata!
Non un bacio rude che mi aspetterei da un sociopatico come lui, ma un bacio dolce, leggero, caldo. Se potessi lo strozzerei!
E non sono nemmeno potuta tornare comodamente in metro, certo che no. Avendo commesso un reato, ho dovuto camminare, per evitare le telecamere.
Vado a lavarmi, distrutta da quella camminata, sperando di rilassarmi nell'acqua bollente.
Emetto un verso di frustrazione e stanchezza, mentre decido definitivamente di smettere di pensarci, per immergermi nell'acqua e lasciare che il calore cancelli via ogni preoccupazione.
Dopo un lungo bagno mi tampono i capelli e mi avvolgo un asciugamano attorno, poi vado in camera ed infilo il solito pigiama enorme. Torno in bagno ed accendo il phon.
Fortuna che sono abituata a dormire poco, altrimenti domani sembrerei uno zombie in ufficio.
Esco dal bagno sprigionando una nuvola di vapore e torno in camera a cercare dei calzettoni. Ovviamente in quel cassetto disordinato non riesco a trovarne due dello stesso colore, così mi rassegno e ne afferro un blu ed uno grigio.
Decido di concludere la giornata preparandomi una tisana, così torno in salone. Inoltre, voglio controllare se alla mia finestra trovo il piccolo gatto nero che spesso viene a trovarmi. Credo si stia abituando a venire la sera, soprattutto perché inizia a fare freddo.
Resto bloccata, perché non è un gatto nero vicino la finestra ad aspettarmi nel minuscolo salone, bensì un uomo dagli occhi neri, che sta tranquillamente seduto sul mio divano.
Si alza e mi squadra dalla testa ai piedi, facendomi arrossire. Improvvisamente sono a disagio nel mio pigiama enorme e con i calzini spaiati ancora in mano.
«Che spreco.. Un corpo come il tuo in quel pigiama orribile. Mi vengono in mente molti completi che ti starebbero benissimo»
Mentre cammina si avvicina a me, che istintivamente indietreggio piano, lasciando cadere i calzini.
Mi sembra di essere davanti un lupo famelico. Vorrei fuggire, ma so che un gesto improvviso lo farebbe scattare verso di me, e in un istante verrei sbranata.
«Sto bene così, non metterò mai nulla del genere» continuo a mettere indietro un piede dietro l'altro, percorrendo il corridoio che porta alla mia camera.
Non ho un piano in mente ed Aizawa continua a seguirmi sicuro, con chissà quali pensieri in testa.
«Che ci fai qui?»
«Ingenua» ripete ghignando, come la prima sera «secondo te cosa voglio?»
Mi blocco, pensando che forse raggiungere la camera è proprio ciò che vuole, ma non ho altre vie d'uscita dallo stretto corridoio.
Il cuore mi martella in gola e non aiuta a pensare lucidamente. Ancor meno d'aiuto è Aizawa che, mentre io sono ferma, continua ad avanzare fino a raggiungermi.
«Potresti indossare la maglietta che ti ho lasciato. Il tuo sedere risaltava alla perfezione lì dentro» ormai è a un passo da me e mi osserva dall'alto, chinandosi leggermente.
«L'ho buttata» lo guardo con sfida e lui contrae la mascella nervoso.
«Stupida ragazzina, e io che volevo farti un regalo..»
Vorrei dirgli che il vero regalo sarebbe uscire dalla mia vita, ma in un secondo mi ritrovo le sue labbra premute sulle mie.
Non c'è niente di casto in quel contatto, puro desiderio che passa attraverso la sua lingua, che prepotentemente entra nella mia bocca facendomi ansimare.
Mi afferra per i fianchi spingendomi verso il letto, dove mi getta con poca delicatezza per poi salirmi sopra, continuando quel bacio che mi lascia senza ossigeno.
Solleva il mio pigiama e rabbrividisco al contatto con la sua mano calda e rude, passionale come le sue labbra che iniziano a baciarmi il collo e l'orecchio, causandomi brividi in tutto il corpo.
Non riesco a ragionare, a fermarlo, finché non lo sento succhiare il mio collo, pronto a marchiarmi nuovamente.
«F-fermo. Così.. mi resteranno altri segni..»
«E allora?» chiede, senza mostrare vero interesse.
«Allora non voglio» ritrovo un briciolo di lucidità e cerco di apparire autoritaria, con scarsi risultati.
«Non vuoi?» chiede retorico e io nego nuovamente. Le sue dita scendono verso la mia intimità, tra cui passa un dito facilmente, trovando scarso attrito.
«Non vuoi..» ripete, ghignando beffardo, soddisfatto di come il mio corpo reagisca alle sue attenzioni, del tutto privo di autocontrollo.
Arrossisco e lui coglie quell'attimo per sfilarmi definitivamente il pigiama, così resto in mutande sotto i suoi occhi bramosi.
Mi osserva qualche secondo prima di gettarsi sul mio seno, che lecca e morde, per poi tirare il capezzolo facendomi gemere e inarcare la schiena.
Con la mano tortura l'altro e sento nuovamente succhiare la pelle attorno all'areola per lasciare un altro segno.
«Smettila!» riesco ad usare un tono vagamente normale, alzando la voce. Aizawa mi ascolta realmente e mi guarda intensamente negli occhi.
Mi sento sprofondare nelle sue iridi. Osservo il suo volto che, non posso negarlo, è davvero stupendo. In naso diritto, la mascella pronunciata, la barba corta, i capelli lunghi che mi solleticano il petto. Se solo non fosse.. lui.
«Che c'è ora?» chiede apatico, quasi infastidito dalle mie proteste. La rabbia ci mette un secondo ad impadronirsi di me.
«C'è che sei entrato in casa mia in piena notte!»
«Beh il tuo appartamento non è molto sicuro, è stato facile..» riprende a baciarmi, come se il discorso fosse finito, come se il problema fosse solo quello.
«Ti ho detto che non voglio» calco le ultime parole, tentando di allontanarlo.
«Davvero, Meleys?» mi fissa intensamente e non riesco a parlare, così mi limito ad annuire.
«Bene» dice freddamente. Si allontana da me, apre la finestra e se ne va, senza aggiungere altro, sotto il mio sguardo sconvolto.
Non ci credo, è realmente andato via?
Resto sul letto nuda, le labbra arrossate, il respiro affannato ed innegabilmente eccitata. Maledetto corvino..
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